Ciao Giugno 2021

Il mese di Giugno si chiude con temperature molto elevate, facendoci boccheggiare. E non possiamo neanche lamentarci più di tanto, visto che nel resto del mondo la situazione è anche peggiore: singolare che in Canada gli orsi cerchino refrigerio nelle piscine! In Pedemontana del Grappa si sta bene mattina e sera: di giorno dentro casa, con o senza climatizzatore. Io preferisco tenere porte e finestre aperte, tende da sole abbassate e balconi socchiusi. Mi infastidisce la ventola del clima, ostica anche al gatto. Il mio posto ideale rimane la pergola del glicine, che ora è in seconda fioritura, escluse le ore centrali del giorno quando non si muove foglia. Mi ha colpito sentire dai notiziari che 3000 medici se ne andranno in pensione nei prossimi anni e ci saranno notevoli problemi nel coprire i posti vacanti. Significa che non potremo ammalarci? Personalmente faccio il possibile per stare alla larga dagli ospedali e contatto il mio medico di base tramite app o mail, incrociando le dita nella speranza di non averne urgenza. L’ultima volta che sono stata in ambulatorio, in epoca pre-covid, è stata una sofferenza per l’attesa inaudita, a causa del super affollamento. Certo che fare il medico oggi significa stare in prima linea, sia che il professionista lavori in ospedale oppure sia medico di base. Se sarà incentivata la sanità territoriale, tanto meglio. La riforma del settore è una delle più urgenti… insieme con altre che i cittadini attendono. L’ opportunità offerta dal Recovery Plan (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) non dovrà essere disattesa. Ci sono i soldi e ci sono le proposte: basta aggiungere entusiasmo e buona volontà da tutte le parti, per avviare una vera ripartenza. Senza timore di essere trascurati, se per caso il medico… a sua volta si è ammala!

Il blog Verba mea compie un anno!

Oggi 27 giugno 2021 il mio blog compie un anno: è stata una bella esperienza che mi ha consentito di esprimermi ogni giorno per 365 giorni e di comunicare con il gruppo di visitatori aumentati nel tempo e con i commentatori, pochi ma buoni, che sento il dovere di ringraziare: tra tutti Lucia, quotidianamente fedele, seguita a ruota da Martina, Manuel, Piero, Adriana B., Antonietta, Paola, Serapia, Rossella, Giancarlo… Roberta, Bruno e mi scuso se scordo qualcuno. Diverse persone tra cui Massimiliano, Lisa, Lina, Pia e Marisa mi leggono e commentano in separata sede, perché preferiscono non esporsi pubblicamente, pur essendo questa una piazza circoscritta e sicura: grazie anche a loro. In questi lunghi mesi di pandemia, l’idea del blog è risultata vincente per farmi sentire “connessa”; adesso mi concedo una pausa, di riflessione e per motivi tecnici ( legati al cambio del tablet ormai obsoleto); continuerò a postare le mie riflessioni, senza però l’assillo quotidiano. Mi farà piacere leggere i commenti di chi vorrà continuare a dirmi la sua, cui mi impegno di rispondere. Una persona mi ha suggerito di raccogliere tutti gli articoli postati e di realizzare una sorta di almanacco: ci sto pensando. Potrebbe essere un’idea, per ripercorrere gli eventi e le emozioni che hanno intessuto i dodici mesi che spaziano dal 27 giugno 2020 al 27 giugno 2021. Potrei intitolate la raccolta POST PER UN ANNO, corredandola di qualche foto significativa. Che ne dite? Sarebbe gradito un vostro parere. Intanto ci penso. Qualcuno ha detto che solo il linguaggio ci distingue dagli animali, che si esprimono in altro modo, non disponendo della parola. Che il blog si chiami Verba mea (=Parole mie) non è un caso; ritengo un’opportunità e un privilegio poterne fare uso e corrispondere con chi vuole, in maniera libera e volontaria. Cari lettori, buone vacanze! Grazie di esserci. A presto!

