29 febbraio, San Giusto

Ultimo giorno di febbraio del 2024, anno bisestile. Un antico detto popolare dice: “Anno bisesto, anno funesto”, ma io non voglio crederci. Abbiamo già collezionato eventi nefasti. Mi rivolgo al santo del giorno che sul mio calendario in cucina dà san Giusto. Mi piace il nome proprio, anche nell’accezione aggettivo, perché c’è bisogno di giustizia, a tutti i livelli. Il nome si basa sul termine latino ‘iustus’ che significa appunto giusto, probo, onesto. Da Giusto deriva il nome Giustino. Martire cristiano, venerato dalla chiesa cattolica, Giusto è vissuto sotto gli imperatori Diocleziano e Massimiano a Trieste, morto ad Aquileia il 2.11.303 d.C. È il patrono della città di Trieste. Sul Colle di san Giusto sorge la cattedrale a lui intitolata, “basilica paleocristiana” di via Madonna del Mare che visitai diversi anni fa durante un’uscita didattica con la classe terza media. Ricordo la salita panoramica in pullman verso la cattedrale che è un gioiello architettonico. Nel primo pomeriggio visitammo il Castello di Miramare, altro polo di attrazione. Credo di essere stata a Trieste almeno tre/quattro volte, lusingata che la città fosse frequentata da letterati e poeti come Umberto Saba che vi gestiva una libreria antiquaria. Tornando a San Giusto, non conoscevo la leggenda che lo riguarda. Soldato romano convertitosi al cristianesimo, non volle sottostare alle imposizioni delle pratiche religiose tradizionali romane dell’imperatore Diocleziano. Pertanto fu perseguitato, catturato…e imbarcato, legato mani e piedi in una barca bucata spedita al largo. La barca affondò ma il corpo del santo riemerse sulla riva Grumula, liberato delle corde. Da allora a Trieste fu considerato il santo patrono. Voglio sperare che guardi benevolo quaggiù e che infonda giustizia.

Prete in prima linea

Caivano, minacce della camorra a don Patriciello. Il servizio su 1mattina mi ripropone la figura e l’opera di don Maurizio che non mi è sconosciuto. “La camorra impedisce alle persone di andare a messa”. I fenomeni criminali condizionano la socialità in un territorio dove predomina la droga. A Vibo Valenzia tentano di avvelenare il religioso, mettendo varichina nel calice per la messa. Eppure don Maurizio ha fiducia nei giovani e ringrazia la premier Giorgia Meloni che gli ha fatto visita lo scorso dicembre, dichiarando: “Su Caivano non mollo, le cose possono cambiare”. Non ho molta dimestichezza con i preti, ma mi piacciono quelli combattenti. Provo a immaginare la frustrazione di don Patriciello nel vedere la chiesa vuota, mi rattrista vedere che gli mettono di continuo il bastone tra le ruote. E temo per il suo futuro, pensando ad altri colleghi d’intralcio alla malavita tolti di mezzo. Una bomba carta gli era stata lanciata contro, per la sua attività anticamorristica. E lui aveva benedetto i ‘fratelli’ in carcere. Certo la sua tempra è notevole, mi auguro anche la buona sorte. Preti in prima linea, come le Forze dell’ordine, come i Medici nei Pronto soccorso, come i Docenti sbeffeggiati dagli studenti…e la lista potrebbe allungarsi. Sono disorientata e impotente. Consapevole di vivere in un momento di particolare fragilità sociale e politica, stento a mantenere la visione del ‘bicchiere mezzo pieno’. Per contrastare il disagio, cerco nutrimento nella bellezza delle persone in gamba e nelle sorprese della natura, sempre un passo avanti. Da ragazza conobbi e frequentai un cappellano sullo stile di don Maurizio, per fortuna sua non oggetto di attenzioni malavitose. Mi fece da psicologo e da amico, sempre sorridente difronte alle difficoltà. Lo ricordo con simpatia e gratitudine. 🙏

