Il blog aiuta

Mattinata piovosa ma radiosa per la soddisfazione provata nell’incontrare un’amica di penna. Dopo parecchi mesi di corrispondenza sul blog, telefonate e un paio di foto, finalmente ci siamo date appuntamento a mezza strada, abbiamo potuto vederci e scambiarci alcune informazioni. Marta all’anagrafe o Martina per gli amici è una grande camminatrice e amante della natura. Attraverso i suoi commenti, deduco che ami la letteratura e l’arte in generale, giusto come succede a me e a Lucia, mia fedele spalla e amica. So anche dei suoi gusti alimentari, perché me ne ha accennato durante le cordiali comunicazioni telefoniche. Mi piace pensarla in cucina, con il dizionario a portata di pensile, tra paste e conserve perché la lingua italiana si nutre delle nostre attenzioni. Mentre stiamo conversando sul divanetto rosso della gelateria (peccato aver rinunciato al gelato, ma l’orario e la temperatura lo escludevano), si avvicina una collega di Musica degli anni passati: elegante, ringiovanita, cordiale, con un fiore appuntato sulla giacca che mi riconosce e si trattiene a discorrere un po’. Le lascio un biglietto da visita, invitandola a vedere il blog. Piacevolmente sorpresa dal doppio incontro, mi chiedo se il pensionamento migliori le persone – almeno quelle che conosco – e la risposta è sì. Io sono del gruppo e dovrei appellarmi al giudizio altrui… però, al netto dell’artrosi, posso affermare di sentirmi più rilassata e quasi serena (il quasi è d’obbligo per non provocare invidie), lieta di coltivare amicizie vecchie e nuove. Anche grazie al diario digitale che mi fa compagnia e mi consente di “essere a casa ovunque si sta bene” secondo la bella frase sul profilo della affezionata Pia.

Piaceri d’autunno

Mattina nebbiosa, più da novembre anche se siamo il 20 di ottobre, data che rende frenetici gli utenti della tivù. Io ho provveduto a suo tempo, con il decoder installato da Manuel. Del resto guardo abbastanza poco i programmi, presa da altri programmi (sembra un gioco di parole ma non lo è): presentazione del romanzo Il Faro e la Luce mercoledì prossimo e intervento all’anca il mercoledì successivo. Tra l’altro oggi è la Giornata Mondiale dell’Osteoporosi, problema alle ossa che affligge soprattutto la popolazione femminile, ma non mi sento di parlarne, anche se ci penso. Per tenere al caldo le mie, ieri sera ho acceso la stufa che integra il riscaldamento a metano, per ora a ore. Ho usato la legna secca avanzata dall’anno scorso ed è stato un bello spettacolo vedere attivarsi il fuoco, che fa caldo e compagnia. San Francesco lo aveva ben detto nel Cantico delle Creature: Si’ laudato per Frate Foco/che ci illumina la notte/et è bello, giocondo e robusto e forte. Anche Astro, il vecchio cane sonnecchiava ieri sera beato sul cuscino a quadri, a tre metri dalla stufa di maiolica. Piccoli piaceri che alleggeriscono la giornata. Io sono attratta dalla luce, dal sole e dal calore, pertanto mi adeguo al cambio stagionale con una certa difficoltà. Tuttavia cerco il lato positivo del periodo: meno schiamazzi, zero zanzare, ritirata anticipata in casa, più tempo da dedicare a lettura e scrittura. Può essere che mi colga in flagrante la “Signora Solitudine” cantata da Gianni Morandi, quella che “Bussa sempre di notte ad ogni ora”, ma intendo farmela amica, anziché combatterla. Credo fosse di Leonardo l’appunto: “Se tu sarai solo, tu sarai tutto tuo”. Beh, lui era un genio e non so se colgo appieno il messaggio. Mi piace pensare che non sia un invito a piangersi addosso, ma ad ottimizzare ogni minuto che ci è concesso di vivere. Anche da soli.

