La Natura parla

Ultima domenica di febbraio: bene, tra un mese sarà Primavera e la Pasqua sarà alle porte. Sono indizi positivi verso la bella stagione, che già si preannuncia. Stamattina, verso le sette c’era una luce stupenda che sembrava uscire dalla terra, avrei voluto fotografarla ma la temperatura era bassa per uscire in pigiama. Cercherò nel mio archivio fotografico qualcosa che renda l’idea. Le prime creature ad accogliere il giorno sono gli uccelli, che saltellano da un ramo all’altro inviandosi messaggi. I miei canarini, ospitati nella voliera mobile in ripostiglio, aspettano che mi alzi, per mettersi in movimento. Gli accendo la radio, per sollecitare l’ugola. Anche oggi conto di dedicarmi al giardinaggio: devo trovare un posto dove trasferire dei bulbi di narcisi piccoli e profumatissimi che Pia mi ha regalato di recente, ripulire dal secco i gerani grandi, smuovere la terra alle fragole, spostare vasi, fare assemblaggio di piantine… ecco, almeno loro non sono tenute al distanziamento. La gente comincia a muoversi anche fuori città, io abito a ridosso di campi e noto un certo passeggio, con e senza cani: comprensibile, dopo un anno di lockdown! Certo che le scene di zuffe trasmesse in tivu qui sono, per fortuna (e per il momento) fuori luogo. Prima mi infastidivano le voci di chi parla, o peggio telefona, per strada; ritengo di essere diventata più tollerante, ma continuo a considerare un valore la discrezione, per cui saluto volentieri chi cammina a testa alta, senza orpelli tecnologici. D’altronde, per sentire la natura, bisogna prestarle orecchio…

Grovigli

Ho un amico che usa spesso la parola “grovigli” per alludere al suo intricato quotidiano, sovrabbondante di impegni e avaro di tempo libero. Non mi ero accorta di quanto gli intrecci possano essere interessanti, almeno quelli delle piante che assecondano la natura. È il caso del mio glicine, accanto al quale trovo ristoro e leggerezza. Sottoposto di recente a potatura per contenerne l’esuberanza, ho fatto sostituire i pali logori del traliccio originario attorno al quale si abbarbicava, con altri di resistente castagno. Ai quattro cantoni, quattro vasi di ridenti pansè sopravvissuti all’inverno e il cielo azzurro sopra la testa. Temperatura gradevole e i canarini che cantano a squarciagola. Cos’altro posso desiderare? Ora mi godo questo quadrato di benessere dove centellino il mio tempo migliore, contando sull’imminente Primavera. Sarà un piacere condividerne lo spazio con chi verrà a farmi visita.Tornando ai grovigli, la parola me ne evoca un’altra, pure cara al mio amico, che è abbracci, tema di una mostra di pittura. Trovo che i due termini, legati da una certa musicalità, non siano antitetici, ma siano in qualche modo legati se riferiti al percorso sentimentale che oggi, in tempo di pandemia bisogna affrontare per esprimersi a livello emozionale: accettare i grovigli, come il glicine, per meritarsi infine l’abbraccio liberatorio. Incrociando le dita, perché succeda davvero!

Al male non c’è mai fine

Attanasio e Iacovacci, l’arrivo delle bare nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri: è il titolo del breve video de IL GAZZETTINO che vedo in internet sul funerale dei due servitori dello Stato rimasti vittime di una imboscata in Congo. Immenso dispiacere per queste vite rubate, lontano da casa e dai propri affetti, oltretutto impegnate in una missione di pace. Quando ero in servizio a scuola e facevo Geografia in terza, l’argomento erano i Paesi Extraeuropei, considerati velocemente per motivi di tempo. Ero solita chiedere di rispondere ai dati di quella che chiamavo “carta d’identità” della nazione, che considerava: superficie, popolazione, densità, economia….forma di governo, voce sulla quale avevo ed ho tuttora delle perplessità. Riguardo al Congo trattasi di Repubblica democratica. Sappiamo che il continente nero è stato depredato e colonizzato dagli Europei (Italia compresa, nel Corno d’Africa) e che la decolonizzazione ha lasciato strascichi pesanti… però riconoscere al Congo odierno una patente di democrazia mi pare fuorviante. D’altronde per fare Geografia bisognerebbe andare sul posto e verificare di persona. Neanche Luca, il diplomatico italiano, padre di tre bambine e Vittorio, il giovane carabiniere che gli faceva da scorta, in procinto di sposarsi, pensavano al rischio di un’imboscata, durante una missione di pace avvallata dall’ONU, durante la quale ci ha rimesso la vita anche l’autista. La vedova di Luca Attanasio, Zakia Seddiki sostiene “Luca tradito da chi gli era vicino”. Mi auguro si sbagli, sebbene al male non ci sia fine. Resta la grande amarezza di piangere due giovani vite che ritenevano di essere sulla strada giusta della cooperazione ed invece sono state proditoriamente ammazzate.

