Cronaca quotidiana

Dunque, due mesi fa era primavera che alla data attuale non sembra affatto essersi avviata verso la stagione estiva. Instabilità atmosferica e umorale prevalgono alla grande. Pare che avremo a che fare con un’estate di tipo tropicale, non mi sembra una previsione tranquillizzante, dovremo farcene una ragione. Del resto, dopo tanti mesi di confinamento sociale, non arretreremo difronte al tempo che fa le bizze: ombrello a portata di mano, golf e qualche maglia. Tintarella quando possibile, anche a domicilio, come faccio io. Al momento sto scrivendo sotto la pergola del glicine, in una calma pomeridiana quasi surreale. Qualche bombo gira attorno spaesato, perché i fiori sono numerati, dato che la pianta ha subito una drastica potatura. Il cane sonnecchia e i canarini sono in pausa canora. Niente uova, o meglio depongono e se le mangiano: dovrò indagare perché. Ogni tanto passa un’auto, prima si è fermata quella di Adriana, venuta a prelevare due dolcetti alle fragole, fatti stamattina. Insegna matematica e verso mezzogiorno mi scrive: risolvo due problemi e arrivo. Penso si tratti di quelli con le operazioni… ma dopo due ore deve ancora arrivare e deduco che si tratti di altro. Sospetto confermato: la scuola è sempre una palestra sfiancante! Per lei che fa pure la coordinatrice di plesso, lo è doppiamente. La pensione, ad arrivarci, è un beato momento che auguro a ognuno di meritarsi e di godere in serenità e salute. A vivacizzare il mio pomeriggio, arriva Manuel, oggi in veste di elettricista: il rombo della sua macchina mi mette di buonumore. Mi cambia la scheda al led del frigo e mi applica il decoder alla tivu in salotto e in cucina, per essere a posto, quando a settembre avverrà la “riassegnazione delle frequenze”: non ho chiaro di cosa si tratti, so che va fatto. La mia giornata scivola verso sera, con la soddisfazione di aver avuto la visita di due care persone.

Api e insegnanti

Istituita nel 2017, oggi è la giornata mondiale delle api, scelta per omaggiare l’apicoltore sloveno Anton Jansa, pioniere dell’apicoltura. Me lo ricorda Martina, che ringrazio. Le laboriose bottinatrici si meriterebbero un post dedicato, ma oggi è anche il compleanno di Giancarlo Cunial, laborioso intellettuale e discreto amico, cui riservo le mie riflessioni, legate anche a una comune esperienza scolastica: il concorso per l’immissione in ruolo alla scuola media. Correva l’anno 1980, o giù di lì. Mi ricordo che indossavo un completo leggero bianco e blu, quindi era periodo di tarda primavera; Giancarlo era pieno di libri stipati in una borsa, a cui si ruppe un manico per il carico eccessivo. Mi sfuggono i dettagli del viaggio a Mestre, sede del colloquio orale, ma è bene impressa la recitazione della poesia La pioggia nel pineto (pioveva…) che il mio amico sciorinò, stupendo la commissione esaminatrice. Avendo cognomi simili, lui mi precedette ed io potei gustarmi la sua arte declamatorio e la profonda cultura che gli venne riconosciuta con un punteggio pressoché massimo (39/40). Andò bene anche a me, con un punteggio poco inferiore (35/40). In seguito, nessuno mi chiese mai come avessi superato l’esame di concorso, ma mi piace ricordare che fu un banco di prova delle nostre energie psico-attitudinali all’esercizio della professione docente. Io sono pensionata, lui quasi. Tanta acqua è passata sotto i ponti. Come le api laboriose, abbiamo svolto un onesto lavoro, forse trascurando io qualche fiore poco appariscente. Però sono orgogliosa di assistere stasera, ore 18, in Villa Reale a Crespano, alla presentazione del libro Bianca Milesi arte e patria nella Milano risorgimentale, del professore Federico Piscopo, mio eccellente allievo delle medie di alcuni decenni fa. Anche lui come un’ape laboriosa. Una fortuna e un premio.

