“Sono all’inferno ma va bene così”, scriveva Olena Kushnir (il suo account è Alona Noviska), sergente maggiore e medico della Guardia nazionale ucraina, morta in battaglia a Mariupol il giorno di Pasqua. Vedova del marito, morto negli scontri dei primi giorni di occupazione russa, era riuscita a mettere in salvo il figlioletto, attraverso un provvidenziale corridoio umanitario. In una chat a un’amica diceva: “Non compatitemi, sono un medico, una combattente, sono ucraina, faccio il mio dovere”, parole riportate anche da un servizio giornalistico in tivù. Tra l’altro una bella ragazza, pelle chiara, lineamenti fini, grandi occhi espressivi, sui trent’anni forse meno. Una delle cento combattenti di Mariupol. Ecco, ci sono donne eccezionali che meritano di entrare nella storia, anche se Olena credo sperasse di ricongiungersi al figlio, ora orfano di entrambi i genitori. La sergente aveva girato un video appello per “scuotere l’occidente”, in cui descrive la distruzione totale della città e la catastrofe umanitaria di chi, assediato, è costretto a vivere sottoterra e ha bisogno di tutto. In combattimento, tra le regioni di Donetsk, il 3 marzo era morta Olga Semidyanova, ucraina, 48 anni, medico e madre di 12 (dodici) figli. La famiglia chiede la restituzione del corpo… Chissà se è avvenuta e/o se avverrà. Mentre scrivo, sento un groppo alla gola. Già essere madre in tempo di pace mi sembra un compito difficile, non oso immaginarlo raddoppiato addirittura per dodici…con le conseguenti preoccupazioni materne e in campo di battaglia. Chiaro che un pensiero pietoso va agli orfani; chissà quante domande si faranno una volta cresciuti e quanto inciderà l’assenza della madre sulle loro vite. La testimonianza delle mamme ucraine fa riflettere sul ruolo genitoriale, ritenuto totalizzante anche per me. Ma non a scapito di altri valori, come Olena e Olga insegnano.
Categoria: Senza categoria
Riciclo
Oggi 18 marzo 2022 è la Giornata Nazionale per le vittime del covid (157.000 in Italia, 6 milioni in tutto il mondo): triste e doveroso ricordarle. Ma è anche la Giornata Mondiale del Riciclo, che mi si addice per quanto spiegherò sotto. Voluta dalla Global Recycling Foundation propone per il quinto anno l’educazione sul riciclo, partendo dalle scuole a difesa dell’ambiente. Saranno identificati dieci vincitori, cui verrà dato un premio di 1.000 dollari ciascuno. Ranjit Baxi, presidente fondatore dell’organizzazione ha dichiarato che va considerato eroe del riciclo chiunque sia impegnato in questo ambito, all’interno della propria comunità locale. Proposito che sottoscrivo e condivido. Anzi, senza tema di essere smentita, confesso che da tre settimane sto facendo ripulisti tra le mie carte di scuola, incautamente trattenute per decenni. Molte sono fotocopie: di brani, articoli, schede varie utilizzate durante il Corso serale per la licenza media, in quanto gli studenti lavoratori erano esonerati dall’acquisto dei materiali. È stata un’esperienza intensa, durata un solo anno che mi ha molto arricchito dal punto di vista umano; ho dovuto accantonarla, perché lavorare di sera era per me quasi innaturale. Mi restano i ricordi…e decine di cartelline zeppe di poesie, schede di storia, di geografia, attualità, parole crociate. I frequentatori del mio corso erano una quindicina, per lo più donne che vedevo per cinque sere la settimana, dalle 18 alle 21, se ricordo bene. Se non ho buttato prima il materiale, la ragione è proprio la simpatia per l’esperienza fatta, alla quale è doveroso aggiungere una tendenza all’accumulo, che riguarda anche vecchi tomi di antologie impolverate e testi per la didattica rimasti pressoché intonsi, perché l’esperienza si fa sul campo, cioè in classe. Con la Dad (didattica a distanza) è cambiato molto, il computer ha sostituito il volume, meno carta e più schermi. Non so se ci sia una ragionevole via di mezzo. Io procedo così: regalo i testi, consenso solo alcune fotocopie (per ripassare) e cestino il cartaceo inutilizzabile. Più facile a dirsi che a farsi. Comunque qualche miglioria si vede e per ora mi accontento.
