La Sala Consiliare del Comune di Cavaso del Tomba è accogliente di suo, per il marmo e gli arredi. Il valore aggiunto sta nell’operato che l’Amministrazione comunale elabora durante gli incontri istituzionali e il servizio culturale che offre in svariati contesti, come è successo ieri per la presentazione del mio libro Dove i Germogli diventano Fiori. A proposito di fiori, riguardano sì il risveglio vegetativo, ma anche la crescita culturale delle giovani menti affidate alle cure del maestro Enrico Cunial, cui è dedicata l’opera. Il dipinto in esposizione di Noè Zardo racchiude simbolicamente il contenuto, evocando l’armonia delle relazioni coltivate fin da scolari sotto la cura dell’attento maestro, alias giardiniere. L’ Assessore Michele Cortesia apre l’incontro, mettendo in evidenza la specialità del luogo. “La presentazione è stata partecipata, una buona presenza” sono le sue confortanti parole per un incontro che meritava pubblico più numeroso. Però concordo sulla qualità dell’ascolto e degli interventi. Mariuccia, un’amica di liceo che abita a Belluno ha fatto la strada a posta per partecipare e mi scrive: “Quello che ho sentito mi ha arricchita e mi ha fatto riflettere sulle persone della nostra vita che ci hanno insegnato la strada giusta”. Il simpatico intervento di Silvio Reato sulle sue ‘intemperanze infantili’ mi ha riportato alla memoria la maestra Giovanna Zanesco e la capacità dei bravi insegnanti di scoprire e valorizzare i talenti in erba, sottolineata anche dal sensibile Sindaco Gino Rugolo, accomodatosi tra il pubblico, favorendo la “corrispondenza d’amorosi sensi” di foscoliana memoria, accennata in esordio dall’assessore Cortesia. La mia amica Lucia, fedele commentatrice dei miei quotidiani post mi fa la sorpresa finale di un ringraziamento pubblico che nutre la mia propensione a scrivere. Eccettuati gli assenti giustificati, chi non c’era ha perso un momento di salutare condivisione. Il post intende offrirgli un rimedio. Ne approfitto per ringraziare l’Amministrazione, i miei Collaboratori e tutti i Presenti. 💐
Il bene della lettura
Ieri 24 marzo era la Giornata nazionale per la promozione della lettura, abilità importante e non abbastanza praticata cui dedico oggi il mio post. Quando insegnavo, venivano spesso ricordate le quattro abilità di base da fare conseguire agli alunni: ascoltare, parlare, leggere, scrivere. Non so se sia casuale l’ordine in cui sono declinate. Oggi mi sembrano abbastanza ridimensionate per importanza, rispetto a quando ero alunna/studente io, in una società mutata e complessa, avanzata per certi aspetti ma impoveritasi per altri. Le abilità di base sono state soverchiate da altre abilità, si impara e si disimpara nello stesso tempo. Ritorno alla base, con note personali. Da bambina leggevo moltissimo, adesso scrivo molto, leggo abbastanza ma non quanto vorrei. Più che consumare produco; alla mia “ragguardevole” età, mi concedo il lusso di fare ciò che mi piace di più. Ho letto l’ultimo romanzo a Natale e ho un paio di saggi per le mani. A proposito di lettura, ammiro chi segue dei corsi di recitazione e poi dona a chi ascolta il piacere di essere coinvolto in un abbraccio emozionante di parole dosate nel tono, nel ritmo e nella velocità. È quello che succede durante eventi culturali di incontro con l’autore. Cade a fagiolo la presentazione del mio ultimo DOVE I GERMOGLI DIVENTANO FIORI, oggi alle 16.30 in sala consiliare a Cavaso del Tomba. Siete tutti invitati, racconto com’era la scuola negli Anni Sessanta, come insegnava Enrico Cunial, il mio maestro con baffi, manicotti e un gran cuore. Non un romanzo ma un mix di generi: biografia, autobiografia, interviste, documentazione storica, galleria fotografica, con il dipinto Ruralità poetica dell’artista Noè Zardo in copertina. Una lettura a più livelli per un tuffo nel passato da cui riemergere rinvigoriti.
