La parola protagonista

Nel mio consueto giro del lunedì, mi concedo una sosta al bar, dove entro rispettando le regole anti covid. Sul bordo di un tavolo c’è il quotidiano che i due avventori seduti ignorano. Chiedo se è libero e me lo concedono. Non c’è molta gente, anche se sono le dieci (ora di punta delle uscite in giorno di mercato) e posso scegliermi la postazione di lettura, in fondo alla sala a elle, sotto i finestroni. Rapida scorsa ai titoli e mi attrae l’articolo di Alessandra Graziottin, taglio basso in prima pagina QUATTRO MINUTI AL GIORNO PER APRIRE LA MENTE, della rubrica Passioni e Solitudini, ospitata in fondo al Gazzettino. Leggo incuriosita, mentre giro nella tazza il cucchiaino che, ahimè scompone il decoro fatto con la schiuma. La dottoressa sostiene il grande bene della parola e raccomanda di consultare il sito “Una parola al giorno” per mantenersi attivi e perfino contenti. Con me, che da un paio di mesi ho un mio blog che c’entra con le parole – infatti si chiama Verbameaada.wordpress.com – sfonda una porta aperta. Credo di essere nata parlando e non saprei esprimermi altrimenti (anche se posso irritare qualcuno)… infatti scrivo quello che penso, che filtro della realtà, che rielaboro (visibile nel mio sito http://www.adacusin.com). Posso affermare di essere una scrittrice freelance, che cerca corrispondenza in ambito emozionale. Di rado la mia convinzione sul bene della parola si attenua. Stamattina l’articolo accurato e convincente della dott.ssa Graziottin, che ringrazio, mi ha trasmesso una iniezione ricostituente. Evviva la parola, privilegio degli umani pensanti.

Di botto, l’autunno!

Come da previsioni meteo, siamo piombati in altra stagione, e personalmente non mi dispiace: basta afa, basta umidità, dove vado in vacanza… Ieri pomeriggio è scesa una cappa opprimente sulla terra e pareva che venisse il finimondo. Inquietanti brontolii del cielo, raffiche e qualche chicco di grandine mi hanno costretto a chiudermi in casa, aspettando che l’evento facesse il suo corso. Stamattina piove, a occhio pioverà tutto il giorno. Recupero un cd di Riccardo Cocciante che interpreta alla grande un brano che mi piace molto, intitolato appunto PIOVE, che inizia così: La terra prende un altro odore/Il cielo cambia Il suo colore… e poi è tutto un crescendo di vibrazioni e di tensione emotiva. Il tempo non è fatto solo di bel tempo e di brutto tempo, c’è anche la fase intermedia, rappresentata dalla pioggia in tutte le sue varianti: a catinelle, ristoratrice, benefica… ma anche rovinosa e devastatrice. Speriamo che in questa fase di passaggio alla prossima stagione, il fenomeno si mantenga su una auspicabile via di mezzo; condivido con gli antichi l’obiettivo dell’aurea mediocritas (opinabile, per carità!). Scopro che ci sono anche dei fiori legati alla pioggia, che cito con il beneficio d’inventario: giglio della pioggia, piante grasse, rosa, petunia, peperoncino, million bells, edera. Consulto il mio archivio fotografico e prelevo uno scatto appropriato. Buon Autunno a tutti! (P.S.- Alle 10.30 esce il sole)

Sta per suonare… la campanella!

Ultimo sabato d’agosto dell’anno 2020 Il tempo è in movimento, le mie colleghe insegnanti sono in fibrillazione, il prossimo anno scolastico è alle porte pieno di misteri. Come non capirle? Anche i genitori degli studenti saranno sotto stress e più ansiosi dei figli che, incredibile a dirsi, sono desiderosi di varcare la soglia degli istituti, prima dell’emergenza vituperati. Confesso che non mi dispiace affatto essere in pensione e vivo di riflesso le straordinarie problematiche, aggiuntesi a quelle datate in cui versa la scuola. Sono stata relativamente fortunata, perché più vecchia, ad andare in quiescenza prima del peggio. Tuttavia mi spiace molto che scuola e sanità siano i due settori martoriati dall’emergenza sanitaria, proprio quelli dove si dovrebbero affinare la mente e il corpo, secondo il proverbio latino “mens sana in corpore sano”. Non mi resta che confortare moralmente i docenti di tutti i gradi, affinché affrontino l’imminente (e immane) lavoro con ottimismo, nonostante tutto. Sulla mia scrivania in studio metterò un vasetto di Campanula, simbolo di speranza. Assicuro ad Adriana di preparare con le mie mani la quota settimanale di dolcezza che la ricarica.

