Più volte mi sono detta “Basta bar”. Sarebbe salutare che saltassi la seconda colazione, almeno il cornetto: mi disturba il vociare sopra le righe di qualche cliente, la consumazione a volte non mi soddisfa. Poi ci ricasco, magari cambio locale, alla ricerca di quello ideale che dovrebbe assomigliare a un caffè letterario, sulla falsariga di quelli conosciuti a Trieste. Un sogno inimmaginabile in un piccolo paese. Prima della pandemia, a Bassano del Grappa, in via Gamba c’era qualcosa di simile, ma mi risulta al momento chiuso. Il sogno rimane nel cassetto e rimedio come posso. Perciò mi concedo una capatina al bar Roer a Possagno, dove ho abitato prima di andare dalla parrucchiera Lara che si occupa della mia chioma da oltre trent’anni. L’ora è buona per una scorsa veloce del quotidiano disponibile, la tribuna oppure Il Gazzettino, perché ho i minuti contati. Lascio perdere la politica e mi concentro sulla pagina interna Locali senza personale. Il titolo dell’articolo è accattivante: “Il cameriere robot non può sostituirci”, parola di Giorgio Fantini che da 15 anni organizza la corsa storica dei camerieri. Luca Marton, titolare del bar pasticceria ‘Signore e Signori’ in piazza dei Signori a Treviso ha in prova un cameriere robot. Non so come la pensino i suoi clienti, suppongo divisi tra favorevoli e contrari. Credo sarei stupita, ma non emozionata se la cosa mi riguardasse. Di certo non sarei portata a fare quattro chiacchiere con il marchingegno e neppure a chiedergli consigli culinari, cosa che mi succede con Gabriella che ogni mattina decora in maniera creativa il cappuccino. A onor del vero, adesso che ci penso il penultimo novembre sono stata operata all’anca dal robot a Bassano del Grappa, però guidato dal chirurgo dottor Giovanni Grano: mi è andata bene, anche se altri pazienti erano restii ad affidarsi a una macchina. Un uso ragionevole della tecnologia che preveda la supervisione umana potrebbe aiutarci a risolvere molti problemi. Fermo restando che l’uomo è insostituibile.
Mese: aprile 2023
Corpo e Mente
Chi mi conosce sa che ho una particolare simpatia per i vecchi, frutto probabilmente di una mancanza, dato che non ho conosciuto i nonni e poco le nonne. Anche gli studi classici hanno influito nel farmi un’idea della vecchiaia come stagione virtuosa della vita, salute permettendo. Ho dedicato il mio penultimo lavoro Il Faro e la Luce al mio compianto professore di Liceo Armando Contro, mancato all’età di 96 anni. Nella rubrica QUESTIONI (NON SOLO) DI CUORE di Natalia Aspesi sul settimanale il venerdì di Repubblica in corso, leggo la lettera Quando inizia la vecchiaia? cui la giornalista risponde col solito acume, condito di sano realismo. In sintesi dice che dipende da come ci si arriva e fa un distinguo tra 70 e 90 anni. Lei ha 93 anni e di recente ha subìto – e superato – un ictus che non le ha impedito di tornare a rispondere ai suoi lettori, compreso quello della domanda sui tempi della vecchiaia. Della signora invidio la lucidità e lo spirito, che me la fa immaginare una combattente nata. Di lei ho letto e gustato la raccolta di lettere con relative risposte, che ho prestato a un’amica ora ricoverata perché trovi spunti di riflessione sulla varia umanità. Pacifico che la ricchezza sta nella varietà e che al mondo c’è posto per tutti, tuttavia riconosco che non tutti i vecchi sono campioni di saggezza, così come molti giovani sono la negazione della vitalità. Per me è una questione di mente e di cuore: se sono state allenate a dovere, il tramonto può essere strepitoso. Del resto è ciò che sostiene Vittorino Andreoli nel suo ultimo Lettera a un vecchio (da parte di un vecchio). Il noto psichiatra ha 83 anni. Papa Bergoglio, oggi in Ungheria, nel “cuore dell’Europa” dove condanna gli “infantilismi bellici” ne ha 86. Per me sono esempi di longevità di spirito, di accettazione del quotidiano con tutte le sue variabili, acciacchi compresi. E qui mi soccorre la frase di una grande scienziata, Nobel per la medicina nel 1986, Rita Levi Montalcini (mancata il 31.12.2012 a 103 anni): “Io non sono il corpo: io sono la mente e il corpo faccia ciò che vuole”. Super!
