Ieri 24 marzo era la Giornata nazionale per la promozione della lettura, abilità importante e non abbastanza praticata cui dedico oggi il mio post. Quando insegnavo, venivano spesso ricordate le quattro abilità di base da fare conseguire agli alunni: ascoltare, parlare, leggere, scrivere. Non so se sia casuale l’ordine in cui sono declinate. Oggi mi sembrano abbastanza ridimensionate per importanza, rispetto a quando ero alunna/studente io, in una società mutata e complessa, avanzata per certi aspetti ma impoveritasi per altri. Le abilità di base sono state soverchiate da altre abilità, si impara e si disimpara nello stesso tempo. Ritorno alla base, con note personali. Da bambina leggevo moltissimo, adesso scrivo molto, leggo abbastanza ma non quanto vorrei. Più che consumare produco; alla mia “ragguardevole” età, mi concedo il lusso di fare ciò che mi piace di più. Ho letto l’ultimo romanzo a Natale e ho un paio di saggi per le mani. A proposito di lettura, ammiro chi segue dei corsi di recitazione e poi dona a chi ascolta il piacere di essere coinvolto in un abbraccio emozionante di parole dosate nel tono, nel ritmo e nella velocità. È quello che succede durante eventi culturali di incontro con l’autore. Cade a fagiolo la presentazione del mio ultimo DOVE I GERMOGLI DIVENTANO FIORI, oggi alle 16.30 in sala consiliare a Cavaso del Tomba. Siete tutti invitati, racconto com’era la scuola negli Anni Sessanta, come insegnava Enrico Cunial, il mio maestro con baffi, manicotti e un gran cuore. Non un romanzo ma un mix di generi: biografia, autobiografia, interviste, documentazione storica, galleria fotografica, con il dipinto Ruralità poetica dell’artista Noè Zardo in copertina. Una lettura a più livelli per un tuffo nel passato da cui riemergere rinvigoriti.
Categoria: Hobbies
Poesia, percorso benessere
Giornata Mondiale della Poesia, oggi 21 marzo in coincidenza con il risveglio della natura e in ricordo di Alda Merini, nata a Milano il 21 marzo 1931 (dove muore il 01.11.2009). È stata istituita dall’UNESCO nel 1999 per celebrare una delle “forme di espressione e identità culturale e linguistica più preziose dell’umanità”. Ringrazio il gentile amico e compagno del Liceo Amedeo Michele di avermelo ricordato, perché la poesia è una silenziosa compagna anche delle mie giornate, riempite pure dalla prosa. Mi impegno a produrre qualcosa di dignitoso in questo ambito, ma oggi rubo la definizione che ne dà Paul Celan: Io non vedo alcuna differenza di principio tra una stretta di mano e una poesia. Quindi una giornata dedicata alla promozione della poesia in tutto il mondo, da declinarsi non solo in versi, ma con qualunque forma espressiva che coinvolga le emozioni. Nata prima della scrittura – si pensi ai cantastorie – è una forma di comunicazione universale, capace di veicolare un messaggio di pace e di dialogo tra i popoli. Quando insegnavo, i poeti ermetici consentivano di calarsi nella realtà dolorosa della guerra più rapidamente che considerando i fatti sul libro di storia. Avevo una predilezione per Umberto Saba (Trieste, 9.03.1883 – Gorizia, 25.08.1957) per la semplicità del suo dire e per non appartenere ad alcuna corrente letteraria: il mio modello di riferimento! Durante un’uscita didattica con le classi terze, siamo stati a vedere la sua libreria antiquaria a Trieste. Nel privato, apprezzo molto chi sa esprimersi in poesia, senza bisogno di esibire una ‘patente’ e sono diverse le persone a farlo, sia uomini che donne. Oggi stringo idealmente la mano a ognuna di loro e brindo ad Apollo, Dio delle arti e della poesia. 🥂
Sorellanza letteraria
