Non è che abbia una grande confidenza con i santi, ma quello di domani 11 Novembre mi ricorda qualcosa di piacevole: in un borgo vicino, a Castelcies di Cavaso del Tomba, in zona panoramica si festeggiava il santo di Tours, con celebrazioni nella omonima bimillenaria chiesetta (considerata il documento più antico del trevigiano, datato secondo secolo avanti Cristo) e con ristoro sotto il tendone, allestito per l’occasione. L’ affluenza di pubblico era notevole, per l’affezione al santo che donò il mantello al povero, ma anche per lo spettacolo della natura, vestita dei colori autunnali. Per fortuna, la natura non si smentisce e domani come oggi sarà una giornata con temperatura gradevole e spettacolo per gli occhi. Peccato che dovremo godercelo in solitaria, senza corsa coi sacchi, senza profumo di braciole, senza scambio di sorrisi e confidenze. La mia amica Norina, per anni attivissima nel servizio durante la consumazione, quest’anno si riposerà, ma sono sicura che avrebbe preferito altrimenti, come tutti i volontari coinvolti nella realizzazione dell’evento, che richiamava visitatori non solo dai paesi confinanti. Un’aria di mestizia gravita sul borgo e anche attorno alla chiesetta, un gioiello incastonato nella natura. Come tutti, mi auguro che i festeggiamenti torneranno in auge l’anno prossimo e torneremo ad apprezzare il piacere di stare insieme. Magari con un occhio più attento alle cose che contano davvero.
Mese: novembre 2020
Come è profondo il mar(l)e
Leggo in mattinata che la campionessa paralimpica di nuoto Giusy Barraco ha subito il furto della carrozzina che per lei corrisponde alle gambe e mi viene da parafrasare il brano di Lucio Dalla COME È PROFONDO IL MARE in Come è profondo il male! Ma cosa se ne faranno mai i ladri di una carrozzina per disabili? La ricicleranno al mercato nero? Può essere che sia ingenua, oppure svampita a causa dell’età non più green, o entrambe le cose, ma non riesco a concepire una speculazione su un argomentazione di per sé doloroso. Immagino che l’autore/gli autori del furto abbiano una madre, una sorella, una figlia… oppure le avranno avute, con le gambe efficienti oppure chissà! La vittima del furto, che è un’artista e ha imparato a convivere con il suo limite, riuscirà di certo a rimediare alla sottrazione fraudolenta del suo mezzo locomotore. Però non si spiega ciò che sta dietro il furto, salvo ricorrere a una mente malata, per cui sarebbe salutare una sostituzione. Mi sovviene una domanda di mio figlio alla tenera età di cinque anni, quando, sentendo parlare di trapianti in televisione, mi chiese se era possibile… il trapianto di anima! Non mi ricordo esattamente cosa gli risposi. Certo mi stupì la richiesta, che tuttora trovo interessante. Ora come allora non mi viene null’altro come risposta di un accorato: Magari!
Nuovo Presidente Americano
L’ America ha il nuovo presidente: auguri a lui e al suo vice, finalmente una donna! Non mi occupo di politica, vado ad intuizione più che a documentazione, ma il presidente uscente che scalpita per non cedere lo scranno proprio non mi piace. Neanche prima, veramente, per la mancanza delle qualità che reputo debba avere un buon politico. Trattandosi poi dell’uomo più potente della terra… Se ne sono accorti molti Americani (anche se meno del previsto) che bisognava girare pagina. Del nuovo eletto, so che è stato visitato molto dalla sfortuna e questo suppongo sia una garanzia per non fare del male alla comunità che si appresta a governare. In ogni caso, la faccenda ci riguarda, per la politica estera e non solo. Mi ricordo che a scuola, dopo la rielezione di Obama diversi alunni avevano svolto un compito in classe, per esprimere simpatia all’inquilino della Casa Bianca, che a mio dire ha operato dignitosamente e continua a godere di stima. Il neo eletto aveva lavorato con lui, e anche questo non è un dettaglio da poco. Mi sovviene una massima di Leonardo da Vinci: I dettagli fanno la perfezione e la perfezione non è un dettaglio. Siccome l’argomento è tosto, mi affido al suo geniale pensiero. Ogni nazione ha problemi da risolvere a casa propria, ma quest’anno tormentoso ne ha distribuito a piene mani uno comune a tutti, che ci auguriamo venga affrontato e risolto con una strategia condivisa. Fuori è una bella giornata di sole, le previsioni sono buone.
