Anniversario di Laurea

Oggi parlo di un fatto che mi riguarda. Qualcuno potrà trovare che sia poco modesta, ma visto che non scrivo su commissione me lo permetto. Si tratta dell’esame di laurea che sostenni il 30 novembre 1976 a Padova, dove mi laureai in Lettere. Avevo 23 anni, indossavo un completino di velluto celeste,j ero piena di aspettative e di progetti. Siccome lavoravo da un paio di mesi come Applicata di segreteria in una scuola media, ritardai il mio ingresso in aula come insegnante, ma in compenso imparai a scrivere a macchina, cosa che mi serve tuttora per i miei post, sebbene digiti ora sulla tastiera del tablet. Tornando a quel fatidico giorno, ricordo con simpatia che vennero ad assistere al colloquio Marisa e Padre Pellegrino dei Padri Cavanis, sulla cui storia avevo elaborato la mia tesi. Un’amica mi aveva prestato il registratore, per fermare l’evento che in realtà un poco mi deluse (107/110), perché aspettavo che la mia ricerca storica fosse più apprezzata. Un segno che non era il mio ambito, anche se successivamente feci un estratto della tesi che Milena vendette bene nel suo negozio in piazza a Possagno, annotando il nome di chi aveva comprato il volumetto. Un ricordo che accarezzo ancora, dopo 46 anni, insieme con la prima pianta di fiori ricevuta per l’occasione: una azalea rosa. Ma il dono più gradito è stata la coppa regalatami da mio padre Arcangelo, che conservo tuttora in studio, difronte al diploma di Laurea, parallelo a quello di Ostetrica di mia madre, inframezzati dagli Attestati di Musica in chitarra e fisarmonica di mio figlio. Approfitto per dire che il giorno di Laurea e quello della nascita di Saul – l’8.08.88 – sono le due date che fanno da binario al mio percorso umano e professionale, attorno alle quali ho costruito le mie relazioni. Oggigiorno si dà più importanza alla competenza piuttosto che al titolo di studio, e mi pare corretto. Però la competenza si consegue sul campo, dove si accede tramite titolo di studio, almeno riguardo certe professioni. Personalmente sono contenta del percorso fatto, soprattutto adesso che sono in pensione e posso dedicarmi alla scrittura, mio diletto. Sto ‘collezionando’ le opere finora date alle stampe/editate, reperibili su Amazon, tramite titolo, come da locandina. Oppure cercando sul blog alla voce Il mio negozietto. Buona lettura a chi vorrà conoscerle e magari inviarmi un parere. Grazie! 🌝

Statistica ed Emozioni

Oggi sono di fretta: appuntamento con la cordiale vice sindaca Antonella Forner, pratica in posta, cartoleria, farmacia. Perciò ho i tempi stretti e non posso concedermi una lettura approfondita del quotidiano. Mentre la gentile Gabriella del bar Mirò mi prepara il cappuccino – con decoro integrato – mi arrampico sullo sgabello e mi approprio velocemente del giornale, prima che me lo sottragga un altro avventore (cui lo cedo dopo dieci minuti). Per fortuna trovo in prima pagina, taglio alto a destra ciò che cattura la mia attenzione: Festival Statisticall, dal 2 al 4 dicembre, Treviso 8^ edizione; quindi festival della statistica e della demografia, in occasione del quale vengono forniti dei dati che sintetizzo: nella nostra provincia vive il 43% dei single, me compresa. Di fatto sono in buona compagnia! Sono tentata di rallegrarmene, essendo una sostenitrice dell’indipendenza, ma poi altri dati smorzano il mio entusiasmo: le coppie che non convolano a nozze perché penalizzate dalla crisi economica, sono proprio quelle sui trent’anni, il che mi rattrista. L’antico motto Beata solitudo sola beatitudo (Beata solitudine sola beatitudine), funziona solo se c’è qualcuno con cui condividerla e oggigiorno la convivenza costa parecchio. Se poi aggiungiamo annessi e connessi della pandemia, mercato del lavoro in crisi, difficoltà di adattarsi… e altro, il panorama che si profila è tutt’altro che confortante. Se non ci sarà un’inversione di marcia, nel 2050 il rapporto tra chi lavora e chi no sarà di 1a1 e non mi pare una buona cosa. Si entrerà nel mondo del lavoro sempre più tardi ed altrettanto se ne uscirà! Per ora esco dal bar e corro dalla vicesindaca per informazioni sulla prossima Mostra del Libro, dal giorno 8 al 12 dicembre, cui partecipo come autrice: un tuffo nel mondo rassicurante della fantasia, della narrativa e della poesia, per staccare dai problemi quotidiani e nutrire lo spirito. Come diceva Victor Hugo: V’è uno spettacolo più grande del mare, ed è il cielo; v’è uno spettacolo più grande del cielo, ed è l’interno dell’anima.