Protagonista il Libro

Torino, il Salone del libro è un successo anche in autunno. L’ edizione attuale, dal 14 al 18 ottobre, la XXXIII, si è appena chiusa con grandi risultati: code di 45′, incontro con autori in presenza, soddisfazione degli editori, tanti giovani…fiera dei record, “ritorno ai rapporti umani” dice un intervistato. Bello che le persone, dopo tanti mesi di pandemia scelgano la lettura per tornare ad emozionarsi. “Il libro ci fa sentire meglio, è un ritorno alla normalità”, afferma una ragazza. Quello di Torino, dal 1988 è il cuore pulsante della cultura libraria italiana ed è il salone più internazionale, con presenze di autori stranieri. Da lettrice (ancora modesta) e da autrice (più feconda) ne sono orgogliosa e contenta. Tra le frasi scritte sui libri, mi pare salutare la seguente di Umberto Eco: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni… perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Non voglio convincere nessuno, ognuno ha le sue preferenze in fatto di hobbies, ci tengo a dire la mia: non vivrei bene senza leggere e scrivere. Il mio amico Giancarlo, pure lui scrittore dice che i figli se ne vanno ma i libri rimangono. Com’è vero! Non essendo più giovane (ma non me ne dolgo), approfitto di spaziare nel mondo della prosa e della poesia, producendo qualcosa anch’io. Da quando sono in pensione, la parte più bella della giornata è quando posso scrivere sul mio blog, leggere i commenti dei pochi ma affezionati lettori, buttare giù una cartella per il prossimo romanzo. Ma anche curare la promozione dell’ultimo Il Faro e La Luce, che presenterò mercoledì prossimo in sala consiliare a Cavaso del Tomba, ore 20.15 Spero che non si scatenino le Erinni ( o Furie, tre divinità infernali:Aletto, Tisifone e Megera), come è successo in paese lo scorso 8 luglio, limitando le presenze. Dato il supporto dei miei preziosi collaboratori, prevedo che sarà una serata interessante, pervasa dalla luce umana e professionale del mio stimato professore di liceo Armando Contro, cui dedico l’opera. Se possibile, vi attendo numerosi!

Dante e Cocciante

Inizia oggi la XXI Settimana della lingua italiana nel Mondo, che ha come tema Dante, L’Italiano (DANTE, The Italian) in occasione dei 700 anni della morte del padre della nostra lingua. Organizzata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, in collaborazione con l’Accademia della Crusca, dal 2001 celebra ogni anno la lingua e la creatività italiane nel mondo. Interessante il programma della settimana, ma io preferisco “viaggiare basso” e recupero il testo di una bella canzone, interpretata da Riccardo Cocciante, intitolata LA NOSTRA LINGUA ITALIANA (Dall’album Eventi e Mutamenti, 1993), “Lingua ordinata da un uomo di Firenze/che parla del cielo agli architetti”, il più bel testo che io conosca sulla nostra lingua che sintetizza alla perfezione i pregi e le eccellenze italiani. Quando ero in servizio a scuola, l’ho proposta diverse volte ai miei studenti, con sorprendente ricaduta di attenzione. In un sottofondo di armonia, scorrono versi che inorgogliscono. Ne riporto alcuni, lasciando al lettore il gusto di ascoltare il brano integralmente: “Lingua serena, dolce, ospitale…lingua nuova, divina, universale…lingua di pace, lingua di cultura…lingua mia, la tua la nostra lingua italiana”. Dentro al testo c’è l’esplosione artistica e imprenditoriale del Belpaese. Ora, non mi risulta che l’italiano sia tra le lingue più parlate al mondo (le prime cinque sono: mandarino, spagnolo, inglese, hindi, arabo), ma pare che sia la quarta lingua più studiata nel mondo (in 115 paesi da 2.145. 093 studenti, tramite gli Istituti Italiani di Cultura) per la sua rilevanza culturale come lingua dell’Arte, dei Musicisti di professione e dei cantanti d’opera, della Cucina internazionale. Con buona pace delle statistiche, da insegnante d’italiano in pensione, sono orgogliosa di essermene occupata e di continuare ad usare la nostra lingua, omaggiando Dante e pure Cocciante.