La vita è un’avventura
Primo sabato di Novembre, pomeriggio mite. Mi dovrei accontentare… i canarini maschi stanno cantando sotto il portico, paghi del sole e delle foglie di tarassaco che abbondano attorno alle aiuole, il cielo è azzurro, le foglie color ruggine punteggiano il manto erboso del mio giardino, che riesco a godermi ancora nelle ore centrali della giornata. Tuttavia mi sento in gabbia… oggi compie gli anni una mia amica, ma devo festeggiarla “da remoto”, come era successo a me in primavera. Anche Manuel proverà a risolvere un problema al pc da casa, perché la seconda ondata picchia duro ed è meglio evitare il contatto diretto. Diciamo che la casa è diventata contemporaneamente un rifugio e una prigione. Mi solleva non avere familiari da contagiare, considerato che mio figlio mi vive accanto come un estraneo, ma mi impoverisce essere privata dello scambio umano, quello fatto di una stretta di mano, oppure di una rincuorante pacca sulla spalla. Prevedo molte cadute malinconiche, sebbene Pia sostenga che è meglio essere giù di tono che ammalati: e qui devo darle ragione! Se ascolto le notizie, è un bollettino di guerra: oggi se ne è andato Stefano D’Orazio, un altro artista, il batterista gentiluomo dei mitici Pooh, ancora giovane rispetto all’età media dei decessi. Sono ammutolita e desolata, in compagnia di tanti estimatori. Il Dopo si fa sempre più avanti. A suo tempo scrissi una poesia, intitolata appunto DOPO, di cui riporto l’inizio: Che resterà di me/dopo che me ne sarò andata/disseminata la via d’impronte/volatili come soffioni?/ Credo che molti se lo chiedano, anche se l’argomento non è proprio di intrattenimento, volendo giocare con la rima baciata. Eppure bisognerebbe parlarne di più, nelle sedi e nei modi giusti, perché, come ha sentenziato qualcuno, la vita è un’avventura da cui nessuno esce vivo. Ma preferisco chiudere il mio dire con la frase di Madre Teresa di Calcutta: La vita è un’avventura, rischiala!
Sapere e Comunicare
Pomeriggio insolitamente tiepido oggi, quasi settembrino. Anziché fare il riposino pomeridiano, resto fuori a guardarmi in giro, tra le foglie cadute e le ultime rose, che sono sempre uno spettacolo: non finiscono mai, ottimo esempio di resilienza. Un amico mi ha inviato una poesia intitolata AMICO LIBRO, che di questi tempi è un conforto unico. Anche lui attinge alla risorsa della poesia, per elevarsi sopra le privazioni odierne. Mi permetto di rubargli la strofa centrale, dove si realizza l’identificazione tra l’autore e l’oggetto: “Prendimi, aprimi, leggimi che ti donerò tutto il mio Sapere”. È la parola Sapere con l’iniziale maiuscola che mi intenerisce e mi chiedo: quant’è profondo il Sapere? Mi sovviene un grande dell’antichità, Socrate cui è attribuita la frase “So di non sapere nulla” rispetto allo scibile umano. In questo senso abbiamo la possibilità di attingere all’infinito, per addolcire la nostra anima e rafforzare il nostro equilibrio. Nel recente passato siamo stati disturbati da tanto rumore, tanta fretta, tanto troppo distante da ciò che nutre lo spirito. Anche la lettura pareva un privilegio da intellettuali sfaccendati… e ora, in tempo di divieti e rinunce diventa un soccorso salutare. Per quanto mi riguarda, ringrazio il Cielo di avermi consegnato da gestire la comunicazione verbale, anche se a volte straparlo. Devo aver ereditato da mia nonna Adelaide, che si commuoveva leggendo i romanzi. Le affianco la lettura, che diventa spesso rilettura. Il miracolo della comunicazione avviene quando posso condividere con gli altri.