Catastrofe

“Dalla sera alla mattina ti trovi senza più nulla”, dice una superstite della frana a Casamicciola (Na), nell’isola d’Ischia. Finora 8 vittime, 5 dispersi, 230 sfollati. Una gestione del territorio fallimentare, abuso edilizio, condoni sono concause della catastrofe annunciata. Il dissesto idro-geologico è noto, la cultura della prevenzione pressoché inesistente. “Le persone devono capire che in alcune zone non si può costruire”, è il monito del Governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Stato di emergenza chiesto e prontamente accordato. Ma dopo? Leggo che gli ischitani sono ‘rassegnati’ e ‘condannati’ al fatalismo. Forse gli adulti, gli anziani…non certo il neonato di una ventina di giorni, sotterrato dal fango insieme ai suoi giovani genitori. Concordo che ora è il tempo del dolore e non delle polemiche, ma ascoltare i cenni dell’evento no? Per non parlare della precedente frana del 2018 che non ha prodotto gli interventi necessari. Ancora una volta la parola Prevenzione è stata disattesa, e l’emergenza ha costi umani e sociali molto più vasti. Spesso ho considerato ‘fortunate’ le persone che vivono in posti da sogno, col mare a distendere i nervi e il sole in fronte. Non amo il freddo e le montagne mi incutono soggezione. Sono veneta per caso. Di spirito credo che starei bene in un’isola, specie da quando ho scoperto – grazie Lara – che Ada, così com’è scritto, in turco significa isola. Col senno di poi, ci andrei solo in vacanza, oppure di passaggio. Per me successe da liceale, durante la gita scolastica a Napoli e Pompei, del 1971 se non erro (qualche mio ex compagno del Brocchi potrà confermare o aggiustare). Rimasi talmente sbalordita dalla bellezza dei luoghi…da suggerirli come viaggio di nozze a mia sorella maggiore. Da allora il paesaggio si è molto complicato, persone comprese.

Uva e benessere

Oggi, prima domenica di avvento metto da parte la penosa attualità che riguarda la tragedia di Ischia, rinviata ai prossimi giorni. Ho bisogno di nutrirmi di leggerezza, che cerco tra le righe della rubrica Salute e benessere, a pag.15 del quotidiano il gazzettino. Il titolo è accattivante: “Autunno, bagni nell’uva per rimettersi in forma”. Caspita, ho ancora qualche grappolo di uva fragola appeso alla vite che si sta spogliando delle foglie. Effettuata una piccola vendemmia circa un mese fa, ho trasformato i profumati grappoli in composta d’uva fragola e cannella, conservando il prodotto originario in un paio di cassettine. Al momento di gustarla, scarto le bucce degli acini che poi inserisco nel compost dove i laboriosi lombrichi lavorano, per restituirmi fertilizzante a costo zero. Ma dopo la lettura dell’articolo, potrei pensare a farne anche un uso alternativo, a beneficio soprattutto della pelle. Dunque, specie nelle spa del Trentino pare sia diffuso e usato il bagno di mosto, peraltro praticato da Arabi, Egiziani, Greci e Romani (dato che la nostra cultura è…greco-romana, non avremmo inventato nulla). Tra i letterati latini Ovidio, poeta elegiaco autore dell’Ars Amatoria simpatizzava per Bacco, il dio del vino, del cui mito parla nelle Metamorfosi. Arcinoto il proverbio “Bacco Tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere” che però mi allontana dai benefici dell’uva cui intendo tornare. I vinaccioli – una delle prime lunghe parole proposte da ricopiare a mio figlio in prima elementare – sono ottimi per effettuare la pulizia della pelle, se non vengono trasformati in olio di vinacciolo. Incredibile in quante forme benefiche possa riproporsi la natura. Chissà quante altre lezioni ha ancora in serbo per noi distratti. Prosit 🥂

