Concorsi sì e no

Una notizia mi fa sorridere, ma subito dopo mi lascia perplessa: il concorso indetto per un posto all’ufficio anagrafe del Comune di Belmonte del Sannio è andato deserto, nel senso che nessuno dei candidati ha superato la prova scritta per accedere all’orale. 76 domande, 14 candidati ammessi, nessuno ha raggiunto il punteggio minimo di 14/21. Successo in precedenza in altri luighi. Possibile? Tutti impreparati? La memoria mi riporta ai miei esordi per inserirmi nel mondo della scuola quando anch’io dovetti passare per le forche caudine del concorso, per meglio dire dei concorsi. In un caso, raggiunsi Mestre con il taxi, causa neve: arrivai fuori tempo massimo e lascio immaginare come andò. Certo in quel frangente, oggetto dell’indagine della commissione non fu la mia competenza e ne riportai una grande frustrazione. Andò diversamente con un altro tentativo, in compagnia di Giancarlo che mi precedette per via del cognome – Cunial il suo, Cusin il mio – e incantò i commissari, declamando ‘La Pioggia nel Pineto’ di Gabriele D’Annunzio (pioveva, manco a dirlo). Mi ricordo con simpatia quel momento che andò bene a entrambi, ma non ho dimenticato la fatica, lo stress e anche le delusioni incassate per stabilizzarmi professionalmente. Immagino lo stato d’animo dei corsisti, in generale preparati e sottovalutati, costretti ad affrontare prove talvolta obsolete. A breve toccherà agli insegnanti che hanno superato lo scritto, affrontare l’orale…a giugno, in corso d’esami della scuola secondaria di primo e secondo grado (doppio stress garantito): tutto il mio sostegno ai colleghi! Ogni carriera, nel pubblico e nel privato presenta dei nodi da sciogliere e non tutti i concorrenti sono preparati, per cui la selezione rappresenta una necessità. Magari rivisitando le modalità di accesso.

I giorni della merla

È noto che il merlo è un uccello passeriforme della famiglia dei Turdidi, col corpo nero e il becco giallo (il maschio, mentre la femmina è bruno-nerastra). Ignoravo fosse monogamo per tutta la vita e questo dettaglio me lo rende simpatico. Vive in coppie isolate, ma tende a diventare più sociale e a radunarsi in stormi durante le migrazioni. Anni fa, tornando da scuola a piedi, ne ho incrociato uno che zampettava nell’aiuola di un vicino che mi ha suggerito una poesia. Poi i goffi pennuti si sono diradati, forse hanno ‘cambiato aria’. Comunque c’entrano col detto odierno legato ai giorni della merla, ritenuti i più freddi dell’inverno, eccezion fatta per questa fine gennaio inaspettatamente tiepida. Da un bel po’ le stagioni non sono più quelle di una volta, bisogna farsene una ragione. Tornando al merlo, fonte ispiratrice del mio sfogo poetico sento l’esigenza di spiegare il contesto: fine lezioni, ore 13.15 circa, stress alle stelle. Forse avevo fatto cinque ore di fila di lezione, causa supplenza di una collega assente. A primavera avanzata era arrivato in terza un ragazzo problematico di origini brasiliane, bello e incontenibile: non riusciva a stare seduto né zitto. La lezione dipendeva dal suo umore e spesso saltava per i suoi interventi. Mi ero preparata ad accoglierlo, ma la sua disattenzione culturale per attirare l’attenzione era superlativa. Così i nervi erano messi a dura prova e il merlo incrociato per strada al ritorno divenne il mio interlocutore. Riporto i primi versi della poesia che ne scaturì: Merlo dal becco giallo/che zampetti tra viole e pansè/come vorrei essere te… I giorni successivi realizzai dei segnalibri con stampata sul davanti la foto di un merlo e sul retro la poesia che distribuii ai miei studenti, compreso ‘lui’ che ebbe l’impudenza di chiedermi di destinargli parte del diritto d’autore. Un personaggio che mi auguro abbia trovato il posto adeguato alla sua persona.