Novità in giardino e sul blog

Il riordino in giardino, in fase di completamento ha favorito anche il riordino dei contatti. Da ieri l’indirizzo del mio blog si è alleggerito in: verbameaada.com e ha assorbito il sito precedente, con un’area, il mio negozietto, dedicata alla vendita dei miei libri. Praticamente, quello che c’era nel sito http://www.adacusin.com con qualcosa in più (e la pubblicità in meno). Il motivo per cui ho proceduto così è che posso giovarmi del supporto prezioso di Manuel (la più importante eredità professionale) e la constatazione che avere il blog mi fa bene. Trascorsi otto mesi dall’apertura (fine giugno 2020) non ho mancato un appuntamento, conto sugli interventi di una rosa di commentatori, visite e visitatori sono considerevolmente aumentati. A questi silenziosi “clienti” della mia pagina, rivolgo l’invito a farsi avanti, per unirsi in una cordata di riflessioni a volte profonde, altre più light che danno la piacevole sensazione di essere una squadra. Senza onori e senza oneri. Provo una particolare soddisfazione, quando si verifica uno scambio di pensieri tra chi commenta, anche se non si conosce di persona; allora ho l’impressione di tenere una rubrica, nella quale io lancio il sasso ma sono le considerazioni altrui a muovere le acque. Perciò grazie tante ai fedeli amici di penna (forse dovrei aggiornare l’espressione) “in servizio”: Lucia, Martina, Marcella, Manuel, Piero, talvolta Serapia, Rossella, Antonietta, Adriana… e a quelli che commentano fuori del blog, cui spalanco la porta: Pia, Paola, Adriana… noto che gli uomini scarseggiano: fatevi avanti, altra metà del cielo! Oggi la giornata è splendida! Ne approfitto e vado a mettere a dimora un sacco di bulbi di Iris e di Tulipani, comprati al mercato locale, per completare il maquillage del giardino, dove mi auguro di scrivere i prossimi post. Buona giornata a chi mi legge e pure agli altri.

Nostalgia di giostre e sagre

Un articolo letto stamattina mi riporta alla mia infanzia. Una giostraia si lamenta di non poter lavorare, anche se la sua attività si svolge all’aperto. Di 25 manifestazioni in programma l’anno scorso ha potuto farne solo due. Annullate fiere, sagre, festeggiamenti e occasioni d’incontro, anche il settore del divertimento piange. Risaputo che il distanziamento è d’obbligo sia dentro che fuori, non vedo come potremo rimediare alla mancanza dei contatti sociali e/o allo stress da smart working (lavoro da casa). Non sono mai stata grande frequentatrice di sagre da adulta (salvo per gustare manicaretti sul posto) e non mi attraevano da bambina giochi e bambole delle bancarelle che delimitavano l’area del parco giochi allestito per la festa, di solito in onore del santo patrono. Salvo in una circostanza, che racconto. Mia madre era friulana, molto attaccata a sua madre, mia nonna Adelaide, che andava a trovare tre/quattro volte l’anno, accompagnata da mio padre Arcangelo che guidava la Topolino color ciclamino. Se lui non era disponibile, osava coprire i circa 100 km da Cavaso a Pravisdomini da sola in Lambretta, con me sul sellino posteriore. Succede che una volta i miei genitori si imbattono in una sagra paesana dalle parti di Sacile dove incontrano delle persone che gestiscono un chiosco di tirassegno, con regali annessi, bambole comprese. Caso, abilità… o generosità, sta di fatto che mio padre vince due bambole giganti, una per me e una per mia sorella. Naturalmente da collezione, chiuse dentro una grande scatola che si apriva a libro. Un bel ricordo di una sagra dove le emozioni erano di casa. Bambole a parte, spero che le feste genuine riprendano.