Invidiabile longevità

Durante la trasmissione La vita in diretta sento una bella storia: una arzilla signora centenaria festeggia i 101anni insieme ai carabinieri che le portano una torta allo yogurt fatta da loro stessi. Succede nelle isole Egadi, a Favignana, isolata a causa del maltempo. Lei si chiama Rosa Giangrasso – Zia Rosina – vive da sola ed è la più anziana abitante dell’isola. Lavora a maglia e all’uncinetto. È devota a padre Pio, vive da sola ma molte persone in foto le fanno compagnia dalle cornici che arredano una parete della cucina. A causa del maltempo, i suoi familiari non hanno potuto raggiungerla nell’isola (familiari che immagino pure di età avanzata). I carabinieri le fanno spesso visita ed il servizio che offrono fa onore a loro e alla divisa che indossano. Immagino la soddisfazione della festeggiata e anche l’emozione degli uomini dell’Arma, impegnati spesso in missioni di pericolo. La foto che accompagna la notizia riportata dai quotidiani ce la restituisce che indossa un abito a stampa foglie e sul capo il berretto da carabiniere: un quadretto che sprigiona serenità ed anche leggerezza, doni che la signora Rosa con la sua testimonianza di longevità e di indipendenza in realtà fa a noi. Mi viene facile pensare alle persone che si lamentano per essere sole, oppure a quelle che mal sopportano la vita in strutture per anziani. Questa storia è l’eccezione che conferma la regola. Un mirabile esempio che si può farcela anche da soli. Se si possiede lo spirito adatto e si gode di buona salute.

Fenomeno sciagurato

Nel 2022 si sono registrati meno FEMMINICIDI in Italia dove cresce la prevenzione. Tuttavia le vittime sono ancora molte. Sono 104 le donne uccise nel nostro Paese da inizio anno: i loro nomi si leggono sullo sfondo rosso della facciata di Palazzo Chigi. La giornata contro la violenza sulle donne risale al 1999 e ricorda il sacrificio delle tre sorelle Mirabal, attiviste politiche della Repubblica Dominicana, uccise il 25 novembre 1962 perché protestavano contro il regime del dittatore Trujillo. Il fenomeno è diffuso a livello mondiale – Francia, Germania e Spagna in Europa contano il maggior numero di donne uccise – ma questo non solleva lo spirito. In Italia, la regione che risulta prima per femminicidio (il 17,2 %) è la Lombardia, seguita dall’Emilia Romagna (8,8 %), dal Piemonte e dal Lazio (entrambe all’8,4 %). Al di là dei freddi numeri, disorienta riflettere sulle cause di questo sciagurato fenomeno di cui spesso si macchiano uomini affettivamente vicini alle vittime: mariti, compagni, ex …perfino fratelli e padri. È evidente che l’amore non c’entra nulla, più appropriato parlare di possesso, gelosia, odio. Non ho esperienza diretta di drammi del genere, anzi quasi: anni fa, in un comune vicino un padre uccise la figlia di cui si era ‘invaghito’, episodio che si commenta da solo. In una ipotetica intervista alle vittime, chiederei cosa ha fatto esplodere la violenza e cosa si può fare per evitarla, o quantomeno contenerla. Immagino che tutte risponderebbero NON SOTTOVALUTARE i segnali che spesso – per non dire sempre – vengono sottostimati, forse per non rendere pubblico un dissapore e con la speranza che la furia passi. Ma sappiamo com’è finita. 🙏

Pecore e suggestioni

Anche oggi le notizie di cronaca nera prevaricano sulla bianca, dedicata alla politica e paraggi. Per fortuna c’è il sole che mi accompagna nell’uscita dal dentista per un rapido controllo. Già che ci sono, faccio una capatina al bar dove la tribuna di Treviso è posata su un tavolo, pare a posta per me: al momento sono l’unico avventore ed è l’unico quotidiano disponibile. Gli altri non li leggono, si giustifica la titolare del bar, sul cui volto scorgo una certa delusione. Non sono prevenuta, ma ho le mie simpatie riguardo le testate. In ogni caso considero ciò che passa il convento. Mi dedico alla lettura con l’intento di selezionare ciò che potrà suggerirmi l’argomento del post. Credo di averlo individuato a pag. 3, con la proposta del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, Niente più reddito di cittadinanza a quanti non hanno terminato l’obbligo scolastico, che mi trova pienamente d’accordo. Ma poi, scorrendo le altre pagine, trovo curiosa, interessante e in tema pre-natalizio la notizia riportata a pag.28, Nessuno le vuole Il sindaco di Follina ospita 1500 pecore. Il primo cittadino Mario Collet ospita in un suo terreno il gregge dei fratelli Fedele (anche il cognome sembra in linea), pastori trentini alle prese con la transumanza sgradita e dice: “Ringraziamo il Signore che esistono”. Immagino il sindaco amante della poesia, oltre che della tradizione e del valore delle greggi. Per quanto mi riguarda, ho una predilezione per il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, composto da Giacomo Leopardi a Recanati tra il 1829 e il 1830, di una suggestione unica. Il poeta, attraverso il pastore considera gli animali fortunati, in quanto privi di ragione e non si arrovellano tra noia e dolore. Mi auguro che le pecore, al di là di un credo diffuso, siano capaci di un sentire più ampio, magari comprensivo della gratitudine umana.