Premetto che non ho un buon rapporto col volante, peggiorato quando uno sbadato automobilista mi ha tagliato la strada nel 2016, procurandomi la frattura dello sterno. Mi sposto autonomamente per strade familiari, affidandomi alla guida altrui per distanze fuori della mia portata. Tra Combai e Cison di Valmarino (tra i borghi più belli d’Italia) mi sarei persa. Mi affido alla serena guida di Veronica, giovane collega che come me ama scrivere, per raggiungere la biblioteca di Vittorio Veneto dove avviene la premiazione del Concorso Letterario Città di Vittorio Veneto. Marta, la madre si unisce in qualità di simpatizzante e sostenitrice. Elisa, scrittrice coetanea di Veronica, completa il quartetto. Francesca, mia concittadina premiata per il racconto La casa di pietra bianca raggiunge il luogo con il consorte. Rappresento le due concorrenti Valentina e Sara, impossibilitate a presenziare. Giunte sul posto, ho il piacere di rivedere le mie cugine Lucia, Morena e Luisa. Giuliana si candida per la prossima volta. Pubblico numeroso e partecipe. Paola, la simpatica presidente della giuria legge con espressione le poesie vincitrici e la motivazione del premio, che è il dono più importante per uno scrittore. Motivazione esplicitata anche per i testi in prosa, di cui sarebbe stato bello sentire almeno un passaggio. Il cesto di prodotti locali con omaggio floreale e foto-ricordo suggellano il momento clou. Molto spazio è dato a diversi gruppi femminili che operano sul territorio a favore di svariate problematiche, perché la cultura spazia e genera benessere. Noi sei siamo state appellate e premiate come Gruppo Pensieri Poetici Asolano e valuteremo come rendere distintivo il nostro modo di esprimere e comunicare pensieri ed emozioni. Anzi, approfitto di questo spazio per chiedere suggerimenti. Intanto sono lieta di avere realizzato una ‘Sorellanza Letteraria’ che mi inorgoglisce. Grazie a Francesca, Veronica, Elisa, Sara e Valentina! 💐
A ognuno la sua palestra
“Il mio motto è: il meglio deve ancora venire”, parole sante di Larissa Iapichino, campionessa ventenne di salto in lungo, argento all’Europeo Indoor di Instambul con un salto di m. 6.97, nuovo record italiano al chiuso, figlia di Fiona Mai, pure lei campionessa mondiale della stessa specialità. Seguo solo di striscio l’atletica, ma mi congratulo con madre e figlia ‘laureate’ nello stesso ambito. Per l’età più vicina alla mia, ho seguito di più i successi della madre, espresso anche in altri ambiti, pubblicità compresa. Riconosco però che il motto succitato della ragazza mi appartiene, perché è alla base del mio pensiero ‘filosofico’. Giorni fa, allegato al settimanale la Repubblica ho acquistato il libro La gioia di vivere, di Vittorino Andreoli, attratta dall’argomento e anche per simpatia nei confronti dell’autore, intervistato varie volte in tivù, dotato di un sorriso rasserenante (anche se scopro che si considera pessimista, anzi un tragico come si definisce nella dedica). Ho letto di corsa la prima parte, rispolverando Epicuro, Cicerone, Seneca, Schopenhauer, Zola, pensatori di cui ricordavo qualcosa e raccogliendo informazioni su La città della gioia di Dominique Lapierre. Mi prendo del tempo per leggere le altre parti dell’opera che apre una collana dedicata alla ricerca interiore. Epicuro, nella Lettera sulla felicità parla di un “tetrafarmaco” per raggiungerla: filosofare, meditare sulla morte, conoscere e soddisfare i propri desideri, abituarsi a una vita semplice. I desideri ‘necessari’ sono alla base della buona felicità e tra questi ci sono la salute del corpo e la tranquillità dell’animo: bingo, vale quanto il “mens sana in corporea sano” dei Latini (locuzione tratta da un capoverso delle Satire di Giovenale). Ora, facendo un collegamento tra gli antichi saggi e l’atleta Larissa, non vi è dubbio che quest’ultima abbia assecondato il desiderio di primeggiare attraverso l’atletica, che le viene assai bene. Io mi alleno con le parole, che sono la mia palestra quotidiana dove mi rimetto in sesto (spero).
