Mercato locale sottotono, meno gente del solito. Ho comperato bulbi di giacinti che metterò in acqua, perché mi piace osservarne la trasformazione, lenta ed avvolgente che mi regalerà profumatissimi fiori a Natale. Durante il breve percorso per raggiungere la piazza, ho sentito e apprezzato le voci dei bimbi del vicino Nido e ho pensato alla frase attribuita a Dante, per cui fiori bambini e stelle sono tre cose rimasteci del paradiso. E ho ritenuto che ho due buoni motivi per pensare positivo. Ho sostato al bar per leggermi il quotidiano, e quando sono uscita gli studenti delle medie stavano allegramente vociando in cortile: meno male, mi sono detta, per loro funziona ancora la didattica in presenza, chissà che duri… chissà come avrei affrontato l’insegnamento in questo doloroso periodo. Le colleghe in servizio mi aggiornano e non le invidio per la marea di difficoltà che devono affrontare ogni giorno, per contenere i danni da contagio. Penso anche al disagio dei genitori degli allievi, sempre col fiato sul collo. La solidarietà per la categoria è scontata, dato che in ambito scolastico ho profuso le mie energie per oltre trent’anni, ma non scordo nessuno di quanti lavorano in prima linea, e nemmeno chi è costretto a casa perché ha perso il lavoro. Mi aggrappo alla speranza che la pandemia finalmente rallenti, che da qualche parte arrivino buone notizie e che si possa tornare ad abbracciarci senza timore.
Che bel pensiero! Chissà che Dante avesse ragione: solo sarebbe triste sapere che ci sono rimaste solo quelle tre cosucce dal paradiso. In ogni caso meglio di niente! Non vedo l’ora che si possa tornare ad abbracciarci senza paura del contagio e buttare via tutte queste museruole (come le chiamiamo a casa) e tornare a poter annusare l’aria, i fiori, tutto liberamente. Un abbraccio da distante intanto!
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