Vita negata

È angosciante sentire parlare pressoché ogni giorno di femminicidio (anche se altre tragedie familiari incombono) e considerare quanto le donne siano in generale esposte a violenza fisica e/o psicologica. Tra i troppi casi di cronaca nera, mi colpisce particolarmente quello capitato a Genova: Clara, 69 anni, è stata accoltellata nel suo negozio di pantofole dal compagno. Dettaglio macabro: si era già pagata il funerale, per non gravare sul padre anziano e il figlio ventenne disabile. Ma quanta angoscia deve aver masticato questa donna che descrivono solare e gentile, per pensare alla propria sepoltura, in maniera tanto preveggente? Da come sono andati i fatti, aveva messo in conto la tragica fine che le è capitata. Ora tutti si chiedono se potesse essere salvata, con o senza denuncia delle angherie che il compagno, dedito al gioco le infliggeva. Forse non voleva danneggiarlo, forse ha sottostimato il male che avrebbe potuto farle… e che le ha fatto, sferrandole un’infinità di coltellate (pare addirittura un centinaio) in negozio, dopo aver fatto uscire una cliente! Chissà cosa ci direbbe lei, col senno di poi. Provo a immaginarlo: donne, non amate troppo perché l’amore è cieco e vi impedisce di riconoscere il male che sa camuffarsi bene. Chiedete aiuto in tempo, perché l’attesa di una risposta efficace può essere lunga. Non sacrificatevi per un uomo che non vi rispetta. Per noi fortunate che potremo onorare l’imminente 8 marzo, il compito di indignarsi difronte ai soprusi e di continuare sulle nostre gambe la lotta per il riconoscimento dei diritti umani, primo fra tutti, quello della Vita.

Verso la bella stagione

Dopo tante settimana, oggi scrivo il post all’aperto! Mi godo il tepore del sole e, a tratti, un colpetto d’aria. I canarini maschi sotto il portico cantano e Astro, il vecchio cane diventato la mia ombra, zampetta tra le foglie della recente potatura cui è stata sottoposta la siepe. Dall’alto, nel cielo terso giunge il rombo di un aereo. Nessun altro rumore in questo mezzogiorno di fine febbraio, saranno tutti a pranzo… meno la sottoscritta che, da single, si prende la libertà di mangiare quando vuole. Oggi, viene prima il sole! Spero che sia l’inizio di un periodo all’aperto, di cui godere a casa propria senza mascherina. Nel pomeriggio torneranno i tre ragazzi giardinieri che mi restituiranno i miei spazi verdi e fioriti: non vedo l’ora! Sono stata al mercato di Fonte e ho puntato il banco dei fiori, dove ho acquistato una ciotola di narcisi mignon; astutamente i dieci bulbi sono stati sistemati in un contenitore giallo che allude alla rinascita, alla mimosa e alla non lontana Pasqua. Oltretutto il giallo è il mio colore preferito, a pari merito con il celeste. Che vada a braccetto con l’ottimismo, tanto meglio: sono sicura che ne abbiamo tutti un gran bisogno, per intraprendere col piede giusto il viaggio verso la bella stagione. E che il Cielo ci assista!

