Le mie opere letterarie

Carissime lettrici e carissimi lettori,

eccovi le mie opere finora edite e stampate. Sono qui inserite in ordine cronologico.

Se qualcuno ne desidera una copia non esiti a contattarmi! Sarò ben lieta di spedirla.

In più potete sempre andare a visitare la pagina dedicata alla loro vendita, così la faccenda verrà sbrigata molto più velocemente!!

Prosa

Dare forma alle emozioni, restituire in frammenti narrativi il vivere quotidiano, conservare gli affetti nella memoria, vincere le apparenze e rintracciare l’essenza nascosta delle cose. Questo l’intento di NOTE DI VITA, una raccolta di racconti disseminata di poesia verbale e iconica. Ada Cusin infatti ha scelto di affiancare ai suoi scritti fotografie dal forte valore simbolico, in grado di esprimere e suscitare intensi stati d’animo.

Il Filo Editore

Intrecciata ad altre storie, come la storia di tutti, quella che si legge nelle pagine dell’opera
C’era una volta l’Ostetrica Condotta (1953 – 1963). Piccole storie di donne grandi
, di Ada Cusin è la storia di Giovanna, l’ostetrica condotta di Cavaso del Tomba e di Possagno, madre di chi narra e “sorella” di tante madri, le cui voci compongono il mosaico di una memoria personale e collettiva, che per formazione, maturità e presa di coscienza fa di questa donna e delle altre, le protagoniste senza plauso né censo della vita di tutti i giorni, accanto a uomini che, sebbene in ombra, menzionati solo per nome e silenzio, sono uomini amati dalle loro donne.
Se si eccettua il ritratto di Arcangelo e il ricordo personale dell’autrice sul primo giorno di scuola al corso delle Elementari, l’intera storia è tutta al femminile. E dunque, penultima di cinque fratelli, Giovanna cresce avendo alle spalle la madre, Adelaide, attratta dalla lettura ed il padre, Giacomo, ambulante. Uno che gira, insomma, prima di rientrare alla ruralità delle occupazioni domestiche. In questa storia di storie, dolori e lutti non mancano. Ma la vita è più forte. E Giovanna se la guadagna maturando lavoro e studio: una zia materna, levatrice a Gemona, le dà orientamento e senso. A vent’anni l’incontro con Arcangelo che la rende subito madre.
Attorno a questo racconto si coniugano le storie di tutte le altre. Da Gilda a Biancarosa che fa figli a meraviglia, a Margherita, a Irene, a Romilda “preziose presenze di poca scienza e molta coscienza”, scrive Ada Cusin. E più avanti aggiunge, toccando una frattura tra passato e presente, che allora le difficoltà “mettevano le ali ai piedi”. Mentre oggi le stesse difficoltà accertate spingono la mente nella luce buia della depressione..
In nessun capitolo – che mai si chiude senza una lezioncina di buon senso e misura, quella che il nostro tempo forse ha smarrito – c’è gioco di parole. C’è, invece, espressione per tutto. E se l’espressione, come si dice, è l’altra metà di noi, questa è presente in ogni riga, in ogni pensiero formulato, in ogni codice etico enunciato e scritto.
Una, due note sulle foto: ritratti che rendono visibili le parole che raccontano. Sono volti che esprimono il proprio vissuto; tracciano identità precise; mostrano forme scolpite dal tempo e dalle vicissitudini. Singolare e piacevole l’immagine di copertina: Giovanna sulla Lambretta, assieme all’angioletto della figlia sorridente in quella curiosità cui è possibile leggere la forza e la tenerezza che verranno con gli anni e la memoria. La tradizione recuperata ed espressa da chi, avendo la fortuna di scrivere, trasforma la propria esperienza in memoria vivente. Sostanziandola di una nuova avventura che si fa dialogo e incontro per una nuova ricerca di senso. Leggere queste pagine può significare acuire l’occhio e i sensi sulla luce e sui colori delle parole, oltre che delle immagini.