Amore di mamma

Credo che la nascita di di un bimbo sia paragonabile al sorgere del sole, quando lo spettacolo della luce inonda la terra che esce dalle ombre notturne. Tutto si rianima e la vita pulsa frenetica. Stamattina ho fatto visita ad una giovane collega e a suo figlio: un angioletto di due anni tutto riccioli e paroline. L’ingresso occupato da giocattoli di ogni sorta mi ha richiamato la stessa situazione da me vissuta trent’anni fa, senza nostalgia ma con garbato pudore. Piccolo dettaglio: il bimbetto riconosce già le lettere dell’alfabeto, sarà un leader alla scuola materna! Immagino che agli occhi della madre, insegnante, sarà l’alunno preferito. Se confronto la velocità di apprendimento dei pargoletti odierni con quella di sessant’anni fa c’è da restare basiti! Pensare che in prima elementare io ho cominciato i miei esercizi di scrittura con le aste… sembra che siano passati secoli! Se il contesto o la cornice, per restare in ambito artistico sono cambiati, mi tranquillizza constatare che le emozioni profonde sono rimaste. In questo caso mi riferisco all’amore materno, intessuto di attenzioni, pazienza, sacrificio… coniugati con spontaneità, intuito, meraviglia e tante altre sfumature sentimentali. Poi i figli crescono e cercano la loro strada, com’è giusto che sia. Però è tanto bello vedere nuove mamme ripercorrere un tratto di cammino all’unisono con il proprio erede.

Storia di resilienza e di amicizia

Vado a salutare Marcella, mia amica da almeno quarant’anni: discreta, disponibile, premurosa. All’ingresso, uno spazio delimitato è riservato al verde, dove fa bella mostra di sé uno straordinario Oleandro bicolore giallorosa, nel pieno della fioritura. Non siamo al mare, ma la foto che lo immortala sullo sfondo del cielo a batuffoli è ossigenante. La pianta ha una lunga storia, iniziata oltre trent’anni fa. Prima mi apparteneva. Quando seppi di aspettare un bambino me ne disfai, sapendo che fiori foglie e legno sono altamente velenosi. Non potevo correre il rischio e a malincuore la trasferii, col suo consenso, da Marcella, che abitava in una casa immersa nel verde. Allora si trattava di un oleandro giovane, che non ebbe problemi di adattamento. Poi anche Marcella cambiò casa e si portò dietro il mio dono che per la terza volta dovette ambientarsi nel nuovo habitat, dove si trova tuttora, con reciproca soddisfazione di entrambe. A ben pensare, una bella storia di resilienza vegetale e di amicizia duratura. Anche le piante possono raccontare cosa c’è dietro il loro percorso e svilupparsi maestosamente quando capitano tra le mani di chi si vuol bene e ama la natura.

Prugne e Fragole

Stamattina ho raccolto prugne e fragole, un bel vedere e una dolce merenda a costo zero. Ero una habitué del bar dove puntualmente consumavo cappuccino e cornetto, prima di dedicarmi alla lettura del quotidiano. Questo prima dell’emergenza sanitaria, il distanziamento sociale ha colpito eccome: niente giornali nei bar, salvo qualche lodevole eccezione, di cui approfitto se mi trovo in zona. Mi manca un po’ questa abitudine, anche se mi aggiorno in altro modo. Però non è più lo stesso: mi mancano il saluto e la battuta della cameriera, la confidenza spiattellata a voce alta da un’amica, la risata sonora del giocatore di carte che fa punti sul compagno che impreca a denti stretti. Un piccolo mondo vitale e godereccio. Mi rendo conto di essermi intristita. Non so quanto durerà questa situazione limitante, cerco di adattarmi e mi concentro su altro. Scrivere mi aiuta e condividere punti di vista allarga il mio orizzonte. Vivo da sola ma non sono sola. Tuttavia la situazione attuale non incoraggia gli assembramenti, neanche per motivi culturali e nemmeno le rimpatriate con amici e parenti. Mi restano i fiori, ospiti fedeli del mio giardino, ora in naturale quiescenza. Vorrà dire che oggi mi farò una scorpacciata di fragole e prugne!

E…state per tutti!

Faccio la spesa una volta la settimana, tendenzialmente di lunedì, per abbinarla al mercato che per me significa pesce. Mentre inserisco i prodotti nello scatolone, mi attrae un volantino pubblicitario con una invitante immagine di mare e uno slogan accattivante: E…STATE SENZA PENSIERI che stuzzica la mia riflessione polemica. Chi ha imbastito la provocazione, ha trovato pane per i suoi denti. Faccio un reset mentale e rispondo a modo mio: estate senza pensieri (improbabile) oppure state/rimanete senza pensieri (ci provo, dipende)? Di sicuro questa estate 2020 ce la ricorderemo eccome! Quando non sarà più cronaca, ne parleranno i libri di storia. Per quanto mi riguarda, dal momento che mi sento un pesce in mezzo al mare, considero chi mi sta attorno: un’amica è attualmente in vacanza in Grecia, un’altra sta rientrando da Roma in sella alla potente motocicletta, una terza si gode il fresco delle Dolomiti… però diverse altre sono a casa a combattere la quotidiana battaglia con bollette, figli piccoli da badare, coniugi e/o genitori anziani da accudire. Una cara amica ha accompagnato la mamma, ancora giovane al cimitero. E io dove mi metto? Sto scrivendo il post odierno con la parte superiore del costume in giardino, per prendere un po’ di sole a favore di abbronzatura e di ossa. Da una vicina lottizzazione sento i rumori della gru; mi giungono talvolta le voci degli operai e anche i gridolini dei bimbi del vicino nido. Una farfalla azzurrina mi svolazza sulle caviglie, il cane si strofina la schiena sull’erba di nuovo cresciuta. Alto nel cielo passa un aereo, chissà dove va! Forse tra i passeggeri qualcuno sta rincorrendo la sua e…state!