Homo homini lupus (l’uomo è un lupo per l’altro uomo)
Dalle zone di guerra, tra le tante infauste notizie arriva anche questa: le persone sono costrette a bere l’acqua infetta dei pozzi, che mi riporta a mia nonna materna Adelaide, friulana doc che perse in cinque giorni due figlie di 17 e 19 anni per il tifo, contratto bevendo l’acqua del pozzo. Correva l’anno 193; mia madre aveva 14 anni, subì la perdita delle amate sorelle e anche l’abbandono dei parenti, terrorizzati di un eventuale contagio. Mia nonna si chiuse in un patologico mutismo e mia madre dovette occuparsene come se fosse una sua figlia. Una tragica vicenda privata che mi ha lasciato in eredità il nome di una delle due sfortunate zie, Ada. L’altro, Lina, andò a mia sorella. Non oso immaginare cosa succederà in Ucraina e in Europa, a causa del conflitto in corso. Dopo 15 gg di duro combattimento, la pace è ancora un miraggio: aumentano profughi e vittime, molte seppellite alla svelta in fosse comuni. Continuano a nascere bambini sotto le bombe, e questo è recepito come un messaggio di speranza…ma venire al mondo è solo l’inizio della marcia verso il futuro. Se una malattia epidemica è incontrollabile, non altrettanto si può dire dell’aggressione di un paese vicino, qualunque siano le ragioni. Non si può accettare, dopo due guerre mondiali e milioni di morti, di essere coinvolti, direttamente o indirettamente in conflitti armati, se non addirittura nucleari. Mi sovviene l’espressione latina: homo homini lupus (l’uomo è un lupo per un altro uomo), attribuita al commediografo latino Plauto, che allude a una pessimistica condizione umana, basata sull’egoismo e la sopraffazione. Piuttosto in linea con la vicenda biblica di Caino e Abele. Che il Cielo ci aiuti!
Evviva la Lentezza!
Oggi si festeggia San Va-Lentino: giornata mondiale della lentezza! Pensavo fosse una bufala, invece è un saggio invito a rallentare per vivere meglio e gustare la vita, il lavoro, i rapporti umani da riscoprire dopo tanti mesi di isolamento. Tra l’altro, sul mio calendario, il santo riportato oggi 19 febbraio è Mansueto, che come aggettivo si abbina benissimo a chi non va di fretta. Indago e scopro che l’idea è venuta all’Associazione l’Arte del Vivere con lentezza, di Pavia, che promuove una vita all’insegna dei tempi biologici e naturali, contro i ritmi frenetici di ogni giorno. Nella città meneghina sono previste iniziative per valorizzare la lentezza, ma anche nel resto della penisola: basta cercarle…senza fretta! “Perché il tempo non è solo denaro: il tempo è vita!”. L’idea va premiata, sebbene io sia in pensione e possa gestire il mio tempo come voglio. “Tempus fugit”(il tempo fugge) di Virgilio si completa col “Carpe diem” (vivi il presente) di Orazio: un monito a uno stile di vita equilibrato che viene da lontano. Nella società dei consumi sembra un’eresia: potesse il tempo imposto dalla pandemia farci recuperare uno stile di vita più a misura d’uomo e dei bisogni essenziale, tra cui il riposo. L’esatto contrario dello stress da lavoro o burn out (sindrome da stress da lavoro) di cui sono affette molte persone impegnate in ambito relazionale. Va da sé che la lentezza non va confusa con la pigrizia, ma con la capacità di staccare dai problemi, uno stop psicologico per non perdere la bussola. Mi sovviene il detto: “Chi va piano va sano e va lontano” con l’immagine della lumaca, decisamente azzeccata e simbolica. Lina soprannominata “Mata”, protagonista del mio romanzo UNA FOGLIA INCASTONATA NEL GHIACCIO, si riempiva le tasche di chiocciole e se le portava a casa, dove le restituivano la serenità che non le avevano dato gli umani. Buona lentezza a tutti!
