Isora e Adriana

Mi capita di rado di accendere il televisore nel tardo pomeriggio. Se succede, è per sentire delle voci in sottofondo mentre faccio qualcosa di sgradevole, tipo prepararmi le crespelle e intanto sbrinare il frigo; per la precisazione, devo togliere un blocco di ghiaccio con incorporato un astuccio di maionese, inglobatosi con la parete posteriore del frigo. Per fortuna risolvo la cosa, grazie a una dritta di Adriana che si rivela efficace. È chiaro che come domestica valgo poco, me ne sono fatta una ragione. Tra una operazione e l’altra sento la storia del ricongiungimento, dopo l’alluvione di due anziane, Isora 90 anni e Adriana 98. Il salvataggio è avvenuto grazie all’intervento del Nucleo Carabinieri di Genova, ma Isora ricorda solo delle ombre e vorrebbe conoscere il suo salvatore, che si materializza nella persona del Maresciallo Gargiulo. L’abbraccio commovente avviene in studio, durante la trasmissione La Vita in Diretta e si estende a tutte le persone che nel dramma si sono messe al servizio degli altri. A proposito dell’amica 98enne, Isora dice: “Pensavo di non rivederla più” e invece è successo. È confortante sentire raccontare belle storie, meglio se riguardano persone molto in là con gli anni, quelle più in grado di apprezzare valori umani come l’amicizia, suggellata dalla generosità e anche dalla buona sorte. Manzoni, di cui si sono appena celebrati i 150 anni dalla morte (avvenuta a Milano il 22 maggio 1873) ci vedrebbe la mano della Provvidenza. Diverse parole hanno un significato che in sostanza si riferisce a un evento assai positivo: un miracolo umano, come l’amicizia vera, quella che ti accompagna tutta la vita. Con l’avanzare dell’età, mi rendo conto di quanto sia importante affidarsi e confidare in una persona che possa accompagnarci nel nostro cammino quotidiano, lasciando eventuali figli ai loro impegni. Perciò, care amiche, grazie di esserci!

L’asinello Mais insegna

Mi son sempre piaciuti gli asini, fors’anche per discordanza con l’ingiusta nomea di tonti che circolava in certe classi svogliate di alcuni decenni fa. Dietro la porta del mio studio ho la foto di un asino, fotografato da mio figlio durante una sua escursione sul Monte Grappa. Ha un’espressione innocua e gentile, tanto da meritarsi di farmi compagnia nella stanza dove trascorro il mio tempo migliore. Ho sentito la storia dell’asinello Mais, estratto dal fango grazie ai volontari. Rimasto due giorni da solo in balìa dell’acqua alta e dell’alluvione in Emilia-Romagna, è diventato il simbolo della resilienza romagnola. Ha 18 mesi ed è stato salvato dopo tre giorni durante i quali è rimasto intrappolato nel fango, nel cortile della fattoria le Chiocce Romagnole di Russi, in provincia di Ravenna. Una volta recuperato, stremato e senza forze ha fatto tre chilometri tra acqua alta e correnti. Un plauso a lui e ai volontari del centro di recupero Il Pettirosso che stanno battendo il Ravennate per portare in salvo più animali possibile, sfruttando due barche e mettendo in opera caparbietà e coraggio. Molte altre associazioni si sono mobilitate, anelli di una generosa catena. Giorni fa avevo visto il salvataggio di maiali e di cavalli, patrimonio delle aziende di allevatori ora messe in ginocchio. Non ho i dati degli animali morti a causa dell’alluvione, ma temo siano tantissimi. Immagino lo stato d’animo dei proprietari ed anche di chi li considerava parte indissolubile dell’azienda. In parallelo ci sono gli animali d’affezione, tipo cani e gatti. Comprendo la scelta di alcune signore che si sono rifiutate di lasciare la casa alluvionata, per non abbandonare gli amici a quattro zampe. Non rimane che fare come il mesto asinello Mais: avanzare, sebbene a piccoli passi e a testa bassa, confidando in un futuro benigno.