Mostra a Villa Adriana

“Io sono una forza del passato’ è il titolo della mostra organizzata a Tivoli, a Villa Adriana sull’imperatore Adriano (durata dell’impero 117- 138 d.C ). Me lo ricorda la trasmissione Geo in onda di pomeriggio sul terzo canale durante la quale osservo una carrellata di busti – 8 – sull’importante imperatore. Successore di Traiano, fu uno dei ‘buoni imperatori’ secondo lo storico Edward Gibbon. Antonino Pio fu suo figlio e quel ‘Pio’ deve significare qualcosa. Grande estimatore della cultura greca, nella villa che fece costruire a Tivoli riprodusse i monumenti greci che amava di più e trasformò la sua dimora in museo. Inoltre ordinò di edificare molti edifici pubblici in Italia e nelle province: terme, teatri, anfiteatri, strade e ponti. La sua politica fu volta soprattutto al consolidamento delle frontiere dell’impero, allora alla sua massima espansione. Ma fu anche architetto, musicista, letterato, qualità quest’ultima che mi intriga. Noto per la sua eloquenza, è ritenuto uno degli uomini più talentuosi di tutta la storia romana. Artista e principe, provinciale per nascita – era nato nell’attuale Andalusia – romano per cittadinanza, ateniese per elezione incarnò le varie anime del mondo antico: latine, elleniche, mediterranee. Sul letto di morte, nel 138 a 62 anni compone dei versi resi famosissimi da Margherite Yourcenar che trovo stupendi: “Piccola, anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora ti appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti”. Memorie di Adriano è il romanzo di Margherite Yourcenar, pubblicato la prima volta nel 1951 che merita di essere letto e riletto.

Lunedì in rosa 🌸

Il vecchio albicocco – messo a dimora nel 2000 – ha cacciato fuori il primo fiore! Me ne sono accorta per caso, spalancando il balcone della camera a sud, sul lato della casa che è un po’ orto e un po’ boschetto. Quindi è vivo e mi darà la soddisfazione di vederlo riempirsi di petali rosati e poi di gustare i dorati frutti. Pertanto la settimana inizia con una nota positiva, sebbene il lunedì sia per molti un giorno di faticosa ripresa. Non per me, che ho anticipato la spesa ieri in compagnia di mio figlio che ha fatto da autista. Però dopo devo andare in posta per pagare la bolletta del gas metano… l’altra faccia della medaglia. Ma ritorno sul rosa del fiore di albicocco, messaggero di primavera. Noto che nei paraggi del garage, in una grande fioriera una pianta grassa di cui mi sfugge il nome ha emesso spighe di fiori a campanella, ovviamente rosa. Grazie al contributo di Serapia, scopro che trattasi di Bergenia. Deduco che il rosa sia un colore che appartiene alla bella stagione. Io da piccola ne ero ossessionata, perché mia madre mi vestiva sempre di questo colore, sostenendo che era intonato con la mia carnagione e i miei capelli castani. Sarà, o meglio sarà stato ma solo di recente l’ho introdotto nel mio guardaroba. Magari col tempo i gusti cambiano. Per il momento stravedo per i fiori dell’albicocco e del melo, quando potrò fotografarli. A proposito, ieri il melo ha subito una drastica potatura che gli ha conferito un’insolita forma ad ombrello, per evitare che i rami trasbordino dal vicino con scarico di foglie e futuri frutti. Non avendo esperienza in coltura di piante, in origine è stato piantumato troppo vicino alla rete divisoria. Spero che il melo non me ne voglia. Col vicino ho rimediato, donandogli vasetti di confettura fatta in casa. Se non piove, i prossimi giorni andrò in perlustrazione a caccia di nuovi fiori da fotografare.

