Avvento della luce

Ultimo giorno di novembre, che mi è particolarmente caro perché conseguii la Laurea giusto 45 anni fa! Ero una ragazzina di 23 anni, coi capelli lunghi (rimasti) e diversi sogni nel cassetto (alcuni realizzati). Inoltre oggi è Sant’Andrea, onomastico di diverse persone che conosco a cui auguro buone cose. Sant’Andrea è il patrono dei pescatori e di tutte le località dove si pesca, quindi in suo onore è festa anche nella vicina Chioggia. Leggo che a Viterbo i fidanzati si scambiano dei pesci di cioccolato o di pasta di mandorle, e mi sembra una cosa carina. Mio nonno materno Giacomo – soprannominato Giacomin del pese – vendeva pesce porta a porta, ed è un motivo in più per dare colore alla giornata, fredda e luminosa. Mi sveglio presto, alle sei: faccio colazione e rifocillo il cane e la gatta. I canarini dopo, stanno ancora dormendo. Verso le sette apro i balconi. Dallo studio vedo le cime imbiancate che fanno corona al monte Grappa ancora avvolte dal blu notturno, ma predisposte ad accogliere l’imminente luce del giorno che avanza. Tra una ventina di minuti sarà uno spettacolo osservarle e fotografarle. Così faccio, dopo aver indossato il cappotto perché il termometro sotto il portico segna due gradi. Chissà lassù come fa freddo, a 1776 m. di quota. L’ossario militare con i resti dei 22.950 caduti della grande guerra è il posto più intangibile e sacro, immerso in un immacolato silenzio di rispetto. Nel breve spazio dei click mi sembra di assistere a un dialogo tra i monti e la luce, una sorta di intesa per concordare la linea dell’equilibrio, il mix di bellezza da donare alla terra. Centinaia di persone si stanno alzando, ignorando lo spettacolo, gratuito che sta avvenendo fuori. Fornisco volentieri foto e descrizione, con l’invito a non farselo sfuggire dal vero, una delle prossime mattine.

Destino

Ci sono notizie che rattristano più di altre. Tipo quella che riguarda la morte per monossido di carbonio di un anziano di 98 anni e della sua badante di 68. Il tragico fatto è successo a Pietra Ligure (Savona), in un appartamento al quarto piano di una palazzina. A dare l’allarme il figlio della donna, Maria Ursula Alvarez, ecuadoregna, che da un paio di giorni non riusciva a contattare la madre. Quindi una vittima che lavorava in Italia, come molti immigrati. Lui, Fernando Silo, quasi centenario, vittima dell’intossicazione che ha ucciso entrambi. Responsabile la stufa a gas con cui si scaldavano. Il giudice Giovanni Falcone affermava che: “Si muore per tante ragioni, e anche senza ragione”, mentre Joan Baez sostiene: “Non si può scegliere il modo di morire. O il giorno. Si può decidere soltanto come vivere”. Però mi sembra uno sberleffo del destino quello che ha congedato i due protagonisti di questa vicenda, legati da un rapporto di lavoro e, immagino di affetto. Oltretutto la badante, mia coetanea, proveniente dall’Ecuador mi ricorda Zulay, una cara amica ecuadoregna, mancata per incidente nell’asolano una decina d’anni fa: anche lei governante e desiderosa di costruirsi un futuro dignitoso lontano da casa. Non intendo diventare patetica (= eccessivamente sentimentale in Treccani) ma pietosa sì, se pietà (diverso da compassione) si riferisce alla forte sensazione di dispiacere per quanto accaduto. Ogni mattina i media sfornano notizie di cronaca nera: incidenti stradali, morti sul lavoro, disgrazie familiari… talmente abbondanti che si rischia di abituarsi. Quella successa a Savona mi tocca particolarmente. Sento il dovere di tributare alle vittime Fernando e Maria il mio saluto di congedo, immaginandole in un mondo migliore.

