Tra tante notizie di cronaca più nera che bianca, stamattina ne leggo una confortante, di quelle che fanno bene al cuore, direi di un colore dorato: in provincia di Padova Greta, una bimba di otto anni, rinuncia alle sue trecce bionde perché possano essere trasformate in parrucche da destinare alle donne che hanno perso i capelli, a causa delle cure per combattere il cancro. Una bella storia, encomiabile la ragazzina, sensibilizzata al problema dal padre che lavora allo IOV (Istituto Oncologico Veneto); quando si dice che la mela non cade mai distante dall’albero! Anche il Presidente della Regione Veneto si è complimentato con Greta, che farà scuola a tante amichette, e non solo. Immagino l’attenzione mediatica che si sposterà su di lei, per un gesto di altruismo che suona straordinario in un periodo di confinamento sociale, per questo ancora più apprezzabile. In ambito femminile, i capelli sono una cornice del volto; lo afferma una che non può contare su dati estetici strepitosi, ma le chiome mi sono care e le curo con particolari attenzioni. Ho sempre avuto i capelli lunghi, con la scriminatura sulla fronte: raccolti a trecce da ragazzina, sciolti e ondulati sulle spalle da giovane, raccolti a coda sulla nuca da studentessa, a chignon da adulta. Sono una parte di me cui non rinuncio, forse legata alle scelte della mia vita: concentrano volontà e determinazione… in forma leggera, come ogni singolo capello nel contesto della chioma (siete autorizzati a ridere!). Tornando al gesto altruistico di Greta, i suoi capelli biondi ricresceranno in fretta e tornerà a goderseli, forse inanellandoli tra le dita, come fanno molte ragazze. Spero che il suo gesto di piccola grande donna produca altrettanta generosità.
Mese: giugno 2021
TEMPO CHE TORNA
Da tanto non tornavo al mercato di Bassano, che frequentavo quasi tutti i giovedì quando ero in servizio a scuola: allora era un diversivo liberatorio che mi distraeva dagli impegni scolastici. A distanza di sei anni, devo ammettere che non trovo più tanto attraente zampettare per le piazze tra la calca di mezza mattinata, anche perché nel frattempo è partito il mercato locale nel mio paese ed è emerso il problema dell’artrosi all’anca che mi limita nella deambulazione. Comunque ogni tanto ci ricasco ed approfitto dell’occasione. Il progetto era di fare una toccata e fuga, ma è andata diversamente. Ero sul posto alle 8 e sono tornata verso mezzogiorno, con un caldo insopportabile, acuito da un paio di soste obbligate sull’asfalto rovente, causa lavori in corso. Di strada mi sono fermata a fare la spesa e al mercato ho comperato varie cosette. L’obiettivo primario era la consegna di alcuni miei libri in biblioteca al Museo per Francesco e in farmacia (cura dell’anima…) per Bruno, quale estensione dell’incontro con l’autore avvenuto lunedì. Per un caso fortunato, grazie a un indizio della mia amica Nadia, dott.ssa Pavin, al Pick bar ho incontrato il dottor Santagati – per me Tanino – che mi ha ragguagliata su come affrontare l’intervento di protesi all’anca, che lui ha subìto tempo fa e per me temo non più procastinabile. Non ci vedevamo da circa… quarant’anni: io l’ho riconosciuto, lui no! Qualcosa vorrà pur dire… però è bello che sia stato riannodato il filo: il tempo che ritorna può essere stupefacente. D’altronde il mio penultimo scritto si intitola TEMPO CHE TORNA, quasi una presagio!
Buon Compleanno, Cristina!
Il mio blog sta per compiere un anno, precisamente alla fine del corrente mese. Non ho mai mancato un giorno di scrivere: qualche volta ho postato tardi, per impegni vari, finché mi sono stabilizzata nel primo pomeriggio. Può essere che dopo mi conceda una pausa, ma non intendo rinunciare al piacere dello scambio di pensieri ed emozioni con i miei affezionati contatti. Ultimamente ho scritto per il compleanno di persone care… dopotutto blog significa diario e dentro ci sono le trame della mia rete affettiva. Oggi è il compleanno di mia nipote Cristina, cui faccio auguri di ogni bene. Lei è una bella persona, dentro e fuori. Fisico da modella, curata senza esagerare, era informatore farmaceutico prima del prestigioso lavoro attuale che ha un corrispettivo verbale in lingua inglese, ma non me lo ricordo. Comunque non è al suo lavoro che intendo fare pubblicità, quanto al suo carattere per cui la trovo: elegante, dinamica, forte, capace di gestire in contemporanea più problematicità, che in questo ultimo periodo sono state molte, soprattutto nel privato. Amante della natura, è affezionata – ricambiata – a uno splendido Cocker di nome Cocò. Io preferisco i gatti ma vale lo stesso. Le piace come scrivo… e gradisce le mie polpette, apprezzamento che, fatto a una cuoca negata, mi lusinga. D’altronde c’è sempre tempo per imparare e per cambiare, l’età è una buona consigliera. Cara Cristina, goditi la tua splendida maturità e torna presto a trovarmi!
