Tra un tramonto e l’altro

Finalmente è piovuto, non troppo ma almeno la terra riarsa ha avuto il battesimo della pioggia d’autunno. Il paesaggio si è addolcito e la temperatura è ragionevole. Dalla parte delle Ortensie, in zona più umida sono uscite le chiocciole, sopravvissute al tempo e al tentativo di… spostarle altrove. Ne osservo una che si fa strada lungo il perimetro del portico, presumo con meta Gerani, gradita pietanza ahimè! Il cambiamento climatico era atteso e ci dobbiamo adattare, sperando in un autunno clemente, generoso di frutti ed emozioni intermedie, cioè quelle non estreme, di facile sopportabilità. I miei canarini cominciano a pigolare e tra un po’ i maschi canteranno a squarciagola (spero), non più importunati dalle zanzare che ultimamente hanno dato il tormento. Grey, la mia gatta giramondo si degna di trascorrere la notte dentro…anzi me la trovo nottetempo sul bordo del letto a ronfare quando sposto una gamba. Del cane non posso lamentarmi, perché mi fa compagnia incondizionata, temo per non molto ancora considerato che ha 17 anni e mezzo…ma finché c’è, voglio trattarlo coi fiocchi perché se lo merita. C’è chi si lamenta perché la sera giunge prima, ma a me la cosa non dispiace affatto, anzi la considero un motivo di raccoglimento e di intimità. Ripenso al Foscolo e al sonetto Alla sera, dove il poeta esprime soddisfazione per la parte finale della giornata “Forse perché della fatal quiete tu sei l’imago a me sì cara, vieni, o Sera!” che gli consente di accantonare le preoccupazioni e di chiudere la poesia confessando: “E mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirto guerrier ch’entro mi rugge”. Ecco, trovo un nesso tra la stagione dell’autunno e la stagione finale della vita, entrambe promettenti al cuor leggero.

L’arte migliora la vita

In compagnia di Lucia, faccio visita a Pio Zardo, gentilissimo pittore ultraottantenne con occhi azzurri, barba bianca e un cuore evergreen. Mi emoziona il suo discorrere cordiale, infarcito di ricordi personali e di accurate descrizioni dei suoi dipinti, alcuni di grandi dimensioni custoditi in un soppalco, altri più piccoli appesi alle pareti della sua casa interessante, in mezzo ai campi di San Zenone. Valore aggiunto, difronte ad alcune opere Pio declama versi di accompagnamento con invidiabile disinvoltura. Le figure femminili di diversi quadri sono sprovviste di occhi e labbra, a mio modesto avviso di struggente attualità, pensando alle donne afgane dei nostri giorni, anche se l’obiettivo dell’artista dubito fosse questo, quanto piuttosto spronare l’osservatore a cercare l’anima della persona tratteggiata. Predominano i colori soft e una diffusa armonia nell’insieme. La tecnica usata è il pastello, steso con grande maestria, tanto da sembrare altro. Alcune cornici sono anch’esse delle opere d’arte, specie una che inquadra una miriade di fiori. Percepisco di essere a casa di un artista che mi ha invitata perché io scrivo poesie, e lo scambio artistico è una meraviglia che accolgo come un dono. Del resto Leonardo da Vinci diceva “La pittura è una poesia muta” e Simonide di Ceo, prima di lui sosteneva “La poesia è una pittura parlante”. Prima di congedarmi Pio, affabile intrattenitore, stacca dalla parete un quadro con un fiore bianco in campo verdino e me lo dona. Da signore qual è non trascura la mia amica, cui ne dona uno su fondo arancione. Poi ci accompagna all’auto, augurandoci buone cose e facendoci una confidenza preziosa: è sereno e contento della sua lunga vita. Grazie alla ricchezza interiore e all’arte. Una testimonianza da premio.

Pausa

Oggi mi prendo una pausa e domani pure: stamattina sono stata a raccogliere notizie per il mio prossimo romanzo e domani vado a Bibione con Adriana e Lucia: dopo tanta attesa, sarà benefico il soggiorno alle terme e assaggiare la spiaggia. Conto di aggiornare al riguardo, buon pomeriggio a chi legge!