Amici Fiori

Rose perfette, Iris eleganti, piccoli Garofani profumatissimi… il sole: cos’altro per essere felici? Da quando ho una casa con un po’ di scoperto adibito in parte a giardino, ritengo che il meglio della mia proprietà stia fuori, dove preferiscono stare anche cane gatto e uccellini in voliera, che sposto dal portico est di mattina a quello ovest nel pomeriggio. Ieri è venuto un giovane giardiniere a tagliare l’erba, cresciuta a dismisura grazie alle piogge abbondanti. Di solito me ne occupo io, ma lui fa meglio di me e mi godo la pulizia effettuata… anche se per poco, perché verso mezzogiorno il tempo cambia ed ora piove di nuovo! Pensare che l’alternativa era un viaggetto al mare, in buona compagnia… ma l’umidità non è gradita all’artrosi! Ne riparleremo il mese prossimo. Sistemo in un vaso i fiori raccolti, ovviamente li fotografo… e ci parlo. Cosa gli dico? Li ringrazio di concedermi la loro bellezza, i colori, il profumo e di farmi silenziosa compagnia in casa, dove hanno un posto destinato perché possa goderne da ogni angolazione. Mi spiace non saper dipingere, perché fisserei sulla tela le emozioni che mi procurano. Rimedio con la poesia, che mi viene più facile. Così, quando il bouquet ha esaurito il suo ciclo vitale mi rileggo i versi, con una foto di accompagnamento. I fiori sono amici affidabili che ti curano senza aspettarsi niente in cambio. Da premio!

Addio a Franco Battiato

Tra le prime azioni che faccio quando mi alzo, accendo una vecchia radio in bagno, sintonizzata su un canale regionale che mi riconnette col mondo attraverso notizie e brani musicali. Stamattina trasmetteva un pezzo di Franco Battiato (all’anagrafe Francesco, nato a Jonia (CT) il 23 marzi 1945) cantautore, compositore ma anche regista che ignoravo fosse mancato. L’ho saputo dal telegiornale, mentre facevo colazione e ho collegato le due cose. Poi è stato un effluvio di informazioni. Pia mi manda un video del testo Uccelli: del raffinato musicista mi colpiscono le associazioni verbali, tipo le “geometrie esistenziali” citate in questo brano. Divenuto ormai un classico il “Centro di gravità permanente”, il musicista amava le contaminazioni espressive, le sperimentazioni e delle formule innovative per comunicare, che è poi l’obiettivo primario di ogni artista. Non sono esperta in materia e non sono stata neanche una fan del compositore siciliano, di cui ammiravo l’essere piuttosto controcorrente. Considero i suoi testi molto interessanti, per approcciare diverse discipline: musica, filosofia, storia, religione… perfino matematica con le suddette “geometrie esistenziali”. Chissà se ha chiarito qualcosa al riguardo, o cosa avrebbe potuto aggiungere. A me piace l’associazione della parola “geometrie” con l’aggettivo “esistenziali”: mi fa pensare alla strada che ognuno percorre in parallelo ad un altro, senza mai toccarsi ma con la possibilità di vedersi. Interpretazione opinabile ma per me suggestiva. Credo che andrò a cercare e a riascoltare i suoi testi, per connettermi con la sua bella anima. Buon viaggio, Franco Battiato: “Tutto l’universo obbedisce all’amore”!

Uscita di scena

Tra le notizie di attualità che oggi leggo in internet su TREVISOTODAY mi colpisce questo titolo: “Il sorriso di Michele si spegne a 22 anni: raccolta fondi per aiutare la famiglia. Penso a un incidente e considero l’articolo. Michele Pagniello di Istrana si è tolto la vita. Accompagna l’articolo la foto di un volto dolce, con leggera barba sopra le labbra, forse un velo di malinconia nello sguardo. Di motivi per dolersi ne aveva: padre morto da poco per tumore, studi abbandonati per aiutare la famiglia, diviso tra tre diversi lavori: magazziniere, cibi da asporto che forniva a bordo del “food truck” (camion che prepara cibo da asporto) e d’inverno vendeva le caldarroste per le strade e le piazze. Insomma, infaticabile, per sostenere la mamma e la sorellina ancora minorenne. Tant’è che mi chiedo: in una situazione economica stremata, dove è raro trovare una occupazione, non è che questo ragazzo si sia speso troppo? Non so nulla del suo carattere e se per caso avesse manifestato segni di cedimento, esclusi, a detta degli amici. Probabilmente era un soggetto che si teneva tutto dentro, e che non ce l’ha più fatta a reggere ritmi lavorativi esagerati. Chi troppo impegnato e chi troppo poco, magari finanziato da mamma e papà, nonni compresi. La via di mezzo sembra impraticabile. Mi fa pensare a un mio stimatissimo ex allievo che decise di uscire di scena, dopo essersi fatto una famiglia e aver cambiato un paio di lavori. Voleva la perfezione in tutto… che non trovava mai. La madre ottantenne, dolce e gracile, da tanti anni continua a chiedersi perché l’abbia fatto. Un tormento senza fine. E senza risposta.