Lieto evento surreale
Sul CORRIERE DELLA SERA odierno leggo l’articolo Victoria, ecco l’androide che partorisce dei robot “Formerà gli ostetrici”. Il nuovo simulatore dell’Uls respira, piange e parla. Contento il direttore generale Francesco Benazzi mentre il sindaco di Treviso Mario Conte si dichiara “orgoglioso di questa innovazione”. Chissà come reagirebbe mia madre – mancata nel 2007 – che faceva la levatrice, poi l’ostetrica condotta dei comuni di Cavaso e Possagno negli Anni Sessanta quando le donne partorivano in casa. Poi venne l’ospedalizzazione del parto. Tra le corsie dell’ospedale la nascita perse di poesia, pur garantendo il pronto intervento in caso di problematiche ai due soggetti del lieto evento. Io stessa chiesi di assistere ad un paio di parti, per farmi un’idea: non svenni, ma ricordo ancora l’emozione che dubito l’androide potrà provocare. Non sono contraria all’uso della tecnologia, per migliorare la vita e prevenire danni in ambito medico-sanitario. Dovendo sottopormi ad intervento di artoprotesi nel novembre 2021, io stessa scelsi di essere operata dal robot guidato dal chirurgo per ridurre la degenza in ospedale…ma la nascita è un evento così speciale che simularla da un androide diventa surreale. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano gli iscritti al corso di ostetricia, che vengono privati della naturalezza dell’evento che dovranno pure affrontare dal vivo. Per associazione, penso agli studenti che devono ‘dialogare’ con lo schermo, anziché con l’insegnante in carne e ossa. Non è che stiamo esagerando? Meno male che Alessandro D’Avenia, in un recente suo scritto sosteneva che il computer non riuscirà mai ad essere creativo, pur capace di svolgere un’enormità di operazioni. Mi appello all’aurea mediocritas (vale quanto equilibrio) del poeta Orazio e chiudo la porta alle esagerazioni tecnologiche. Salvo che non riescano a restituirci l’umanità.
Post compleanno
Oggi mi soffermo sugli effetti collaterali del compleanno, scadenza costante che ieri ho voluto sottolineare, data la ‘ragguardevole’ cifra tonda. Due ore trascorse in piacevole compagnia, addolcite dai pasticcini e abbellite da molti fiori. Ma non sono i doni, sebbene graditi gli effetti collaterali che intendo evidenziare, quanto lo stato di benessere raggiunto che mi viene sottolineato. Ho girato a dei contatti alcune foto scattate durante l’incontro: Il tuo volto sereno circondata da ciò che ami mi rallegra, scrive mia nipote da Roma e un caro collega dalla Sardegna dice che nell’isola dei centenari, a 70 anni rientrerei nella categoria delle ‘giovincelle’: poesia! Obiettivamente sono serena e mi sento giovane dentro, un traguardo che mi sono costruita strada facendo. Non è sempre stato così: anch’io ho avuto alti e bassi dell’umore, ho affrontato disagi, mi sono messa in gioco in varie occasioni. Sono anche stata fortunata, ma ho sempre pensato che dopo sarebbe stato meglio di prima, se avessi mantenuto la barra del timone. Oggi raccolgo i frutti della mia semina, con un po’ di reverenziale timore di dover strappare qualche erbaccia. Se qualcuno mi fa i complimenti perché ravvisa dietro le lenti che mi sono data da fare, beh è una bella soddisfazione, anzi il regalo più prezioso che mi viene consegnato su un piatto d’argento, non richiesto e rivitalizzante. Quanto al numero di primavera, orgogliosa di portarle, bendisposta di caricarmene altre sulle spalle. Gli ingredienti del mio benessere partono da lontano, trasmessi dai miei genitori e rafforzati dalla scelta di coltivarli: fiori, gatti, parole, indipendenza, relazioni. Un mix niente male che mi caratterizza. Ognuno ha da farsi amico il proprio, perché tutti custodiscono un tesoro.