“…avere il sole, la libertà e un piccolo fiore”

Ho avuto in dono un mazzetto di giunchiglie da Lina, grazie all’intercessione del marito Luigi. Trovo i fiori, ieri chiusi, meravigliosamente sbocciati stamattina: di un intenso giallo, il mio colore preferito, sono un inno all’ottimismo. Mi documento per saperne di più e scopro che, donati in bouquet, augurano una sorte benevola, proprio quello che ci vuole, in questo periodo! (un singolo fiore simboleggia desiderio amoroso). Il fiore appartiene alla famiglia dei narcisi, di cui è una varietà, ma il proverbio dice: “Se tutte le giunchiglie sono narcisi, non tutti i narcisi sono giunchiglie”. Un gioco di parole che allude alle differenze, di cui una è rappresentata dal colore, solo giallo per le giunchiglie. Il che mi fa pensare come a volte bisogni aguzzare la vista per cogliere dei dettagli, anche riguardo alle persone. Ad esempio Luigi ha colto il mio desiderio di ricevere dei fiori. Mentre io chiacchieravo con la moglie, buttando gli occhi sul giardino, ha intercettato il piacere che mi avrebbe fatto un omaggio floreale… prontamente esaudito. Perciò grazie a entrambi, ma soprattutto a lui che ha avuto un’attenzione in più. A onore del vero, Lina si è offerta di andare a disotterrare bulbi di iris, cosa che ha fatto, raddoppiando la mia soddisfazione e gratitudine. Tra poco vado a mettere a dimora anche questi, che il prossimo anno fioriranno nel mio giardino. Mi sembra appropriato chiudere il mio post, con un pensiero di Hans Cristian Andersen, giunto a proposito: “Vivere non è abbastanza… bisogna avere il sole, la libertà e un piccolo fiore”.

Spes ultima dea

“Io parto sempre dal presupposto che sia un bel giorno… poi si vedrà”, è il testo incoraggiante di un messaggio ricevuto poco fa corredato dalla vignetta di una ragazza stilizzata, seduta ad un tavolino, mentre sta per bere qualcosa di caldo: situazione rituale che si ripete dentro casa ogni mattina, anche nella mia, in compagnia dei miei pets, dal rango di semplici “bestie” elevati a quello di “conviventi”, secondo quanto affermato in un articolo letto di recente sul Corriere. Ho sempre ammirato la pubblicità realistica, finalizzata al benessere delle persone, come nel caso del messaggio inoltrato, piuttosto che a vendere un prodotto. Detto per inciso, se fosse possibile acquistare in negozio o in farmacia confezioni di buonumore e di speranza, credo ci sarebbe da fare la fila, di questi tempi più che mai. Visto che oggi è sabato, azzardo una considerazione di fine settimana, leggermente soffusa di rosa: la tele ha annunciato il passaggio a zona arancione delle zone prima rosse e un calo dell’indice di diffusione del virus: mi sembra una notizia incoraggiante, che autorizza a sperare in ulteriori “miracoli” con l’arrivo a breve del vaccino, anzi dei quattro vaccini allo studio, in attesa di approvazione. È il caso di tenersi stretta la “Spes ultima dea”, divinità cui si appellavano i Latini nei momenti bui, oppure di trovarla come dono sotto l’albero di Natale. Per archiviare al più presto questo anno terrificante.

Rose baccara

La rosa non è il mio fiore preferito, anche se riconosco si tratti di un fiore bellissimo, elegante e pure profumato. Nella mia valutazione al ribasso pesa il fatto che sia considerata la regina dei fiori, e io non ho mai apprezzato ruoli e graduatorie, per spirito d’indipendenza. Però quelle della mia vicina hanno una qualità in più: oltre che profumatissime e resistenti in vaso, me le ha indirettamente donate lei. Adesso mi spiego: da circa un anno Luisa è ospite di una struttura per anziani dove tiene a bada diversi problemi legati alla solitudine e a qualche acciacco dell’età avanzata. Ci siamo salutate dalle rispettive finestre molte sera, prima del calar del buio. Il suo giardinetto confina con il mio e le rose, della varietà Baccara, petali vellutati di colore rosso cupo, sono poste sul confine, tanto che qualche stelo si è inserito nelle maglie della rete ed è venuto a trovarmi. Adesso la sua casa è chiusa, ma il cespuglio di rose asseconda imperterrito la sua fioritura, sotto la carezza del sole. Quando annaffio le mie fioriere di edera, allungo la canna e disseto anche le sue rose che si sono riprese, dopo un periodo di “stanca”. Stamattina non ho resistito al richiamo di un ramo pieno di boccioli invitanti, l’ho tagliato e me lo sono portato in casa. È come se Luisa fosse venuta a trovarmi. Credo che lei approverà.