Diario di un’anima inquieta

Ho finito di leggere Un cuore pensante DIARIO DI UN’ANIMA INQUIETA di Susanna Tamaro, acquistato qualche giorno fa. Lungi da me volerne fare una recensione, mi limito ad alcune considerazioni. Intanto l’ho preso perché nella prefazione, l’autrice dichiara di aver pubblicato più di trenta opere, quindi di esperienza letteraria ne ha e per una che scrive, come la sottoscritta è un riferimento importante. Poi conosco qualcosa della scrittrice, cui avevo anche scritto una decina di anni fa (e mi aveva risposto). Mi ha attratto anche la parola DIARIO che compare nel sottotitolo e il diario è un genere letterario accattivante, anche se trattato online come nel mio blog Verba Mea cui tra poco si aggiungerà Verba Nostra. Aggiungo che l’opera della Tamaro non è recentissima, come da sua dichiarazione: “L’ho scritto nel 2013 e in tutti questi anni non l’ho mai riaperto… Non è un romanzo, non è un saggio ma è l’essenziale traccia di un cammino interiore”. La mia impressione, a caldo è che l’autrice sia dotata di una eccezionale sensibilità che l’ha portata ad interrogarsi troppo nella vita e sulla condizione umana, senza trovare risposte esaustive ai suoi tormentosi quesiti. Svantaggiata da una infanzia sostanzialmente infelice, ne rimane segnata tutta la vita. Nata a Trieste il 12 dicembre 1957, esordisce in letteratura con il romanzo La testa fra le nuvole (1989) ma è Va’ dove ti porta il cuore (1994) a portarle la notorietà. Pare che abbia la sindrome di Asperger. Trovo alcune pagine del diario ‘gustose’, addirittura simpatiche mentre la maggior parte sono intrise di spiritualità e di disincanto verso la natura umana. Si capisce che la protagonista è “un’anima inquieta” come da sottotitolo, “Senza filtri e barriere” il terzultimo episodio del suo accattivante diario.

Portulache o Porcellane

Le lumache si sono mangiate le foglie decorative di Coleus che avevo messo nelle ciotole, alla base dei quattro pali su cui si inerpica il Glicine. Non sapevo fossero appetibili e quindi le ho sostituite con delle vivaci Tagete, anche queste però prelibate per gli insetti dell’erba. Il mio amico Gianpietro direbbe che anche quelli devono mangiare. Ok, comprendo… però mi sto spazientendo a sostituire piantine annuali in un batter d’occhio. Memore della simpatia che mia zia Primina aveva per le Portulache – note anche col nome Porcellane – stamattina me ne sono procurate diverse unità che metterò nelle ciotole, sperando che non siano gradite a gasteropodi e compagnia bella. Originaria del Nordamerica e dell’Australia, la Portulaca è una pianta succulenta che resiste alla siccità. Esiste nella varietà annuale e perenne, produce fiori semplici e doppi, di consistenza cartacea, dai colori vivacissimi e accesi: giallo, arancione, rosso, rosa, viola o anche bianchi, giusto come quelli che ho comprato. I fiori si aprono la mattina e si chiudono a metà pomeriggio. Cosa c’è di meglio del loro saluto appena alzati? Oltretutto il loro comportamento assomiglia al mio che esco di mattina e mi ritiro al pomeriggio. Credo di avere incamerato l’orario scolastico, per cui continuo ad alzarmi presto la mattina e ad avere un vistoso calo energetico al pomeriggio, con la differenza che ora, anziché correggere compiti e verifiche posso riposarmi. So che mi procurerò l’invidia cordiale delle colleghe in servizio…ma ogni cosa a suo tempo. D’altronde non riuscirei a sostenere i ritmi frenetici delle riunioni scolastiche odierne, l’energia inevitabilmente si riduce. Adesso è tempo di raccolto. Se il prodotto talvolta delude, basta sostituirlo. Come ho fatto con le Portulache.