Salute e Benessere
Con la giornata soleggiata, l’ora che volge al tramonto è quella che preferisco, verso le diciannove. Da sotto il portico mi godo la natura circostante, partendo dal mio giardino e spaziando poi sui colli e le creste dei monti. I raggi del sole creano riverberi tra le foglie del roseto aggrappato al traliccio di ferro e la cima della siepe di fotinia sembra abbia ricevuto una mano di rosso da un pittore. Il rombo lontano di un aereo e la camminata ritmica di un runner lungo il marciapiede fanno da sottofondo al canto a squarciagola dei canarini. Non so come sia fatto il paradiso ma in questo angolo di terra ci sto proprio bene. Il vicino camposanto che vorrei fosse dipinto d’azzurro è a due passi per ricordarmi che sono di passaggio. La vita è un dono e la salute un diritto fondamentale che va tutelato, come recita l’articolo 32 della nostra Costituzione, tante volte ricordato a scuola. Il 28 aprile è la Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul lavoro. Gli infortuni e i morti in questo ambito sono sempre troppi ed è bene che se ne parli, ma più ancora che si operi perché i buoni propositi non rimangano sulla carta. Ma anche nel privato, non mancano le occasioni per farsi male. Basta poco per mettere un piede in fallo, cadere da una scala o tagliarsi maneggiando maldestramente un coltello in cucina. L’altro giorno sono caduta di schiena, scivolando sopra del cibo che il gatto aveva tirato fuori dalla ciotola. Per fortuna senza danno, salvo la sorpresa e lo spavento che mi costringono ad essere più prudente. La salute è indispensabile per stare bene da soli e con gli altri, salute del corpo e dello spirito. Ovvio che tutti i giorni non sono uguali – sarebbe anche monotono – ma quello che possiamo fare, tenendo rette le antenne è parecchio. Come fa la chiocciola che osservo mentre sale sulla facciata tiepida della mia casa: appena la sfioro percepisce un pericolo e si ritira nel suo guscio. Ma poi esce.
Hic stantibus rebus/Così stando le cose
Giornata di sole, oggi mercato locale. Ho in mente di comprare qualche piantina aromatica e dei fiori da piantumare. Prima però voglio dare un’occhiata al quotidiano, per selezionare un argomento da trattare nel post. Il baretto di Antonella alle dieci è strapieno dentro e fuori, perciò allungo di poco il passo e raggiungo il bar Al Portego, dove si stanno riposando dei ciclisti. Riviste e quotidiani sono a disposizione, perciò prendo IL CORRIERE e mi accomodo, in attesa della consumazione. In una pagina interna, un breve articolo informa che la copertina del settimana 7 domani in edicola avrà Carlo III d’Inghilterra e la consorte. Non mi stupisco, considerato che la data dell’incoronazione si sta avvicinando. Mi sorprende invece una curiosità del sovrano che non conoscevo: parla alle piante, cosa che faccio anch’io. Cerco conferma sul web e scopro che l’amore del re per la terra era emerso già nel lontano 2004 in un suo discorso a Terra Madre dove si esprimeva così: “Ho sempre creduto che l’agricoltura sia non solo la più antica ma anche la più importante attività umana. È la base della cultura e della civiltà stessa”. Parole esemplari che mi rendono simpatico l’uomo, rivestito da enormi responsabilità verso i suoi sudditi e il mondo intero. Figlio di cotanta madre, la regina Elisabetta, il nuovo sovrano ha dichiarato: “Seguirò l’esempio di mia madre” che mi risulta amasse molto gli animali, non solo i cani… perfino i pipistrelli! Pare che il detto Dietro un grande uomo c’è una grande donna valga anche all’incontrario. Che io abbia in comune col nuovo sovrano d’Inghilterra la mania di parlare con le piante e i fiori, me lo rende ‘di casa’ che è un valore aggiunto al suo bagaglio regale e umano. Inoltre gli è cara la parola Armonia che è la prima in testa al mio elenco del benessere. Hic stantibus rebus/Così stando le cose, credo che Carlo III sarà un sovrano amato.