Boris Johnson e Pericle

Durante la rassegna stampa mattutina su RAI 3 mi fa un certo effetto sentire abbinare Boris Johnson e Pericle: mi allerto e indago. Risulta che il premier inglese sia affascinato dall’era classica della Grecia e che nel suo studio, accanto a un busto di Winston Churchill tenga il busto di Pericle, un altro dei suoi eroi. Il celebre politico, militare e oratore del V secolo a.C. contribuì a fare di Atene la culla della civiltà, facendo tra l’altro costruire il Partenone. Mi era sfuggita la disputa tra la Gran Bretagna e la Grecia, per la restituzione dei fregi del tempio principale dell’acropoli di Atene, i cosiddetti marmi del Partenone, lunghi 80 metri, secondo la Grecia requisiti illecitamente, secondo il premier britannico legalmente comprati. La disputa dura da tempo e mi fa venire in mente furti dell’arte disseminati nel tempo, riproposti anche da recenti film. Personalmente concordo con quanto afferma il ministro greco della Cultura: “Il Partenone, come simbolo dell’UNESCO e della civiltà occidentale, riflette valori universali. Tutti hanno l’obbligo di lavorare per una risoluzione della disputa”. Avendo abitato a Possagno, mi corre l’obbligo di ricordare che anche Antonio Canova dovette affrontare il recupero delle opere “bottino” di Napoleone. Ma preferisco tornare a Pericle, che mi rammenta trascorsi scolastici duri e attraenti. Dalle versioni dal greco del liceo mi ero già fatta l’idea che si trattasse di una brava persona, il Principe della Democrazia che ha favorito l’affermazione dell’Arte Classica Greca. La sua influenza intellettuale e culturale sulla società ateniese fu tale che lo storico Tucidide, suo contemporaneo, lo definì come: “Il primo cittadino di Atene”. Per completezza, Pericle dovette affrontare la fase iniziale della lunga guerra del Peloponneso (431 – 404), tra Atene e Sparta, il conflitto più sanguinoso mai verificatosi fra popoli greci. Io apprezzo la sua lungimiranza che lo portò ad incrementare l’assistenza sociale, ad accollare allo Stato l’educazione degli orfani, a pagare sussidi a mutilati e invalidi, ad assegnare una paga a soldati e marinai in servizio e a introdurre un compenso in danaro per chi ricopriva cariche pubbliche, permettendone l’accesso anche ai più poveri. Nobili intenzioni purtroppo scordate da parecchi politici dei giorni nostri.

Oggi Poesia

Confesso che le parole sono il mio pane quotidiano. Non per nulla il mio blog si chiama verba mea, cioè parole mie in latino, lingua madre. Pertanto scrivere, condividere e ricevere risposte è la forma espressiva che mi rappresenta meglio. Il massimo è corrispondere in poesia, settore di nicchia in ambito letterario. La premessa per spiegare l’emozione che mi ha dato ricevere da un amico una poesia, attraente fin dal titolo: Filo Poetico. La parola filo mi ha riportato indietro di molti anni, quando trascrissi su un poster, poi appeso sopra il letto un pensiero del filosofo francese Blaise Pascal (19.06.1623 – 19.08.1662) che inquadra l’uomo in una posizione ambivalente, sospeso tra il grande e il piccolo, tra la meraviglia e il fango: “L’uomo non è che una canna, la più debole della natura; ma è una canna pensante. Non c’è bisogno che tutto l’universo s’armi per schiacciarlo: un vapore, una goccia d’acqua basta a ucciderlo. Ma anche se l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe ancora più nobile di ciò che lo uccide, perché sa di morire e conosce la superiorità dell’universo su di lui; l’universo invece non ne sa nulla”. È evidente che la canna è come il filo d’erba. La consapevolezza di essere mortali di Pascal si sposa con la pena dell’uomo moderno, imbrigliato da mille obblighi che tarpano le ali della libertà che il mio amico poeta cerca di contrastare con i versi. Questo l’inizio della sua poesia: “Vagheggiando/in questa ferita libertà,/mi soffermo/a guardare/un filo di erba bambina,/” dove l’autore vorrebbe /inciampare/ per tornare a gioire. Ma si intravede la via d’uscita nei versi: /come la Luce/dei tuoi occhi./ La parola luce appare con la lettera maiuscola, perché elemento naturale, ma anche simbolico per conoscenza, sapere…filo di congiunzione tra bene e male, tra felicità e dolore, tra spirito e materia. Mi piace abbandonarmi tra le parole e i significati espressi, a volte reconditi, a volte palesi. Una ricerca sul campo dell’animo che riserva sorprese confortanti. Grazie a Pascal e grazie al mio amico.

