Vittime di guerra

La mattina mi sveglio presto, prima delle sette: credo di avere incamerato gli orari di quando andavo a scuola e dovevo essere in servizio prima delle otto. Anche se sono in pensione dal settembre 2015, non sono riuscita a modificare questo standard, che tutto sommato mi sta bene, ma che mi costringe a riposarmi al pomeriggio, anche un paio d’ore. Durante la siesta, seguo volentieri il programma Forum, sempre ricco di storie umane, seguito da un telefilm di stampo poliziesco: questo fino allo scoppio della guerra, oltre due mesi fa. Infatti ora Rete 4 manda in onda ‘Diario di guerra’, che non serve spieghi di cosa tratta. Se giro su LA7 è la stessa cosa, col solo cambio del nome del programma, TAGADÀ, se non erro. Oggi pomeriggio (ieri) la telecamera si è introdotta nella pancia di un palazzo, dove in giacigli provvisori – tende da campeggio – sono ammassati vecchi infermi o quasi, e bambini costretti a un innaturale isolamento. Chi sta fuori, ha le sue ragioni: un’anziana confida commossa al microfono della giornalista che non può abbandonare i suoi gatti e una giovane soldato esprime la rabbia per aver perso l’amica che stava scappando in auto. Col fucile in mano e le lacrime agli occhi confessa di pregare ogni sera per il marito, combattente da qualche parte. Ecco, è questo miscuglio di pietà e di efferatezza che mi disturba, l’assoluta mancanza di una via di mezzo, quella che i letterati latini chiamavano ‘aurea mediocritas’, il non intravedere un porto di quiete. Sapendo che tutto ciò succede nel terzo millennio, dopo due guerre mondiali è profondamente desolante. Vorrei scrivere qualcosa che toccasse le corde dei cuori arrugginiti, ma temo che mi ammalerei. Però non è detto, forse ci provo. In qualche modo devo dare anch’io il mio contributo di solidarietà.

Momento del Glicine

Che meraviglia scrivere sotto la pergola del mio Glicine, col ronzio dei bombi che assediano i grappoli profumati e i raggi del sole che saettano sulla schiena! Da un paio di giorni è gradevole stare all’aperto, pregustando ciò che verrà dalla stagione ancora incerta, ma destinata a diventare bella. Per fortuna i giorni scorsi è piovuto, la terra almeno un po’ si è dissetata. In giardino l’erba è cresciuta e Reginaldo l’ha tagliata. Ha potato anche la siepe, restituendo alla mia casa l’aspetto di una dimora semplice e curata, abitata da una padrona innamorata di gatti e di fiori. Il Glicine gode in questo periodo del suo momento di gloria, ne vedo esemplari dappertutto: abbarbicati su strutture di ferro, attorcigliati attorno a travi e pergolati, tenacemente aggrovigliati alle reti. Storico quello in Bassano, nei pressi dell’ufficio turistico che vale la pena immortalare quand’è in fioritura. Di questa pianta rampicante – ritenuta infestante, un po’ come l’edera – mi piace tutto: colore rilassante, profumo delicato, forma pendula dei fiori. Peccato che non siano adatti a farne bouquet. Originario dell’Asia, il suo nome in greco significa dolce e si riferisce al profumo dei fiori. Protagonista di molte storie cinesi e giapponesi, e anche di una leggenda italiana, mi piace il significato simbolico conferitogli dal buddismo: i grappoli fioriti si trovano nei templi e sono simbolo della luminosità, ma anche della caducità della vita: tutto è in continua trasformazione, perciò si deve apprezzare ogni momento. Viene anche considerando un talismano contro le avversità, da regalare a chi ci sta a cuore. Nei paesi occidentali simboleggia l’amicizia e la disponibilità. Bene, anche oggi la natura mi ha offerto la sua lezione. Mi siedo sotto il mio pergolato di glicine: ammiro i fiori, ne aspiro la fragranza, socchiudo gli occhi…e ho il mio attimo di paradiso.

Ancora una donna super

Un’altra donna eccezionale, campionessa di Aikido a 84 anni, veneziana: Renata Carlon, una figura mitica nelle arti marziali. Me ne imbatto mentre cerco sul web notizie incoraggianti da raccontare. Dettaglio non marginale, l’anziana signora è madre di quattro figli e quando le viene chiesto: “Qual è la cosa di cui va più fiera?” risponde: “Di avere quattro figli e di avercela fatta perché ho iniziato ripromettendomi di non essere la solita mamma rompiscatole, volevo essere diversa.” Quindi il post di oggi è in linea con quello di ieri, con la testimonianza di una protagonista molto più grande, che ha insegnato fino a due anni fa nella sua palestra di Mestre. Poi è arrivata la pandemia. Appresa l’arte dal marito Wassily Grandi, maestro di judo, la sua presenza nel tatami è richiesta tuttora, persuasa che “le donne possono fare tutto” perché dotate di creatività, sensibilità, idee. Insomma, la testimonianza in carne e ossa della sua filosofia di vita, per cui: “Non basta avere l’attitudine ma serve la passione, così scatta l’armonia”. Ecco, per me la parola armonia dice tutto, è la parola più bella del nostro ricco dizionario. Interessante anche la leggenda mitologica di Armonia, figlia di Ares e Afrodite, riportata da Esiodo (poeta greco antico, metà VIII sec – VII sec.