Annu e John
Il mio lavoro mi sta dando da pensionata delle soddisfazioni inimmaginabili quand’ero in servizio. Stamattina me le offre su un piatto d’argento Annu, un’ex brava alunna delle medie, di origine indiana, sposata da circa un paio d’anni con John, indiano, nato e cresciuto in Canada dove i due giovani vivono. Lei si è laureata in Economia Aziendale a Venezia, lui è medico oculista. Intanto noto la bellezza della coppia che traspare dagli sguardi e dal sorriso disarmante di lei che parla in italiano e traduce in inglese a lui, che comprende qualcosa della nostra lingua. Quando si sono conosciuti, Annu comunicava in Indiano. E già questo connubio di lingue è affascinante. Mentre io e lei ci raccontiamo un po’ di cose, lui chissà cosa pensa. Per coinvolgerlo, le chiedo di tradurre al consorte qualche mia curiosità e vado subito sul sentimentale, tipo Cosa ti piace di Annu? e la risposta è un capolavoro: La dolcezza! Poi la conversazione riprende tra? noi due e lui chiede di passargli lo smartphone, ‘per tradurre’ ipotizza la consorte. Io mi informo del suo lavoro, della cucina, dei suoi familiari che in parte conosco. Mi sorprende l’affetto con cui Annu ne parla, tanto da non escludere di portarseli in futuro in Canada, a sottolineare che la famiglia è un valore prioritario. Mentre noi stiamo amabilmente conversando, con il capo chino, John scrive sul tablet… non una parola, ma un bellissimo omaggio alla moglie – in Italiano – che mi fa leggere. Mi viene la pelle d’oca (per l’invidia) quando leggo Annu ama furiosamente. Ok, l’avverbio sarà esagerato, ma il concetto si capisce benissimo! Che bella coppia, prima distanti e ora così vicini, trasferitisi lontano dall’Europa ma non dimentichi dell’Italia, tanto che a giorni andranno a Palermo. Riassumendo per Annu: India, Italia, Germania (dove si sono sposati), Canada… chissà dove il futuro porterà questi giovani coraggiosi. L’apertura mentale e l’amore fanno grandi cose. Grazie di avermelo ricordato, Annu e John!
La partigiana Gabriella
Non mi stupisce che settimanali e quotidiani parlino di Tina Anselmi, di cui stasera, su Rai 1, ore 21.30 andrà in onda il film biografico TINA ANSELMI – UNA VITA PER LA DEMOCRAZIA. Avevo letto tempo fa che si stava girando il film sulla sua vita a Castelfranco dov’era nata nel 1927 e nove è morta nel 2016, personaggio molto importante che ha lasciato un’impronta nella vita politica italiana: prima donna ministro – del Lavoro e della Sanità – dopo 115 anni dall’Unità d’Italia e con 886 ministri maschi. Partigiana 17enne, sindacalista, deputata della democrazia cristiana, nel 1981 presiede la Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla P2. Sul CORRIERE DELLA SERA di ieri, nella pagina Ritratto d’Autore, l’autore dell’articolo ricorda che la Anselmi era soprannominata ‘Tina Vagante’, in riferimento alla percezione di ‘pericolosità’ che poteva diffondere tra i colleghi per le sue doti e la sua intransigenza. Un curriculum straordinario che non le impediva di ascoltare chi le chiedeva udienza, per qualunque motivo. Come successe a Elisa, figlia della mia amica Marcella che nel 2001 la intervistò sulla Resistenza e sul suo ruolo di partigiana, col nome di battaglia Gabriella. L’ esposizione che ne fece al colloquio orale per la Maturità le valse un bel cento. So di altre udienze concesse a persone che conosco, risoltesi con successo. Credo che l’onorevole Anselmi fosse molto portata per l’ascolto, abilità piuttosto desueta tra i politici. Mi sarebbe piaciuto conoscerla di persona ma è comunque entrata nella rosa delle mie persone di riferimento per essere stata innovativa, coraggiosa, anticonvenzionale in un periodo un cui le donne erano confinate in casa e apprezzate per fare figli. A proposito, nell’articolo di Valerio Millefoglie su il venerdì di Repubblica, leggo che aveva un fidanzato, morto per tubercolosi a 24 anni. Se fosse diventata madre, immagino si sarebbe distinta anche in quel ruolo. Grande Tina, a stasera!