La pena di una madre

È stato restituito il corpo di Navalny alla madre. Finalmente, dopo nove giorni dalla morte, con il divieto di pubbliche esequie e chissà quante altre proibizioni. Lyudmila Navalna ya si è sentita proporre l’ultimatum russo: “funerale segreto o sepoltura in carcere” per la restituzione della salma del figlio “morto per cause naturali”. Ho presente l’appello rivolto direttamente al leader russo per dare dignitosa sepoltura ad Alexei e mi è tornato in mente il passo ‘La madre di Cecilia’ dei Promessi Sposi: la madre consegna il corpicino ben composto della figliola ai monatti che lo ricevono senza malagrazia per deporlo poi sul carro con gli altri cadaveri. Una delicatezza materna recepita dagli operatori del servizio funebre…negata a Lyudmila. Immagino il dietro le quinte e non so come sia avvenuta/avverrà la sepoltura. Ieri sera, durante la trasmissione ‘In Altre Parole’ condotta da Massimo Gramellini su La7, il conduttore si chiedeva le ragioni della paura di Putin per un morto, deceduto dietro le sbarre a 47 anni, dopo 37 mesi di sofferenza e un tentativo di avvelenamento. Se ricordo bene, lo stesso oppositore di Putin diceva che era un buon segno procurare preoccupazione da morto. Ma torno alla madre, che a differenza del figlio dovrà convivere con la sua lacerante assenza. Ecco, le madri vedove di un figlio mi fanno molta pena. Vorrei abbracciarle tutte. Io sono madre e spesso vado con la mente al periodo della crescita di mio figlio che adesso è un uomo e sta costruendo il suo pezzetto di cielo. Non sono più apprensiva come una volta, ma l’ansia serpeggia ancora quando penso al suo futuro che mi auguro benigno. Chissà quali erano le aspettative di Lyudmila: forse era preparata a perderlo. Adesso le idee del figlio camminano sulle gambe degli altri oppositori. 🙏

La Vita è preziosa

Mi fa male ricordarlo, ma non posso omettere che la guerra Russo-Ucraina è iniziata due anni fa e a tutt’oggi non si intravede la fine. Anzi, sembra che per l’Ucraina si stia mettendo male. 10.000 vittime civili e 100.000 caduti al fronte stimati finora: costi umani spaventosi. In questi giorni i notiziari si sono concentrati sulla tragica fine di Navalny, l’oppositore di Putin che non molla l’osso. Il mio pensiero abbraccia le vittime, soprattutto i civili morti da entrambe le parti e gli sfollati da Gaza costretti quasi alla fame. Per gli ostaggi di Hamas, se sopravvissuti provo una pena infinita. Una compagna di liceo che abita a Nazaret, sposata a un palestinese mi dice che là sono abituati alla guerra: mi sembra inaccettabile, specie nel terzo millennio e due guerre mondiali. Mi sento inadeguata a discorrere su questo argomento, perciò viro su un terreno che fa da contraltare come l’intensa poesia Vivi la vita, di Madre Teresa di Calcutta, un inno alla vita che non è rose e fiori, ma va affrontata con il giusto approccio. I versi si spiegano da soli e chissà se i signori della guerra li conoscono. Di certo ignorano il seguente: “La vita è preziosa, abbine cura”. Grazie all’umile suorina – proclamata santa – che ce li ha donati.VIVI LA VITA La vita è un’opportunità, coglila./La vita è bellezza, ammirala./La vita è beatitudine, assaporala./La vita è un sogno, fanne una realtà./La vita è una sfida, affrontarla./La vita è un dovere, compilo./La vita è un gioco, giocalo./La vita è preziosa, abbine cura./La vita è ricchezza, conservala./La vita è amore, godine./La vita è un mistero, scoprilo./La vita è promessa, adempila./La vita è tristezza, superala./La vita è un inno, cantalo./La vita è una lotta, accettala./La vita è un’avventura, rischiala./La vita è felicità, meritala./La vita è la vita, difendila.//