Alba cercasi

“L’indifferenza è la più perniciosa delle colpe”: è un passaggio del discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante la diretta dal Quirinale, per la Giornata della Memoria. Durante la cerimonia, il capo dello stato sottolinea l’importanza della cultura e dell’istruzione, “in un’epoca travagliata come la nostra” che sembra abbia scordato le tragedie del passato. Iniziativa lodevole ricordare ciò che è stato, non solo nell’inferno della Shoah, ma anche i molti che si sono adoperati per proteggere i propri simili, rischiando la vita. Sentire menzionare i ‘Giusti’ allarga il cuore; d’altra parte si arranca a cercarne tra le persone in carne e ossa, dopo l’attacco del 7 ottobre, come se la categoria si fosse estinta. La guerra in corso in Israele, Ucraina e altrove replica le brutture che speravamo archiviate. È risaputo che il bene non fa clamore. In un momento frastornato come l’attuale è difficile orientarsi, ed anche orientare. La cultura potrebbe fare di più, gli intellettuali dovrebbero prevalere sui politicanti, la solidarietà potrebbe scalzare l’indifferenza. Voglio sperare che ci siano ancora le persone per bene, quelle che non blaterano e operano in silenzio, sebbene screditate. Sul piatto della bilancia i media pesano, l’intelligenza artificiale avanza, allettante e provocatoria. Il futuro è fosco, il presente non è roseo. Sarebbe gradita un’alba/aurora (l’aurora è appena prima dell’alba) rasserenante, anche in versione boreale. Ma preferirei quella ‘dalle dita rosate’ di greca memoria. Volesse il Cielo che fosse l’ultima fase del crepuscolo esistenziale!

Strategia anti-age

Di lunedì mattina il bar Milady a One’ di Fonte sembra un porto di mare. Diego, Marta ed Elisa si fanno in quattro per servire presto e bene gli avventori, sia quelli dentro che quelli fuori, dato che la mattinata promette bene. Alle 9.30 circa sono già finite le croissant con la marmellata, quelle che preferisco, perciò dirotto su una alla crema, squisita altrettanto, fragrante e tiepida. Non riesco a trovare un posto dove sedermi e i quotidiani sono tutti occupati. Il vicino mercato è molto attrattivo e l’affluenza al bar fa la gioia del titolare. Però dovrò cambiare giorno per fare qua la colazione – la seconda colazione – se intendo concedermi una lettura lunga e tranquilla. Comunque si libera un posto ed anche Il Gazzettino che prendo al volo. Di lunedì la dottoressa Graziottin tiene la sua rubrica che dedica oggi alla ‘strategia anti-age’ che incuriosita vado subito a leggere. Rifacendosi allo psicologo maltese Edward De Bono (1933 – 2021), padre del pensiero laterale, cioè creativo e capace di soluzioni, la sessuologa identifica tre età della vita: quella del why/perché? (0 – 5 anni), quella del why not/perché no? la più creativa e quella del because/poiché, dai 10 anni in poi. Adesso arriva il pezzo forte, con le parole della stessa Graziottin che riporto: “È essenziale mantenere per sempre un po’ di quell’età mentale fra i 5 e i 10 anni: nella vita, nella professione, negli sport, negli hohhy”. Queste parole mi hanno rasserenata, perché in privato mi scopro spesso ‘ringiovanita’: quando parlo coi gatti, coi canarini e coi fiori. Mi capita di uscire con esclamazioni ed anche interrogazioni a voce alta, certa che non c’è nessuno nei paraggi che potrebbe fraintendere. A settant’anni una persona non è ancora anziana, ma potrebbe andare fuori di testa. D’ora in poi credo che potrò permettermi di essere meno prudente. Se qualcuno si stupirà, gli dirò che ho adottato la strategia anti-age (che uso da un bel po’).

Rosalba Carriera, artista veneziana

Armando Contro, il mio compianto professore di Liceo Classico nominava Rosalba Carriera (Venezia, 12 gennaio 1673 – Venezia, 15 aprile 1757), nome che sento proferire in coda al telegiornale regionale: Venezia infatti le dedica una mostra. Così il ricordo si lega alla curiosità e mi documento su questa importante artista veneziana che usava l’arte come via per la sua emancipazione. Pittrice e ritrattista, nonché miniaturista su avorio, tant’è che è ritenuta la “regina” delle miniature. Nel ‘700 ne dipinse quasi duecento in cinque anni appena, lasciandoci gli occhi. Infatti sui dettagli consumò la vista, diventando quasi cieca. Il responsabile del Museo Civico del ‘700 Veneziano Alberto Craievich, in un’intervista afferma: Era una donna colta, parlava il francese, apprenderà anche l’inglese… L’arte è la via per la sua emancipazione. Insieme con la sorella compra casa sul Canal Grande e non si sposa. Scrive lei stessa un diario, con ricche informazioni. È ritenuta la più grande pittrice del Settecento, preferendo la tecnica del pastello, non solo per gli schizzi, ma per l’opera completa. Crea un atelier di pittura dove lavorano anche le due sorelle, dimostrando un’attitudine imprenditoriale rara per una donna del suo tempo. Tra gli estimatori, Federico Augusto di Sassonia, il conte Antonio Zanetti e il segretario dell’ambasciatore inglese a Venezia Cristian kool. Pare che le sue tabacchiere dipinte andassero a ruba. Certo non era una popolana e ricevette una buona educazione. Mi piace che abbia valorizzato l’indole artistica, minimizzando l’aspetto fisico che non la favoriva. Suppongo che allora fosse anche più di ora difficile emergere, ma Rosalba a 24 anni era già una star! Una femminista ante litteram, una donna giudiziosa ed abile che ha lasciato in eredità un patrimonio di bellezza.