Arte, patrimonio comune
Ho seguito in televisione le esequie di Gigi Proietti, un artista “esageratamente bravo nel suo lavoro ma anche nei rapporti con le persone”, che sapeva essere “faro e riparo” per i suoi allievi, il cui sorriso era un abbraccio. Valter Veltroni riconosce un potere rivoluzionario alla sua risata, entrata tante volte nelle case degli Italiani e a teatro, la “sua” casa che assumerà da oggi in poi il nome Globe Theater Gigi Proietti. Mi ha colpito apprendere che anche Shakespeare fosse nato e morto nello stesso giorno, come lui, intellettuale popolare che interpretava magnificamente i classici. Mi soffermo sulla capacità dei grandi di armonizzare l’alto e il basso, la disciplina con la leggerezza, il difficile col facile: credo sia il talento che il poeta latino Orazio ravvisava nell’aurea mediocritas, che non aveva niente di mediocre: corrisponde all’equilibrio in ogni atteggiamento, frutto di ricerca ed esercizio. In questo senso Proietti si merita a pieno titolo l’appellativo di Maestro, anche se lui preferiva farsi chiamare semplicemente Giggi, con due g, alla romana. Innumerevoli gli artisti che gli sono riconoscenti. E chi non avrebbe desiderato avere un maestro di tal genere? Un genio dotato di grande umanità, capace di far piangere e sorridere nel contempo. Sono convinta che un vero Artista sia un patrimonio comune, come lo sono i Classici. Spetta a noi mantenerne viva la memoria e le opere. Perciò, oltre la mestizia per il lutto, sono certa che l’eredità del mattatore romano continuerà a fornirci insegnamenti. E soprattutto a farci sorridere, che ce n’è un grande bisogno!
4 Novembre 2020
Quando ero docente di Lettere, qualche anno fa, gli studenti delle terze medie erano coinvolti nelle vicende belliche legate alla Grande Guerra, argomento d’esame. Con il concorso dei ragazzi, su proposta degli Alpini era stato anche realizzato un fascicolo, intitolato IL MILITE… NON PIÙ IGNOTO, per rendere omaggio ai caduti sul territorio, per lo più giovanissimi. L’attività si era conclusa in primavera con una visita didattica al Bosco delle Penne Mozze, a Cison di Valmarino, sempre con il prezioso supporto degli Alpini, esperienza positiva che ricordo volentieri. Quest’anno, per ragioni comprensibili, la cerimonia è stata anticipata al primo Novembre e si è svolta in forma ristretta, con omaggio al Monumento ai Caduti, che comunque rimane “A eterna memoria e monito per le future generazioni”, come afferma il vice sindaco Giampietro Mazzarolo. Oggi è la Giornata delle Forze Armate, che mi suggerisce qualche riflessione a favore di tutte le professioni esercitate in prima linea, talora sottostimate. Penso alle vittime cadute in servizio, ai casi di cronaca nera, alle divise macchiate dal sangue e talvolta pure dallo scherno… e mi taccio per riguardo ai caduti, trattenendo il risentimento verso gli ingrati. Conto sulla maggioranza delle persone perbene, meno vistose e socialmente rispettose. Personalmente mi sento rassicurata dalla presenza delle Forze dell’Ordine sul territorio, si tratti di Carabinieri, Polizia o altri Rappresentanti dello Stato, di cui spero di non avere bisogno. Ma sapere che ci sono, alimenta la mia gratitudine e ravviva la mia dimensione civica.
