Anche stamattina il buongiorno me lo danno le rose: allungate oltre la siepe di fotinie (photinia il nome scientifico) alla ricerca di luce e di sole. Sullo sfondo i monti che sembrano colline e il cielo azzurro come obiettivo finale. La parola obiettivo è intrigante, mi costringe a interrogarmi: cosa farò oggi, giornata festiva? Non siamo più in fase lockdown, il coronavirus si è assopito ma è ancora in circolazione. I presidi sanitari vanno mantenuti e muoversi richiede ancora molta prudenza. La mia vita sociale era piuttosto contenuta, ma partecipavo volentieri al cineforum del mio paese e alle serate musicali per i colmelli. Non mancavo gli incontri con l’autore e approfittavo della festa dell’ambiente per gustare prodotti locali in un contesto di cordiale condivisione. Non mi sono ammalata e ammetto che questo è un bel vantaggio. Però… mi sono intristita, come se dovessi scontare una punizione per un peccato che mi sfugge. La denigrata (per vari aspetti) tecnologia mi dà una mano a connettermi col resto del mondo pur restando a casa, che riconosco essere un rifugio, col rischio però di diventare una palla al piede. Mi chiedo e ci chiediamo tutti: quanto ancora durerà? Potremo tornare alla disinvolta e lieta normalità di una volta? Intuisco che i due aggettivi lieta e disinvolta andranno modificati, se non proprio eliminati. L’esame di coscienza mi auguro favorirà una nuova ripartenza, su basi essenziali. Osservo le rose, imperturbabili nella loro scalata verso il cielo: hanno resistito alla pioggia, al vento, persino alla tempesta. Se questa non è resilienza da copiare…
Il racconto dà speranza in un futuro pieno di incertezze,ricordando le estati scorsi paese,che ci allietavano con i concerti,sagre paesane e altre iniziative.Dobbiamo imparare dalle rose ,sperando in tempi migliori…..
"Mi piace"Piace a 1 persona
Speriamo che il futuro sia indulgente e benevolo!
"Mi piace""Mi piace"