Rimpatriata scolastica
Ritrovarsi dopo cinquant’anni è stato emozionante! Da tanto non vedevo i miei compagni di liceo Simonetta, Bruno e Walter. Con Riki (Riccarda) e Lele (Costanza) la distanza temporale risaliva all’ultimo incontro conviviale, risalente a oltre dieci anni fa. Per fortuna vedo più spesso Amedeo, Francesco, Anna e Gigliola. Se vado al mercato a Bassano saluto Paolo al suo banco e posso intravedere Luciano diretto in biblioteca. Nadia c’è ma quasi non si vede, mentre Paola mi segue sul blog da Nazareth. A conti fatti, sono in buona compagnia: grazie amici, che condividete con me un tuffo nel passato, da cui emergo contenta e rasserenata. Il sacrificio profuso durante i cinque anni del Ginnasio Liceo mi ha forgiato il carattere e aperto l’orizzonte mentale. La location dell’attuale Brocchi è a dir poco superba: lo scoperto conta isole verdi con statue e giardinetto, l’interno si avvale di lucidi pavimenti e vani spaziosi. A un colpo d’occhio, la struttura somiglia a un castello. L’incontro con l’autore (me) avviene in biblioteca, dove i banchi sono distanziati. Prendo posto con Francesco in fondo alla sala, dove la gentile bibliotecaria Paola ha posizionato delle ortensie rose che ingentiliscono l’ambiente. Le attenzioni fanno sempre piacere. Accomodata su un banco di scuola, Adriana – che stamattina ha fatto esami – sembra una studente. Lucia è tutta presa dall’evento. Ognuno ha compilato modulo di presenza ed indossa la mascherina, compresa Roberta, la mia dottoressa che è un piacere incontrare qui piuttosto che in ambulatorio: vorace lettrice è anche una generosa critica letteraria. A pochi minuti dall’inizio, fa il suo ingresso uno spilungone riccioluto attrezzato di cavalletto e videocamera: nonostante che l’auto gli abbia giocato uno scherzetto, Manuel, mio ex super alunno non mi abbandona mai! Autografo alcune copie del romanzo Il Faro e La Luce e prende la parola quel luminare di Francesco, che fa un excursus storico magistrale degli anni Settanta, quando noi eravamo liceali del Brocchi. Io lo seguo, ricordando la persona dell’uomo e del docente che mi è caro. In chiusura, la fine lettrice Lisa legge due episodi dedicati all’uomo di scuola e di vita Armando Contro. D’obbligo, la foto ricordo con i compagni di scuola intervenuti. Dedico questo blog a chi c’era e a chi non ha potuto intervenire.
Male infinito
Sgomento: è la parola giusta che prendo dal titolo di un articolo del Corriere odierno, riguardo alla tragedia successa a Roma, dove due fratellini di cinque e dieci anni e un pensionato accorso in loro aiuto sono stati freddati in un parchetto da uno squilibrato che poi si è tolto la vita. Con un tempismo sempre tardivo, e in possesso di un’arma che apparteneva al padre, guardia giurata deceduta mesi fa, che non avrebbe dovuto essergli accessibile. L’omicida, un giovane ingegnere, era stato in cura per problemi psichiatrici e soggetto a Tso (trattamento sanitario obbligatorio), quindi una persona disturbata che attaccava briga con facilità. Particolare che rende il misfatto ancora più terribile: i bambini erano ospiti della nonna, per godere dei giochi all’aperto, conclusa la scuola. Non oso immaginare come si sentirà questa signora e i sensi di colpa che proverà, magari per non avere trattenuto in casa i nipotini, costretti causa pandemia a un lungo confinamento domestico, appena concluso. Vale anche per i genitori degli sfortunati bimbi. Conosco persone fragili, che combattono con la depressione e disturbi maniaco ossessivi… un paio si sono inferte la morte, senza coinvolgere però familiari o vicini di casa, per fortuna di chi rimane. Perché è l’eredità di questo gesto malsano che fa la differenza: restare isolato a chi lo compie, oppure diventare distruttivo se ingloba altre vittime innocenti. Certo il cervello rimane ancora parecchio sconosciuto e limitati gli interventi per curarne le ferite. Sarebbe già qualcosa non sentirsi omissivi, riguardo alle cautele da prendere: tipo segnalare la presenza di armi in casa, da sottrarre a soggetti fragili. Cosa che pare non sia avvenuta, con danno irreparabile.