Il Belpaese

Mi sveglio col tepore dei caloriferi e un gradevole profumo di erbe aromatiche. Ieri sera ho inserito delle gocce di essenza nelle vaschette appese ai termosifoni, per addolcire il risveglio. Da qualche giorno, mattina e sera fa freddo, l’autunno marcia veloce verso la stagione invernale. Gli esperti dicono che le temperature sono già da fine novembre…ma anticipano che la settimana prossima avremo una bella ottobrata: staremo a vedere. A metà mattina esco, in macchina perché devo fare delle commissioni e camminare diventa ogni giorno più problematico: sono arrivata al punto di desiderare di essere operata, impensabile mesi fa. Breve sosta al bar, con scorsa al quotidiano locale. Poi a casa mi leggo con comodo la Repubblica, appuntamento del venerdì, con allegato il venerdì (non è un gioco di parole), perché così si chiama il settimanale allegato, con un’opera di Gustav Klimt in copeetina. IL GAZZETTINO, a pag. 2, taglio basso, riporta il seguente articolo, a firma di Enrico Carraro, presidente della Confindustria Veneto: “Oggi diciamo grazie a chi si è vaccinato. I problemi ci saranno ma li risolveremo”. Mi piace il tono positivo dell’articolo e la gratitudine espressa nei confronti dell’ 84% dei Veneti che si sono vaccinati. Nella percentuale ci sono anch’io, che ho affrontato le due somministrazioni con qualche esitazione (mi è stato iniettato il vituperato AstraZeneca…senza effetti collaterali), per proteggermi e per non diventare untore inconsapevole di altri. Pare che siamo agli sgoccioli della pandemia, con sacche di resistenza ingiustificate, cui si aggiungono le rimostranze dei no green pass. Che dire, se non ricordare che l’Italia è un paese difficile da governare, con taluni governanti disorientanti! Il Bel Paese più complicato del mondo (spero di essere smentita) dove si litiga molto e si opera in maniera poco efficace. Mi sovviene un pensiero della grande Oriana Fallaci, secondo la quale è preferibile una democrazia zoppa a una dittatura. Pensando ai casi miei, direi che ci vorrebbe un intervento di artoprotesi anche alla Repubblica!

“Dio è anche madre” (Papa Giovanni Paolo I)

In fatto di religione mi considero molto laica, frequento di rado la chiesa ma non sono atea e nemmeno agnostica. Non mi piacciono le gerarchie e la chiesa è fatta di rappresentanti di Cristo, alcuni dei quali talora, e tuttora deludenti. Mi attraggono le persone piuttosto “fuori dal coro” che mi trasmettono immediata simpatia. È il caso di Papa Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, sul soglio pontificio per soli 33 giorni (eletto il 26 agosto 1978), denominato a ragione “il Papa del sorriso”. Con piacere ho sentito che l’attuale Papa Bergoglio lo ha inserito tra i beati, avendo la commissione preposta riconosciutogli un miracolo a favore di una bimba gravemente ammalata. Non mi stupisce che papa Luciani, ex vescovo di Vittorio Veneto (zone nostre) abbia addolcito diverse sofferenze e abbia distribuito speranza ai fratelli. Se l’occhio è lo specchio dell’anima, dietro il suo sguardo limpido intravedo mari tropicali pieni di meraviglie inesplorate. Trovo molto attraente anche la sua voce, affettuosa e consolatoria, come di un parente buono disposto a capire e incoraggiare. È confortante riferirsi a testimoni di tale levatura morale, in tempi complessi e controversi come i nostri. Nato a Canale d’Agordo il 17 ottobre 1912, tra tre giorni sarebbe il suo compleanno (è mancato il 28 settembre 1978). Gli successe Karol Wojtyla, un altro grande uomo di chiesa, col nome di Giovanni Paolo II. Attorno alla morte improvvisa di Papa Luciani molto si è vociferato e anche scritto, introducendo note fosche. Preferisco pensare che sia mancato per cause naturali, anche se il sospetto che non incontrasse la simpatia di tutti non è peregrino. Anche la nipote Lina Petri, figlia della sorella di Giovanni Paolo I, a questo proposito dice: “Lo zio era simile a Bergoglio. Mai creduto all’avvelenamento”. Chiudo la mia breve riflessione, ricordando un rassicurante pensiero di Papa Luciani che condivido: “Dio è anche madre”.

