Anzianità

Quando sono a corto di idee per scrivere il mio post quotidiano, cerco ispirazione nel CALENDARIO FILOSOFICO 2922/2023 che mi sono regalata a Natale. Leggo le massime di un mese e metto un puntino verde col pennarello su quelle meritevoli di riconsiderazione. L’attenzione cade su una che mi sembra appropriata per festeggiare diversi compleanni che cadono in questo mese, compreso il mio. Il pensiero è di Henry Ford, l’imprenditore statunitense fondatore della omonima casa automobilistica: Chiunque smetta di imparare è vecchio, che abbia 20 o 80 anni. Chiunque continua a imparare resta giovane. So poco di questo signore, ad eccezione che ha introdotto la catena di montaggio in fabbrica, con tutto ciò che ne è seguito. Però deve essere stato un abile pensatore, dalla raccolta delle frasi che gli vengono attribuite, compresa questa: Pensare è il lavoro più arduo che ci sia ed è probabilmente questo il motivo per cui così pochi ci si dedicano: tagliente e acuto! Sono convinta che imparare sia una necessità – e un piacere – che si impara da piccoli e continua nel tempo, diventando una costante. Per questo ho una spiccata simpatia per le persone anziane che si mettono ancora in gioco con le loro abilità e che collaborano con i giovani, in uno scambio di emozioni e di competenze. Sarà che ho perso i nonni da bambina, ma invidio cordialmente chi li può ancora frequentare, come Manuel la nonna Gina che insieme hanno fatto i crostoli. Gli anziani creativi sono poi il mio modello: che dipingano e recitino poesie come Pio, ricamino o cantino come nella trasmissione ‘The voice senior’ fa lo stesso: ciò che apprezzo è che vivano la loro stagione al meglio, dando ciò che possono dare. E dopo una vita lunga e piena, frutti da raccogliere ce ne sono in abbondanza.

Grande Leonardo

Se la madre di Leonardo Da Vinci era davvero una schiava proveniente dall’antica Circassia (regione del Caucaso), tanto di guadagnato per lui; il dato aggiunge ulteriore curiosità al suo genio. IL SORRISO DI CATERINA, di Carlo Vecce è il libro che ne parla, sulla base di scoperte di carattere scientifico e il ritrovamento di documenti, tra cui una lettera di Piero Da Vinci, il padre di Leonardo. Che si chiamasse Caterina lo sapevo già, da una storia romanzata intitolata IL VOLO DEL NIBBIO, letta a scuola con i ragazzi. Anche il libro di Vecce, studioso del Rinascimento è una storia romanzata della donna rapita e obbligata a salire su una nave. Nell’intreccio si inserisce il mercato delle repubbliche marinare, con il traffico di persone sottomesse che richiama le condizioni di molti sfollati odierni. Dubito che mi procurerò il libro, edito da Giunti; mi spaventa il numero delle pagine: 528! Non mi stupirei di scoprire tra le righe una donna straordinaria, se è vero, come diceva la scrittrice inglese Virginia Woolf che Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Magari, chissà ci ricaveranno un film. Per ora rimango fedele al romanzo citato sopra, di Enzo Petrini che descrive la vita di Leonardo da quando era ragazzo fino alla sua morte. Averlo adottato come opera narrativa da proporre agli studenti e fargliela apprezzare mi ha consentito di gustarmela a fondo. Mi è rimasta impressa una frase-testamento attribuita al genio che riassume il suo stile di vita: “Come una giornata spesa bene dà sereno dormire, altrettanto una vita bene spesa dà sereno morire”. L’umanità di Leonardo non era meno del suo lungimirante pensiero. Tanto vasto è l’ambito del sapere dove ha spaziato che ogni nuovo scritto su di lui ci interessa. E ci inorgoglisce.