Felice di esserci
COMPLEANNO 💐 Nel 1963, quando avevo 10 anni, Marcello Marchesi cantava Che bella età !a mezza età… che era la sigla del Signore di mezza età, un varietà di costume firmato dallo stesso Marchesi che ricordo vagamente come un signore panciuto e coi baffi. Certo allora doveva sembrarmi vecchio un quarantenne, figuriamoci un settantenne! Adesso che metaforicamente soffio io sulle 70 candeline, non mi considero ancora anziana, in ciò confortata dal fatto che un aggiornamento delle fasce d’età ha spostato a 75 anni quella che mi dovrebbe riguardare. Dato il prolungamento della vita, l’anzianità è suddivisa in quattro gruppi: i “giovani anziani”, tra i 64 e i 74 anni; gli anziani, tra i 75 e gli 84 anni; i “grandi vecchi”, tra gli 85 e i 99 anni e i centenari. Bando alle classifiche, mi piace riportare il contenuto di un messaggio spiritoso dove si sostiene che conta lo stato di conservazione, non l’anno di immatricolazione. Grazie al cielo, sto bene e l’umore è buono. Serenamente in pensione, mi occupo dei fiori e dei gatti, leggo, scrivo e coltivo buone relazioni. Oggi festeggio il compleanno in compagnia, perché scambiare pensieri ed emozioni equivale a fare squadra e questa competizione affettuosa mi ricarica. Sono contenta di esserci e mi auguro di avere ancora un bel tratto di strada da fare. Passato e Futuro sono due riferimenti temporali che non mi appartengono più oppure non ancora, perciò mi sento protagonista del presente che intendo farmi amico. Così la squadra aumenta e ogni occasione è buona per ringraziare chi c’è a farmi compagnia. Quindi, cari amici, grazie di esserci e brindiamo alla vita! 🥂
Poesia, percorso benessere
Giornata Mondiale della Poesia, oggi 21 marzo in coincidenza con il risveglio della natura e in ricordo di Alda Merini, nata a Milano il 21 marzo 1931 (dove muore il 01.11.2009). È stata istituita dall’UNESCO nel 1999 per celebrare una delle “forme di espressione e identità culturale e linguistica più preziose dell’umanità”. Ringrazio il gentile amico e compagno del Liceo Amedeo Michele di avermelo ricordato, perché la poesia è una silenziosa compagna anche delle mie giornate, riempite pure dalla prosa. Mi impegno a produrre qualcosa di dignitoso in questo ambito, ma oggi rubo la definizione che ne dà Paul Celan: Io non vedo alcuna differenza di principio tra una stretta di mano e una poesia. Quindi una giornata dedicata alla promozione della poesia in tutto il mondo, da declinarsi non solo in versi, ma con qualunque forma espressiva che coinvolga le emozioni. Nata prima della scrittura – si pensi ai cantastorie – è una forma di comunicazione universale, capace di veicolare un messaggio di pace e di dialogo tra i popoli. Quando insegnavo, i poeti ermetici consentivano di calarsi nella realtà dolorosa della guerra più rapidamente che considerando i fatti sul libro di storia. Avevo una predilezione per Umberto Saba (Trieste, 9.03.1883 – Gorizia, 25.08.1957) per la semplicità del suo dire e per non appartenere ad alcuna corrente letteraria: il mio modello di riferimento! Durante un’uscita didattica con le classi terze, siamo stati a vedere la sua libreria antiquaria a Trieste. Nel privato, apprezzo molto chi sa esprimersi in poesia, senza bisogno di esibire una ‘patente’ e sono diverse le persone a farlo, sia uomini che donne. Oggi stringo idealmente la mano a ognuna di loro e brindo ad Apollo, Dio delle arti e della poesia. 🥂
Felicità… dietro l’angolo