Belle parole

Solidarietà, che bella parola: contiene la radice di sole e rima con serietà (chiedo scusa per la libera analisi linguistica). Evoca tante persone diverse che si danno da fare per un bene comune, quindi solidarietà va a braccetto con Comunità (Tra l’altro, oggi è la Giornata della Legalità che lascio alla riflessione privata). Sento citare le belle parole riguardo il clima di grande dedizione che accarezza chiunque si sta impegnando per superare la fase due dell’alluvione in Emilia Romagna. Jacopo Morrone in diretta ringrazia le aziende che stanno dando una mano, in buona compagnia con migliaia di volontari, di cui molti giovani, giunti da ovunque. 14 morti e 26.000 sfollati lo esigono. Una parola a ruota con le due succitate, sebbene non in rima è Ricostruzione che fa rima con Prevenzione, questa sì trascurata, pare da vari decenni. Di ricostruzione sentiremo parlare parecchio e la metteranno in agenda i Ministri convocati oggi per un Consiglio dei Ministri dedicato ai primi urgenti provvedimenti relativi agli interventi da attuare per la devastante alluvione. Credo che lo spirito vitale dei romagnoli non si lascerà abbattere, tuttavia sono altresì persuasa che non tutti abbiano voglia di cantare ‘Romagna Mia’, meglio se mi sbaglio. La distruzione provocata dall’alluvione (oggi le rime mi perseguitano) ha tolto tutto o quasi il frutto dei sacrifici di una vita: azienda, animali, case, cose…vite! E tra gli sfollati molti sono in là con gli anni. Solo da pensionata io ho cominciato a percepire la casa come bene materiale, ma soprattutto di valori quali sacrificio, impegno, cura, manutenzione… cosicché a poco a poco ho cominciato ad affezionarmici, tanto che sto pensando di restarci anche Dopo, magari sotto il profumato e contorto glicine dove mi rifugio di preferenza per leggere e/o scrivere. Non riesco a immaginare come mi sentirei se un catastrofico evento natura!e o peggio, un difetto di costruzione me la portassero via.

Diritto allo studio… ‘infangato’

Dal dramma degli agricoltori a quello degli allevatori. La conta dei danni dopo l’alluvione è impressionante. Dighe, argini, bacini di contenimento pare siano ‘slittati’ per motivi ideologici, per l’opposizione di certi movimenti ambientalisti. Lo deduco mentre ascolto CONTROCORRENTE speciale, la domenica sera su rete 4. Domenica è stata una bella giornata, perfino troppo calda. Avevo intenzione di stanare dal garage la vecchia bicicletta (ex rosa ritinta bluette) e farmi un giretto sul piano, idea poi rientrata perché ci ho pensato troppo. Ho rimediato, concedendomi la lettura delle prime quaranta pagine di Un cuore pensante di Susanna Tamaro, che ha come sottotitolo DIARIO DI UN’ANIMA INQUIETA, che trovo molto appropriato, non essendo un romanzo. Tra la cronaca e la lettura introspettiva, penso che è slittato l’incontro con Manuel, bloccato a Cesena, causa le conseguenze dell’alluvione: ferrovia bloccata e strade impraticabili. Niente lezioni all’università, sospese per tutta la settimana. Lo studio individuale chiuso in una stanza non di casa propria – condivide l’alloggio con altri tre studenti – con l’impossibilità di muoversi a piacimento dev’essere una condanna. Tanti anni fa l’ho sperimentato anch’io, anche se non in situazioni di emergenza: andavo a studiare da una signorina anziana (negli Anni Settanta le nubili ci tenevano al distinguo) che era così servizievole nell’assecondarmi che mi imbarazzava. Infatti non è durato molto il tentativo di trovare il posto ideale dove concentrarmi. Per un po’ fu in un prato vicino al cimitero, finché il padrone del posto non si lamentò che passando gli calpestavo l’erba! Anche questi ‘incidenti di percorso’ mi spinsero a laurearmi in fretta, cosa che avvenne a 23 anni. Ecco, come mi trovavo fuori posto io da studentessa universitaria, credo si trovi oggi Manuel, impossibilitato a rientrare e costretto a buttarsi sui libri come unico svago, che svago non è. Il diritto allo studio, in questi frangenti può diventare un peso insopportabile. Coraggio Studenti, siamo con voi!