Neve sui monti

Stamattina…sorpresina: quando apro gli scuri vedo la neve sulle cime dei monti. Un evento annunciato, accompagnato da un sensibile calo della temperatura. Del resto oggi è l’ultima domenica di novembre, inizia il periodo dell’avvento e dicembre è alle porte. Siamo nella norma. Forse per questa coincidenza temporale, ieri sera mi sono affannata a recuperare nel pc due foto scattate sul monte Grappa qualche anno fa, per farle stampare su altrettanti cuscini da donare a mio figlio, amante della montagna. Naturalmente mi ha supportato da remoto quel genio dell’elettronica di Manuel, senza il quale non saprei cavarmela. Però ieri sera la rete ha dato problemi a entrambi e l’operazione, conclusasi dopo un’ora e mezza è andata finalmente in porto. Alla fine lui era sudato e io quasi addormentata davanti allo schermo, in attesa che i vari passaggi fossero abilitati. Merita che racconti com’è andata. Per motivi che ignoro, a lui risultava che non fossi connessa, perciò a un certo punto si sono invertite le parti: io ho videochiamato lui che mi istruiva via voce, con tablet alla mano e successivamente anche vecchio Nokia. Ho selezionato le foto scelte per la stampa e gliele ho spedite, operazione che ha richiesto qualche minuto buono, che mi ha consentito di osservare sullo schermo del pc l’andamento del trasferimento: sembrava una gara tra le foto, lanciate…a scaricarsi. Partita la prima, la seconda seguiva col fiato corto, fino a raggiungerla e a completare l’operazione, mentre io facevo la radiocronaca. Ci siamo sbellicati dalle risa, mentre io sentivo in sottofondo le urla dei tifosi di pallavolo, al seguito della partita in corso di Gaia, sorella di Manuel che la madre Nadia seguiva in diretta. Insomma: una serata insolita per me, che mi alzavo ogni tanto per rinfocolare la stufa e sbirciare sullo schermo in tivù i ballerini di Ballando con le stelle. L’immagine rasserenante della neve sui cuscini, che ho visto prima di dare l’ok finale all’acquisto, e quella della neve reale sulle cime innevate stamattina mi predispongono a una buona domenica, che estendo anche ai lettori del blog.

Donare

Oggi 27 novembre ricorre la Giornata Mondiale del dono: un invito a donare nel senso più ampio del termine, che si tratti di denaro, oggetti, tempo, sorrisi e abbracci. A parte una certa discordanza sulla data (per alcuni il 30 novembre, per altri il 4 ottobre), l’idea è nata a New York nel 2012; successivamente si è trasformata in un vero e proprio movimento globale che invita ad impegnarsi per costruire un mondo più giusto e solidale. Ogni atto di generosità conta. Assolutamente d’accordo con il principio, mi interrogo su come posso concretizzarlo. Intanto in questo periodo di convalescenza ho usufruito del dono di tempo e servizi che mi hanno regalato le mie amiche Lucia e Marcella soprattutto, dell’attenzione di Lisa e Roberta che mi mandano saluti e incoraggiamenti mattina e sera, come le mie cugine Giuliana, Luisa, Morena e Lucia. Un privilegio ricevere attenzioni e belle foto da Nazaret dove vive Paola, mentre Anna mi invia scatti poetici dalla sua “casara” sul Grappa. Ogni giorno Pia non mi fa mancare delicati commenti ai miei post, cui si aggiungono più diluiti ma sempre graditi quelli di Manuel, Martina, Adriana B., Antonietta, Rossella, Serapia, Massimiliano dalla Sardegna; in privato Marisa, Norina, Vilma, Giancarlo, Gianpietro, Piero, Ivano…pare che il mio blog verbameaada sia visitato settimanalmente da un bel po’ di persone, che ringrazio di cuore perché costituiscono le maglie della mia rete affettiva. Cosa dono io a loro? I miei pensieri giornalieri sull’attualità, sulla natura, sulle emozioni che concludo – secondo Pia – con una nota di realismo felice, osservazione che mi rincuora e mi lusinga. Siccome scrivere mi viene naturale, forse non dovrei considerare le mie parole un dono. Ma oggi voglio “vestirle” di questo abito metaforico perché giungano gradite e, possibilmente, rasserenanti. Va da sé che esistono vari modi di essere presenti e generosi: la gentilezza è una qualità che fa pandan con la generosità e qui eccelle Lara, la mia parrucchiera. Io uso quello che mi è congeniale. Se è un talento, sono lieta di metterlo a disposizione di chi possa giovarsene. Buone parole e buoni doni a tutti!

