Ho seguito la cerimonia di inaugurazione del ponte Genova san Giorgio: sobria, equilibrata, di sostanza. Esordisce il sindaco della città Marco Bucci, menzionando una per una le 43 vittime del crollo del viadotto, a seguire Renzo Piano che cita il verso di Caproni “Genova di ferro e aria” e spera che la sua opera venga adottata e amata. Il premier Giuseppe Conte ricorda che Pietro Calamandrei aveva fondato una rivista intitolata Il Ponte… ogni intervento è stato misurato e rivolto ad un futuro di speranza che simili tragedie non abbiano a ripetersi. Lo sguardo delle persone in silenzioso ascolto, autorità e persone comuni, lasciava intendere pensieri inespressi e condivisi. Comprendo l’assenza fisica dei familiari delle vittime, la più giovane delle quali aveva sette anni. Solo per loro verrà realizzato il Parco della Memoria. Non oso immaginare lo strazio e le cicatrici che il disastro ha seminato. Anche il tempo si è espresso, perché prima della cerimonia pioveva e poi è sbucato il sole, quasi a ripetere con Rino Gaetano che “Il cielo è sempre più blu”. Da italiana condivido la soddisfazione per la realizzazione di un’opera di alta ingegneria, cui hanno concorso 1185 persone, impegnate notte e giorno, in maniera strenua e totalizzante, per restituire alla città il suo cuore pulsante. Infine, l’Ammiraglia Vespucci dal mare e le Frecce Tricolori dal cielo diffondono note di speranza, cui mi unisco.
Categoria: Attualità
In memoria di Paolo Borsellino
Il famigerato 19 luglio 1992 mio figlio aveva quattro anni e io lo accudivo con la dedizione naturale di tutte le mamme. La notizia del tragico attentato al giudice Borsellino, di poco succeduto a quello dell’amico Falcone non mi distolse dalle cure materne ma mi provocò grande turbamento. Pensai a qualcosa di tangibile da proporre al mio bambino, che intanto rendesse familiare l’immagine dei due amici giudici, vittime della mafia. Optai per un poster da affiggere in camera, dove salutare ogni sera i due grandi uomini che si sorridono a vicenda, prima di andare a letto, per una sorta di preghiera laica che voleva essere anche un segno di gratitudine. Il poster è rimasto al suo posto, mio figlio è diventato un uomo. Con discrezione, ritengo che la coscienza civile abbia operato e continui a dare i suoi frutti. Dopo quasi trent’anni dalla strage, la memoria non si è spenta, anche se non tutto è stato chiarito. Quest’anno la pandemia vieta assembramenti e riduce al lumicino le cerimonie. Tuttavia anche il silenzio ha una sua voce. Io la percepisco nel rispetto, nella riflessione, nella preghiera. E conto di essere in buona compagnia.
Addio a Ennio Morricone
Mi rasserena la musica di Ennio Morricone, su alcuni brani credo anche di avere ballato. Molte sono le colonne sonore di film diventati famosi, dai western a quelli più poetici. Su uno, di Giuliano Montaldo, a suo tempo lavorai a scuola: SACCO E VANZETTI, uscito nel 1971. Di impegno civile, ricostruisce la storia dei due anarchici italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, emigrati in America, dove furono ingiustamente accusati di omicidio durante una rapina e condannati a morte sulla sedia elettrica nel 1927 (riabilitati giusto 50 anni dopo dal governatore del Massachusetts). La colonna sonora del film è di Ennio Morricone, durante la quale Joan Baez interpreta magistralmente la celebre ballata Here’s to You: il contributo artistico si intona perfettamente con il contenuto drammatico, senza mai scivolare nel patetico. Per esperienza, sono convinta che la buona scuola si può fare anche con film mirati e musica emozionante. In questo senso Ennio Morricone si merita l’appellativo di Maestro a tutto tondo, dando a questa parola il massimo del valore. Inoltre, data la modalità del suo congedo, motivata dal desiderio di non disturbare, la sua testimonianza umana supera addirittura quella artistica. D’ora in poi, quando sentirò una delle sue colonne sonore, oltre al piacere per l’ottima musica, sorriderò di gratitudine per la raffinata chiusura di una vita da Grande.