Un’altra grande donna (grande)

Un’altra donna eccezionale, campionessa di Aikido a 84 anni, veneziana: Renata Carlon, una figura mitica nelle arti marziali. Me ne imbatto mentre cerco sul web notizie incoraggianti da raccontare. Dettaglio non marginale, l’anziana signora è madre di quattro figli e quando le viene chiesto: “Qual è la cosa di cui va più fiera?” risponde: “Di avere quattro figli e di avercela fatta perché ho iniziato ripromettendomi di non essere la solita mamma rompiscatole, volevo essere diversa.” Quindi il post di oggi è in linea con quello di ieri, con la testimonianza di una protagonista molto più grande, che ha insegnato fino a due anni fa nella sua palestra di Mestre. Poi è arrivata la pandemia. Appresa l’arte dal marito Wassily Grandi, maestro di judo, la sua presenza nel tatami è richiesta tuttora, persuasa che “le donne possono fare tutto” perché dotate di creatività, sensibilità, idee. Insomma, la testimonianza in carne e ossa della sua filosofia di vita, per cui: “Non basta avere l’attitudine ma serve la passione, così scatta l’armonia”. Ecco, per me la parola armonia dice tutto, è la parola più bella del nostro ricco dizionario. Interessante anche la leggenda mitologica di Armonia, figlia di Ares e Afrodite, riportata da Esiodo (poeta greco antico, metà VIII sec – VII sec. a.C.) nella sua Teogonia. È nota anche come la dea dell’amore romantico, dell’armonia e della concordia. Tra antico e moderno c’è da stare freschi, lo dico con simpatia, convinta che c’è sempre da imparare qualcosa, ovunque si attinga. Gli esempi ci sono: basta valorizzarli.

AstroSamantha

Oggi voglio parlare di una donna speciale, nel senso che fa un lavoro straordinario, l’astronauta ed è pure mamma di due figli: Samantha Cristoforetti, 45 anni, nata a Milano e originaria di Malé (Trento) dove cresce, laureata presso l’università degli studi di Napoli, “la donna delle stelle”. Il primo lancio il 23 novembre 2014, oggi torna nello spazio a bordo della capsula Crew Dragon Freedom, a otto anni dalla sua prima missione. Quella odierna si chiama Minerva, in omaggio alla dea guerriera “che incarna la forza d’animo, la tenacia e la disciplina che ci sono richieste, così come la saggezza” (parole sue), durante la lunga permanenza in orbita di sei mesi, durante i quali Samantha lavorerà a decine di esperimenti scientifici, insieme con altri tre colleghi. Il ritorno sulla Terra è previsto per settembre. Tutti gli astronauti hanno messo la loro firma su un muro vicino alla rampa, come vuole la tradizione. Prima di entrare nella navicella, AstroSamantha – come viene affettuosamente chiamata – ha mandato un bacio ai piccoli figli, un maschio e una femmina. Mi fermo su questo dettaglio per esprimere tutta la mia ammirazione per le donne che hanno saputo/potuto fare altro, oltre che le madri. E non è che ignori cosa comporti il ruolo genitoriale, specie se sostenuto dalla condizione di single, come nel mio caso. Con l’età e l’esperienza sul campo mi sono persuasa che non è sempre positivo donarsi completamente a un unico ruolo, perché si corre il rischio di diventare accentratrici, quando non autoritarie. Del resto in natura l’accudimento dei cuccioli dura poco, e se non se la cavano alle svelte l’alternativa è l’abbandono. Il mio punto di vista è opinabile, ma trovo saccenti e presuntuose quelle nonne che scavalcano le figlie nell’educazione dei nipoti di cui si occupano, riproponendo sempre lo stesso trito modello di mamma/donna di casa. Quando la casa è il mondo intero. Talvolta anche la luna!