Persone perbene
Per uscire dalla crisi, il grande Gigi Proietti propone di “far tornare di moda le persone perbene”. Così leggo in un messaggio giunto stamattina, che mi pare molto appropriato e degno di considerazione. Avendo una certa confidenza con le parole, mi concentro sull’ultima e mi chiedo come sia una persona perbene, almeno secondo me. Cercando aiuto tra gli amati fiori, mi soccorrono i Ciclamini, per natura nascosti e le Viole del pensiero, altrimenti chiamate Pansè o Mammole, giusto ora in fioritura. La persona perbene è riservata, un po’ come i fiori menzionati sopra, non frequenta i salotti televisivi, non sbraita, non fa promesse stratosferiche… sorride volentieri e vive il quotidiano con sereno realismo. Come ha fatto il mattatore romano, nella sua lunga e talora travagliata carriera artistica. Personalmente l’ho già eletto a mio faro! Poi cerco altra illuminazione nell’ambito delle mie conoscenze, e per fortuna posso contarne diverse: non moltissime, ma affidabili e care. Magari ce ne sono molte di più in giro, che ancora non conosco per i casi della vita e per la mia natura riservata. Non scordo le persone perbene che non ci sono più, ma che hanno segnato la mia vita privata e professionale: un’amica ecuadoregna, Zulay cui ho dedicato il romanzo MIGRANTE NUDA e lo stimato professore di Italiano del Liceo, Armando Contro, cui spero di dedicare il romanzo IL PROFESSORE, cui sto lavorando. Lei impersonava la creatività e la gentilezza, lui l’ironia sapiente e l’accoglienza. Attorno a queste due figure, se ne raggruppano altre, meno importanti dal punto di vista emozionale, ma sicuramente perbene. Pertanto posso concludere che, a ben vedere, il bene esiste ed esistono molte persone virtuose, di ieri e di oggi che meritano di salire alla ribalta. Ma siccome non mirano al successo, dobbiamo scovarle noi, per dargli il giusto risalto.
Omaggio agli Artisti
D’abitudine mi sveglio presto, verso le sei di mattina. In bagno ho una piccola radio che accendo prima di detergermi il viso, spesso sintonizzata su programmi musicali. Stamattina mi ha colto con sorpresa la notizia della scomparsa di Gigi Proietti, artista immenso. Lo stupore è raddoppiato perché oggi cade il suo ottantesimo compleanno, annunciato giorni fa dalla rete nazionale che ha mandato in onda alcuni suoi mirabili trascorsi televisivi. Un’uscita di scena, forse casuale – e sottolineo forse – da grande Maestro! Le sue performance mi hanno fatto compagnia negli ultimi vent’anni, facendomi sorridere e anche ridere di gusto, oltre che riflettere sulle qualità dell’artista, un mix di prestazioni studiate a tavolino, ma anche esercitate con somma pazienza e maestria. Il giorno prima se n’era andato un altro grande dello schermo, Sean Connery, uomo affascinante, attore di indiscutibile carisma, impegnato socialmente e da me ammirato dai tempi della giovinezza. Che dire? Sicuramente i due uomini, personaggi noti al grande pubblico, hanno seminato bene e lasciano un’eredità d’impegno e bravura che non andrà dispersa. L’arte ha bisogno di grandi interpreti per non restare chiusa in una torre d’avorio, per spaziare tra la folla e contagiarla benevolmente. Omaggio agli Artisti!
Primo Novembre 2020
Primo Novembre 2020, Ognissanti, in qualche calendario chiamata anche Festa di tutti i Santi. Loro festeggeranno in Cielo, ma qui in terra, impediti gli assembramenti, è un mesto andare al Camposanto senza la processione e i canti degli anni scorsi. Io abito in prossimità del Cimitero da vent’anni ed è la prima volta che non registro la lieta festa deputata dai vivi ai defunti. Le restrizioni vanno rispettate, la pandemia ha rialzato la testa; ammetto però di soffrire il lockdown affettivo e le privazioni connesse. Per fortuna, di questi giorni i cimiteri gioiscono grazie ai fiori, di tutte le fogge e colori, regalando una nota di vivacità a chi va in visita, quasi fossero loro, i defunti a regalarci una nota di speranza attraverso le lastre tombali tirate a lucido e le foto che si animano. Il tema della vita è inequivocabilmente congiunto con quello della morte, anche se il secondo viene volentieri archiviato, finché il lutto non diventa palpabile. Facendo pulizia dietro uno scaffale, proprio oggi ho trovato un foglietto, dove avevo trascritto la seguente frase sulla morte attribuita a Epicuro: “Quando c’è lei non ci sono io. E viceversa.” Dopo una preghiera privata e un pensiero ai cari defunti, considerato che devo occuparmi della vita, mi auguro di gestire al meglio quella che mi resta, estendendo l’augurio pure ai miei lettori.