ARCOBALENO

Sono sempre stata affascinata dai colori, che sono entrati come tema della mia ultima mostra fotografica, insieme con i fiori e le emozioni. I miei preferiti sono il giallo e il celeste, in tutte le nuance ma trovo affascinante anche il nero, in combinazione. Il mio soggiorno è quasi in technicolor, perché porta l’impronta di cinque colori, una rarità a detta dei pittori che anni fa hanno ritinteggiato le pareti. Predominano il giallo e il celeste, appunto, con inserzioni verticali di mattone, la parete in fondo viola e il soffitto bianco. Un mix che si addice alla mia esuberanza! Ne consegue che l’arcobaleno sia per me uno spettacolo cromatico superlativo, che non può lasciarmi indifferente. Se poi lo immortalo sopra la mia casetta, come ho fatto appena mi sono resa conto del fenomeno, sembra un regalo che Madre natura mi ha deposto sul tetto, un vivace biglietto da visita, un pensiero bene augurante. “L’arcobaleno è il nastrino che si mette la natura dopo essersi lavata la testa”, afferma simpaticamente Ramon Gomez De La Serna. La temperatura è finalmente scesa, l’aria è ossigenata dalla pioggia, l’ombra della sera induce a rilassarsi e a editare. Ferragosto è passato indenne. La settimana si apre sotto i migliori auspici: incrocio le dita e vediamo che succede…

Sentiero benessere

Tempo fa, la domenica mattina portavo in passeggiata Astro, il cane. Poi sono intervenute le limitazioni per il covid, la pigrizia, il caldo e ho ridotto il percorso. Però il viottolo tra i campi esiste ancora, immerso nella natura e generoso di relax. A suo tempo gli dedicai una poesia, intitolata SENTIERO BENESSERE, che mi suggerisce una riflessione su cosa significhi questa parola. In parte la poesia lo chiarisce: Un viottolo di campagna,/la torre campanaria,/il silenzio e il canto degli uccelli,/,tanto verde e la frescura:/ecco la cura/contro ansia e stress! Provo ad aggiungerci dell’altro, dopo essermi documentata. Secondo una statistica, il benessere viene valutato in base a dodici variabili, che comprendono salute, istruzione, lavoro, relazioni sociali, patrimonio culturale… e ambiente. Quindi ci siamo: dove si vive conta eccome, la natura non è solo un contenitore ambientale ma influenza la qualità della vita in maniera sensibile. Detta in altre parole, la salute psico fisica della persona è legata a doppio nodo con l’habitat. Non serve un grande sforzo per condividere un concetto intuito dagli antichi; penso ad esempio alle Bucoliche e alle Georgiche di Virgilio, in letteratura. Il problema, se mai sorge quando il rapporto si sfalda a causa delle aggressioni umane all’ambiente… ma su questo oggi preferisco non argomentare. Do una voce al cane: prima che il caldo aumenti esco per la passeggiata, con meta il sentiero benessere.

Amore di mamma

Ho portato un vasetto di confettura delle mie prugne a una giovane collega, mamma di tre figli piccoli, di due, tre e sette anni. Dove sta la novità? Beh, nel fatto che ha tre figli, due di età ravvicinata, ama scrivere e fa l’insegnante di sostegno. Ma lei, chi la sostiene? Sicuramente la forza dell’amore, però davvero non vorrei essere nei suoi panni, senza un attimo di tregua tra le intemperanze dei figli suoi, pure straordinari e le difficoltà degli allievi, figli degli altri. La incontro nel campetto sotto casa, mentre bada alle corsette dell’ultima nata; il più grande sfoga la sua irruenza su una piccola palla che sgattaiola fuori del limite imposto dentro il condominio e il secondogenito valuta da che parte stare. Non mi trattengo molto, chiaro che badare a tre bimbi piccoli non concede molto spazio. Consegno il mio dono, contenta di averla rivista, abbronzata e con la luce negli occhi. La sorpresa arriva al pomeriggio, grazie a un breve video con protagoniste le tre gioie che fanno merenda: sedute composte e distanziate, intingono il cucchiaino dentro la tazza e si godono la mia confettura rossastra, tanto da impiastricciarsi la bocca e farsi dei dolci baffi! Uno spettacolo genuino e spontaneo che mi procura una soddisfazione indicibile. È proprio il caso di affermare che l’amore di mamma non conosce confini.