Persone coraggiose

Durante il telegiornale della sera sento nominare Ingrid Betancourt, a Roma per sostenere un’iniziativa della resistenza iraniana in Italia. Durante l’intervista parla dello stato di prigionia cui fu costretta ed esprime solidarietà ai sequestrati da Hamas. Infatti fu fatta prigioniera delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) per sei anni, dal 23 febbraio 2002 al 2 luglio 2008. Di questa politica colombiana mi sono occupata da insegnante, perché la sua vicenda umana toccava diverse materie e consentiva agli studenti di riflettere sull’attualità. Immagino di essere stata influenzata dalla mia attitudine giornalistica e spero che gli ex studenti, ora adulti si ricordino di questa donna coraggiosa che non ha smesso di battersi per la difesa dei diritti umani. Nata a Bogotà il 25 dicembre 1961, figlia di un ex ministro dell’educazione e di un’ex senatrice, ha vissuto all’estero, soprattutto in Francia dove ha studiato. Nel dramma degli ostaggi di Hamas rivive il suo incubo. “Rivivo tutto il trauma di essere vittima di un’organizzazione terroristica. Come sopravvissuta sento di dover reclamare per i diritti per tutti coloro che non possono farlo”. Quando le viene chiesto come si sopravvive, risponde: “Si sopravvive stando dalla parte della verità, avere i principi, i valori, la fede è l’unico modo di resistere”. Ognuno combatte delle battaglie, chi è più esposto rischia di più. Mi ha colpito la ‘ricetta’ del nuovo procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, vita sotto scorta da 35 anni, per evitare di andare dall’analista: ogni domenica si concede una seduta…nell’orto, zappando e coltivando orticole. La natura ritorna come consolatrice. Se i terroristi non ti impongono la prigionia nella boscaglia.

Diversivo…estivo!

Giornata campale ieri, per sgombero del garage (due posti macchina) con ingombri di ogni tipo, molti ‘ereditati’ dai miei genitori. Temperatura sui trenta gradi, aumentata nella fase di sosta in centro ecologico a Cavaso del Tomba dove un signore molto scrupoloso e autoritario ha rispedito indietro buste imbottite – quelle con l’interno di plastica – scarpe vecchie che credevo destinate all’indifferenziata e altro. Lui non ha mosso un dito ma ha criticato parecchio perché, a suo dire i materiali non erano stati separati con cura. Garantisco che Manuel si è spaccato la schiena per fare entrare nella mia auto e nella sua, deliziosa Citroen 2CV del 1986 bianco-azzurra, più scarti possibile, separando cartone, plastica, elettrodomestici non più funzionanti, rinviando la separazione certosina in centro ecologico, come infatti è avvenuto, senza che il ‘signore’ si sia sporcato le mani. Io e Manuel invece ce le siamo sporcate e lavate molte volte. Pausa pranzo in spaghetteria da Rody a Cavaso dove ci serve la dolce Benedetta, altra mia brava ex allieva. Aneddoto: salire e scendere dall’auto speciale di Manuel richiede delle istruzioni: per aprire – non abbassare – il finestrino bisogna tirare una levetta posizionata sul tettuccio, operazione che va fatta da dentro, idem per aprire la portiera. Insomma: bisogna collaborare col mezzo, uno spasso! Per non parlare dei freni: quelli posteriori sono a tamburo – non sono un’esperta ma il nome è musicale – ed è uno stridio ad ogni frenata. È una macchina che ha la sua voce! Nel tardo pomeriggio il garage è diventato quasi una zona abitabile, con l’angolo dei prodotti e utensili per l’orto da una parte e le due biciclette dall’altra. La vecchia lucidatrice è tornata a casa ma sabato la porterò in centro ecologico qui a Castelcucco, con le ultime carabattole. Intermezzo: capatina di Manuel in soffitta per fare spazio e collocare scatoloni con indumenti di mio figlio che ci metterà mano, se crede a tempo e luogo. Io ho dato. Anni fa ho liberato la cantina e ci ho scritto il diario Tempo che torna (disponibile su Amazon). La prossima volta se la vedrà lui. Immagino che avrà a che fare con molti libri e materiale cartaceo, anche autoprodotto. Forse, prima di buttarlo ci darà un occhio e sarà come incontrarsi di nuovo. Dopotutto svuotare cantine e affini serve anche a tessere relazioni. Un grazie megagalattico a Manuel, la mia super spalla!