Prime escursioni
Volete ringiovanire di vent’anni? Fatevi un giro in scooter (se è da tanto che non lo fate). A me capita sabato pomeriggio, quando mio figlio mi propone un’escursione mista, nel senso che prevede di camminare per un boschetto (sentiero 28B) da Castelcucco verso Paderno e poi un giro sullo scooter nuovo, per andare a riprendere l’auto parcheggiata ad una discreta altezza. Il tutto in circa due ore, in un pomeriggio chiaro con alternanza di caldo e freddo, a seconda di trovarsi in zone al sole oppure ombreggiate. Posti mai visti, pregni di umori boschivi e di fiori che ovviamente fotografo: trovo bellissimo quello chiamato ‘Dente di cane’ (bulbosa che appartiene alla famiglia delle Liliacee). Si nota però l’assenza di pioggia che speriamo arrivi, sebbene tardiva. Se la passeggiata è stata abbastanza facile, confesso che avevo un certo timore a salire a cavalcioni sullo scooter, un 125 dal nome accattivante ‘Agility’. L’ultima volta risale ad almeno vent’anni fa sul modello ‘Energy’, in dotazione a mio figlio, e solo per prova. In altra sede ho confessato che mio padre, sfegatato motociclista, in mancanza di un maschio aveva invano provato a farmi simpatizzare col roboante cavallo a due ruote. Allora ero bambina, adesso…mi è rimasta la paura della lontana bambina, superata brillantemente in sella, allacciata a mio figlio che affrontava curve e salite con destrezza. Lui aveva pensato al casco con visiera e alla giacca supplementare per me, perché correndo è tutto un altro paio di maniche rispetto a camminare. È stato bello vedere il paese dall’alto e riconoscere la chiesetta di Santa Lucia, vicino a casa mia. Anche incontrare Angelo che ama la natura ed è un apprezzato fotografo. In tutto abbiamo incrociato due ciclisti, una coppia a piedi…un cane che ci osservava da casa sua, sentito degli uccellini parlarsi e una sega lamentarsi. Beh, devo dire che ho trascorso un paio d’ore che mi hanno tolto di dosso molti orpelli, consentendomi di apprezzare un ambiente naturale a costo zero e a portata di mano. Anzi, a portata di piede e di motocicletta!
Longevità dell’Arte
LONGEVITÀ DELL’ARTE Sembra che condividiamo con i giapponesi il primato della longevità, e questa mi pare una buona notizia. Però dubito che i nostri vecchi – vecchio è una parola carica di ricchezza – siano tenuti in gran conto. Certo dipende dalla persona e da come ha vissuto. Da sempre ho simpatia per le persone in là con gli anni, probabilmente ho patito l’assenza dei nonni cui rimedio, cercando modelli di virtù altrove che possano farmi da ‘apripista’, dato che mi sto avviando su quella strada. Senza distinzione di genere, mi attraggono le persone che continuano a coltivare un hobby o che lo scoprono in tarda età. Fortunate quelle che vivono in famiglia, animate dal talento e vigilate dai familiari, come Pio Zardo, un gentile signore con gli occhi azzurri, da Casoni di Mussolente, 88 anni appena compiuti – un figlio pittore, Noè e l’altro scultore, Ruben – continua a dipingere e a recitare versi. Per necessità o per scelta, altri anziani vivono in strutture protette. È il caso del signor Luigi Calamandrei, 93 anni, ospite della RSA Villa Laura di Molin del Piano (FI). Cognome illustre il suo, identico a quello di Pietro Calamandrei, uno dei padri costituenti, chissà se è parente. Leggo l’articolo di Jacopo Storni che lo riguarda sulla pagina Le storie della settimana del Corriere. Il titolo spiega tutto: “Luigi, il Van Gogh della RSA”. Il signore è pittore e scultore, ritrae i volti dei suoi compagni che immagino lusingati di fare da modelli; ha pure un blog, luigicalamandrei.wordpress.com dove andrò a curiosare. L’articolo si conclude con un messaggio esemplare che condivido: “Coltivate l’arte, a me ha salvato la vita e continua a salvarmi ogni giorno”. Grandi Vecchi! Lunga vita all’Arte!