Buon Compleanno, Antonietta!
Cara Antonietta, questo post è per te! Ti immagino sotto l’ombrellone a conversare con Gigi o mentre ti godi la spiaggia ancora silenziosa di prima mattina, quando protagonista è il mare con il luccichio delle morbide onde. Finalmente l’estate è arrivata e possiamo nutrirci di ciò che la natura e il paesaggio ci offrono. Condivido “da remoto” il tuo benessere, confidando di venire a salutarti di passaggio a Bibione, appena Adriana avrà concluso i suoi impegni scolastici. Noi pensionate facciamo parte della categoria che ha dato e ora ci godiamo i frutti della semina, senza strafare, sostenendo moralmente le colleghe in servizio attivo. Ci conosciamo da una quindicina d’anni, grazie alla scuola dove siamo state colleghe, poi diventate amiche. Mi hai onorato della tua presenza, durante la presentazione del mio primo libro nel 2008, hai steso una toccante prefazione del romanzo che mi è più caro… ti sei complimentata per le mie foto: a buon titolo sei la mia sorellina ideale, che non vedo spesso ma abita stabilmente il mio cuore. La torta con le candeline è superata, ma gli auguri di buon compleanno nel giorno di Sant’Antonio te li faccio davvero volentieri: te ne mando un vagone o una nave dato che sei al mare, da distribuire secondo le tue esigenze. Con un grandissimo grazie per essermi amica. Evviva evviva evviva! Lunga vita ad Antonietta!
Invidiabile traguardo
Sabato mattina dalla parrucchiera, come di consueto. Ma oggi più impegnativo, per la tinta sulla ricrescita dei capelli che richiede tempi supplementari. Stare troppo seduta mi condiziona l’anca e ogni tanto devo alzarmi. Cerco di distrarmi leggendo e guardandomi attorno: conosco le piante, Lara che si alterna tra me e un’altra cliente, colgo qualche battuta su ciò che è successo in paese… finché la mia attenzione viene catturata da un’anziana signora, accompagnata dalla badante. Non è una novità, anzi fa piacere che le signore in età frequentino il salone dell’amica Lara, ma questa cliente, gesticolando con pollice indice e medio, fa intendere che le manca poco per arrivare ai cent’anni! Mi viene naturale interrogarmi dove sarò io tra trent’anni… forse qualcuno leggerà i miei post, ne sarei lusingata! Tornando alla signora, piccola, con un bastone d’appoggio e i capelli bianchi, scopro che si chiama Lina. In età adulta ha sposato un vedovo ora deceduto e non ha avuto figli. Sostenuta dai vicini, vive insieme con tre badanti che si alternano durante la giornata. Oggi è venuta a farsi bella, per festeggiare insieme a loro il suo recente compleanno: uno scambio di emozioni e di piaceri, alla soglia dei cento anni! Invidiabile davvero! Da sotto il casco, con la coda dell’occhio la vedo congedarsi soddisfatta, con la collana di perle sul golfino nero e il sorriso radioso dietro le lenti scure: mi trasmette l’idea di una lunga vita, ancora in grado di apprezzare le piacevolezze dell’esistenza. Grazie e tanti auguri, signora Lina!
