Un passo indietro…

Anche stamattina come altri lunedì mi concentro sull’articolo della dottoressa Graziottin, intitolato “Un passo indietro per (ri)aprire la porta della felicità”. Mi attrae soprattutto ciò che sta tra parentesi, che induce a ripescare qualcosa di buono e bello del nostro passato. Prima ancora di leggere l’articolo, mentre il cameriere deposita sul tavolino il cappuccino cremoso col cuore disegnato e una profumata croissant, decido che oggi devo essere contenta, perché ricorre il mio anniversario di laurea, conseguita nel lontano 30 novembre 1976… ero una ragazzina di 23 anni, coi capelli lunghi ramati; indossavo gonna e gilet di velluto celeste, sotto camicetta rosa con chiusura a cravatta. Il particolare della cravatta non è casuale, perché sottintende il mio bisogno di indipendenza e autonomia, guadagnate colpo su colpo. Per diversi anni ho festeggiato il giorno della laurea, ritenuto centrale per la mia carriera professionale. Poi è stato superato da altri importanti eventi. Stamattina il titolo dell’articolo succitato me lo ha riportato alla memoria, procurandomi una sottile emozione. Lo leggo attentamente e comprendo che l’invito è a fare una passeggiata dentro di noi, per recuperare lo spirito dei tempi migliori, forse della gioventù ma non è esclusivo, per godere dei piaceri semplici oppure che vengono dal sacrificio e dalla pazienza. Tra l’altro, la sessuologa definisce l’attività fisica, anche il semplice camminare, il più potente antidepressivo e ansiolitico che esista. Quindi buon cammino a tutti, reale se possibile e soprattutto introspettivo.

6 pensieri riguardo “Un passo indietro…”

  1. Un passo indietro.
    Andando indietro nel tempo uno dei ricordi miei più belli è quello legato al periodo del servizio militare svolto tra il 1974 e il 1975. Ho avuto la fortuna di fare il corso Ufficiali guadagnandomi le stellette da Tenente. Sembrerà strano ma ciò che ho apprezzato di più di quel periodo è stata la disciplina che a tutti appare come una pesante imposizione ma in realtà è una forma di autocontrollo. Quando sei un militare ti attieni alle gerarchie, sai chi comanda e chi esegue, ciascuno in base al proprio grado e alle proprie competenze; sai esattamente cosa puoi o devi fare e cosa no; ai pari grado ti rivolgi con il “tu”, ai superiori e ai subalterni con il “lei”, ognuno sta al suo posto senza confusione dei ruoli, non sembra ma funziona ottimamente!

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  2. Parole rasserenanti che apprezzo molto. Se fossi nata maschio, credo che mi sarebbe piaciuto indossare una divisa. Sono lieta che la tua lontana esperienza ti abbia arricchito. Così dovrebbe essere per tutti i ruoli distribuiti in gerarchie, senza patemi o critiche becere. La tua testimonianza ti fa onore e dissipa delle ombre. Grazie e buona serata!

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  3. I bei ricordi cara Ada, fanno bene alla nostra anima ,ci danno gioia e a volte anche tristezza quando ricordiamo persone che non ci sono più. Il 1976 e’ stato un anno importante anche x me.
    L’ inizio del mio percorso lavorativo,anche se poi mi sono pentita di non aver proseguito gli studi,ma questa è un altra storia……..

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  4. I tuoi commenti sono sempre pregni di umanità e fanno bene alla mia anima, per cui ti ringrazio cara Lucia. Non ti rammaricare troppo per non aver proseguito gli studi: come Piero, tu ti esprimi benissimo perché fai vibrare il cuore. Evidentemente hai fatto tesoro di quanto appreso e lo hai ottimizzato. Anche a scuola, tra forma e contenuto di un compito privilegiavo il contenuto, mai inquadrabile in norme schematiche. Perciò rallegrati della tua capacità espressiva… e mettila in circolo! Grazie

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