Il pregio della lettura

Scrivo con una certa regolarità da circa 15 anni; spartiacque tra il pensare di farlo e il farlo la morte di mia mamma alla quale dedicai nel 2008 C’era una volta l’ostetrica condotta, cui seguirono altre undici opere, la maggior parte stampate in tipografia, alcune edite. In una occasione, forse due avrei potuto partecipare come autrice al Salone del Libro di Torino… previo esborso di una quota che non era irrisoria. Perciò rifiutai, anche perché le spese dell’eventuale soggiorno sarebbero state a mio carico. Non so se la modalità per accedere oggi all’importante ‘mercato’ del libro sia cambiata. Dubito che sarei diventata famosa, cosa che non mi interessa. Può darsi che avrei venduto qualche copia in più delle mie creature letterarie che adesso mi ingombrano casa (ma sono anche reperibili su Amazon). Il punto dolente è un altro: chi frequenta il Salone del Libro è veramente interessato alla lettura? Pare che 6 italiani su 10 non lo sia, sconfortante, se è vero! Qual è lo spirito di chi ci va? Leggo a pag.10 de IL CORRIERE l’articolo “Salone del libro, blitz anti Roccella”, Ministro per la Famiglia che intendeva presentare la sua opera Una famiglia radicale, ma le è stato impedito ed è stata contestata. Con lei sul palco c’era Annamaria Bernardini de Pace, 75 anni, esperta di diritto di famiglia che senza peli sulla lingua definisce i contestatori: “arroganti, alla loro età ero più colta”. Se considero l’età degli attivisti e quella del famoso avvocato, compresa la mia poco distante, deduco che l’aria si è fatta pesante per promuovere serenamente la cultura, in qualunque ambito si esprima. Addio Salone di Torino per me, cercherò altre strade per promuovermi. Dopo (titolo di una mia poesia) lascerò le mie opere invendute in eredità a chi vorrà leggerle.

Composizioni a sei mani

Sarebbe doloroso parlare ancora dell’alluvione, argomento che temo ci terrà compagnia per molto. Penso ai ragazzi che spalano e cantano: invidio cordialmente la loro energia e la voglia di fare squadra. Per distrarmi, senza scordare la pesante attualità, penso a qualcosa che mi risollevi il morale: la mia piccola squadra di scrittrici, con le quali a breve partirà un blog letterario che è stato ‘battezzato’ Verba Nostra, ad indicare che l’idea è partita dal mio blog Verba Mea. Per ora le presento, dalla più grande alla più giovane, poi ognuna lo farà di suo pugno: Francesca, Ada (me), Sara, Valentina, Veronica ed Elisa. Sara è stata per un anno mia vicina di casa e compagna di giochi di mio figlio, che da adulto mi ha presentato Valentina ed Elisa, entrate tra i miei contatti speciali. Veronica è una giovane e dolce collega che conosco da poco. Ho scoperto che Francesca, mia paesana, appena può scrive di getto come me. Tutte e sei abbiamo partecipato al Concorso Letterario “Città di Vittorio Veneto”, ricevendo lo scorso 8 marzo una menzione speciale come Gruppo Pensieri Poetici Asolano. Da cosa nasce cosa…e tra poco nascerà il nostro blog, uno spazio per pubblicare le reciproche opere, con il desiderio di condividere pensieri ed emozioni. Infatti, la cosa che mi dà soddisfazione è aver trovato e frequentare persone che amano scrivere, disposte a far circolare il frutto del loro ingegno, intanto tra di noi e poi magari connettendosi con lettori e/o commentatori interessati a seguirci. Le nostre saranno ‘Composizioni a sei mani’, di un gruppo online di autrici, che però si conoscono e si frequentano anche in carne e ossa. Un bouquet di sei fiori sarà la nostra copertina. A proposito di fiori, stamattina mi è arrivata la foto di una calla che si sta aprendo: un’immagine bellissima, evocativa di qualunque inizio e adatta a sintetizzare l’impresa letteraria che si sta formando. Grazie ad Aletta che me l’ha inviata e grazie alle amiche scrittrici di viaggiare con me nello spazio letterario.