Sardegna in lutto

Muore dopo aver salvato la figlia e due amiche in mare. È successo in Sardegna, la vittima un 60enne di nome Fernando Porcu. Sono angosciata di scrivere di decessi in posti che hanno sapore di vacanza. In Sardegna non ci sono ancora stata, ma è come se ci fossi nata, grazie alla lettura di vari romanzi di Grazia Deledda, sarda di Nuoro, ripetente la quinta elementare perché “intelligentina”, secondo il giudizio della sua maestra, unica donna italiana insignita del Nobel per la Letteratura nel 1926. A sostenere la mia simpatia per l’isola, come ho scritto in un precedente post, ci pensa Massimiliano, un caro collega sardo, peraltro legato al Veneto dove insegnò Scienze Motorie anni fa, che da lì mi invia foto stupende. Ma ci deve essere un’attrazione inconscia per ciò che rappresenta l’isola in generale, luogo di silenzio e di pace, posto dell’anima per una persona creativa, o che si ritiene tale, come me. Non so quanto incida nella sventura la voglia di riprendersi dopo un anno e mezzo di isolamento sociale, però ho l’impressione che la bellezza della rinascita (qualcuno preferisce il termine ripartenza o addirittura ripresa) sia offuscata da un eccesso di disgrazie, proprio nei luoghi deputati al benessere psico-fisico. Tornando al caso segnalato, lo sforzo compiuto dal signor Fernando gli è stato fatale e non c’entrano disattenzioni altrui. Forse un’imprudenza immergersi in acque col mare mosso? La figlia se ne farà una colpa e le bambine non scorderanno cos’è successo. E proveranno per sempre gratitudine per chi ha sacrificato la sua vita, per tutelare la loro.

Un post dolce

Oggi vorrei scrivere qualcosa di dolce, che distragga dalla cronaca pesante. L’aggettivo dolce calza a pennello con la marmellata (dovrei precisare confettura) di albicocche, realizzata ieri pomeriggio, con la frutta donatami da Adriana: albicocche non trattate, spontaneamente cadute dall’albero, di un bel colore arancio, con la buccia talora intaccata… particolarmente apprezzate dalle formiche. Anch’io ho un albicocco, che quest’anno non ha prodotto alcunché, viceversa dall’anno scorso; pare che l’alternanza produzione-riposo sia normale. In ogni caso il mio frutto preferito è l’albicocca, perciò ho gradito molto il dono che nell’immediato ho gustato al naturale, trasformando l’abbondante resto, come da prassi. Avevo in casa quanto serve, vasetti quattro stagioni compresi, perciò mi sono messa all’opera, prima che il caldo notevole di questi giorni alterasse la frutta. Ho trasformato circa due chili di albicocche in marmellata, distribuita in 13 vasetti da 0,25 litri, perché mi piacciono le confezioni piccole, più carine da regalare. Sul coperchio ho scritto “Apricot” (parola più corta di Albicocche) e la data: 24.06.2021 che coincide con quella del trasloco nella mia casa di proprietà a Castelcucco, risalente al 2000, così ho ricordato l’importante evento. Verso le ventidue, mentre sonnecchiavo in poltrona sono stata scossa dallo scoppiettio dei coperchi, che mi annunciava l’avvenuta sterilizzazione: è stato un piacevole sentire, una festa in formato ridotto che mi viene offerta dalla natura e dalla generosità di un’amica.

Sangue sul Piave

Da ragazza andavo anch’io a prendere il sole sul greto del Piave, una sorta di spiaggia alternativa che qualcuno definiva dei poveri, e si intuisce il perché: accesso libero, niente divieti, adattamento obbligatorio. Il bagno no, l’acqua del fiume è fredda, al massimo il pediluvio. Tra le pietre calde e l’acciottolato che delimita le sponde circolavano molti insetti, uno dei quali mi ha lasciato un ricordo sulla pelle che sembra una scottatura. L’abbronzatura di fiume costa in termini psicologici, perché è scomoda e faticosa. A un tiro di schioppo se uno abita nei pressi del fiume sacro alla Patria, come la sfortunata barista di Pieve di Soligo, accoltellata ieri da uno squilibrato 35enne che si sentiva preso da una grande rabbia! Sono desolata e pietosa verso la vittima, pare scelta a caso, e mi disorienta la malattia mentale che esplode improvvisa ed irreparabile. Non dovrebbero mai succedere questi misfatti, in luoghi di alto valore simbolico e di bellezze naturali gratuite, offerteci dal Padreterno per sollevarci il corpo e l’anima. È dell’altro giorno l’incidente nautico sul Garda. Temo che anche dai monti arriverà qualche triste notizia… eppure non possiamo rinchiuderci in casa dopo tanti mesi di penitenza, proprio ora che l’Italia è quasi del tutto in zona bianca. Certo che l’ansia di scontrarmi col matto di turno mi turba più di venire a contatto con un soggetto no vax, non credo che sarò presa dalla smania della villeggiatura, mi accontento di essere in salute e mi impegno a mantenerla. Se ci scappa una giornata al mare o in montagna in compagnia, ben venga! Mentre scrivo sono sotto il glicine, che dopo la drastica potatura di febbraio si è già ricoperto di fogliame ombreggiante. Un delizioso venticello si insinua tra i capelli… se chiudo gli occhi immagino di essere sotto un gazebo al mare, senza odore di crema solare, schizzi e schiamazzi!

