Il dono del tempo

Prima di riprendermi dal mio riposino pomeridiano – che in realtà parte tardi per incombenze varie – verso le 16.30 su Rai3, la garbata conduttrice Sveva Sagramola intervista l’ospite, Monica su un argomento molto interessante: Economia del dono, ovverosia uno scambio di oggetti e/o servizi senza intervento di denaro. Monica, di cui mi sfugge il cognome e che ha bellissimi capelli ondulati porta l’esempio di una vecchia macchina da cucire donata, con cui è stato attivato un corso per imparare a confezionare capi in proprio. Mia madre mi raccontava che da bambina andava da una sarta per apprendere i rudimenti di taglio e cucito. Con la crisi economica e la necessità di risparmiare, mi pare un’ottima idea. Mi risulta, per diretta testimonianza di un aderente, ora trasferitosi in Piemonte che nel vicino paese di Crespano del Grappa (dove ho insegnato per una decina d’anni nella scuola media Antonio Canova) funzionasse La banca del tempo, dove veniva offerto del tempo per risolvere svariati problemi. Iniziative simili credo siano diffuse un po’ dovunque, grazie all’apporto vitale dei volontari. Insomma, ciò di cui parla il programma succitato propone un modello economico in realtà già sperimentato e ritornato in auge, con la risoluzione della pandemia. Anzi, mi sovviene la locuzione latina Do ut des (do a te perché tu dia a me) usata nel diritto romano che si riferisce a un tipo di contratto dove avviene una permuta. Una formula per indicare un patto che risale al terzo secolo dopo Cristo. La riflessione che mi viene spontanea, da non esperta è che torni utile recuperare ciò che funzionava anche nel passato, aggiornandone il nome, rispolverando abilità e conoscenze, per condividere il piacere di stare insieme e di donare qualcosa di sé agli altri.

4 pensieri riguardo “Il dono del tempo”

  1. A questo proposito mi viene in mente quando mamma parecchi anni fa’ donò a una coppia che faceva volontariato in Africa ,la sua macchina da maglieria ancora funzionante ma che lei per ragione d’ età non usava più. E sapete che quella macchina assieme ad altre serviva per insegnare alle donne africane a lavorare a maglia.Ricordo i maglioni fatti da mamma e che ancora conservo.Sono contenta e pure lei lo era che quella macchina servisse a far del bene in quei paesi poveri.Chissa’ se ancora è in funzione.Ecco questo è stato un dono per qualcosa di utile e di concreto.Ciao amici lettori!!!!💖💖💖

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  2. Da ragazzino ricordo benissimo lo scambio d’aiuti tra la mia famiglia e le altre della ” Via Diese”
    Ad esempio, quando un contadino aveva bisogno di una mano in più per mietere il grano, gli altri contadini della zona si riunivano per aiutarlo. Spesso, i contadini si scambiavano anche gli animali da lavoro come , asini e cavalli, mi ricordo l’asina della casa davanti che era molto grande e a volte non voleva tirare il carretto, era tanto testarda che si coricava per terra, era divertentissimo, la facevano rialzare proponendogli una manciata di carote che non riusciva mai a mangiare.
    Inoltre, le famiglie contadine condividevano prodotti come olio anche se raramente, se c’era qualche sposalizio, vino, formaggio e pane.
    Le donne si aiutavano a vicenda, Sempre e comunque al fine settimana perché durante i giorni lavorativi erano impegnate dal mattino all’alba sino alla sera molto dopo il tramonto; sia tenendo bambini per conto degli altri che condividendo conoscenze e competenze su come cucinare, tessere, cucire e filare. Si sedevano sotto al portico e non la smettevano di parlare, mi ricordo che mi annoiavano tantissimo !
    Si incontravano spesso in occasione di sagre, matrimoni e funerali per condividere storie, sicuramente c’era un’amicizia molto condivisa e una fiducia che adesso è scomparsa!!!
    Le migliorie non sempre portano ad un miglioramento nel senso che si stava meglio quando si stava peggio almeno dalla mia visione di ragazzino !!!

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    1. Credo proprio tu abbia ragione: si stava meglio (dentro, di sentimenti) quando si stava peggio (di soldi e confort). Non è un caso se i bambini delle favelas o altre zone povere del pianeta sono sempre sorridenti e si divertono con poco! Temo che la nostra società abbia fatto una indigestione di benessere che…gli è rimasta indigerita sullo stomaco. Se indietro non si può tornare, salviamo almeno il salvabile che è parecchio. Simpatica la cavalla recalcitrante…che non si faceva conquistare neanche dalle carote! Un esempio di tenacia e… incorruttibilità. Altro che certe persone ‘alte’! Ciao, grazie della testimonianza e buona serata. 👍

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