Eros e Thanatos, Amore e Morte

Sofia Stefani, 33 anni, uccisa con un colpo in faccia partito dalla pistola d’ordinanza di Giampiero Gualandi, 62 anni, ex comandante con cui aveva lavorato e pare avesse una relazione. Succede ad Anzola, nel bolognese giovedì pomeriggio. Una tragedia con l’ombra del femminicidio. Lo sento per tivù e lo leggo a pag. 19 del quotidiano la Repubblica di venerdì. Stefani è il cognome della vittima, lo stesso di mia madre, dettaglio che non mi sfugge. Poi gli anni, 33 come quelli del Cristo e la parte del corpo dove è stata colpita, il volto con gli occhi ritenuti specchio dell’anima. Mi turba molto il pensiero che l’omicida abbia fatto partire il colpo di proposito, sebbene lui dica che lo sparo sia partito per sbaglio. Una ragazza giovane, vigilessa, dedita anche al volontariato, estromessa dalla vita per motivi passionali nel peggiore dei casi, con una modalità che ha devastato il volto, concentrato di bellezza e di emozioni. Nel settimanale il venerdì di Repubblica, l’articolo a pag. 50 è dedicato a Lea Melandri, 83 anni, autrice del saggio Amore e violenza, ripubblicato da Boringhieri in cui tratta il tema dei femminicidi. A mio dire è illuminante ciò che dice: “Non si può parlare della violenza maschile sulle donne senza nominare il legame profondo che unisce vittima e oppressore. Oggi invece si tende a banalizzare, descrivendo la violenza come conseguenza o della patologia del singolo o della sua provenienza culturale nel caso dei migranti”. Chissà cosa potrebbe aggiungere – o togliere – a questa analisi la povera Sofia, il cui nome in greco significa ‘sapienza’, ‘saggezza”. Eros e Thanatos, Amore e Morte sono due concetti che viaggiano su binari paralleli che si attraggono. Quando si scontrano però succede il disastro!

Concorsi sì e no

Una notizia mi fa sorridere, ma subito dopo mi lascia perplessa: il concorso indetto per un posto all’ufficio anagrafe del Comune di Belmonte del Sannio è andato deserto, nel senso che nessuno dei candidati ha superato la prova scritta per accedere all’orale. 76 domande, 14 candidati ammessi, nessuno ha raggiunto il punteggio minimo di 14/21. Successo in precedenza in altri luighi. Possibile? Tutti impreparati? La memoria mi riporta ai miei esordi per inserirmi nel mondo della scuola quando anch’io dovetti passare per le forche caudine del concorso, per meglio dire dei concorsi. In un caso, raggiunsi Mestre con il taxi, causa neve: arrivai fuori tempo massimo e lascio immaginare come andò. Certo in quel frangente, oggetto dell’indagine della commissione non fu la mia competenza e ne riportai una grande frustrazione. Andò diversamente con un altro tentativo, in compagnia di Giancarlo che mi precedette per via del cognome – Cunial il suo, Cusin il mio – e incantò i commissari, declamando ‘La Pioggia nel Pineto’ di Gabriele D’Annunzio (pioveva, manco a dirlo). Mi ricordo con simpatia quel momento che andò bene a entrambi, ma non ho dimenticato la fatica, lo stress e anche le delusioni incassate per stabilizzarmi professionalmente. Immagino lo stato d’animo dei corsisti, in generale preparati e sottovalutati, costretti ad affrontare prove talvolta obsolete. A breve toccherà agli insegnanti che hanno superato lo scritto, affrontare l’orale…a giugno, in corso d’esami della scuola secondaria di primo e secondo grado (doppio stress garantito): tutto il mio sostegno ai colleghi! Ogni carriera, nel pubblico e nel privato presenta dei nodi da sciogliere e non tutti i concorrenti sono preparati, per cui la selezione rappresenta una necessità. Magari rivisitando le modalità di accesso.