Bimbo scomparso ritrovato

Una bella notizia: è stato ritrovato Nicola, il bimbo di 21 mesi sparito dalla sua abitazione, in una zona isolata in provincia di Firenze tre giorni fa. Sembra si fosse allontanato da solo, è stato ritrovato in buone condizioni e tanto basta: una storia a lieto fine, che poteva avere risvolti tragici. Mi ha girato la notizia Paola, che abita a Nazareth e ciò dà l’idea di come la vicenda abbia tenuto col fiato sospeso dentro e fuori “casa”. Immagino l’angoscia della madre, che ha un altro figlio di quattro anni e la trepidazione delle centinaia di persone che si sono messe alla ricerca del bimbo scomparso. Nel privato vissi anch’io un paio d’ore tremende, quando mio figlio di sette anni si era perso… dietro una gran coppa di gelato, col terrore di non poterlo rivedere. Lo avevo lasciato seduto a un tavolo della gelateria, per comprare delle cartoline nella tabaccheria di fronte… una leggerezza che mi ha sconvolto la vita per due ore infinite, risoltasi in un pianto liberatorio alla sua ricomparsa, per mano di un ragazzetto che si era messo generosamente sulle mie tracce. Quando ricordo l’episodio, provo ancora un brivido di sgomento. Chissà se il piccolo Nicola potrà chiarire, forse è meglio per lui di no… Comunque la vicenda mi suggerisce altre considerazioni che riguardano il rapporto genitori-figli: succede che una madre perda di vista il figlio quando questi è cresciuto, è maggiorenne e vuole rompere il legame con la famiglia, per indipendenza, per dissapori, per svariate ragioni, e nessuno può restituirglielo. Queste sono le perdite più dolorose, non infrequenti, che nessuna ricerca può sanare. Salvo un aggiustamento dei ruoli e degli equilibri, con reciproca salutare comprensione.

Festa dei nonni

Per scrivere il mio post quotidiano, quando sono a corto di notizie cerco in internet se la giornata è dedicata a qualche evento particolare e scopro informazioni talvolta curiose, come quella di oggi, pare dedicata ai nonni e ai nipoti. Premetto che io persi i nonni da bambina e alla data attuale non ricopro a mia volta il ruolo, per cui nutro un misto di nostalgia e di ammirazione per chi si è potuto spendere in questo senso. Stamattina verso le dieci sono stata a salutare una coetanea, che di nipoti ne ha già cinque; la più grande, Margherita, a giorni sosterrà l’esame di terza media, nella unica versione del colloquio, causa misure introdotte per contenere la pandemia. La fanciulla stava al computer, ripassando qualcosa e la nonna rimestava tra le pentole, essendo una cuoca provetta che nutre diversi familiari a pranzo. Ho provato una sottile invidia, più per la nipote che per la nonna, essendo io negata per la cucina e portata a sperimentare situazioni nuove, com’è d’obbligo per i giovani. La relazione nonno-nipote è molto importante per una crescita serena, e se viene a mancare per svariate circostanze, lascia il segno, come è capitato a me che ho avuto poco tempo per godermi nonna Adelaide, cui ero legatissima. La stessa cosa è successa ad altre persone, tipo alla mia amica Lucia, assai affezionata alla nonna Marta. Per ragioni genetiche abbiamo ereditato caratteristiche simili, nel mio caso l’attitudine a scrivere, che rafforzano le nostre radici. La pianta come metafora delle origini è sempre di effetto. Idem per il proverbio correlato: “La mela non cade mai lontano dall’albero”. Anche se ci siamo frequentate poco, devo a mia nonna materna buona parte della mia personalità. Intanto cerco nonne adottive virtuose, come Gina, la nonna di Manuel, per riempire i miei vuoti. Per l’altra metà del cielo, ho dedicato il mio ultimo libro Il Faro e La Luce, a un nonno ideale, il mio professore di liceo. Pertanto auguri a tutti i nonni e le nonne: di ieri, di oggi… e di domani!