La bellezza non basta
Madre Natura non mi ha fatto dono della bellezza, ma non me ne sono fatta un problema, salvo disturbarmi da ragazza quando mi confrontavano con mia sorella più giovane, stupendosi che fossimo parenti. Ho investito in altro, coltivando le mie attitudini. Col senno di poi e la maturità mi sono convinta che la bellezza esteriore, come la intendevo io allora, può essere addirittura un intralcio, una sorta di biglietto da visita fuorviante. Viceversa, non mi spiego il crollo psicologico e, nei casi peggiori, il suicidio di donne belle e corteggiatissime. Come è capitato a Isabella (una profezia nel nome), bellissima 37enne di Crocetta del Montello, che ha deciso di uscire di scena, nonostante l’aspetto da star. Leggo sul quotidiano che doveva rispondere per l’ammanco stratosferico di denaro, sottratto alla madre invalida, di cui era curatrice. Immagino che fosse circondata da borse, vestiti, profumi… forse gioielli che, come dice Marilyn Monroe in un celebre film, sono i migliori amici delle donne. A proposito di amici: chissà se ne aveva, disinteressati della sua bellezza! La sua fine mi ricorda quella di altre donne, sopraffatte dal successo o dall’invidia per averlo raggiunto. Mi torna in mente la fiaba di Cenerentola che però ha un lieto fine. Nel privato, ho un figlio maschio piuttosto aitante. Non so come mi sarei comportata, se fosse nata una femmina, ma dubito che avrei ceduto su cose effimere e apparenti: a reggere i colpi della vita aiuta assai più possedere un temperamento strutturato di un bel corpo e uno splendido volto.
Il Faro e La Luce
Scritto il libro, non è finita: bisogna promuoverlo! Ed è quello che mi accingo a fare, con un po’ di trepidazione perché un’opera prodotta è una propria creatura che va seguita e non ti abbandona mai, secondo il mio saggio amico Giancarlo. Non è la prima e non sarà l’ultima, prevedo, ma questa mi è particolarmente cara per due ragioni: l’ho scritta in memoria del mio professore di liceo, Armando Contro, mancato un anno fa, e si è avvalsa del contributo di una schiera di persone a me care: quindi è un prodotto artistico d’insieme. Il titolo, IL FARO E LA LUCE, allude al ruolo dello stimato docente, divenuto una sorta di guida spirituale e alla luce dell’intelletto che egli ha saputo diffondere, con garbo ed ironia. L’ambientazione marina del dipinto in copertina di Noè Zardo induce a pensare a una buona pesca, come ritengo sia avvenuto nel mio caso, grazie agli stimoli ed agli incoraggiamenti dell’uomo e del Maestro, che ho avuto l’onore di frequentare anche fuori di scuola, partecipando alle vicende dolorose della sua vita. Pugliese trapiantato in Veneto, vi insegna dieci anni nel prestigioso liceo classico G.B.Brocchi (geologo e paleontologo, Bassano del Grappa, 18.02.1772 – Khartum, 25.09.1826), raggiunge infine la Romagna dove dirige i due licei scientifici di Rimini fino alla pensione, guadagnandosi stima e simpatia. Nel privato subisce la perdita prematura dei due figli maschi, sostenuto dalla tenace moglie Liana, dal volontario Massimo e dall’effetto di innumerevoli ex alunni, me compresa. Una vicenda umana intensa, intessuta di soddisfazioni e di dolore. Provo a restituire con la mia scrittura, coadiuvata da vari artisti, parte di quello che ho appreso. Immagino che lui mi sorrida benevolo, illuminando il resto della strada. Grazie, professore!
Non chiamiamole ragazzate!
Chissà cosa pensavano i ragazzi sfaccendati che sabato sera hanno imbrattato con pennarello e bomboletta spray, nonché inciso con le chiavi il legno del Ponte Vecchio di Bassano del Grappa, monumento storico nazionale, restaurato dopo sette anni di interventi e sette milioni di euro. Da Montebelluna sono arrivati col treno in città, dove si sono trattenuti oltre il coprifuoco… per fare una “bravata” che ha indignato l’intero Paese. Due hanno fatto l’affare sporco e gli altri sono stati a guardare, comprese le due ragazze, sotto l’occhio attento delle telecamere (per fortuna). Non si tratta proprio di ragazzini: 19 e 21 anni, operai e studenti universitari… e si parla di abbassare la maggiore età ai sedicenni! Mi sa che costoro non erano bravi studenti, quantomeno totalmente ignari di Educazione Civica e anche di senso civico, magari con un bisnonno che ha combattuto durante la Grande Guerra! L’esclamazione di Cicerone “O tempora o mores (che tempi che costumi)” è di sconcertante attualità. La cosa che mi indigna di più è l’uso della parola “ragazzata”, dietro la quale si cela il tentativo di giustificare qualsiasi danno arrecato alla comunità, in nome dell’età, quando l’uso della ragione si acquisisce assai presto. I danni sono danni, anche se a produrli è un anziano, o addirittura vegliardo. Che la noia sia una compagna pericolosa capisco, ma mettere in atto comportamenti teppistici, oltretutto di notte senza essere osservati, mi fa supporre che dietro ci sia una voragine di valori da colmare. Meglio se mi sbaglio.