La maestra del racconto

Alice Munro, scrittrice canadese Nobel per la letteratura nel 2013 se ne è andata a 92 anni. Maestra del racconto breve, nei suoi testi narra le vicende delle persone comuni con un linguaggio colloquiale. L’esordio avviene negli Anni Sessanta nelle riviste letterarie del suo Paese. Dodicenne, aveva dovuto assistere !a madre, colpita dal morbo di Parkinson a soli quarant’anni e in quella gravosa circostanza aveva trovato una valvola di sfogo nella scrittura. Aveva esercitato il talento nei racconti da adulta, piena di molteplici impegni legati anche all’accudimento di tre figlie (una quarta era morta appena venuta alla luce). Non aveva mai pensato di impegnarsi nella stesura di un romanzo vero e proprio, dato che la sua giornata era già tanto densa di impegni, mettendosi al lavoro mentre le bambine dormivano o erano a scuola. Ha pubblicato 13 raccolte di racconti e un romanzo. Nel 2013 aveva annunciato che avrebbe smesso di scrivere, mantenendo la promessa. In Italia è pubblicata dalla casa editrice Einaudi. Sì è spenta la sera del 13 maggio nella provincia dell’Ontario, in Canada dov’è ambientata la maggior parte dei suoi racconti. Mi viene spontaneo il collegamento con la nostra Nobel per la letteratura Grazia Deledda che ha ambientato quasi tutti i suoi romanzi in Sardegna, l’amata isola. Ho letto molto della scrittrice sarda, mentre della Munro mi ha attratto la sua propensione al racconto, scelta originale nel panorama letterario di livello. Comunque anche la Deledda aveva esordito giovanissima – se ricordo bene a 17 anni – pubblicando alcuni suoi scritti su una rivista di moda e il suo primo romanzo Fior di Sardegna a 21 anni. Senza volerlo, mi è venuto spontaneo accumulare due donne, due madri, due scrittrici insignite dell’ambito premio svedese. L’ultimo libro della Munro si intitola Dear Life, una sorta di lettera scritta alla vita che lei ha descritto da narratrice consumata, vera maestra della short story.

Marketing…e Salute!

Si è chiusa la XXXVI edizione del Salone del Libro di Torino, con risultati incoraggianti e soddisfazione per gli organizzatori. 222.000 visitatori in cinque giorni, distribuiti tra gli 872 stand su una superficie di 137.000 metri quadrati sono numeri giganteschi. Per la prima volta, tra gli autori dell’area destinata al self publishing c’ero anch’io, con il romanzo Passato Prossimo, fisicamente rappresentata dalla giovane collega Elisa Simeoni, che si trova a Torino per motivi di studio, non a caso una delle “sei dita rosate” del blog verbanostra. Sottoposta io ad intervento all’anca, è stato un colpo di fortuna avere la sua disponibilità, augurandomi che abbia trovato utile partecipare alla kermesse letteraria, di cui si dichiara soddisfatta. Per me sarebbe stato uno strazio, perché sono tuttora in convalescenza. Potete ammirare la mia ‘supplente ‘ nella bella foto che mi ha inviato dal Salone e che ho postato su Instagram. Adesso rispondo a chi vuole sapere com’è andata: ancora non lo so, nei prossimi giorni avrò il conteggio delle copie acquistate o eventualmente invendute che mi spediranno a casa, secondo accordi. “Comunque sia la vetrina c’è stata”, parole di Elisa che ha fatto incursione nel padiglione veneto dove ha rimediato importanti contatti nell’ambito degli EV Editori Veneti. Ritengo che i contatti giusti siano la cosa più importante, per il prosieguo della mia attività di scrittrice. Infatti mi sono persuasa che non mi si addice il ruolo di autore – venditore, mi è più congeniale quello di semplice autore. Promozione e distribuzione dell’opera richiedono altrettante energie che scrivere. Non essendo più di primo pelo, voglio coltivare il piacere della scrittura, senza disperdere energie altrove. Non sarà marketing, come dice Manuel…ma ne guadagnerà la salute!