Giornata dei Camici Bianchi

20 febbraio 2021, prima Giornata nazionale dei Camici Bianchi, istituita per onorare l’impegno del personale sanitario durante la pandemia. Si celebrerà ogni anno e costituirà solennità civile. Il 20 febbraio è il giorno in cui a Codogno un anno fa venne scoperto il “paziente uno”. Leggo che la legge è stata istituita grazie anche ad un suggerimento di Luciana Littizzetto (umorista, scrittrice, attrice…) e il sostegno della Siae (Società Italiana degli Autori ed Editori), il che mi fa apprezzare ancora di più gli artisti, specie se comici. D’altronde è noto che è più facile far piangere che viceversa. Apprendo la notizia dell’istituzione fella Giornata dei Camici Bianchi dal programma Frontiere e sono d’accordissimo, per ricordare quante persone si sono spese e sono morte lavorando per salvare le vite altrui. Nella Lettera inviata dal Pontefice per l’occasione, estrapolo queste parole: “L’esempio di tanti nostri fratelli e sorelle… è motivo di riflessione di fronte a tanta oblatività”. (oblatività = generosità assoluta). Dall’inizio della pandemia sono morti 273 medici e quasi 90.000 sono gli operatori sanitari contagiati, secondo dati desunti dal web. Senza ombra di dubbio, ritengo doveroso riconoscere il valore di tante persone che si sono date, incondizionatamente. Emblematica la foto dell’infermiera crollata sulla tastiera del computer per la stanchezza. Lavorare con gli ammalati è un lavoro ad alta componente etica, esercitato in condizioni spesso precarie. “Curare obbligatorio, guarire quando si può, amare sempre”, è il monito di un medico citato da Michele Mirabella durante la trasmissione, che immagino ampiamente condiviso a livello sanitario. Concludo, con la speranza che il piano vaccinale proceda rapido, così da alleggerire la vita a tutti, camici bianchi compresi.

Amore “bestiale”

Sono sincera: di rado mi commuovo, leggendo il quotidiano. Piuttosto è plausibile che mi irriti o che qualche notizia mi indigni… però un nodo alla gola mi prende quando leggo: Salvato in Friuli Resiste nel bosco al gelo per 7 notti “Sono vivo grazie al mio cane Ash”, pag. 19 di la Repubblica, venerdì 19 febbraio 2021. È la disavventura successa a un 33enne triestino, a 700 metri di quota, scivolato in un canalone, con frattura della caviglia e altri traumi. Unica compagnia, il cane Ash, un piccolo meticcio con cui ha condiviso sette notti “tenendosi caldo a vicenda” con temperature sottozero e cellulare senza rete, come succede nelle situazioni sinistre. I soccorsi, allertati dalla fidanzata, hanno permesso il salvataggio dell’escursionista e del suo fedele amico a quattro zampe. Un esempio di amore incondizionato da parte degli animali, che anch’io ho sperimentato, in situazioni per fortuna ordinarie. Ho perso Puma, la mia gattina di 11 anni, due settimane fa. Era cardiopatica e non lo sapevo. L’intervento del veterinario non me l’ha restituita, come speravo. A proposito di calore reciproco, Puma aveva l’abitudine di infilarsi sotto le coperte e di posizionarsi all’altezza della mia anca affetta da artrosi, procurandomi una benefica sensazione di tepore. Meglio della seduta di magnetoterapia. Un animale è un grande bene, per il corpo e per lo spirito. Dalla notte dei tempi, attraverso san Francesco e tutte le persone sensibili (che non sono mai troppe!)

Tempo di potature

Oggi, giardinaggio! Tre baldi giovanotti che rispondono al nome di Diego, Devis e Davide si stanno occupando di rivitalizzare il mio giardino: potare la siepe, cimare gli arbusti, contenere l’espansione del glicine, selezionare i rami buoni delle Ortensie… un sacco di interventi su uno spazio di medie dimensioni, riempito troppo nel tempo. Da sola non saprei occuparmene, oppure ci vorrebbe un tempo infinito. Mi basta dedicarmi ai fiori, che non sono pochi. Rinuncio all’orto, che richiede tempo e dedizione. Eventualmente sarei favorevole ad una variante pensile, che mi impedisse di piegarmi, per via dell’artrosi all’anca. Valuterò. Certo che vent’anni fa, quando presi possesso della mia casa a un piano e mezzo, con adeguato scoperto, non pensavo che tenere in ordine la zona verde richiedesse tanta cura… non si finisce mai di imparare! Comunque oggi sono in compagnia e questi tre ragazzi, coetanei di mio figlio, sono un inno alla salute e alla competenza in ambito ambientale, settore che richiede molti interventi in questa coda dell’inverno. Tra una decina di giorni sarà marzo e l’idea mi piace, perché spero ci saranno novità positive per l’economia, la sanità, l’umore. Immagino le prime viole sotto il pino della chiesetta di santa Lucia e le lucertole che scorazzano sulle ruvide pareti esterne del millenario edificio. Mi auguro che Astro, il mio amico cane, sia ancora in vita (va per i 17 anni): lo porterò ad annusare la siepe di bosso e insieme ci stupiremo del ritorno della bella stagione.