20 marzo, giornata della felicità! Coincide con l’equinozio di primavera, perciò foriera di buontempo e belle cose (si spera). La data del 20 marzo è stata stabilita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2012 e si celebra dal 2013. Il web dà anche 10 consigli per vivere spensierati, riassunti da tre step: Sii consapevole, sii grato, sii gentile, credo fattibili. Segue l’elenco di dieci azioni che ci fanno sentire felici, di cui riporto le tre che adotto: connettersi con le persone, avere degli obiettivi, apprezzare il mondo che ci circonda. Anche alcuni cibi possono favorire il buonumore, in quanto risultano utili per la produzione di serotonina, nota come neurotrasmettitore della felicità, tipo la banana, i mirtilli, i fichi… e il cioccolato. Tutto vero? Provare per credere. Appurato che l’ottimismo fa campare più a lungo, è difficile definire la felicità. Per Albert Einstein è una vita calma e modesta. Per gli studiosi del settore, trattasi di un’emozione temporanea, uno stato d’animo che si può imparare. Una ricetta che può portare alla felicità è la cosiddetta “scrittura espressiva”: mettere nero su bianco, quindici minuti al giorno, esperienze ed emozioni per risolvere meglio i conflitti, molto vicina al diario che consigliavo di scrivere a scuola. Adesso che mi ricordo, all’appello gli studenti dichiaravano il proprio umore, consentendo all’insegnante di prendere le contro misure. Durante i lavori di gruppo erano stati elaborati dei cartelloni sulle emozioni, stati d’animo passeggeri – diversamente dai sentimenti – tra cui la felicità che ogni ragazzo coniugava a modo suo. Venendo a me, mi faccio bastare momenti di felicità, che un po’ mi costruisco ad esempio scrivendo e un po’ mi vengono offerti dalla natura, dai gatti e dalle relazioni. Anche Alessandro D’Avenia tratta oggi l’argomento nella sua rubrica Ultimo Banco, intitolando l’articolo ‘Il midollo della vita’. In sintesi, la felicità è “creare secondo i miei talenti e amare secondo le mie possibilità”. E quindi può accadere “scrivendo, camminando, cucinando, facendo una lezione… e tutte le declinazioni del quotidiano. Forse la felicità è dietro l’angolo: basta coglierla!
Ciao inverno
Ultima domenica d’inverno, ormai la primavera è alle porte: basta solo che tolga la maschera! Sono stata a salutare la mimosa che tre settimane fa stava per sbocciare e ora è esplosa, uno spettacolo, un pieno di energia vitale che consente di ricaricare le pile. Mi sto appropriando del paesaggio dove vivo da oltre vent’anni, senza essermi resa conto degli suoi angoli più belli, dove proliferano i fiori e cantano gli uccellini. È proprio vero che Non è mai troppo tardi, se si mantiene la curiosità e la voglia di stupirsi. Rientrata dalla passeggiata, mi godo il resto del pomeriggio sotto il portico, tra il canto dei canarini e il rumore stridulo della sega che sta tagliando tronchi a circa duecento metri. Quando ci sono passata vicino, dal sentiero che costeggia il cimitero le mie narici hanno gustato l’odore del legno appena tagliato che mi ricorda il fuoco amico della stufa tuttora in funzione di sera. Prima che il sole tramonti, faccio un giretto per il giardino e fotografo ciò che mi sorprende: le viole, i giacinti, qualche piccola giunchiglia, un pezzetto di eden che mi procura benessere. Rimane l’incognita acqua. Intanto riciclo quella che posso, però ho visto che sono morte due piante di ortensie e la siccità potrebbe essere la causa. D’altro canto sto ospitando piante e fiori nati da soli. Qualche talea di geranio ha attecchito, pur non avendo il pollice verde. A proposito di fiori, prediligo le bulbose, forse per un felice ricordo della mia infanzia quando mio padre mi immortalò in mezzo ai narcisi sul monte Tomba. La foto, in bianco e nero, chiude la mia silloge di foto-poesia Natura d’oro, reperibile su Amazon. Se mi torna tra le mani la posto.