Incidente nautico sul Garda

Chi può godersi il mare da una barca è un privilegiato. Salvo morirci, come è capitato alla giovane coppia a Salò: lei 25enne studentessa universitaria, bellissima, lui il suo bel compagno 37enne, una coppia affiatata che rientrava dalla cena con il natante, investito in pieno da un motoscafo condotto da due tedeschi che non si sono accorti dell’incidente (!) e pertanto non li hanno nemmeno soccorsi. Lui morto sul colpo, col ventre squarciato dall’elica, lei ripescata in acqua con gli arti inferiori parzialmente recisi. Bruttissima storia, che ne evoca altre successe in mare, a danno di ignari bagnanti o natanti. Quando si dice la jella (mi verrebbe da usare una parolaccia accreditata tra i giovani e non solo): i due sfortunati erano giovani, belli, innamorati, presumibilmente in vacanza, sportivo amatoriale lui proprietario della piccola imbarcazione in legno… e vedi che fine hanno fatto! I due turisti sul motoscafo a nolo che si erano allontanati senza prestare soccorso, sono ora indagati per omicidio colposo e omissione di soccorso, praticamente altre due vite messe a soqquadro, anche se non private dell’esistenza. Di solito gli incidenti si verificano sulla strada, cielo e terra non ne sono esenti… ma in un posto bello come il lago non dovrebbe succedere. L’acqua è un elemento vitale: penso alla Venere del Botticelli che sorge dalle acque, alle poesie dedicate al mare, alla simbologia di riferimento… ai versi “Chiare, fresche et dolci acque” del Petrarca che vengono offuscati dai gravi incidenti causati dall’imperizia e dalla superficialità umana. Quando va bene.

La prima Rettrice dell’università di Padova

Accolgo con grande piacere la notizia che è stata eletta la prima Rettrice dell’Università di Padova: Daniela Mapelli, 55 anni, docente di Neuropsicologia e riabilitazione psicologica, madre di due figli. Dopo 800 anni dalla fondazione del prestigioso ateneo, ben venga, anche se la neo eletta ha tenuto a precisare: “Mi piacerebbe che un giorno si parlasse di competenza non più di genere”. Del resto Padova annovera la prima donna laureatasi al mondo: in Filosofia, nel 1678, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, simbolo di emancipazione femminile. Nata nel 1222, l’università di Padova è una delle più antiche, dove insegnò anche Galileo Galilei come dottore di Matematica e Fisica, durante “i 18 anni migliori di tutta la mia vita” (parole sue), dal 1592 al 1610. In Prato della Valle, tra le 78 statue dei padovani illustri che cingono l’isola Memmia c’è anche lui, che pure era nato a Pisa, nel 1564. Sono stata diverse volte in visita di istruzione al Bo, sede storica dell’Università, con i miei studenti e la cattedra lignea da cui teneva le lezioni il grande pisano era uno degli obiettivi più interessanti. Era oggetto di riflessione anche il motto: Universa Universis Patavina Libertas = la libertà di Padova è universale e per tutti, a sottolineare la libertà di pensiero che la contraddistingueva. La mia Laurea in Lettere risale al 1976 ed ha rappresentato una tappa importante della mia vita. Oggi credo che molte cose siano cambiate, dopo il covid e le lezioni da remoto. Percepisco nuove difficoltà di relazione tra docenti e discenti e l’approccio allo studio si è in parte disumanizzato. Tuttavia rimane la grande opportunità di .migliorare il proprio bagaglio culturale, accedendo a uno dei tanti corsi universitari, per soddisfare il bisogno di specializzarsi in un qualche ramo del sapere. Condividendo il motto di Socrate: “La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere”… quindi non si finisce mai di imparare!

Progetti a breve termine

Penultimo sabato di giugno, l’estate si è finalmente fatta avanti e l’Italia è quasi tutta in zona bianca; la campagna vaccinale procede e i contagi diminuiscono: mi sembrano buoni indizi per un cambio di marcia e ben sperare in un futuro alleggerito di preoccupazioni. In ogni caso la prudenza è d’obbligo e pertanto anch’io mi adeguo, concedendomi libertà col contagocce, cercando di valorizzare ciò che ho sottomano per disporre il mio umore al meglio. Ad esempio la luce, che filtra attraverso gli scuri di prima mattina, poi il canto dei canarini del vicino e il tubare delle tortore nei paraggi. Quando spalanco le imposte, il profumo intenso dei gelsomini solletica le mie narici, favorendo delle inspirazioni profonde. L’aroma del primo caffè del mattino dà la scossa al corpo ancora impigrito. Il mio giretto per il giardino si limita al controllo: è un’emozione constatare che stanno per sbocciare i primi tre Gladioli rossi, mentre ho raccolto ieri le prime Ortensie. Le Rose sono sempre generose, sebbene abbiano vita breve. Penso a una puntata al mare in compagnia di Adriana e Lucia come premio per la segregazione pesante di questi ultimi mesi, poi scenderò con mia nipote Cristina ad Alba Adriatica per qualche giorno… ma prima, giovedì 8 luglio, ore 20.30 in Centro Sociale a Castelcucco, ci sarà la presentazione del mio ultimo impegno letterario, il romanzo Il Faro e La Luce, che di suo predispone al benessere: per la copertina solare e per il contenuto emozionante. Incrocio le dita e vi aspetto!