Sostenere la cultura

Il PREMIO CASTELCUCCO CRESCE viene assegnato giovedì sera 25 novembre 2021, come da locandina esposta nelle bacheche comunali, durante la cena nel locale Da Besse. Una precedente comunicazione del Sindaco, architetto Adriano Torresan mi informa che sono destinataria del premio per l’impegno letterario: sono incredula ed emozionata. Scrivo praticamente da sempre, per un’esigenza interiore e scopro che è considerato un talento: ne sono onorata. Causa recente intervento, a malincuore rinuncio alla cena, ma presenzio alla cerimonia. Mi accompagnano le fidate amiche Lucia e Marcella, mentre Manuel mi attende sul posto in veste di fotografo. La sera è fredda e umida, ma dentro il locale l’atmosfera è calda e accogliente. Il vicesindaco Gianpietro Mazzarolo, con la proverbiale gentilezza viene a salutarmi e mi invita a pazientare pochi minuti, per consentire ai commensali di consumare il primo piatto: dal profumo deve trattarsi di risotto ai funghi. Quindi Massimiliano, il nuovo impiegato che ha preso il posto dell’apprezzata Antonella andata in pensione, con garbo mi introduce nella sala di ristorazione colma di gente, in fondo alla quale hanno preso posto i rappresentanti del Comune e invitati di riguardo. Mi precedono le stampelle, ausili della riabilitazione. Paolo Mares mi accoglie, sciorinando al microfono meraviglie sul mio conto di insegnante di Lettere per quindici anni nella locale scuola media e di scrittrice, particolarmente attiva dalla pensione, risalente al 2015. Su una parete laterale, con mia sorpresa e soddisfazione appaiono foto delle copertine dei libri finora dati alle stampe e di alcuni fiori protagonisti delle mostre di foto-poesia, allestite nel 2015 e nel 2018. A passo felpato avanza l’amico, collega e storico Giancarlo Cunial che espande generosamente notizie sul mio passato di docente e di scrittrice. Sorridente ed elegante in completo color perla, si interpone tra noi il Sindaco, che indossa la fascia tricolore e si pone a favore di macchina fotografica, armeggiata da Manuel, il mio factotum. Con voce autorevole Giancarlo legge la motivazione del premio: “il paese cresce grazie a chi sa imporsi nel proprio ambito, mantenendo e valorizzando i legami col territorio esportandone il buon nome oltre i confini”. In una elegante scatola nera, il Sindaco mi dona lo stemma in vetro del Comune. Sono al settimo cielo, mi metto a disposizione per poter fare sempre meglio. Il Comune di Castelcucco dove abito dal 2000, con questo premio innovativo dimostra di sostenere la cultura in qualunque ambito si esprima, in un periodo segnato dall’emergenza sanitaria che ha bisogno di stimoli. Complimenti ai restanti premiati che si avvicendano nel corso della serata. Grazie ai presenti che mi hanno offerto la loro attenzione. Buona vita e buon impegno a tutti!

Donne, urge coraggio!

Diretta dal Senato, articoli sui quotidiani, grido raccolto dalla politica… per un salto di qualità a favore di misure protettive delle donne oggetto di sopraffazioni: troppe vittime, quest’anno addirittura nove ammazzate in più rispetto all’anno scorso. Oltre 100 femminicidi nel 2021. Un po’ in controtendenza, vorrei spostare l’attenzione dalla donna che subisce violenza, tace e non reagisce a quella che trova la forza per farlo, cambiando la sua vita e quella dei suoi cari. Me ne offre l’occasione la sentenza della Corte d’Assise di Torino che al termine di un processo controverso ha assolto Alex, oggi ventenne, che la sera del 30 aprile 2020 a Collegno ha ucciso il padre Giuseppe, per difendere madre e fratello al culmine dell’ennesima lite. Al di là che sia stata o meno legittima difesa, lo sfortunato ragazzo non trascorrerà in carcere i 14 anni che il pubblico ministero aveva chiesto per lui, che ha dichiarato: “Hanno capito il mio inferno”, ma suppongo dovrà convivere con il ricordo doloroso di ciò che ha fatto. La madre, vittima da anni di abusi e maltrattamenti, era sempre rimasta in silenzio. Qualcuno ha detto che chiedere aiuto è più difficile che offrirlo: obiettivamente bisognerebbe esserci dentro alle situazioni, anche il perdono e l’attesa di un cambiamento sono valori…ma pure indignarsi e reagire quando serve. Se questa madre avesse reagito ai soprusi del marito a tempo debito, il figlio non si sarebbe macchiato di parricidio. Senza infierire, per carità, ma ora come ora mi fa molta più pena lui, con tutta la vita davanti e la macchia di aver soppresso il padre violento, che lei. Delegare agli altri la propria difesa, mi pare opportunistico, considerando che ci sono strutture cui rivolgersi, che paghiamo noi e che possono venirci incontro, prima che la violenza degeneri. Purtroppo i tutori dell’ordine a volte arrivano tardi, oppure hanno le mani legate per procedere, causa il ritiro o l’assenza della denuncia. Ma la vita vale bene il rischio di esporsi, perché è irripetibile! Auguri a tutte le donne, soprattutto a quelle coraggiose.