Giornata mondiale della luce

Il 16 maggio si festeggia la luce e il miracolo tecnologico dell’illuminazione artificiale. La data scelta ricorda l’invenzione del laser e di conseguenza i risultati ottenuti grazie allo studio della luce, applicati in apparecchi diagnostici salva-vita o trattamenti medici. Come dire quanto la luce e le tecnologie concorrano per il benessere nella nostra vita quotidiana. La giornata festiva è iniziata con il sole, e speriamo si mantenga e scaldi perché la temperatura corrisponde a quella di aprile, quindi di un mese fa. Secondo la Bibbia, per la creazione della luce e dell’universo Dio disse: Fiat lux e la luce si materializzò. Per analogia con l’argomento proposto dalla giornata odierna, ripropongo il titolo del mio ultimo romanzo IL FARO E LA LUCE, che spero di presentare a breve. Qui però la luce non è quella materiale, bensì intellettuale mediata dal faro, simbolo di ricchezza interiore. Più semplicemente, il romanzo parla della stima e dell’amicizia tra due insegnanti, simboleggiata dal luminoso dipinto in copertina. Lo sfondo azzurro e il cerchio giallo che contiene il faro, con gli elementi marini di contorno rilassano lo sguardo e alleggeriscono l’animo, provato dopo tanti mesi di pandemia. La luce reca un grande contributo alla bellezza, in qualunque modo si esprima. Buona giornata luminosa a tutti!

Nascite in calo

Sul tema della crisi demografica Papa Francesco, intervenuto agli Stati generali della natalità a Roma ha espresso il suo punto di vista con la suggestiva immagine “In Italia inverno demografico freddo e buio”. Leggendo l’articolo su la Repubblica, mi colpisce che in “Questo nostro Paese, dove ogni anno è come se scomparisse una città di oltre duecentomila abitanti, nel 2020 ha toccato il numero più basso di nascite dall’unità nazionale: non solo per il Covid, ma per una continua, progressiva tendenza al ribasso, un inverno sempre più rigido”. Sono numeri impressionanti, anche se in Italia siamo 60 milioni di abitanti scarsi (al 31.12.2020, ab. 59.257.566 su 302.068,26 km quadrati). Anche il premier Mario Draghi sottolinea l’importanza di avere figli per favorire la ripresa, investendo sulle donne e sul miglioramento delle condizioni femminili. Buoni propositi che mi auguro avranno un seguito. Ciò detto, mi permetto di dire la mia sull’essere genitore oggi: un’impresa senza fine. Quando decisi di diventare una ragazza madre non ero una ragazzina, avevo 35 anni, lavoravo stabilmente nella scuola: ricordo l’entusiasmo nell’affrontare un’avventura umana che sapevo mi avrebbe condizionato per sempre. Col tempo è venuto meno il sacro fuoco della dedizione e sono aumentate le preoccupazioni, ad esempio legate alla crisi economica, congiunta alla pandemia: mio figlio è un giovane adulto al momento senza lavoro, impossibilitato a crearsi una famiglia. Cerco di non essere invasiva e sto alla finestra, in attesa che qualcosa cambi. Diverse mie coetanee sono nonne, piacere per ora a me negato e di cui non sento la mancanza. Tra le mie colleghe in servizio molte sono single e senza figli, chissà se c’è un nesso. Mi sovviene il proverbio: “Dio manda il freddo secondo i panni”. Nel mio caso non so se ci abbia visto giusto…