Papa Francesco

Mio zio materno, Sergio Stefani è vissuto in Argentina, a Buenos Aires, dove gli arrivavano le lettere che mia mamma dettava a me ragazzina sulla carta sottile, via aerea/par avion. Era il più giovane di cinque fratelli e gli era molto affezionata, tanto che andò a trovarlo laggiù da anziana. Forse anche per questo dettaglio personale l’Argentina mi è cara. Essendo poi la patria del tango, danza che ho praticato con un certo successo da ragazza, la simpatia aumenta. Che Papa Bergoglio venga da là, per me è un valore aggiunto perché mi pare uno di famiglia, sebbene d’alto livello. Infatti è salito sul soglio pontificio giusto 10 anni fa, la sera del 13 marzo 2013, presentandosi al mondo dicendo: “Fratelli e sorelle, buonasera!”. Pontefice dallo stile “latino” (per inciso ama il tango) è amato e osteggiato. Del resto niente è facile oggi, nemmeno essere a capo della chiesa cattolica, specie se le forze fisiche vengono meno e qualcuno ti rema contro. Sua Santità si definisce vecchio e alla domanda quale regalo vorrebbe per il suo pontificato decennale risponde “la pace”. Cos’altro potrebbe desiderare? Gli sono giunti auguri da tutto il mondo, compresi quelli della premier Giorgia Meloni che sottolinea l’attenzione del pontefice verso gli ultimi e le periferie fisiche e assistenziali. D’altro canto lui dichiara che dietro il conflitto c’è l’industria delle armi e pensa alle mamme, orfane dei figli in guerra sia dall’una che dall’altra parte. Mi suscita tenerezza questo 86enne (nasce il 27.12.1936), acciaccato con un ruolo tanto pesante da reggere sulle spalle ricurve. Ma con un cuore immenso, che abbraccia tutto il mondo, non credenti compresi. Ogni tanto è ventilata l’ipotesi che possa abdicare, evento che ritiene possibile in caso di infermità grave. Mi sembra una saggia posizione. Comunque io sono attratta dalla sua persona e non entro nel merito del ruolo abissale che ricopre nell’ambito della chiesa. Infine mi piace il nome che si è scelto, Francesco: sa di freschezza e pulizia.

Attualità…scolastica

Dopo un paio di post ameni, sento il richiamo dell’attualità che è uno dei temi del blog. Iniziare la settimana parlando di scuola può sembrare una deformazione professionale: chiedo venia, dato che ci ho lavorato per oltre trent’anni. Mi scombussola l’articoloTreviso, sospesi dieci alunni nella stessa classe. Un consiglio straordinario li ha puniti per insulti razzisti, offese ai professori e video girati durante le lezioni. Penso ai colleghi in servizio, soprattutto a chi si trova quasi in dirittura d’arrivo e conta quanto manca per andare in pensione. Anch’io a suo tempo mi sono trovata in situazioni difficili, ma non con un concentrato di problemi in un’unica classe. In una classe terza media di 27 alunni, cinque erano molto indisponenti e tre di questi non furono ammessi all’esame di stato, per insufficienze varie e condotta scadente. In un altro istituto, frequentato da soggetti con situazioni familiari fragili, uno studente aveva come obiettivo quello di farsi espellere…per tornare a casa! Una scelta che al momento mi parve inverosimile, ma col senno di poi compresi le sue ragioni. Un giorno convocai la madre di un ragazzetto che bestemmiava disinvoltamente in classe, temendo che negasse; invece lei candidamente ammise che il discolo lo faceva anche a casa. Adesso avrà trent’anni e chissà se ha smesso. Un proverbio veneto dice che Coi ani se fa i cristiani e sono propensa a ritenere che sia abbastanza vero, ma non del tutto e non per tutti. Dipende da cosa succede dopo. Scritte irrispettose sui muri della scuola contro questo o quel docente, me compresa non sono mancate, ma non di gravità insostenibile. Negli ultimi tempi la situazione è degenerata, causa il malessere diffuso un po’ dappertutto: in famiglia, nella società, nelle relazioni. Mi auguro che la scuola, luogo eletto per l’educazione e l’istruzione, trovi la forza di autorigenerarsi anche attraverso il ripristino del rispetto che si deve al luogo DOVE I GERMOGLI DIVENTANO FIORI.