Recupero

Pomeriggio di maggio sospeso (ieri) tra la pioggia che forse arriva forse no, e un assopimento travolgente. Fiocco, il gatto più energetico che abbia avuto sonnecchia sul tappeto dell’ingresso, mentre i canarini si limitano a cinguettare. Manca il sole, grande stimolatore di buonumore. Sotto il portico, mi concedo qualche riflessione possibilmente positiva. Ho trovato: lunedì prossimo ho la visita di controllo con il chirurgo che mi ha inserito la protesi all’anca destra – gelosa della sinistra – come dice il collega Max, dopo trenta mesi dal precedente intervento di artoprotesi. Adesso sono una donna “bionica”, secondo la spiritosa affermazione di un’amica. Nell’immaginario scientifico, uomo bionico è un essere al confine tra uomo e macchina. Personalmente mi basta che la robotica e la perizia del chirurgo mi abbiano restituito il piacere di camminare senza dolore e di tornare alla normalità in tempi brevi, ovverosia dopo un mese. I quattro mesi di sofferta limitazione – che a me sono parsi lunghissimi – hanno impedito al mio corpo di cercare un. adattamento, così il recupero è avvenuto alle svelte. Da una settimana esco in macchina e sto per completare le sedute di fisioterapia. Tornerò a rimettermi ai fornelli, perché a tutt’oggi mi giovo del servizio fornito dai volontari ‘pasti a domicilio’. Approfitto anzi per ringraziare la schiera di brave persone che mi hanno sostenuta ed aiutata a vario titolo durante questo mese di convalescenza. È confortante constatare di abitare in una zona – la Pedemontana del Grappa – ricca di associazioni e strutture attente ai bisogni dei più fragili. Lunga vita al volontariato.

Urge miracolo

Di prima mattina l’attualità incalza, con prevalenza di notizie out. Il TG1 Mattina trasmette il servizio “Dandora, la vita nella grande discarica”. Dandora è una località nei pressi di Nairobi (Kenia), nota soprattutto come la più grande discarica a cielo aperto del Paese. Composta da oltre 2,5 chilometri quadrati di terreno ricoperto da scarti di ogni genere, accoglie quotidianamente 850 tonnellate di rifiuti che la rendono una bomba ecologica. Ciò nonostante è la prima e unica fonte di entrata economica di chi vive nelle baraccopoli circostanti, 10.000 persone di cui più della metà sono bambini, anche in età prescolare, portati dai genitori in discarica a raccogliere rifiuti. Gang criminali controllano il lavoro, compensato a 15 scellini per chilo di rifiuti, meno di 10 centesimi di euro. Diversi minorenni sono orfani e lavorano per mantenersi. Un 15enne intervistato mantiene i suoi tre fratelli più piccoli. Stento a credere che siamo nel terzo millennio. Se cambio canale, è protagonista la guerra a Gaza, oppure in Ucraina. Stesso giorno, 13 maggio 1981 avvenne l’attentato a Giovanni Paolo II. Sono frastornata, alla ricerca di una buona notizia. “Anche in mezzo alla guerra c’è una speranza segno di vita” sono le parole del patriarca di Gerusalemme alla consegna del Premio Cultura Cattolica al Teatro Remondini di Bassano del Grappa, lo scorso 2 maggio. Mi ha girato il video Paola, cara compagna di Liceo, sposata con un arabo. Vive da tempo a Nazareth e torna saltuariamente a Bassano, paese natale. Mi ha stupito quando, in uno scambio di battute mi ha detto che in Israele sono abituati alla guerra. Ecco, questo proprio non lo posso accettare: abituarsi allo sfruttamento minorile, ai conflitti, agli attentati…al male dilagante. Urge un cambio di rotta. Anzi, un miracolo.