Ginnaste come farfalle

Dal Mediolanum Forum di Assago (Milano) seguo i Campionati di Ginnastica Ritmica: uno spettacolo le finali individuali delle ginnaste che volteggiano come libellule con cerchi, palla, clavette, nastro sempre sorridenti anche se capita di perdere per un attimo l’attrezzo. La nostra Sofia Raffaeli, una super campionessa ci fa onore; il tifo del numeroso pubblico giustamente si riversa su tutte le ginnaste che rappresentano molte nazioni. Da donna sono colpita anche dai costumi, colorati e ricercati, a volte curiosi (la tedesca indossa un body multicolor con al centro un volto con occhiali: un musicista?), dalla pettinatura raccolta, dal trucco curato. La musica scelta per l’esibizione non è da meno, capisco che deve dare la carica e sottolineare i vari passaggi. Due minuti lunghissimi. Le ore di allenamento sono strepitose. Una ginnasta confida di occupare in esercizi sia la mattina che il pomeriggio. Frequenta il liceo e viene seguita per due ore pomeridiane nelle varie materie da un insegnante, ovverosia doppio impegno. A mio dire, sono ragazze eccezionali, come dei fiori rari. La piccola e grintosissima Stiliana Nikolova è uno spettacolo. Solo le penalità disturbano qualche esercizio, solitamente in apertura o chiusura della performance. Nonostante l’altissimo livello delle prestazioni, l’emozione e la tensione giocano brutti scherzi, di cui io sì e no mi accorgerei, tuttavia la speaker dice: “Esecuzione non pulitissima”. Seguo anche l’esercizio a cinque, con tre nastri e due palle: traiettorie diverse, uno spettacolo diverso e impegnativo: se sbaglia una, viene penalizzato tutto il gruppo. Impresa delle Farfalle bellissima: medaglia d’oro, seconda e terza Israele e Cina. Consegna delle medaglie e Inno di Mameli, che emozione! Urlo finale liberatorio dalle tribune. Lode e gloria a tutte!

Insegnanti addio!

“Oggi nessuno vuole fare l’insegnante”, parole del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara intervenuto al dibattito su “La scuola italiana oggi e domani” nell’ambito del Festival dell’economia di Trento. Temo di dovergli dare ragione, anche se spero di sbagliarmi. Mi spiace che il mondo della scuola dove ho profuso tante energie – ma riconosco che c’è chi ha dato molto di più – sia in profonda difficoltà. Le testimonianze mi vengono direttamente dalle colleghe con cui mantengo rapporti, e non sono solo quelle prossime al pensionamento, ma anche le giovani leve. La lamentela più ricorrente è che la didattica, cioè l’insegnamento è posizionato in coda dopo il disbrigo burocratico, la gestione dei rapporti con i genitori e gli enti, la cessione di ore di lezione per attività educative varie. Mi pare di intendere che le riunioni da remoto abbiano alleggerito da una parte, ma anche impoverito lo spirito di squadra. Ribadisco che sono contenta di essere in pensione e mi dolgo per le mie colleghe, compresi ovviamente i colleghi maschi. In questi giorni ho sentito nominare spesso don Lorenzo Milani, nato giusto cento anni fa a Firenze (il 27 maggio 1923), il fondatore della scuola popolare di Barbiana. Chissà che consigli darebbe lui per aggiustare le cose che non funzionano nella scuola odierna. È risaputo che era un prete scomodo, che si batteva per una scuola inclusiva con la partecipazione attiva dei suoi membri. Dubito che l’intelligenza artificiale, sbandierata da più parti risolva il problema alla radice. La cosa più semplice sarebbe chiedere ai docenti cosa non funziona, e farne tesoro. Nel mentre, solidarietà alla categoria, da estendere a tutti gli utenti della scuola, alunni compresi. (P.S.- Sento con sgomento che ad Abbiategrasso uno studente 16enne ha colpito al braccio con un pugnale l’insegnante di Lettere, che non è grave. Ma è grave l’atto compiuto. L’idea del Ministro di inserire uno psicologo nelle scuole mi pare opportuna e persino tardiva, date le problematicità serpeggianti tra i banchi)