Instabilità

Oggi sono senza argomenti, o meglio ce ne sarebbero diversi di attualità, ma tutti sulla cronaca nera o giù di lì, perciò preferisco evitare. Anche il tempo lascia a desiderare: stamattina era discreto e ora si è annuvolato. Può essere che piova anche oggi, già gocciola! Stamattina ho sentito tirare in ballo un proverbio che avevo dimenticato: “Se piove il dì dell’Assenza (Ascensione) per quaranta dì no semo senza”, non so quanto scientifico… ma pare che ci azzecchi! L’erba cresce rapidamente e si consolano gli allergici che, grazie alla pioggia starnutiscono di meno. I meteoropatici come me si intristiscono, perché hanno bisogno della luce e del calore. Avevo tolto una coperta dal letto e ho dovuto rimetterla, ieri sera ho pure riacceso la stufa. Sogno il mare a occhi aperti, e l’atmosfera di distensione che regala. Incrocio le dita e chissà che alla fine di giugno (quando si compiranno i fatidici 40 giorni) possa tornare a Bibione, in compagnia di Lucia e Adriana, che ha bisogno di ossigenarsi più di me! Nel mentre non mi resta che adattarmi alle bizze del tempo, magari paragonandole a quelle degli adolescenti, di cui non ho più la responsabilità diretta. A proposito di proverbi legati al tempo, ho sentito dire spesse volte che “Il tempo è rimasto scapolo per fare quello che vuole”, il che non è proprio una promozione per le coppie fisse. Chissà se il buontempone che l’ha inventato era coniugato o meno… mi pare di percepire una sorta di invidia per chi è libero da vincoli… la mente potrebbe anche essere una donna! Mentre sto concludendo il mio post, intravedo tra le nuvole una certa luce: vuoi vedere che tra un paio d’ore uscirà il sole?

Karol Wojtyla

Quarant’anni fa l’attentato a Karol Wojtyla (18 maggio 1920 – 2 aprile 2005), allora Papa Giovanni Paolo II, oggi Santo. Ma non voglio parlare del 13 maggio 1981, né del Santo Padre. Mi limito a dire che ho molto ammirato l’uomo Karol: poliedrico, sportivo, amante del teatro e pure scrittore, amico dell’allora Presidente della Repubblica Italiana, il socialista Sandro Pertini. A scuola ho dettato ai miei studenti una sua poesia che Egli dedicò alla madre morta, intitolata SULLA TUA BIANCA TOMBA, che mi colpì allora e continua a procurarmi emozione, perché si intuisce l’amore struggente del figlio per la madre, che va oltre la morte. Tra l’altro, l’autore rimase orfano della madre Emilia Kaczorowska (1884 -1929), alla tenera età di nove anni. Quindi, nonostante il titolo faccia pensare alla morte, la poesia è piena di tenerezza e di “fiori bianchi della vita”, come si evince dal testo che riporto sotto, a giusto riconoscimento del merito letterario del Grande Uomo: Sulla tua bianca tomba, di Giovanni Paolo II Sulla tua bianca tomba/sbocciano i fiori bianchi della vita./Oh quanti anni sono già spariti/senza di te – quanti anni?/Sulla tua bianca tomba/ormai chiusa da anni/qualcosa sembra sollevarsi:/inesplicabile come la morte./Sulla tua bianca tomba,/Madre, amore mio spento,/dal mio amore filiale/una prece:/A lei dona l’eterno riposo//.

A Mia Martini

Accadde come oggi: il 12 maggio 1995 moriva Mia Martini (nata a Bagnara calabra, il 20.09.1947). Per dire quanto sia presa da questa immensa cantante, rubo le parole di Fabrizio De André che un giorno si definì: “innamorato totale della sua arte e della sua umanità”. E Mimì ne aveva di estimatori: Charles Aznavour, Ivano Fossati, Pino Daniele, Paolo Conte… ma anche malelingue che seminarono dicerie sul suo “portar jella” che bene non le fecero, tanto che nei primi anni Ottanta decise di ritirarsi dalle scene. Dopo un’assenza di quattro anni, per fortuna ritornò, ma la vita fu un alternarsi di emozioni forti, fino al decesso, che l’autopsia attribuì a overdose di cocaina. “Per fortuna il suo talento dolente e intenso è rimasto qui, nei suoi dischi” (Mina). Ho visto e apprezzato il film sulla vita della cantante, intitolato Io sono Mia (2019), interpretato magistralmente da Serena Rossi. Anche il tormentato rapporto con il padre me l’ha resa cara, ma soprattutto l’interpretazione intensissima delle sue canzoni, dove dava l’anima. Se non sbaglio, a proposito qualcuno l’ha definita la Edith Piaf italiana. A completamento, era di una bellezza mediterranea avvincente, avvolta in abiti raffinati. Nel mio precedente libro Tempo che torna, titolo l’ultimo episodio a pag. 116 PENSIERI VANNO E VENGONO, LA VITA È COSÌ, che è il verso finale della canzone Minuetto, uno dei suoi tanti successi. A proposito di successo, mi viene da comparare la sua vita a quella di Napoleone, pur con le debite differenze: dall’alto al basso, dalla gloria alla dimenticanza, dalla gioia al dolore. In fondo Mimì, alias Domenica Rita Adriana Bertè voleva solo esprimere la sua anima.