La scuola è un luogo speciale

Durante il mio riposo quotidiano seguo il programma Forum su rete 4. Trovo garbata la conduzione di Barbara Palombelli e interessante l’ambientazione forense, indipendentemente dal fatto che le cause siano costruite a tavolino e i contendenti talvolta attori. La parte finale, destinata alla lettura della sentenza del giudice è quella che mi cattura di più, perché la confronto con la mia previsione che spesso ci azzecca. I motivi del contendere sono svariati quindi non mi annoio. La causa di ieri mi ha riportato a scuola, il mio ambiente di lavoro: protagonista l’home schooling, la possibilità di istruire i figli a casa, concessa ai genitori e seguita in Italia da 11.000 famiglie. Francesco e Giovanna, due genitori separati non si accordano sul tipo di scuola da far seguire alla figlia 12enne Lucrezia: il padre è tradizionalista mentre la madre, influencer l’ha ritirata da scuola per farne una spalla nel suo lavoro, fornendole una cultura domestica di persona e con docenti esterni virtuali. Da precisare che i coniugi avevano la figlia in affido congiunto…che è stato ritirato e trasformato in esclusivo con assegnazione al padre, perché la scuola non è solo un luogo dove apprendere nozioni, ma una comunità dove si impara a relazionarsi con gli altri. La mamma-influencer troverà un’altra spalla cui appoggiarsi e la ragazzina potrà tornare a comunicare con le sue coetanee. ‘Decisione forte’ ha postillato la conduttrice che mi trova del tutto d’accordo e restituisce alla scuola il ruolo di luogo speciale che le spetta. Al di là del fatto narrato, non so come funzioni l’istruzione domiciliare. Mi viene da pensare al tempo in cui famiglie privilegiate potevano permettersi l’istitutore/precettore, oppure avevano la biblioteca in casa da proporre/imporre ai figli. Come nel caso di Giacomo Leopardi… che appena potè, scappò.

Limone resiliente 🍋

Mi fa un gradevole effetto pensare che tra un mese sarà primavera; l’arrivo della bella stagione in questi giorni ci regala un anticipo con temperature più che gradevoli. Però non c’è da stare allegri, se l’inverno non segue un corso regolare, con freddo e piogge, tanto che si temono gelate tardive e siccità. Approfittando del clima al momento favorevole e della luna crescente, ieri la pianta di limoni ereditata da mio figlio è stata sottoposta a drastica potatura, grazie all’intervento magistrale di Marta. Partendo dal basso, le mani esperte hanno ridotto la ‘boscaglia’ dando alla pianta una forma finalmente armonica. Diciamo che è stata ringiovanita. Spero che si riprenderà dall’intervento, anche se per i prossimi mesi mi devo aspettare più foglie che frutti. Mi sono documentata su come fare le talee: ho selezionato dei rami di circa 15 cm dai tagli effettuati, messi poi a dimora in vasetti ricoperti da un sacchetto di plastica, per favorire ‘l’effetto serra’ domestica. Se ho proceduto correttamente, tra un mesetto spunteranno le foglioline, giusto a primavera! Per ora i frutti succosi mi hanno già consentito di fare la marmellata, mentre le bucce stanno macerando in alcool a 96 gradi per fare il Limoncello. Non posso lamentarmi, la pianta ha dimostrato di essere ‘resiliente’ e di reagire con generosità alle cure. Praticamente una lezione di vita, come spesso la natura riserva a chi le dedica adeguate attenzioni. Per chiudere in poesia, ricordo quella di Montale intitolata ‘I limoni’ dalla raccolta Ossi di seppia, ritenuta il manifesto della poesia montaliana, in contrapposizione a quella dannunziana. Riporto la parte finale della seconda strofa: “qui (in mezzo agli alberi di limoni) anche a noi poveri spetta la nostra parte di ricchezza/che è l’odore dei limoni” dove la gioia, sebbene temporanea è rappresentata dall’aria aperta e dal profumo dei limoni. Concetto che condivido con Eugenio Montale (Genova, 12.10.1896 – Milano, 12.09.1981), Nobel per la Letteratura nel 1975.