Ciao mamme! 💖

I piccoli garofani bianchi di mia madre sono in piena fioritura e diffondono un intenso profumo anche a distanza. Lei è mancata molti anni fa, ma i garofani continuano a farmi compagnia, accarezzandomi l’anima. Mi piace associare un fiore alla figura materna, soprattutto oggi che è la festa della mamma che si celebra dal 1959. Si tratta di una ricorrenza mobile, dato che la data non è sempre la stessa. Fu il presidente americano Wilson nel 1914 a rendere la manifestazione pubblica, in onore delle madri di tutti i soldati, decidendo che il giorno dei festeggiamenti sarebbe stato la seconda domenica di maggio. In realtà l’idea di celebrare la maternità era venuta ad una femminista e pacifista americana nel maggio 1870, Jiulia Ward Home, spalleggiata pochi anni dopo da un’altra donna, Anna M. Jarvis che scelse, come simbolo della festa il fiore preferito della madre: il garofano bianco! Non lo sapevo, il collegamento con i garofanini di mia mamma Giovanna mi commuove.Tralascio le citazioni pro mamma che trovo troppo mielose, mentre mi toccano alcune intense poesie come quella di Ungaretti, intitolata appunto La madre dove il poeta immagina di incontrarla nel momento della sua morte, mediatrice tra terreno e divino: “In ginocchio, decisa,/sarai una statua davanti all’Eterno,/… Ricorderai d’avermi atteso tanto,/e avrai negli occhi un rapido sospiro.” Sulla stessa linea, a mio dire il la poesia di Papa Karol Wojtyla dedicata alla madre che si apre coi seguenti versi: “Sulla tua tomba bianca/sbocciano i fiori bianchi della vita” dove i fiori sono l’anello di congiunzione con l’infinito. Ritornando coi piedi per terra, rinnovo gli auguri alle mamme che conosco e anche a quelle che non ci sono più fisicamente, ma continuano a vivere nel nostro ricordo e a infonderci luce.

Scrivere, esercizio di libertà

Mi attraggono le parole. Non a caso il blog su cui scrivo quotidianamente da quasi tre anni (nato a fine giugno 2021) si chiama Verbamea (= parole mie) e Verbanostra (= parole nostre) il blog parallelo, in condivisione con le ‘sei dita’ di Francesca, Sara, Valentina, Veronica, Elisa. Leggo sul quotidiano la Repubblica di ieri un paio di articoli che mi consentono di dire qualcosa a riguardo. Dall’intervista ad Alessandro Michele, autore del libro “Noi siamo le cose che ci circondano” riporto la risposta alla domanda Com’è stato esprimersi con la scrittura? “Penso che le parole siano l’unica religione che ci tiene ancora liberi, per questo spero che ciò che ho scritto risulti vero e autentico”. È anche il mio pensiero. Il libro sarà presentato oggi al Salone del Libro di Torino, dove c’è anche il mio romanzo Passato Prossimo. Io non sono importante da essere intervistata, ma credo di allinearmi al pensiero espresso da Michele, una delle voci più influenti della moda. Al Salone del Libro arriva per la prima volta dopo l’attentato anche lo scrittore Salman Rushdie, autore di Knife. A parte la sua tirata d’orecchi alla Meloni che ha denunciato Saviano, mi interessa il suo punto di vista sulla scrittura che può essere catarsi, ma anche vendetta. Lascio al lettore la soddisfazione di leggersi l’intero servizio di Sara Strippoli a pag. 33. Adesso è tempo che dica la mia. A parte il pensiero di Platone a riguardo, in ambito psicanalitico e psicoterapeutico, la catarsi è la liberazione da un trauma o un conflitto interiore, la ‘purificazione’ di corpo e anima, ma non voglio sconfinare in un terreno che non mi appartiene. Mi limito a dire che per me scrivere è la terapia alla ‘malattia’ di esprimermi, quindi una sorta di ossigenazione che mi fa stare bene. E che i lettori nutrono con il loro contributo.