Leonardo Di Venere

L’avventura di Estella, raccontata nell’opera Migrante Nuda, di Ada Cusin, nasconde una storia vera, rielaborata solo parzialmente per esigenze di scrittura. Estella, sensibile e amante del bello, è una persona interessante. Frequentarla è piacevole come fare un viaggio fuori (o dentro) il proprio io: la morte violenta e improvvisa l’ha portata via col suo strascico di desolazione e di amarezza in chi la voleva compagna di viaggio. La storia di Estella e del dissesto esistenziale che la sua morte ha provocato non pretende di insegnare nulla a nessuno, solo far rivivere come ogni poesia riesce a fare, la grande impronta che ognuno di noi lascia nello spirito di chi ha condiviso lo stesso pane, gli stessi giorni, le stesse parole. E’ il ricordo il filo che riannoda la traccia (la “storia”) di Estella: e come possiamo dimenticare che alla radice del ricordare c’è la parola “corda”, che richiama i cuori (non solo un cuore, ma i due o più cuori) di coloro che si sono amati? Ada Cusin unisce in questo gioiellino narrativo il romanzo di formazione con il racconto di riflessione, l’avventura di Estella con la precarietà della sua esistenza, in ultima analisi l’incontro tra vita e morte, tra essere e non essere, vero “orizzonte ineludibile” della nostra esistenza e del nostro pensiero. Alla fine del racconto, il lettore avrà scoperto la propria Estella e potrà dire come l’autrice: “Stanotte il cielo sarà trapunto di una nuova stella, di nome Estella, quasi un presagio”.

Giancarlo Cunial



Le giornate scandite da azioni ripetute, uguali giorno dopo giorno, un mantra intonato per sesso ed età che dava ruoli, distribuiva fatiche e soddisfazioni, sicurezze e speranze nel romanzo Una foglia incastonata nel ghiaccio, di Ada Cusin. Tutto ciò costituiva il denominatore comune per i nostri padri e nonni che hanno vissuto in un passato che a molti di noi sembra perdersi in lontananza, ma che l’autrice, rendendoci tutti partecipi di quel continuum che è la vita delle generazioni, ci fa sentire che è appena dietro l’angolo. Personaggi ambientati in un paese ben preciso, in un ambiente familiare a molti di noi, ma così universali nelle loro vite fatte di silenzio e lavoro che li possiamo trasferire e riconoscere in tanti altri nostri paesi dove c’è sempre un colui o una colei che non si allinea, che non vuole o non può accettare le regole alle quali tutti gli altri si attengono. In questa storia romanzata si evidenzia il personaggio autentico di Lina che, per certi versi, è sempre estranea se non straniera agli occhi e forse anche al cuore della stessa madre e alla quale il destino ha riservato, negli anni del folle potere della guerra, la violenza devastante non solo del corpo ma anche della mente già fragile. La tragica esperienza la porterà ad allontanarsi dagli “umani” per vivere tra le sue creature che le riscalderanno il cuore ed il ventre violato.

Antonietta Moro

Nel romanzo Una foglia incastonata nel ghiaccio, di Ada Cusin, la storia di Lina Campagna, identificata come “mata” (cioè fuori di testa), narra le vicende di una famiglia di emigranti, che torna a Cavaso del Tomba. Sullo sfondo si succedono gli eventi del Novecento: il fascismo, la conquista dell’Etiopia, la guerra, l’armistizio, la resistenza, la ricostruzione post-bellica. L’autrice descrive con mirabile precisione i caratteri dei personaggi: il padre Giovanni, la madre Angelina, i figli Lina, Aldo, Amabile (chiamata affettuosamente Mebol). La vita di Lina, dalla adolescenza alla vecchiaia, si evolve dalla vivacità al trauma della violenza subìta, fino all’isolamento in una perenne atmosfera di partecipazione e contemplazione della natura. Il pregio del romanzo si coglie nel continuo contrasto tra l’emarginazione mite della protagonista e la vitalità corale di quelli che la circondano. La “memoria” visiva dell’autrice riesce a rendere, con lodevole efficacia, i gesti quotidiani di tutti i personaggi, le consuetudini familiari, la partecipazione ai riti e alla vita del paese, nonché i paesaggi e i luoghi teatro delle vicende. La protagonista passa ovunque come doloroso contrasto con l’ambiente che la circonda, quasi personaggio “fantasma”, ricco di una personalità interiore ignota a chi la frequenta.