Giornata Mondiale della Filosofia

Pare che oggi sia la Giornata Mondiale della Filosofia, dico ‘pare’ perché ogni giorno è dedicato a qualcosa, ma anche a più di una. Comunque non mi dispiace occuparmene, influenzata dai miei percorsi scolastici. Il mio professore di Liceo era un tipo interessante, con un nome accattivante, Roberto Roberti. Il suo modo di porsi ricordava il tenente Colombo, mentre la didattica non era quella di un cattedratico, ma più vicina alla percezione degli adolescenti. Non mi dispiaceva la sua lezione, sebbene fosse la letteratura il mio cavallo di battaglia, specialità del compianto professore di Italiano Armando Contro, cui ho dedicato il romanzo Il Faro e la Luce. Quanto alla Filosofia, circolava tra i corridoi la convinzione che fosse Quella cosa con la quale e senza la quale si vive lo stesso. Oggi la mia idea si è evoluta. Tuttavia non è del tutto definita e ho bisogno di puntelli per farmene una ragione. La parola ‘filosofia’ deriva da due parole greche che si possono tradurre come ‘amore per la sapienza’ che si estrinseca attraverso un lavoro del pensiero riguardo domande esistenziali. L’uomo si pone delle domande e cerca di darsi delle risposte, non per fini utilitaristici. D’altronde Aristotele dice che si conosce al solo fine di sapere e non per conseguire una qualche utilità pratica. Qua mi fermo perché non sono affatto un’esperta, mi permetto delle intuizioni. Cerco un aiutino nel web e trovo le seguenti risposte alla domanda Che cos’è la filosofia: È amore per il sapere – È meraviglia verso il mondo che non conosciamo – È porsi domande su questo mondo – È ricerca tramite la ragione, per rispondere a queste domande – È argomentazione – È dialogo – È pratica di vita. Beh, ce n’è per tutti i gusti. Per non allargarmi troppo in un campo potenzialmente minato, adotto la frase del calendario filosofico odierno che recita: Cura d’esser chi sei che ti amino o no (Fernando Pessoa). Provo ad adeguarmi.

Buon onomastico e buon compleanno

Tra le prime cose che faccio appena alzata, mi occupo del calendario: sposto il fermaglio sul giorno corrente e leggo il santo del giorno, che oggi è santa Cecilia (Roma, II secolo – Roma, 22 novembre 230 d. C.), martire cristiana, patrona della musica, di strumenti, poeti e cantanti. L’ Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Roma è una delle più antiche istituzioni musicali al mondo. Il nome deriva dal latino Caecilia, ‘cognomen’ di una gens latina, tratto da ‘Caeculus’ e significa cieco. Però a me ha ricordato quello di un’altra Cecilia, quella bambina del Manzoni morta di peste e offerta dalla madre ai monatti. Mi riferisco al capitolo XXXIV de I promessi sposi che vado a rileggere e di cui riporto dei passaggi: “Scendeva dalla soglia di uno di quegli usci…una donna… Portava essa in collo una bambina di forse nov’anni, morta; ma tutta ben accomodata…”. L’episodio descritto è di rara commozione, per me indimenticabile, soprattutto per la madre di Cecilia che mi fa pensare a tutte le madri che sopravvivono ai loro figli (anche se quella manzoniana prevede di morire la sera stessa, insieme ad un’altra figlia più piccola), basti pensare a quelle che hanno perso i figli in incidenti stradali e simili. Di poche ore la notizia del bimbo di un anno investito a Gallarate mentre attraversava sul passegino spinto dalla madre. Fortunatamente non in pericolo di vita. Poi penso a una prosperosa Cecilia di quand’ero ragazzina e vivevo a Cavaso del Tomba che vanta una chiesetta dedicata alla santa in via Monte Tomba. La signora veniva ad aiutare mia mamma nel disbrigo di alcune faccende domestiche; era sempre sorridente e con la battuta pronta. Credo portasse una iniezione di buonumore che ricadeva anche su di me. Tra gli elenchi scolastici, non mi è capitato di scorrere questo bel nome che tuttavia ha una storia e un significato. Auguri speciali di buon onomastico a chi porta questo nome e buon compleanno a Liana, una inossidabile signora a me cara che oggi spegne parecchie festose candeline!