La mela non cade mai lontano dall’albero

Bella storia quella che sento in coda al telegiornale su Rai3, ieri sera. Tra tante notizie sconfortanti, mi solleva il morale la storia sportiva e affettiva che coinvolge padre e figlio in carrozzina. Il giovane si chiama Kevin Giustino, classe 2001, nato a Napoli ma fiorentino d’adozione, normodotato. Ha scelto di passare alla carrozzina, per condividere la passione del basket col padre Gennaro che in carrozzina ci sta dall’età di vent’anni. Riviera Basket Wheelchair gli dà il benvenuto. Non so quasi nulla di basket, salvo che per fare canestro gli atleti corrono e saltano, mentre chi ha delle disabilità lancia la palla dalla carrozzina. (Adesso che ci penso, oltre vent’anni fa avevo fatto agganciare al muro, sopra il garage un canestro che però è rimasto trascurato). Non conosco il regolamento della disciplina e non so come Kevin possa mettersi nei panni di un disabile. Ma si è messo nei panni di suo padre e tanto mi basta per sentirmi allargare il cuore. Senza scadere nella retorica, mi commuove la sintonia che lega questa coppia fortunata, che della disavventura paterna ha fatto un’occasione per cimentarsi e dimostrare solidarietà con i fatti. Purtroppo è frequente sentire di scontri e disaccordi generazionali – succede così dalla notte dei tempi – quasi fosse fisiologico. Tuttavia l’eccezione che conferma la regola è un toccasana, un colpo di coda per tornare a credere nei sentimenti profondi. Immagino che dietro le quinte della bella storia ci siano dei familiari che non si sono persi di coraggio difronte alla limitazione fisica di Gennaro e che si siano spesi in un’opera pregevole di sostegno psico-fisico. Dal canto suo, Kevin è un confortante esempio di buona gioventù: quella che non si limita a criticare gli adulti, ma si mette pure nei loro panni disagevoli.

6 pensieri riguardo “La mela non cade mai lontano dall’albero”

  1. Bella questa storia fra le tante di cronaca nera ,questa è l’ ennesima volta che un giovane si rende disponibile mettendosi nei panni del papà disabile ,per dargli conforto e condividere con lui la passione per il basket.Bravo il figlio e orgoglioso sarà il padre.Buon pomeriggio cari lettori👋😘

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  2. Bisognerebbe passasse una normativa che costringesse i giornali a pubblicare lo stesso numero di belle notizie di empatia quante quelle di nera. Sono convinta che farebbe bene al mondo. E basta con le lagne inutili! Ciao Ada e ciao Lucia

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  3. E’ indubbio che è una storia che mi condiziona apprezzare con meraviglia l’affetto che lega il figlio al padre in carrozzella.
    Avere il padre in quelle condizioni modifica il rapporto che si crea di un/a giovane che passa dalla pubertà all’adolescenza, di solito un periodo che sviluppa nei giovani la incomunicabilità che si traduce in orgoglio e lontananza. In questo caso, che non ho seguito, la sofferenza e le difficoltà del padre fa percepire al figlio la possibilità di superare il tunnel che vede rendendosi utile, la realtà è che anche quando tra genitori e adolescenti si crea la divisione concettuale l’amore e il legame rimane sempre, anche se non visibile.
    La difficoltà del padre credo che agisce come un’onda nel figlio, sentendosi o percependo d’essere adulto e cosciente, si sente un eroe e soddisfa il suo se stesso nel porsi davanti alla difficoltà e dare il possibile per agevolarla, in pratica si sente di salvaguardare quello che ritiene una parte di se stesso.
    Da ragazzino vedevo mio padre che alla sagra del paese partecipava alla corsa delle biciclette e vinceva quasi sempre, mi ricordo i muscoli delle sue gambe che li paragonavo a un simbolo di potenza, da ragazzo ho fatto il ciclista, anche se come naturale c’è stata una incomprensione data dalla diversità d’età e di visione di vita, il mio rapporto affettivo non si è mai spento tanto che volevo assomigliare a lui e devo dire con buoni risultati.
    Purtroppo il problema che si crea tra adolescenza e genitori, secondo me, è dato dalla incapacità dei genitori di essere genitori: in pratica di rimanere genitori e contemporaneamente aprirsi ai figli nei loro pensieri e visioni che cambiano ma di norma migliorano la società, partecipare con accettazione ai loro pensieri e porre senza proibire la loro visione più concreta.
    Siamo arrivati al punto, come vedo che sono i genitori che si trasformano in figli tanto che dicono di si anche sapendo che il figlio/a sta andando nel fosso; pur di accontentarlo: è molto grave !!!
    Correggi che non ho tempo

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    1. Non serve che corregga, anche se scrivi d’impeto si sente che sei coinvolto e il tuo pensiero è convincente. Anch’io ritengo che molti genitori scendano a patti troppo spesso coi figli, per non averli contro e non è una buona scuola, perché si creano dei precedenti di…accondiscendenza che si ripetono. Mi conforta pensare che, sotto sotto, nonostante le diversità di vedute, rimanga come zoccolo forte l’affetto. Bello il ricordo di tuo padre ciclista. Il mio, che era molto sportivo non ha avuto figli maschi ma tre femmine… record limitante in decenni passati! Oggi le differenze di genere pesano meno, per fortuna. Com’è giusto che sia! Ciao, grazie e alla prossima!👋

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