Oggi in paese giorno di mercato, evento che mi attrae da sempre, per il mix di prodotti esposti e per la varietà di persone al di qua e aldilà del banco. Sospeso durante la fase uno della pandemia, ha ripreso l’attività in modalità contenuta e vigilata. La clientela si riconosce dagli sguardi dietro la mascherina ed è già un conforto essere identificati. Poi interviene la voce, che con tono e timbro avvalora l’identità. Tuttavia una nota malinconica cala su un evento prima totalmente esuberante, una cicatrice che rimane. Devo farmene una ragione. La bancarella preferita è quella dei fiori, mio nutrimento dell’anima. Poi penso a rifocillare il corpo, sostando ai banchi della frutta e verdura, dei formaggi e del pesce. Talvolta compro una borsa e un paio di scarpe, provandole su un cartone adagiato sull’asfalto, così alla buona. In tempi non sospetti, dopo gli acquisti facevo una capatina in uno dei tre bar che delimitano la piazza del paese, per dare un’occhiata al quotidiano, anch’esso messo in quarantena e riabilitato di recente. Nel mentre mi sono abituata a scorrere le notizie sul tablet, demandandone l’approfondimento sul cartaceo che compero in cartoleria. Diciamo che è tutto un po’ sotto controllo, legato alla necessità di preservare la salute, evitando il famigerato virus. Con gli auguri che se ne vada presto in vacanza!