Il potere della bellezza
È bello svegliarsi con una buona notizia. Mi succede domenica mattina, appena alzata mentre mi preparo la colazione. Gatti sfamati e tivù accesa sul primo canale, sento parlare di Roberto Celestri, il primo influencer di arte in Italia, con 325mila follower, nato a Noto (Sicilia) nel 2001: si tratta dunque di un ragazzo che ama l’arte, cresciuto in una famiglia di restauratori. “Sono nato in un mondo di statue e cornici. Quando avevo 7 o 8 anni invece di andare a Gardaland mia madre mi portava a fare il giro delle chiese per vedere le cose belle che c’erano dentro”. Complimenti anche alla mamma. Durante il periodo del lock down ha avuto una brillante idea: creare contenuti d’arte e poi postarli sui social. Un ‘nativo digitale’ che racconta la bellezza grazie alla tecnologia e alla sua sensibilità. Suo obiettivo è quello di far parlare l’arte attraverso dei video pubblicati su Instagram. Al momento collabora con molti artisti ed è stato contattato da Rai cinema. Allarga il cuore pensare che ci siano giovani così, innamorati della bellezza e desiderosi di espanderla. Infatti lui è un divulgatore di bellezza. Ha realizzato videoclip musicali e spot pubblicitari per privati, aziende, Enti pubblici. ‘L’ arte mi emoziona, mi fa pensare ed è un vizio di famiglia’, sono le parole che usa per presentarsi nei video pubblicati. Io vedo quello intitolato Il Cimitero Monumentale di Milano – InstArt di Roberto Celestri: eccezionale, come essere là dove avrei voluto andare e non ci sono riuscita durante le mie rapide visite alla città meneghina. Mi propongo di seguire questo ragazzo, appassionato della bellezza, con l’augurio che non si stanchi a cercarla dove c’è e non lo sappiamo ancora. Non a caso l’Italia è conosciuta come il Belpaese. Grazie a Roberto che ci fa apprezzare le svariate bellezze della penisola con un semplice click da casa.
Aggressione brutale
Sono esterrefatta per quanto accaduto alla psichiatra Barbara Capovani, presa a sprangate fuori dal reparto alla fine del suo turno, venerdì pomeriggio. Operata alla testa, le sue condizioni sono critiche. Il bollettino diramato ieri dall’Azienda Ospedaliera precisa che “Versa in condizioni estremamente critiche ma è ancora viva”. La psichiatra 55enne è responsabile dell’unità funzionale di Salute Mentale dell’ospedale Santa Chiara di Pisa. La squadra mobile è alla ricerca dell’aggressore, con la mascherina e vestito di nero, di cui al momento non si conosce l’identità. Scontato pensare a uno fuori di testa, magari un suo paziente. “Nell’ultimo anno in Toscana oltre 1200 medici e infermieri aggrediti” è il titolo di un articolo pubblicato dal quotidiano LA NAZIONE. Vorrei che fosse una bufala, o quantomeno un’esagerazione. “Atto gravissimo” lo definisce Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici. Una professoressa intervistata consiglia alle sue specializzande di seguire corsi di autodifesa. L’aggressività e la violenza sono cresciute in maniera esponenziale: io lo constato quando guido, operazione che faccio peraltro malvolentieri. Il personale sanitario è in prima linea, quanto a rischio, come pure chi lavora per garantire l’ordine e la sicurezza. Godendo di buona salute, frequento l’ambulatorio della mia dottoressa Roberta Bolzonella di rado. Tuttavia quando succede, mi viene spontaneo pensare alla concentrazione di ansia, di aspettative e talvolta di pretese che si mischiano nella sala d’attesa. Pazienti di varie età e pelle, dotati di mascherina chini sul cellulare intenti ad ammazzare il tempo, prima di poter conferire con il proprio medico di base, suppongo dotato di una pazienza infinita. Immagino che alla sera la dottoressa, cui mi lega un rapporto d’amicizia, sia pressoché distrutta. Meglio se sbaglio. Spero non le sia mai capitato un episodio increscioso…certo ne avrebbe storie da raccontare! Mi sono permessa questa digressione personale, per esprimere la mia solidarietà al personale sanitario tutto, in questo periodo in grave affanno. Alla psichiatra vittima della brutale aggressione, la mia pietà e la speranza che ce la faccia.