Generosità calpestata

Nel contenzioso tra genitori e figli, solitamente sono dalla parte dei figli. Tuttavia ci sono situazioni in cui mi è impossibile non partecipare per il genitore. Come nel fatto di cronaca nera successo a Bergamo, dove un imprenditore di Grumello, Anselmo Campa, 56 anni, è stato ammazzato dall’ex fidanzato della figlia, di cui usava la Renault Clio rossa che non intendeva restituire. Negli articoli che ho letto, la vittima viene descritta generosa, tant’è che aveva offerto un lavoro da operaio al ragazzo 25enne, nato in Italia da immigrati marocchini, riservandogli trattamento di favore. Poi la storia con la figlia maggiore era terminata e la macchina a lei intestata era stata chiesta indietro, addirittura venduta a un nuovo proprietario del circolo Arci di Grumello. Ma Luca Makka (vero nome Hamedi El Makkaoui) non voleva separarsi dalla “piccola bestia”, come chiamava l’auto. Pare che avesse da restituire altri prestiti all’imprenditore, descritto come un uomo tranquillo, buono, accomodante. La cosa che mi impressiona è la generosità calpestata, l’assurdità di una vita spezzata per mantenere il possesso di un bene altrui, considerato proprio. Di solito i padri, gelosi delle figlie, tendono a ostacolarne le relazioni amorose, mentre in questo caso era avvenuto il contrario, lodevole ma ritortosi contro la vittima. Un pensiero di profonda pietà va anche alla figlia, privata del padre per mano del ragazzo con cui aveva condiviso un percorso di vita, il quale ha pure inscenato di essere addolorato. Chissà se la sfortunata ragazza si fiderà di altri pretendenti…cosa che le auguro, dopo opportuna selezione. Il signor Anselmo non diventerà mai nonno e il suo mancato genero non guiderà più la “piccola bestia” incolpevole della sua assurda bestialità.

Mesto 25 aprile

Giornata importante per noi il 25 aprile, ma da un paio di mesi è come se il nastro della storia si fosse riavvolto e fermato al tempo delle imboscate e dei bombardamenti dell’ultima fase della seconda guerra mondiale, chiamata Resistenza. Ora però serpeggia il timore che la guerra in corso tra Russia e Ucraina abbia tempi lunghi e non si intravede la fine. Ogni giorno scorrono immagini di distruzione e di morte, vecchi che si stringono al cane, passeggini svuotati, condomini distrutti. Mi torna in mente la poesia di Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968; Nobel per la Letteratura 1959) Milano, agosto 1943 che inizia così: Invano cerchi tra la polvere,/povera mano, la città è morta./ Il poeta descrive la desolazione cui fu sottoposta la città, dove lavorava nel settore editoriale, bersaglio di una serie di bombardamenti da parte degli alleati anglo-americani. Purtroppo la storia si ripete. Seguo la cerimonia odierna all’Altare della Patria, luogo simbolo della Resistenza e mi chiedo cosa provino il nostro Presidente della Repubblica, le autorità, i civili allora coinvolti e chi nacque dopo quegli eventi, che ora drammaticamente si ripetono altrove, non lontano da qui, dove mi auguro venga concessa almeno una tregua, per consentire ai sopravvissuti di lasciare i bunker e ai bambini costretti nel ventre della acciaieria di uscire a giocare alla luce. Forse è chiedere troppo, considerata l’escalation del conflitto. Però non posso gioire per la Liberazione conquistata dai nostri nonni e padri 77 anni fa, sapendo che eventi parimenti drammatici si stanno rinnovando in Europa (e anche fuori d’Europa). Considerata il vecchio continente, una parte di Europa risulta dura di comprendonio. Non resta che attendere che rinsavisca, con l’aiuto del Cielo.

Magnifici 80 anni!

Oggi compie 80 anni Barbra Streisand (Brooklyn, 24.04.1942), una donna per me mitica: cantante, attrice, compositrice, regista e produttrice cinematografica statunitense. Nel corso della carriera lunga sei decenni, ha vinto numerosi premi, tra cui 52 dischi d’oro e 31 di platino. Diva partita dal nulla, è impegnata anche politicamente, vista la sua attività di grande sostenitrice del Partito Democratico con grandi raccolte di fondi. L’anno scorso ha pubblicato il suo ultimo album, “Release Me 2” e ora è impegnata a finire la sua autobiografia. Una carriera inimitabile e una voce inconfondibile. Oltre alle indubbie qualità artistiche, deve avere un carattere di ferro, che le ha consentito di esibire con orgoglio il naso importante e i denti storti. Di lei mi piace ricordare l’interpretazione del brano “Woman in love” e quella del film drammatico “Pazza”, del 1987 con Richard Dreyfuss (una squillo di lusso uccide un cliente), che a suo tempo mi impressionò parecchio. Interessante la vita dell’artista, che 15enne perde il padre, stimato professore e si diletta a imitare i divi che vede in televisione. Curioso: madre e zii tentano di dissuaderla dal cantare, per il suo aspetto ritenuto non particolarmente gradevole. Il che è incredibile, considerato che diventerà un vero e proprio “sex symbol”. Da ultimo, pensarla mentre scrive la sua autobiografia a ottant’anni è incoraggiante, perché tutto si può ancora fare in età avanzata, se benedetti da mente e salute. Un bell’esempio di creatività che induce a valorizzare ogni momento della vita, compresi i difetti fisici. Grande Barbra, lunga vita a te e a chi ti assomiglia! 🌷 ,

