Meno tre giorni a ferragosto. Successivamente sarà san Bartolomeo, che ha dato il secondo nome (il primo è Lagerstroemia) alla pianta fiorita che in questo periodo abbellisce viali e vialetti del mio paese, con bellissimi fiori dal rosa al viola. Per coincidenza, san Bortolo è pure una zona paesana in collina dove da anni nei giorni a ridosso di ferragosto si tiene una festa delle Associazioni, quest’anno sospesa a causa della pandemia. Non mi resta che affidarmi al piacevole ricordo di carne allo spiedo e alle note rincuoranti della fisarmonica che passava tra i tavoli, zeppi di gente bendisposta a stare al fresco e in compagnia, con la speranza di tornare ai piacevoli trascorsi. Ecco, la parola festa in questo periodo mi sembra azzardata; preferirei sostituirle la parola benessere, più appropriata. Mi concentro su quello che ho a portata di mano e mi soccorrono sempre i fiori, con il loro linguaggio silenzioso e centrato. Pare che mi vogliano dire: avanti tutta, nonostante tutto. La bellezza è a portata di mano, anche se per coglierla bisogna fare silenzio. E qualche rinuncia.
Categoria: Tempo
Resilienza
Seconda domenica d’agosto, il caldo perdura, i contagi anche, i media sono generosi di notizie nefaste. Verrebbe meno la voglia di impegnarsi per una buona causa. Urge reagire, diventare resilienti come l’Oleandro, che fiorisce da maggio a ottobre, praticamente in ogni condizione di coltivazione. A ragione considerato il re dell’estate, costituisce un esempio di resilienza. In psicologia, questa parola è diventata sinonimo di adattamento e una persona resiliente è il contrario di una facilmente vulnerabile. Ok, va bene è tutto chiaro. Ma nel quotidiano la faccenda si complica. La mia fonte di ossigeno è sempre lei, la natura con le sue lezioni silenziose ed efficaci. Quando succedono sconvolgimenti climatici, purtroppo clamorosamente d’attualità, penso voglia punirci per l’incuria e la leggerezza umana riservatale. Non sono catastrofista, piuttosto realista con influssi di pessimismo. Se la situazione avesse da peggiorare (ma spero di no), dirò che era nelle previsioni. Se migliorerà, sarò lieta di ravvedermi. C’è ancora tanta bellezza di cui godere e noi ne siamo i destinatari. Sento delle tortore tubare nelle vicinanze: è un buon segno!
Benvenuta frescura!
Ormai non se ne poteva più del caldo: sotto al portico, protetto dalle tende parasole, ieri pomeriggio erano 32 grad! Stamattina dieci in meno, la turbolenza di stanotte ha innescato il cambio di rotta al tempo, portando l’auspicato sollievo. Tuttora sta piovendo ed è piacevole sentire l’acqua che gorgoglia nelle canalette. Mi viene spontaneo pensare al Cantico delle Creature o di Frate Sole di Francesco d’Assisi (composto tra il 1224 e il 1226) e di estrapolare il verso dedicato all’acqua: “Laudato sì, mi Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.” Certo l’autore esalta anche “messor lo frate sole” fonte di vita… ma quando il contributo di calore è eccessivo aumentano gli effetti collaterali negativi. Nel concreto pare che tendiamo a lamentarci troppo e non ci adattiamo facilmente: può darsi. Al momento è nuvoloso, forse l’astro dorato farà capolino più tardi. Le tortore tubano sommessamente, scambiandosi messaggi di stupore. Altri uccelli rispondono da lontano. Finora nessun rombo di auto o di mezzi agricoli, il paese sembra finalmente addormentato, dopo tante notti insonni a causa del termometro bollente. Suona la campana della chiesa, per chiamare a raccolta i fedeli della messa domenicale. Nella preghiera di ringraziamento ci sarà anche il ritorno alla temperatura sopportabile.
Ciao, Luglio!
Ultimo giorno di luglio, caldo intenso con tasso di umidità elevato. Un’impresa edilizia sta lavorando vicino a casa mia dalle sei di mattina, per fermarsi durante la canicola. I fiori hanno tirato i remi in barca, resistono solo i gerani sotto al portico, protetti dal pomeriggio fino al tramonto da robuste tende arancioni. Cerco riparo in casa, con circoscritte evasioni quotidiane. Forse stasera vedrò un film all’aperto. Noto che, in zona “orto dei semplici” le ipomee si sono abbarbicate attorno all’osmanto, in un curioso abbraccio vegetale. Mi chiedo se significhi qualcosa, se sia un messaggio da decodificare, un invito a resistere. L’anno scorso gli stessi fiori a trombetta, dai molteplici colori, facevano ombra nella zona a ponente della casa, in compagnia di una rosa rampicante tuttora rifiorente. È curioso questo movimento floreale alla ricerca del posto migliore. Madre Natura si esprime come può, se facciamo silenzio e prestiamo attenzione possiamo fare scoperte interessanti. Assodato che la ricerca della felicità è un diritto, magari ci torna utile il pilastro cui appoggiarci anche in piena canicola, l’ancora di salvataggio per resistere alla disidratazione e al colpo di calore. Come il robusto osmanto per le colorite ipomee.