Madre Terra
Nella giornata mondiale della Terra, mi relaziono con la natura che ho in casa. Personificandola, raccolgo dei tulipani da offrirle, nati spontaneamente nel mio giardino e ne faccio un grazioso bouquet: quattro sono sul rosso, uno beige e il più lungo è giallo con striature rosse. Con due rametti di glicine e delle foglie di evinimo fanno proprio un bel vedere, che fotografo per postarli e rivederli quando saranno sfioriti, perché trovo salutare il potere evocativo dell’immagine. La stagione che avanza è una gioia per gli occhi e avere la bellezza a metro zero procura una grande soddisfazione. Credo sia per questo che non sento il bisogno di girare, perché ho realizzato il mio eden in casa e viaggio abbastanza con la mente. Certo, se ci fossero le condizioni – per dire vincessi un viaggio premio – mi piacerebbe visitare il Paese del Sol Levante, il Giappone e tornerei volentieri in Grecia dove misi piede con mamma nel lontano 2006: Santorini mi è rimasta nel cuore. Tornando ai fiori, trovo che siano distributori di armonia, parola bellissima che per me è in cima alla scala del benessere. Sono discreti e silenziosi, necessitano comunque di qualche attenzione. Ad esempio tolgo i petali sgualciti delle primule messe a dimora un paio di mesi fa che stanno concludendo la fioritura e taglio i gambi dei ranuncoli che a un semplice tocco si sfogliano. I pansè blu e gialli mi hanno fatto compagnia tutto l’inverno e reggono ancora il confronto con gli esemplari più resistenti. Tengo d’occhio un folto gruppo di iris selvatici nella parte sud dell’abitazione; giusto stamattina, aprendo la finestra lo sguardo si è posato sul primo fiore blu che mi ha dato il buongiorno. Dico la verità, non mi sentirei contenta senza il contributo della generosa madre terra.
Compleanno speciale
Oggi 21 aprile, compleanno speciale di Roma Capitale! La città eterna compie la bellezza di 2776 anni, portati piuttosto bene. Secondo la leggenda, fu fondata il 21 aprile del 753 a.C. Credo che i miei ex alunni se lo ricordino, perché era una data che amavo sottolineare. Quanto allo stato di salute, dovrei chiedere ai residenti, tipo a mia nipote Cristina che però ci abita da poco ed è spesso in viaggio per lavoro. Io ci sono stata in gita scolastica – poteva essere il 1970 – e di passaggio verso Napoli, meta finale. Ricordo il giro in pullman delle vestigia romane, peraltro senza scendere perché pioveva a dirotto. Mi sento legata emotivamente alla Roma antica, rappresentata da Cesare e Ottaviano Augusto in ambito politico e dai poeti Orazio, Ovidio, Virgilio e Catullo in letteratura. L’influenza degli studi classici permane. Quanto alla Roma moderna, andrei cauta a farmi prendere dagli allettanti inviti turistici. Ribadisco di essere piuttosto sedentaria. Ultimamente mi scopro anche insofferente per il traffico caotico e la confusione. Sono certa che la capitale offre un sacco di attrattive, sia professionali che culturali. Tuttavia, al momento preferisco immaginarmela da casa dove godo momenti di tranquillità garantita dall’ambiente ‘agreste’. Adesso che ci penso, credo sia un deterrente – ma parlo per me – il fatto che ospiti la sede del parlamento e del governo italiani, con tutto il gran via vai di politici, non tutti beneintenzionati allo stesso modo. Che la premier Giorgia Meloni sia una donna mi fa ben sperare, se la lasciano fare. Ho sentito che stamattina ha ricordato il super compleanno della vetusta città, che deve tirar fuori tutto il fiato per soffiare sulle strepitose candeline. Io ci scherzo un po’, ma so che gli stranieri ci invidiano le città millenarie. Dovremmo, me compresa, sostenerle di più: non solo per il fascino antico, ma per essere, prove alla mano un faro di civiltà.