Arte terapeutica

È ripreso il programma dedicato agli artisti “Dalla Strada al Palco” condotto da Nek, cantante che si trova molto bene nei panni di presentatore: disinvolto, garbato, empatico, bello. Alla terza edizione, lo spettacolo consente a una decina di artisti in varie specialità di mettersi in mostra. Ognuno presenta il suo percorso attraverso un videoclip e poi si esibisce; sono ammessi anche gruppi, come quello dei saltatori Truzzi in gara. Il meccanismo che coinvolge il pubblico in sala mi sembra chiaro ed efficace. Le persone votano e alla fine della serata, i due partecipanti col punteggio più alto vanno in finale; si aggiunge un terzo concorrente ripescato tra gli ‘esclusi’ grazie al ripensamento dei due ospiti. Ieri sera è capitato a Paula Torres, cantante di origine argentina che si è unita ai due più votati, un duo di danzatori-acrobati e il giovane Matteo che disegna storie con le mani. Comunque tutti gli artisti si sono esibiti in performance spettacolari. Il programma mi piace molto, già a partire dal titolo, evocativo e profetico: la strada è maestra di vita e il palco consente di partecipare esperienze costruite quasi sempre con enormi sacrifici e molta determinazione. Un esempio, il padre 52enne che canta accompagnato dal figlio batterista affetto da sindrome di down. Più di un artista riconosce all’arte un potere terapeutico, quello che credo anch’io. Quando l’arte chiama, che sia strada o palco l’artista risponde, come ha fatto la danzatrice 39enne con le scarpette a punta, passata dal palco alla strada perché preferisce esibirsi difronte al pubblico ‘tete a tete’. Mettersi in gioco senza il conforto del dietro le quinte merita molta ammirazione. Mi capitò a Bassano, diversi anni fa durante un giorno di mercato di apprezzare un violinista che poi fotografai, col suo consenso. Mi procurò un’emozione che poi mi suggerì un racconto, a riprova che l’arte è generosa.

Limoncello made by me 🍋

Mi sono messa in testa di fare il Limoncello, io negata per la cucina (ma con una predisposizione per fare dolci). Il fatto è che la pianta di limoni, ereditata malconcia da mio figlio, dopo adeguate cure è rinata e mi ha dato la soddisfazione di raccogliere una trentina di frutti profumati e del mio colore preferito. Ho già fatto la marmellata con il primo raccolto ed ora mi sto documentando per realizzare il liquore: prima fase, sbucciare i limoni con un pelapatate, prelevando solo la parte gialla, che andrà in infusione con alcool etilico a 96 gradi per un mesetto. Per ora ho proceduto col primo step. Adesso le scorzette profumate sono chiuse in un barattolo di vetro riempito con alcool, riposte in un luogo fresco e buio. Tra un mesetto aggiungerò lo sciroppo con acqua e zucchero, da lasciare a riposo per un altro mese circa. Infine filtrerò il tutto che verserò in mini bottiglie da regalare a chi se lo merita. Ovviamente prima assaggerò il prodotto e valuterò se il risultato merita la distribuzione. Comunque mi interessa il processo per arrivarci, più che la degustazione, il che succede anche con i dolcetti. Diciamo che è una distrazione/soddisfazione che mi prendo da pensionata, in parallelo con la scrittura. Se avessi fantasia, potrei costruire una storia ambientata in una limonaia. Non essendo il mio genere, suppongo però che sarebbe tempo perso, piuttosto potrei pensare a un ricettario! Pare che gli antichi Romani conoscessero già il limone, introdotto poi dagli Arabi come pianta ornamentale. Durante la fioritura, il profumo delle zagare è strepitoso. Non è un caso se gli agrumi sono diventati simbolo dell’Italia e del Mediterraneo, pur originari dall’Oriente (India e Indocina). Dotato di proprietà salutistiche notevoli, il ‘Limon citrus’ è coltivato dal Lago di Garda alla Sicilia. I frutti sono l’ingrediente base del Limoncello, ‘ambasciatore’ del made in Italy (anche made by me).