Arte e Libertà

Nessun paese esiste senza cultura: sono le profetiche, a mio dire, parole espresse da un artista ucraino all’ingresso del padiglione riservato al suo Paese, alla vigilia dell’inaugurazione della Biennale d’Arte, la 59esima. Vi espongono 213 artisti di 58 nazioni (di cui 26 italiani), con una presenza femminile record, pari all’80%, dato che la curatrice Cecilia Alemanni evidenzia. Il titolo di questa edizione è: “Il latte dei sogni” che mi fa pensare a qualcosa di rassicurante come il latte, ma anche immaginifico, come il sogno. Scopro che il titolo si rifà a un libro di favole di Leonora Carrington (1917 – 2011), artista surrealista che descrive un mondo magico dove la vita viene costantemente reinventata attraverso l’immaginazione. Apertura al pubblico da oggi 23 aprile fino al 27 novembre 2022. Mai avuto il piacere di parteciparvi. Scopro che il biglietto costa parecchio e per visitare tutti i padiglioni ci vorrebbero due giorni. Vedo alcuni video sul web. Non ho la cultura idonea per giudicare, ma non distribuirei a pioggia il mio assenso. Diciamo che sono vicina a quanto espresso da Marco Goldin e letto sul quotidiano un paio di giorni fa: “Se un’opera d’arte merita, allora scatta la stellina. Per arrivare a tre, che è il massimo nella sua scala di apprezzamento deve essere un capolavoro”. Curioso, anch’io durante le interrogazioni a scuola usavo lo stesso sistema di valutazione. Goldin, classe 1961, trevigiano ha curato oltre 400 esposizioni e le sue parole, per me valgono oro. Al di là di cosa vedere alla mostra, avendone la possibilità, ritorno al pensiero iniziale dell’importanza della cultura per ogni paese. “La tirannia teme il potere dell’arte” è emerso dal discorso di Zelensky a Venezia. Dati i tempi tempestosi, l’arte a sostegno della libertà è importante. Fondamentale a tutela della Pace.

Pro Madre Terra

Giornata mondiale della Terra 2022 (per l’esattezza Giornata Internazionale della Madre Terra): dal 1970 si celebra ogni anno il 22 aprile, un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera; è la più grande manifestazione ambientale dedicata al Pianeta. Nata come movimento universitario, ogni edizione ha il suo tema. Quello di questa edizione, che è la 52esima, è: Investire nel nostro Pianeta (= Invest In Our Planet), che fa amaramente sorridere, pensando alla guerra in corso in Ucraina, e chissà dove. Leggo che, per proteggere il nostro Pianeta, servono energie nuove e parole nuove, atte a rinnovare anche il mondo del turismo, dov’è in crescita l’interesse verso esperienze di viaggio più sensibili all’ambiente. Mi viene in mente che era gettonata a scuola una traccia per svolgere il compito di Italiano che diceva all’incirca così: Cosa faresti conoscere ad un amico lontano, in visita nel tuo ambiente? In realtà la traccia era molto più articolata, ma finalizzata a fare emergere bellezze sconosciute. Ritengo che l’amore per l’ambiente si veda soprattutto dai comportamenti rispettosi. Ma si esprima anche attraverso l’arredamento. A proposito mi capita stamattina di andare a Pederobba, per farmi sostituire delle lenti: in pratica adattare alla vecchia montatura che ormai fa parte di me le lenti di un paio di occhiali di riserva. Il posto si chiama LIÒ FACTORY STORE sulla feltrina, che avevo frequentato in precedenza. In questa circostanza, dovendo attendere una ventina di minuti per il trasferimento delle lenti da un occhiale all’altro ho avuto modo di apprezzare l’arredamento, che utilizza molto legno chiaro un po’ dovunque: sugli espositori delle montature, sugli specchi, sui tavoli e sui sedili, sul “recinto” per bambini attrezzato di matite colorate e un pupazzetto artigianale… In fondo alla sala, la gigantografia di un paesaggio montano reca la seguente scritta: Nulla di ciò che costruiamo è più bello di quello che troviamo in natura. Condivido in pieno la frase e mi sembra opportuno valorizzarla oggi che è la Giornata della Madre Terra. Complimenti a chi l’ha creata e a chi ne condivide lo spirito. Esco indossando gli occhiali rinnovati e la soddisfazione di condividere un bene comune.