Ho fatto una breve esperienza di orto, trasformato per mancanza di tempo in orto dei semplici, riservato alla coltivazione delle aromatiche. Qua e là avevo interrato dei bulbi di tulipani e gladioli, che ogni tanto mi sorprendono con un’inattesa fioritura. La meraviglia ha generato la poesia “Tra menta e rosmarino” che riporto sotto. Tornando all’orto, riconosco un grande merito a chi se lo fa e riesce a stargli dietro (perché ci sono le infestanti da togliere, deviare le lumache, annaffiare…), specie coi tempi che corrono, gravati da perturbazioni meteo e aumento dei prezzi. Comunque ho voluto togliermi lo sfizio, creando un orto… a metro zero. Chiarisco: sotto al portico davanti alla cucina ho distribuito in vasi ciò che mi serve: prezzemolo, salvia, basilico, una pianta di pomodoro cuor di bue, con cinque bei pomodori che acquistano colore di giorno in giorno. In due fioriere avevo messo a dimora, rispettivamente insalatina e spinacio da taglio, ora esauriti e rimpiazzati da fiori gialli a trombetta, chiamati “Gigli degli Incas”, così sento che un mondo lontano ha messo piede a casa mia, per rallegrarmi. Il resto dello spazio del portico, abbastanza ampio, è occupato da Gerani, grandi consolatori degli occhi da marzo a novembre. Per la prima volta, a causa dell’isolamento imposto dall’emergenza sanitaria, ho provato a realizzare delle talee di Gerani, che hanno attecchito e dopo tre mesi esibiscono ora i primi boccioli: una soddisfazione! Che dire? “Non di solo pane vive l’uomo”, recita un proverbio e nel mio caso i fiori sono un nutrimento dell’anima! TRA MENTA E ROSMARINO Tra menta e rosmarino scorgo dal balcone un gladiolo arancione, sbocciato di primo mattino per strapparmi un sorriso da fanciulla estasiata. Il percorso s’è accorciato la ragazza se n’è andata. Pur resta inalterata la gioia d’ammirare le meraviglie del Creato.
Io e te celebriamo le gioie della natura,sia quella autogenerata che quella da noi accudita.Quanta meraviglia!
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Concordo pienamente, l’orto é un lavoraccio da preparare tra vagangare la terra (per fortuna esiste la fresa e un buon vicino che me la muove…) dopo aver messo il letame, preparare il telo per limitare la fastidiosa insistenza “de chea porcaria de gramegna” (come dice mia nonna quando se la trova tra i fiori) e poi mettere a dimora le piantine. Poi c’é da aspettare e annaffiare: ma quale soddisfazione é tirare su la propria verdura quando é bella matura?
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Bravo Manuel e forte tua nonna!
Mettere in vaso i propri fiori e sotto i denti i propri ortaggi ripaga pienamente dei sacrifici profusi. E poi non serve andare in palestra (basta la piscina)…
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