Protagonista la Poesia

Il Gazzettino odierno, a pag. 18 propone un articolo che cattura la mia attenzione: Tre giorni di poesia in Borgo Valbelluna. Se non fossi impedita dalle stampelle ci andrei, perché la poesia è un po’ il mio sostentamento quotidiano. Rappresenta, per così dire, il companatico di un pranzo ideale dove primeggia la prosa. Incuriosita leggo l’articolo e l’autore, Gian Luca Favetto fa delle considerazioni che mi trovano pienamente d’accordo e che provo a riassumere: “Poesia è il modo di guardare il mondo. È un ascoltare, un sentire e un agire. Per, poi, scrivere”. Nel mio caso, il bisogno di scrivere è di lunga data, ma solo con la maturità lo esprimo in versi, suggestionata dalla natura soprattutto, e dalle emozioni, che non mancano mai. Provo a dire le cose come stanno, usando un linguaggio accessibile, se capita modulato dalla rima. Non cerco effetti straordinari, piuttosto un’eco di ritorno di quanto vedo e sento. Anni fa, partecipai a qualche concorso, più che altro per contattare persone interessate come me al genere letterario. In un paio di occasioni ho avuto dei riconoscimenti. Sono stata a Milano, a Savona e a Pontedera, per altrettanti concorsi che mi hanno consentito di maturare stilisticamente e umanamente. Poi ho tirato i remi in barca, convinta che c’è posto per tutti al mondo, quando si ha qualcosa da dire, senza pretesa che sia di valore sopraffino e/o riconosciuto da una patente. Magari potessi condividere questa esigenza con qualcuno di pari sentire. Tuttavia non mi riconosco poeta, quanto una persona che si esprime, cercando di toccare le corde del cuore. In questo senso, mi procura grande soddisfazione chi si connette con me sull’onda delle emozioni, dentro e fuori il blog, che non a caso si chiama verba mea (= parole mie). Pertanto fatevi sotto, amici del blog: in palio non ci sono beni materiali, ma il piacere della condivisione. Che non è poco.

Spazio all’arte

Bella giornata di sole, posso muovermi fino in piazza, ovviamente con le stampelle. Sosta breve in cartoleria e poi al bar, dove cerco sul quotidiano una notizia che mi ispiri il post di oggi: niente da fare, attualità e cronaca nera si ripetono. Ho bisogno di qualcosa che mi carichi, chissà che succeda qualcosa di piacevole, tornando a casa. Di strada, mi fermo a salutare Lucia che mi allunga le stampelle, perché non assuma la posizione “ingobbita”. Lei ha fatto l’intervento prima di me e mi fa da maestra. Rientro a casa, con la sensazione di aver impegnato un bel po’ di energie, perché camminare con le stampelle affatica. Per fortuna non devo occuparmi del pranzo che mi arriva dai volontari del Servizio Sociale del Grappa, caldo e buono. Ieri ho rivisto volentieri Mary, che si premura di consegnarmi i vari piatti sigillati fin davanti la porta, per evitare che scivoli, causa la pioggia. Benedetti volontari e Servizio Ristorazione Aita di Crespano del Grappa! Tornando a oggi, la sorpresa energizzante mi arriva tramite un corriere SDA che mi consegna un pacco, contenente materiale fotografico, in arrivo da Riccione (la località marina mi mette già di buonumore): si tratta di un cuscino artistico che ho ordinato, per l’imminente compleanno dell’amico pittore Noè Zardo, autore del dipinto a pastelli Il Faro e La Luce, in copertina all’omonimo mio romanzo, uscito a primavera e ora stampato sul cuscino. Lui non lo sa ancora, ma spero di fargli una gradita sorpresa. Inoltre ritengo che sia buona cosa far circolare l’arte, affinché sollevi lo spirito e consenta di riconciliarsi con la bellezza, in qualunque forma si esprima. Specie in un periodo inquieto e inquietante come l’attuale. Il Faro e La Luce ci illuminino!