Armando Contro



In Futuro Bifronte, di Ada Cusin, l’autrice offre una storia dai sapori, odori e colori naturali, con innesti del vivere odierno ricco di contrasti e di sfide. I valori del primo mondo contribuiranno a determinare l’esito positivo del secondo: la cucina di Maura trasudante profumo di marmellate casalinghe, di mele cotte e cannella, la sua serra nel terrazzo tripudio di infiorescenze, la bottega di calzolaio del padre impregnata di odore di cuoio. Questo mondo sempre antico metterà equilibrio agli eventi dei tempi nuovi segnati da momenti tragici, come pure dai tormenti dell’animo del figlio in contrasto con il padre per scelte che quest’ultimo non condivide. Il bifronte si cela anche nell’elemento maschio-femmina dei due genitori, in quanto il padre non vede che l’azione decisa, mentre la madre è legata ai rimedi dei tempi lunghi, come sa per il suo essere e per il lavoro che svolge.

Adriana Boschiero

Nel romanzo Passato Prossimo, l’autrice ci riporta all’atmosfera degli Anni Settanta nel nostro territorio, a metà passo dalla modernità. Ci ricorda il sorgere degli amori con gli ultimi scampoli di romantico, ci rappresenta lo scalpitare del femminile alla conquista dell’indipendenza, sempre trattenuto dal riguardo per chi è venuto al mondo prima. I colori ancora una volta tanto naturali e puntuali. Ma a prevalere è il senso del cercare e del trovare calore: nei sentimenti, nel tepore delle case, nelle cucine.

Adriana Boschiero
Diario a ritroso, ispirato dal ritrovamento di vari oggetti custoditi dal tempo in spazi di volta in volta diversi. Ogni oggetto ed ogni ricordo ad esso legato rappresenta la tessera di un prezioso mosaico che va via via componendosi con persone o situazioni a volte nitide e a volte sfumate, perchè la memoria è fatta così: seleziona anche in base alle nostre aspettative, assecondandole o meno. Essa è il soggetto principale che anima ogni pagina della narrazione, arricchita da profonde riflessioni. I ricordi diventano cos’ i mattoni di quella grande struttura che è il nostro vissuto, la linfa delle nostre radici, che ci permette di vivere non solo il presente, ma anche di guardare fiduciosi al futuro.

Piero Vardanega

Il romanzo è un prodotto corale, emerso dalle sinergie di diverse persone, direttamente o indirettamente illuminate dalla personalità di Armando Contro, uomo di scuola e anche maestro di vita.
La raccolta dei primi 365 articoli postati sul blog, spaziando dall’attualità alla natura in un periodo segnato dalla pandemia. Ogni mese è corredato da una fotografia riferita ad un post.
Un testo agile per rileggere il passato, confidando nel futuro.

g

Il maestro Enrico raccontato dall’alunna Ada, che crescendo apprezza altre qualità del suo insegnante messe al servizio della comunità. Non una biografia, ma la narrazione affettuosa di alcuni periodi della vita privata e pubblica del protagonista, contornati da persone significative.
In fondo, testimonianze e galleria fotografica.

Poesia

Ada Cusin, scrittrice versatile e già autrice di un libro di racconti, sceglie di trasmettere le sue emozioni in versi e lo fa accostando alle sue liriche foto da lei stessa scattate che diventano parte integrante della poesia stessa. Sono immagini delicate, ma intense nello stesso tempo che contribuiscono, con una forte carica emotiva, alla comunicazione dei sentimenti, emozioni profonde, intense, commoventi, ma sempre esternate con un linguaggio semplice, mai formalizzato ed imbrigliato in rigidi canoni o formalismi estetici che possano tarpare le ali al volo della poesia.
NATURA D’ORO: la creazione di Ada, dove fotografia e poesia vedono sapientemente accostati linguaggi, ci fa immergere nel “meraviglioso” della natura che innalza lo spirito.
Lo sguardo dell’autrice sa cogliere nelle semplici situazioni della vita l’incanto che a noi manca, così presi dalla frenesia del quotidiano.
Fortunatamente ci costringe a fermarci e ad entrare nei suoi quadri di beatitudine, negli spettacoli inattesi del paesaggio, negli effetti magici della luce sulle cose.
Ci invita a riprendere quell’attitudine del fanciullo, non ancora appeseantito dalle fatiche del vivere, che guarda con magia il mondo.

Adriana Boschiero
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