Arti che aiutano a vivere
Quarta domenica di Gennaio, fredda: è normale. Vado al bar e non riesco a leggere il quotidiano, nelle mani di un altro avventore: è normale perché di domenica c’è più afflusso di gente e perché uno dei tre locali – peraltro vicini – è chiuso per ferie. Vado in cartoleria, a due passi e me lo compero, cosa che potrei permettermi di fare ogni giorno, ma non è la stessa cosa cercare notizie a casa. Mi serve anche uno scambio di battute con chicchessia e carpire qualche notizia fresca dai clienti. Ho già espresso l’idea che per me il bar è come una biblioteca umana in miniatura, un po’ come il mercato, luogo cui sono affezionata. Tra una cosa e l’altra faccio tardi, riesco solo a dare un’occhiatina al fascicolo la Lettura allegato al CORRIERE DELLA SERA dove trovo a pag.38 pane per i miei denti, considerata la mia deformazione professionale di ex insegnante: Musica, educazione civica, cura del corpo…e teatro…ci sono arti che aiutano a vivere. E misurano la qualità di una democrazia. Mi basta il titolo per dire la mia, dopo pranzo leggerò per esteso l’articolo e il resto del giornale. Penso al mio percorso di studi, alle difficoltà di essere docente – e anche discente – oggi, a quanto sarebbe bello poter usufruire di una scuola stimolante, propositiva, aperta anche agli adulti pure di sabato e domenica, da poter visitare sempre, come i musei e le biblioteche. Così la gente che si accalca nei centri commerciali i giorni festivi potrebbe trascorrere più utilmente il tempo e tornerebbe a casa magari più contenta, con il portafoglio intatto. L’ignoranza è un deterrente della crescita intellettuale ma può tornare utile nelle alte sfere, per tenere docile la base, evitando contestazioni. Voglio sperare che gli errori fatti servano a un cambio di marcia, perché c’è un grande bisogno di sostegno e di recupero. Non solo degli alunni.
Prodigi del cavolo nero
In cucina ci sto poco volentieri, ma ammetto che è un luogo dove si può imparare molto, se arrivano gli stimoli. Tra i doni di Natale mi è arrivato del cavolo nero, a me quasi sconosciuto. Sento per televisione che quest’anno i cesti gastronomici sono stati tra i regali più apprezzati e questo aumenta il mio livello di gradimento, legato anche alla simpatia per Marta che mi ha donato il prodotto e alla figlia Veronica che me l’ha portato. Il nome deriva dal greco Kaulos, che significa gambo, fusto perché cresce con foglie lunghe, verde scuro e non sviluppa una testa centrale, a differenza dei cugini cavolfiore e broccolo. Viene chiamato anche cavolo a penna, cavolo palmizio o cavolo toscano, perché la Toscana lo ha valorizzato con ricette salutari, come la famosa ribollita. È un concentrato di sostanze benefiche, una fonte preziosa di sali minerali, utile per stomaco e intestino per la presenza di glutammina che funziona come un antiacido. Insomma, una miniera di qualità che invogliano ad introdurlo in svariate ricette: tortino di cavolo nero, zuppa di cavolo nero, ciambella di cavolo nero eccetera. Mi cimenterò in una di queste. Comunque la riflessione che mi viene da fare è che il cibo è un collante di amicizia e una fonte di arricchimento culturale. L’ espressione latina di Giovenale “Mens sana in corpore sano” (mente sana in un corpo sano) conferma il connubio tra l’alimentazione e la salute, intesa come benessere psico-fisico. Ne sono tanto persuasa che sto valutando di fare/farmi fare un angolo di orto. Anni addietro pensavo che fosse cosa da pensionati che hanno tempo di occuparsene, più che scelta motivata da ragioni salutari. Adesso sono pensionata anch’io, ho tempo, uno scampolo di terra, chi può darmi una mano…e la curiosità di sperimentare per produrre qualcosa di buono a metro zero. A fiori e frutti, aggiungerò qualche ortaggio. (Per la cronaca, ho fatto il tortino di cavolo nero: le mie papille gustative si sono deliziate)