Tramonto e tramonti

Nato il 13 ottobre 1941, il cantautore chitarrista e attore statunitense Paul Frederikpc Simon compie oggi 80 anni. I genitori ebrei di origine ungherese erano Louis, un celebre bassista e Belle Simon, una maestra elementare. Curioso che all’inizio della carriera musicale, il duo formato con l’amico Art Garfunkel si chiamasse ” Tom & Jerry”. Appassionato di rock and roll, tra il 1957 e il 1964 scrisse incise e pubblicò più di trenta canzoni. Tralascio il resto della biografia per dire che ha suonato la celebre The Sound of Silence durante il memoriale in ricordo della tragedia dell’attacco al WTC dell’11 settembre 2001. Ho ascoltato il brano, in altre occasioni sentito senza sapere di chi fosse, perché non sono una cultrice di musica americana e poco tempo avevo da dedicare a questa forma d’arte in età giovanile e poi da adulta. Da pensionata devo dire che è bello riempire dei vuoti e recuperare suggestioni ed emozioni confinate nel passato. Oltretutto questo artista dimostra grande vitalità, gli auguri che gli giungono da ogni dove sono giustificati e meritati, testimoniando quanto sia salutare invecchiare con un interesse artistico. A mio dire, una buona vecchiaia si accompagna alla pratica di un hobby che ci solleva da terra quel tanto che basta per sentirsi allegri dentro, o almeno leggeri. Senza pretesa di piacere a tutti, ma assecondando un bisogno interiore. Dato che anch’io ho intrapreso il viale del tramonto (bellissimo evento naturale), ammetto di farmi molta compagnia con la scrittura e di provare soddisfazione nel condividerla. Ringrazio il mio pubblico di lettori e di commentatori che è piuttosto ristretto ma di grande conforto. Per me vale come una 🏅

Columbus Day

Impossibile dimenticare cosa successe il 12 ottobre 1492, data della scoperta dell’America, dove si celebra la ricorrenza, chiamata in modi diversi a seconda del paese: Dia de las Cultura in Costa Rica, Discovery Day nelle Bahamas, Dia de la Hispanidad in Spagna e Dia de la Resistencia indigena in Venezuela. Oggi è la festa degli italo-americani e degli indiani d’America. Celebrata per la prima volta a San Francisco nel 1869 dagli immigrati italiani, nel 1937 fu l’allora presidente Franklin D. Roosvelt a proclamare il Columbus Day festa nazionale in tutti gli Stati Uniti d’America. Per completezza va detto che non tutti la pensano così e che Cristoforo Colombo è considerato da taluni un simbolo del colonialismo europeo, con proteste e manifestazioni conseguenti. Nel 2004 il governo italiano ha istituito la Giornata Nazionale di Cristoforo Colombo. Ho presente una datata produzione televisiva a puntate sul navigatore genovese, che feci vedere ai miei studenti nel primo pomeriggio durante il tempo prolungato: nessuno dormiva ed anzi l’argomento destò un certo interesse. Ho controllato: si trattava dello sceneggiato diretto da Alberto Lattuada, prodotto dalla RAI è andato in onda in quattro puntate nel marzo 1985. Nato a Genova nel 1451, chiamato in spagnolo Cristóbal Colón, figlio di un tessitore deve la sua fama alla scoperta del continente americano, di cui peraltro non si rese conto, ritenendo di essere approdato da tutt’altra parte, nelle Indie. Morto a Valladolid, in Spagna il 20 maggio 1506. È tra i più importanti protagonisti delle grandi scoperte geografiche tra il XV e il XVI secolo.