Prendere le distanze dal male

Non vorrei parlare di un altro fatto di cronaca nera…ma devo fornire almeno dei dati per inquadrare l’episodio e poi spostarmi sul carattere, veramente ammirevole di una persona coinvolta. Succede a Varese: Marco Manfrinati, ex avvocato 38enne, accusato di stalking, un figlio conteso, uccide il suocero e accoltella l’ex moglie, Lavinia Limido, 37 anni, ora in terapia intensiva. Il padre di lei era sceso in strada, per difendere la figlia. Pare che l’aggressore soffrisse di disturbi psichici e ne era stata segnalata più volte la pericolosità. Già sentito, purtroppo in casi simili. Ciò che mi colpisce è l’intervista concessa dalla vedova, avvocato civilista e trasmessa durante il programma Diario del giorno, al termine della quale chiede al conduttore di non dire che l’assassino ha rovinato una famiglia, perché Fabio Limido, il marito ha fatto il suo dovere, correndo in soccorso della figlia aggredita. Poi nomina anche il Paradiso, destinazione che il consorte si è meritato con il suo atto di coraggio. Insomma, anziché imprecare contro il genero assassino o la malasorte, con un autocontrollo invidiabile guarda oltre e trova parole di omaggio per il compagno che le è stato tolto. Questa reazione inusuale mi fa pensare alle donne guerriere, alle Amazzoni, alle donne famose che si sono distinte in ambiti riservati ai maschi, tipo Anita Garibaldi, ma anche a tante sconosciute che hanno fronteggiato tragedie immani, in guerra e in pace. Insomma, la signora Marta, a fronte della figlia sfregiata e del marito ucciso, riesce a prendere le distanze dal male che le è piombato addosso e protegge l’immagine del marito, campione di amore paterno. “So che il suo sacrificio non è stato vano, perché ha salvato mia figlia e il bambino”. .

Fiera del Libro

• Oggi giovedì 9 Maggio apertura del Salone Internazionale del Libro di Torino, fino a lunedì 13: ci sarò anch’io, rappresentata dalla mia spalla Elisa Simeoni che presenterà il mio libro Passato Prossimo, secondo gli orari concessi ai numerosi autori che si sono ‘autopubblicati’. Elisa sarà presente, salvo contrattempi come segue: giovedì, ore 12.30 – 13.30, sabato ore 16.30 – 18.30, domenica ore 10.30 – 11.30, e 12.30 – 13.30, lunedì tutto il giorno. Mi auguro che sarà un’esperienza interessante per lei, che ama scrivere e un’opportunità per la mia opera di essere vista, letta e magari apprezzata. Certo è una carta che ci giochiamo in oltre duecento autori senza editore. Mi auguro che qualcuno bene intenzionato si faccia vivo. Il mio romanzo non ha le caratteristiche del best seller, ma a suo tempo ha superato la valutazione della commissione selezionatrice delle opere. Si tratta della ricostruzione fedele della comunità trevigiana dove abito negli Anni Settanta, con una rosa di interviste finali a persone testimoni del passato, non così lontano da impedire un approccio nostalgico. Ne consiglio la lettura a chi non dispiace rivisitare il dietro le quinte della nostra epoca, magari recuperando qualche elemento sociale positivo. La narrazione è fluida e la trama coinvolgente. Una considerazione extra sulla copertina dove un Cedro simbolo di amicizia e di longevità vigila sul paesaggio agreste. L’albero è di per sé simbolo di vita: il Cedro, citato più volte nella Bibbia come simbolo di forza e di regalità aggiunge qualcosa in più. Pertanto lo considero beneaugurante. Cari lettori, se avete parenti o conoscenti a Torino, invitateli a fare un giro al Salone Internazionale del Libro, Padiglione 2, Stand F 103. Grazie mille!