Una bella storia
Le belle storie stanno bene col clima natalizio. Anzi, stanno bene sempre, ma in questo periodo di aspettative e di riconciliazioni familiari (si spera) conferiscono un valore aggiunto ai buoni propositi. Stamattina, in coda al telegiornale risento la storia di un ragazzo straniero, sentita qualche giorno fa, che merita di essere raccontata. Il ragazzo ha vent’anni, nero. Giunto dall’Africa in cerca di fortuna, tramite un drammatico soggiorno forzato in Libia, approda in Italia, regione Veneto, in un’azienda che alleva animali (mucche, maiali) di cui si occupa dalle cinque di mattina, sotto la guida dei padroni che in breve diventano Mami e Papi. Immagino che dietro questa affettuosa scelta verbale ci sia un lungo percorso di osservazione reciproca, andata a buon fine per la dedizione al lavoro del giovane immigrato e per la generosa accoglienza dei titolari dell’azienda. Mohamed a breve sarà assunto stabilmente in un allevamento di polli e potrà contare su un futuro di riscatto. Non tutte le storie dolorose hanno un lieto fine come questa, frutto non del caso: operosità e generosità si sono date la mano, costruendo insieme un modello di convivenza. Ammiro i due coniugi che hanno contribuito a dare una seconda vita al ragazzo, che si è sentito finalmente accolto, dopo un passato di traversie. Hanno compiuto molto più di una buona azione: hanno visto nel bisognoso e nel diverso un fratello. Complimenti a tutti e tre, che si meritano di trascorrere un felice Natale.
Piccoli doni
Non sono tra le persone che addobbano l’albero e fanno il presepe per tempo, anzi aspetto quasi l’ultimo minuto. Preferirei proprio evitarlo, se fosse possibile, per una sorta di contestazione dell’obbligo a fare in un certo modo. In anni passati era diverso e delegavo l’incombenza a mia madre oppure a mio figlio. Una volta dovevo recuperare le lucette tutte aggrovigliate, un’altra rimediare alle visite che il gatto faceva al muschio davanti alla capanna… così mi sono stufata ed ora mi accontento dei simboli della festa, rappresentati da un alberello di legno e da un piccolo presepe, originario dell’Ecuador. Può darsi che aggiunga qualcosa strada facendo, c’è ancora tempo…ma sono contraria ai lustrini e alle lucette schizofreniche. Preferisco scambiare e ricevere piccoli doni, che cominciano ad arrivare. Io non mi sono ancora attrezzata, ma ci sto pensando. Finora è andata così: ieri ho portato a Piero una copia del mio almanacco POST PER UN ANNO; lui mi ha regalato cinque bei cacki polposi tolti dalla pianta e messi a completare la maturazione sul bordo soleggiato della casa. Stesso regalo a Liliana, salita dalla Puglia in Veneto per festeggiare ieri il compleanno che mi ha donato un paio di orecchini neri traslucidi. Grazia, la mia fidata estetista, mi ha messo in mano… un’ottima crema per le mani, parte del corpo oggetto delle mie cure. Stamattina una focosa Stella di Natale è entrata in casa mia, insieme con lo spirito buono e generoso di Pia, che spero gusterà i miei muffin alle mele e cannella. Piccole cose che sottintendono attenzione e affetto da parte di chi le fa e generano altrettanto in chi le riceve. D’altro canto non sono tempi di stravaganze e dispersione del danaro, stiamo ancora cavalcando la tigre, per usare una metafora rubata al mondo animale (tra l’altro, se non sbaglio anche il maestoso felino non se la passa tanto bene). Oggi c’è il sole, ed è una bella cosa, ma notizie di disastri dentro e fuori casa consigliano moderazione, prudenza e solidarietà, questi sì bei doni da porre sotto l’albero. Intanto godiamo delle piccole cose. Buona domenica!