Benedetta gioventù

Li chiamano Gli angeli del fango: l’accostamento ci sta, perché sono giovani, belli, forti e spalano fango dalle zone alluvionate dell’Emilia Romagna mentre dovrebbero essere a lezione da qualche parte, in facoltà oppure alle superiori…se non fosse successo quel cataclisma che è successo. L’espressione era stata creata in riferimento ai volontari, di cui molti giovani che erano accorsi a Firenze per l’alluvione del 4 novembre 1966 per cercare di salvare più opere d’arte possibile. Storia vecchia che si ripete. Anche l’espressione torna ad essere usata. Di bello c’è la presenza di tanti ragazzi che si ingegnano a dare una mano: con guanti e stivali si passano i secchi d’acqua per liberare gli scantinati allagati. Si meriterebbero dei buoni studio speciali o anche una laurea honoris causa in dottorato civico. Sono divisa tra l’ammirazione verso le migliaia di persone, giovani e meno giovani accorse sulla scena del disastro annunciato e lo sdegno per la cecità o miopia usate nel considerare la fragilità del territorio dell’Appennino. Vedere per televisione frane che piombano sulla strada e auto sommerse – anzi immerse – nel fiume tracimato sembra inverosimile, in una nazione ritenuta civile. Ho visto persone in acqua col gatto nel trasportino e ho seguito la storia dell’allevatore Sauro che non è riuscito a salvare la moglie Marinella che voleva salvare l’asina. Ogni mattina c’è un aggiornamento delle vittime, per lo più anziani che volevano mettere in salvo gli animali. Ad oggi sono 14, le persone portate via dal flagello abbattutosi sulla regione. Migliaia gli sfollati. Tristezza e rabbia si fondono. Durante il notiziario delle tredici, sento che i giovani con secchi e badili, ogni tanto si fermano e cantano, strappando sorrisi e lacrime di commozione. Benedetta gioventù!

Piogge tropicali sull’Emilia Romagna

“Dall’estremo all’inaudito” sono le parole del meteorologo Filippo Thiery, volto Rai di ‘Geo” riguardo il disastro successo in Emilia Romagna in un paio di settimane. L’ allerta rossa era giustificata: 23 comuni allagati, 14 fiumi esondati, comunicazioni in tilt, 9 vittime finora. Martedì pomeriggio Manuel, il mio assistente tecnico-informatico, studente di ingegneria elettronica a Cesena mi invia un breve video, giratogli da altri dove si vede di spalle un tipo condurre la bicicletta in mezzo a un lago d’acqua marrone che gli arriva alla cintola: quasi ‘comico’ se non fosse vero. Chissà dove tentava di andare, e il peggio doveva ancora arrivare. Manuel è domiciliato in una zona alta della città, risparmiata dall’alluvione, comunque non può spostarsi e non sa se potrà rientrare a casa per il fine settimana. Segue le lezioni online, anzi no perché sono state sospese. Sono desolata di constatare quanto sia precaria la situazione. Nell’emergenza c’è un grande concorso di aiuti e di forze da molte parti, tuttavia il degrado ambientale e l’innalzamento climatico denunciano la sottovalutazione delle problematiche ambientali connesse. Tutti sappiamo che l’Italia è ‘ballerina’, però avere rinviato la messa in sicurezza del territorio sta portando i nodi al pettine. Esemplare la vignetta a pag. 23 del quotidiano IL GAZZETTINO odierno, dove a chi chiede: “E il piano contro il dissesto?” l’altro risponde: “Fa acqua da tutte le parti”. È risaputo che siamo bravi nell’emergenza, ma difettosi nella prevenzione. Dovremo convivere con questo tipo di cataclismi, indietro non si torna. Si annuncia un’estate più torrida della precedente e questo aumenta il livello dell’ansia. Nello Musumeci, Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare durante un’intervista dice che dobbiamo prepararci a questi eventi, per cui è sensato chiedersi non se avverranno ma quando avverranno. Rimbocchiamoci le maniche.