L’eredità secondo me

Il tempo ieri nebbioso e la convalescenza mi hanno costretta a rimanere a casa tutto il giorno, gradendo molto le telefonate e le visite di mio figlio (con le pastine) e di Lucia. Nel mezzo ho guardato un po’ la televisione, che solitamente mi concilia il riposino pomeridiano. Durante il programma Domenica In con Mara Venier ho assistito al “dramma” di Gina Lollobrigida, una star del nostro cinema ed apprezzata fotoreporter (ha intervistato anche Fidel Castro). Me la ricordo come la Fata Turchina nello sceneggiato tivù Le avventure di Pinocchio, di Luigi Comencini (1972). Nel 2007 ha organizzato la sua prima mostra di scultura a Pietrasanta, di cui è cittadina onoraria. Longeva e poliedrica, sex simbol degli anni 1950 e 1960 a livello internazionale, 94enne ancora bellissima (nata a Subiaco, 8 luglio 1927), la Lollo si lamentava di non poter gestire i propri soldi e di essere stata giudicata incapace, per intervento dell’unico figlio maschio, Andrea Milko Skofic. È uscita con dolenti espressioni del tipo: “Ho il diritto di vivere e anche di morire in pace” e simili, che hanno toccato il cuore della conduttrice, e anche il mio. Al di là di come stiano effettivamente le cose, ho sempre pensato che sia meglio avere pochi soldi, anziché viceversa. Se in aggiunta la persona è famosa, come nel caso della Lollobrigida, gli interessi altrui (forse più appropriato dire avvoltoi) si moltiplicano, forse anche tra i consanguinei. Interprete di famosi film in bianco e nero, tra cui quello dove impersonava “la bersagliera”, epiteto che le è rimasto addosso, l’attrice sembrava ieri una persona fragile, bisognosa di affettuosa comprensione; come chiunque, ma di più per le persone in là con gli anni. A supportarla c’era anche l’avvocato, che segue la causa che la riguarda. Non vorrei essere nei panni del figlio… Spero di non aver bisogno, un domani, che mio figlio si occupi di me e di amministrare, a mio nome, ciò che resterà della buonuscita concessami a fine carriera di docente, dopo oltre trent’anni di insegnamento. Già ora mi procura malessere gestire il modesto tesoretto. Non escludo di liberarmene in qualche modo, al netto di ciò che destinerò alla mia vecchiaia. Conto su una eredità di altro genere, che rappresenti le mie attitudini e zero il conto in banca.

“Pensa che un albero canta e ride” (Alda Merini)

Oggi 21 novembre 2021, Giornata nazionale degli alberi. Istituita dal Ministero dell’ambiente nel 2013, intende promuovere la tutela dell’ambiente, la riduzione dell’inquinamento e la valorizzazione degli alberi. Ho ricordi lontani di messa a dimora di piante a ridosso della primavera e ricordi più vicini nel tempo dei cartelloni realizzati dagli studenti a scuola, dove l’albero simboleggia la vita nel suo divenire, partendo dalle radici fino a espandersi nella chioma frondosa. Dice Erri De Luca: “Amo gli alberi. Sono come noi. Radici per terra e testa verso il cielo”. Giuseppe Ungaretti sintetizza in un verso la condizione umana: “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Sia che venga trattato in maniera scientifica, sia che l’approccio sia letterario, l’argomento risulta avvincente. “Mostra il tuo lato green” è il tema della Festa dell’Albero 2021, che coinvolge molti istituti scolastici di ogni ordine e grado ed anche il mondo dei social network che invita a celebrare gli alberi con un piccolo gesto: piantare un seme, una piantina, un fiore e farlo sapere ai propri contatti. Io scrivo il post e attendo che frutti. Al di là della battuta, credo di celebrare ogni giorno la mia simpatia per le piante e i fiori, che abitano casa mia, dentro e fuori. Dallo studio vedo il ciliegio giapponese da fiore, il nocciolo e il ciliegio che quest’anno non ha prodotto frutti. Il susino e il melo stanno sul lato sud-ovest della casa. Il vento ha portato i semi del fico selvatico che ha messo dimora, è cresciuto e d’estate fa ombra alle ortensie dal lato della cucina; un armellino si è insinuato tra la siepe di fottinie, regalando d’estate deliziosi frutti color oro. La magnolia di mamma resiste all’usura del tempo e la camelia tra un paio di mesi fiorirà. Il glicine strepitoso mi accoglie per il mio ritiro letterario. Nel giro di vent’anni – abito a Castelcucco dal 2000 – il mio spazio verde si è popolato, sia per intervento mio, che per scelta naturale. In altre occasioni ho avuto modo di dire che il pregio della mia casa proviene più dall’esterno che dall’interno. Cerco tra gli aforismi un pensiero da condividere e quello di Alda Merini mi pare il più adeguato: “Pensa che in un albero c’è un violino d’amore. Pensa che un albero canta e ride. Pensa che un albero sta in un crepaccio e poi diventa vita”. Buona Festa degli Alberi!