Sugli sci come una rondine
Sofia Goggia trionfa con la mano fratturata nella discesa libera bis di Saint Moritz Coppa del mondo di sci: Goggia è leggenda titola un video dell’impresa che mette i brividi. Operata il giorno prima a Milano, per la frattura scomposta del secondo e terzo metacarpo della mano sinistra, la 30enne bergamasca non si scoraggia, ritorna nella località svizzera, gareggia ed eccelle, con una capacità di ripresa (e di sopportazione del male, suppongo) incredibile. Esemplare prova di resilienza che mi fa riflettere su cosa significhi concretamente stringere i denti. Del resto ha il nome giusto, che la rappresenta. Sofia deriva dal greco ‘sophia’ (sapienza, saggezza) e nella mitologia greca, Sofia è appunto la dea della sapienza, cui sono associati il colore verde e la rondine come animale portafortuna. È facile unire questi elementi per dire che la campionessa… vola sugli sci come una rondine. Lei è il caso più recente di “convivenza con la sofferenza” ma non l’unico. Anni fa, durante una competizione di danza – mi pare sul ghiaccio – la donna, una cinese si ruppe un ginocchio e, ciononostante portò a termine il suo numero. Non mi sorprende che le infortunate siano donne, per vari motivi abituate a sopportare, ma ci saranno anche esempi maschili di altrettanto valore. Il tema della resistenza agli ‘urti’ della sorte può sembrare sgradevole, ma personalmente ritengo andrebbe riproposto, specie ai giovani troppo spesso sollevati dal peso della fatica. Nello sport, come in altri campi il successo non viene regalato, ma è frutto di impegno e sacrificio, cadute comprese. Sofia Goggia docet! (insegna)
L’orma dell’artista
Mostra grandiosa “Segno forma colore ricerca della luce” del pittore e amico Renato Zanini, inaugurata giovedì 8 dicembre in Villa Rubelli, a san Zenone: 140 dipinti e 260 disegni distribuiti tra le varie sale dei tre piani, frutto della dedizione quarantennale di Renato all’arte. Va da sé che “Le cose dipinte non sono solo cose dipinte”, come precisa il relatore Leonardo Di Venere, ma contengono l’esercizio dell’artista inteso come ricerca della luce che è cura spirituale. Durante la presentazione mi segno alcune parole-chiave: solitudine, attesa, essenza che sono alla base della ricerca Non di domande e risposte adeguate (parole di Renato) bensì del proprio posto, definizione che condivido perché assomiglia a quella usata da me per spiegare il mio bisogno di scrivere. Modificando un po’ la scaletta, l’artista si riserva l’ultima parte dell’incontro per accompagnare i presenti in rapida rassegna delle sue opere, raccontando l’evoluzione avvenuta di decennio in decennio, mantenendo sempre come riferimenti Cesanne e Van Gogh, ma aprendosi anche alla Pittura Veneta. L’artista Gino Silvestri – mancato da poco – lo avvicina all’astrattismo, cui si riferiscono le ultime opere. Insomma, un esercizio la ricerca del colore che lo accompagna da quarant’anni, la pittura una compagna che stupisce e cura. Dove abita, a Costalunga di Cavaso, in una posizione sopraelevata immersa nel verde, ha trovato e creato il luogo dove nutrirsi di luce. Innamorato delle piante dalla giovanile esperienza di Forestale, tuttora le abbraccia e le introita dentro di sé, per stenderle poi sulla tela con elaborazioni psicologiche interessanti. Significativo il dipinto Abbracci scelto per la locandina che contiene il suo autoritratto. È palese come per lui dipingere sia vitale, come per me esprimermi con le parole. A ben considerare, la capacità espressiva attraverso svariate modalità artistiche è ciò che ci distingue dalle altre creature che con noi condividono la permanenza sulla terra. E dove l’artista imprime la sua orma. Bravo Renato, lunga vita all’Arte! 👍