Destino
Ci sono notizie che rattristano più di altre. Tipo quella che riguarda la morte per monossido di carbonio di un anziano di 98 anni e della sua badante di 68. Il tragico fatto è successo a Pietra Ligure (Savona), in un appartamento al quarto piano di una palazzina. A dare l’allarme il figlio della donna, Maria Ursula Alvarez, ecuadoregna, che da un paio di giorni non riusciva a contattare la madre. Quindi una vittima che lavorava in Italia, come molti immigrati. Lui, Fernando Silo, quasi centenario, vittima dell’intossicazione che ha ucciso entrambi. Responsabile la stufa a gas con cui si scaldavano. Il giudice Giovanni Falcone affermava che: “Si muore per tante ragioni, e anche senza ragione”, mentre Joan Baez sostiene: “Non si può scegliere il modo di morire. O il giorno. Si può decidere soltanto come vivere”. Però mi sembra uno sberleffo del destino quello che ha congedato i due protagonisti di questa vicenda, legati da un rapporto di lavoro e, immagino di affetto. Oltretutto la badante, mia coetanea, proveniente dall’Ecuador mi ricorda Zulay, una cara amica ecuadoregna, mancata per incidente nell’asolano una decina d’anni fa: anche lei governante e desiderosa di costruirsi un futuro dignitoso lontano da casa. Non intendo diventare patetica (= eccessivamente sentimentale in Treccani) ma pietosa sì, se pietà (diverso da compassione) si riferisce alla forte sensazione di dispiacere per quanto accaduto. Ogni mattina i media sfornano notizie di cronaca nera: incidenti stradali, morti sul lavoro, disgrazie familiari… talmente abbondanti che si rischia di abituarsi. Quella successa a Savona mi tocca particolarmente. Sento il dovere di tributare alle vittime Fernando e Maria il mio saluto di congedo, immaginandole in un mondo migliore.
Giornata Mondiale degli Insegnanti
Sto cercando una persona tramite internet che nel 1976 era impiegato in posta a Possagno e mi fece il disegno per la copertina del mio estratto di laurea, dal titolo “I Cavanis nella Pedemontana del Grappa”. Di nome Mario, cognome Lacetera, geometra, di origine pugliese, vorrei nominarlo nell’opera che sto elaborando, ma attendo conferma dei dati. Prima di spegnere il pc, verifico a chi è dedicata la giornata mondiale odierna e il mio umore si impenna: martedì 5 ottobre Giornata mondiale degli insegnanti 2021. Istituita nel 1994, è arrivata pertanto alla 27esima edizione…sono stata in servizio fino al 2015 e non ne sapevo alcunché. Poveri colleghi, non posso esimermi dal dedicarvi il post odierno. Che sia considerato un lavoro “da donne” non dovrebbe essere un demerito per chi non ha pregiudizi sessisti. Io vedrei molto bene allargarsi la platea degli insegnanti maschi che sono in minoranza, ma ci sono. Per quanto mi riguarda, devo riconoscere che per me non è stata una scelta dell’ultimo momento, ma risale al tempo delle scuole medie, quando si comincia a parlare di orientamento. Col senno di poi, mi sarebbe piaciuto fare la giornalista, ma avrei dovuto viaggiare e non era nelle mie corde. Mi sono presa una soddisfazione aprendo il blog, che mi consente…di viaggiare con la mente. Credo di essere stata un’insegnante un po’ anomala, poco conservatrice e piuttosto originale, che si è creata un piccolo gruppo di estimatori (A proposito, Manuel: com’ero? Sputa pure il rospo). Mi sono ritirata in tempo, prima della pandemia che non so come avrei affrontato dal punto di vista didattico ed emozionale. Vivo di riflesso ciò che mi passano le colleghe/i colleghi in servizio, che non invidio e ai quali va tutta la mia cordiale solidarietà. Forza docenti, tenete duro: siete il pilastro della società!