Il ladro di bambini
Il ladro di bambini è il titolo in prima pagina del quotidiano Il manifesto che apre la rassegna stampa in tivù. Si riferisce al mandato d’arresto di Putin, spiccato dalla corte penale internazionale (Cpi) con l’accusa di “deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle zone occupate dell’Ucraina”. Tutti i 123 Paesi del mondo che riconoscono l’istituzione internazionale, compresi i 27 Paesi della Ue (Israele, Cina e India tra i grandi assenti) dovranno arrestare il leader del Cremlino, qualora mettesse piede in una di queste nazioni. Evento alquanto improbabile, a mio dire e comunque da quella parte è arrivato il commento di considerare il provvedimento dell’organismo dell’Aia carta straccia (per la precisione igienica). Il titolo di apertura è comunque di grande effetto e mi riporta alla mente il film ‘Ladri di biciclette’, del 1948, genere drammatico, di Vittorio De Sica di cui mi ricordo vagamente qualcosa. Il film – che prende il titolo dall’omonimo romanzo di Luigi Bartolini – è considerato un classico della storia del cinema ed è ritenuto uno dei massimi capolavori del neorealismo cinematografico italiano. Ebbe un enorme successo. Il titolo della copertina del quotidiano è di sicuro effetto e genera un’enorme tristezza, più appropriato dire angoscia. I dati di Kiev segnalano “Oltre 16mila bambini ucraini deportati in Russia”. Ecco, già la guerra è una tragedia, impensabile nel terzo millennio; pensare a uno sradicamento di minori da condizionare e istruire a piacimento, dopo avergli tolto tutto mi appare insopportabile. Suppongo sia successo altrove, mi viene in mente l’Argentina durante la dittatura, ma che l’ignominia si ripeta è dannatamente sconfortante. Magari il cinema impegnato ci ricaverà degli ottimi film. Tuttavia preferirei che l’argomento fosse oggetto della letteratura fantasy, invece è di drammatica attualità.
Meno social, più sociale
‘Meno social, più sociale’ è lo slogan con cui il Comune di Silea promuove la campagna volontari. Anzi, lo slogan per esteso è ‘Meno social, più sociale: diventa volontario’ rivolto ai cittadini tra i 18 e i 75 anni. Mi sembra un’ottima idea, da copiare per coinvolgere i cittadini nello svolgere piccole attività di volontariato a scopo di pubblica utilità. Ne sento parlare per tivù e poi cerco la notizia sul web. Riporto le parole dell’Assessore al sociale Francesco Biasin che condivido: Invitiamo i cittadini a riflettere sul fatto che ciascuno di noi è una ricchezza per gli altri e può contribuire alla crescita di una comunità sana, coesa e a misura di tutti. Con iniziative di questo genere si realizza la dimensione civica. Un solo appunto: non escluderei i minori di 18 anni né gli ultra 75enni, se in buona salute. Ho postato ieri l’articolo sull’anzianità e sul valore della creatività coltivata anche in tarda età. Spero che nessun senior si senta escluso e che i minorenni si mettano in fila per dare una mano. La società ideale è una chimera, ma tentare un avvicinamento tra le generazioni sarebbe una bella cosa. Nello slogan è implicita la critica all’abuso dei social, utilizzati per troppo tempo dai giovani anche a causa dell’isolamento imposto dalla pandemia. Ma le relazioni sociali risultano in peggioramento pure per gli adulti, secondo il Rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile dell’Istat): gli italiani sono sempre più insoddisfatti. Certo non abbiamo trascorso tempi felici e nemmeno facili, abbiamo la pandemia alle spalle ma la guerra alle porte. L’elenco dei problemi sarebbe lungo e non invidio chi se ne occupa ad alto livello. Però sono convinta che la base della piramide non può girarsi dall’altra parte. Più vantaggioso per tutti darsi una mano, magari sorridendo!