Sostegno
In tempo di pandemia, anche la natura si sostiene come può. Mi provoca simpatia il focoso gladiolo che si appoggia al fusto dell’albero, realizzando un abbraccio inconsueto. Si potrebbe farne una lettura trasversale, per incoraggiare manifestazioni affettuose alternative! Leonardo da Vinci, geniale osservatore, apprendeva dalla Natura. Un effetto collaterale da covid potrebbe essere l’esigenza di fermarsi ed osservare, senza fretta, ciò che ci circonda. Magari rivalutando quello che abbiamo a portata di mano, banalizzato dall’abitudine. Parlo per me, ma credo di essere in buona compagnia con chi, in questo periodo di distanziamento sociale ha avuto qualche difficoltà di adattamento. Senza scomodare i proverbi al riguardo, mi torna in mente la canzone “Meraviglioso” di Modugno, che ritengo una iniezione di ottimismo. Con tutto il rispetto per chi combatte ogni giorno la sua battaglia.
Previsione
Caro luglio, cosa ci porti? Dopo mesi strapazzati dalla pandemia, il distanziamento sociale, la perdita di persone… forse anche di buone abitudini per coltivare gli affetti, non potresti almeno evitarci trombe d’aria, grandinate, piogge torrenziali e nubifragi? Mi pare di sentirlo replicare, il mese del solleone e rinfacciarci che lo stravolgimento del tempo è opera nostra, che abbiamo trattato la natura come una pezza da piedi, inquinando e avvelenando senza pietà. “Adesso siamo alla resa dei conti – mi rintrona nelle orecchie – e vorreste stagioni normali con relative soddisfazioni, bella pretesa!”. Sconsolata butto lo sguardo al cielo, premonitore di scenari apocalittici. Può succedere di tutto quaggiù, se lassù la turbolenza non si dissolve. Mi faccio un esame di coscienza e penso cosa posso fare per non peggiorare la precaria situazione ambientale. E prendo nota. Non mi pare di avere grandi pretese: un po’ di sole, un po’ di mare, qualche amico… Vedi tu luglio, se puoi aggiungerci dell’altro (buono, s’intende) per noi, distratti amanti della Natura.
Anniversario
Buongiorno a chi legge!
Oggi 24 giugno 2020 per me è un giorno speciale: abito a Castelcucco da vent’anni giusti, dopo aver fatto tre precedenti traslochi: non male come esperienza stressante! Col senno di poi, mi fa sorridere pensare a tutti gli scatoloni finiti in cantina, dove alcuni sono rimasti blindati per tempo infinito. La prima sera nella casa nuova c’era il nailon sui pavimenti a parquet; per cena ho consumato una zuppa, utilizzando il cucchiaino da caffè, perché le posate ufficiali erano introvabili. Ma impagabile la soddisfazione di spaziare in un ambiente ampio e silenzioso, senza sentire i rumori che erano consueti nel precedente appartamento in condominio. Inoltre avevo uno scoperto da riempire di piante e di fiori, cosa che è successa in maniera perfino abbondante, nel senso che alcune piante sono nate spontanee, come un fico, un susino e un ciliegio selvatico. Certo c’è da faticare, per tenere tutto sotto controllo, ma ammetto che il sacrificio è ripagato dai frutti spontanei a costo zero e dai bouquet di fiori che raccolgo tra una fioriera e l’altra. Per dirla tutta, il carico energetico mi viene dal saluto dei fiori alla mattina, quando faccio il mio sopralluogo in giardino, ancora in pigiama. Ok, sarà un vezzo da pensionata, ma è anche la raccolta di una semina partita da molto lontano… Chi ha inventato il motto “casa dolce casa” sapeva che avrebbe colpito nel segno. Questo è (quasi) tutto. Alla prossima, ciao!
Ops, a corredo aggiungo la poesia Il mio Eden, sull’argomento, tratta dalla mia silloge di fotografia e poesia Natura d’Oro
Il mio Eden
Da piccola sognavo
una grande casa.
Da grande il sogno
è costato parecchio.
Adesso mi godo
cani e tulipani,
more e lamponi
abbandonato sull’amaca
sotto il favoloso
ciliegio giapponese…
senza più pretese!