Discipulus superat doctorem = L’allievo supera il maestro
Ho trascorso un pomeriggio insolito ed effervescente grazie a Manuel che da remoto, in treno si è collegato al mio computer per risolvere una serie di problemi. Non immaginavo fosse tanto piacevole essere allieva del mio alunno, diventato mio maestro informatico e non solo. Premetto che lui prende il treno di primo pomeriggio da Castelfranco per raggiungere Cesena, la sede universitaria della Facoltà di Ingegneria Elettronica, dopo circa quattro ore di viaggio e tre cambi di treno, un bel tour de force che lui valorizza, risolvendomi problemi da remoto, cioè dal treno, tra un cambio e l’altro come se fosse in presenza: grande la tecnologia e grande chi sa usarla. Comunicare tramite connessione che salta non è il massimo, ma la tenacia e la perizia fanno il miracolo, annaffiato da messaggi e icone tanto spiritose che meritano di essere riportate, per il godimento mio e dei lettori: “Adesso la richiamo, aspetti che si carichi il file e che tra poco devo scendere a Mestre/Guardi le mail sul pc/Ok, il treno è bello affollato/Clicchi su accetto/Lasci il mouse/Per cortesia non tocchi il mouse (con tre mani giunte)/È caduta la linea/Ho una persona che dorme di fianco/Finché ho linea dia accetti sul pc/Aspetti che non c’è linea/Accetti/Svelta (con una mano giunta)/E lasci il mouse/Ce l’ho fatta/Yes/Ok! Sembra un monologo, ma in realtà è un dialogo perché io rispondo tramite le sue chiamate e le mie domande pasticciate. Da Ferrara Manuel mi manda una foto mentre si sta gustando un meritatissimo gelato. Domattina do l’ok per la stampa del mio POST PER UN ANNO che vedrà a breve la luce grazie agli innumerevoli interventi di un ragazzo di ottima famiglia, di grandi capacità e di grande cuore.
Rose di ottobre
Prima domenica di ottobre, ho raccolto le ultime rose. La temperatura è mite. Secondo le previsioni è in arrivo la pioggia, perciò devo affrettarmi a fare la mia piccola vendemmia di uva fragola, prima che si guasti. Credo che procederò a rate, perché mi inebria il profumo che la pergola emana e mi dispiace spogliarla di tutti i neri grappoli. Tra l’altro, non posso abbuffarmi di uva che pure mi piace. Per distrarmi e per sperimentare qualcosa di nuovo, vorrei provare a fare il budino d’uva, che mi stuzzica. Anni passati, quando la pergola era più produttiva, ho fatto anche il vino (poche bottiglie) un’esperienza che mi fa ancora sorridere. Successivamente ho realizzato la composta di mele e uva, ed anche una torta decorata con gli acini, tipo mirtilli. A ben pensare, da quando vivo in una casa di proprietà con un po’ di scoperto mi sono sbizzarrita tra piante, fiori e frutti…che sono una consolazione. L’ultimo gladiolo giallo-arancione è sbocciato tra il fogliame degli iris selvatici ed il suo colore vivace mi trasmette buonumore. Le ipomee blu nate spontaneamente si aprono di mattina e si chiudono di sera, ricordandomi che c’è un tempo per tutto. L’autunno corrisponde al tramonto dell’anno e trovo che sia un paragone appropriato, che ci fa gustare i colori e i sapori di una stagione che mantiene aspetti estivi, introducendo quelli del periodo successivo, solo in apparenza spoglio. Da quando Martina ha dichiarato che preferisce l’inverno per il cielo limpido e luminoso, ho rivalutato anche la stagione fredda, che adesso tanto fredda non è. Beh, convengo che oggi sono stata molto descrittiva, lasciando le riflessioni ad altri post. Buona domenica a tutti!