Il primo bouquet

Ho composto il primo bouquet con i fiori sbocciati in giardino e quelli spuntati nei vasi lasciati sotto la pergola dell’uva fragola: svettanti narcisi, in compagnia di un rametto di bergenia, due giacinti, qualche viola, tre pratoline… un’intima soddisfazione! A volte penso che la mia attrazione per i fiori sia esagerata, perché sento il bisogno di circondarmene, tant’è che ne ho in ogni stanza della casa, a partire dal bagno che a Marcella sembra una serra, fino allo studio, dove dall’alto della libreria pendono tre potos. Il portico è il regno dei gerani, ora in timida ripresa mentre in giardino sono protagoniste ancora silenziose camelia, magnolia e ortensie. L’ aiuola di metallo fatta installare qualche compleanno fa, custode di molti bulbi, mi stupirà in seguito. Dunque: che sia fioridipendente? Il mio Calendario Filosofico mi viene in soccorso con la seguente massima, che per me vale come una risposta: Individuate ciò che vi fa stare bene e fatelo ancora di più. Mi sento sollevata, del resto non faccio male a nessuno… e casomai faccio contento l’amico che gestisce il banco dei fiori al mercato, che mi insegna anche a risolvere qualche problema floreale. Esempio, l’anthurium acquistato a Natale è in sofferenza per carenza di ossigeno e tra un po’ devo sistemarlo fuori all’ombra, sotto una pianta. Fuori è il luogo della casa che preferisco, sotto il glicine dove leggo, scrivo e penso. Tra un mese…mi trasferisco là, per viaggiare dentro e fuori di me che sono piuttosto sedentaria. Con eccezione per le passeggiate naturalistiche tra boschi ed anfratti dove posso fotografare le meraviglie della natura, perché raccoglierle è un peccato e potrei pure incorrere in una qualche sanzione. Però, se qualche seme si trasferisce spontaneamente da me – come è già successo – è bene accolto!

Sabato soleggiato

Sabato soleggiato e sempre un po’ di corsa, perché dedico la mattina alla messa in piega e affido la mia testa a Lara che se ne prende cura da anni con passione. Quando salgo in macchina verso mezzogiorno dovrei spogliarmi, perché l’abitacolo esposto al sole si è trasformato in una sauna, parola già di per sé predisponente alle cure termali, di buona memoria. Il tempo di arrivare a casa e mi metto al sole con le braccia scoperte: sentire il tepore sulla pelle, dopo l’inverno è un vero piacere, condiviso anche dai micetti che si arrampicano sulla pergola del glicine, di cui riprendo possesso anch’io. Attorno al tronco aggrovigliato ci sono dei cespi di viole che diffondono un profumo delizioso. Mia madre ne usava uno chiamato Violetta di Parma e nell’associazione intravedo un messaggio di continuità. Quasi silenzio assoluto, rotto dal rombo di un paio di moto da cross, fuoriuscite dai campi vicini. Talvolta, dall’alto giunge il rumore lontano di un aereo. Continuo invece è il canto di un canarino che insiste su un passaggio canoro ripetuto, tipo vinile che si inceppa sotto la puntina di un vecchio giradischi: forse equivale ad un applauso all’amico sole. Per il momento nulla si inserisce a turbare questo angolo di paradiso. So che non durerà, già il cielo si sta oscurando, tuttavia voglio godermelo e possibilmente condividerlo perché sono in buona compagnia di chi ama la natura. Adesso mi sposto con la sedia e offro le spalle al sole, mentre Grey viene a strofinarsi sulle mie gambe. Anche gli amici a quattro zampe percepiscono il benessere del cambio stagionale. Non ho bisogno di spostarmi per godere del ‘posto al sole’, fatto di presenze vegetali e animali a metro zero. Pur non disdegnando la compagnia, sto bene anche da sola, perché il silenzio mi concilia il pensare e lo scrivere, attività che abbelliscono le mie giornate. Saluti e Salute! 🌻👋

Esperienza sensoriale

Il mio albicocco si veste di rosa, ogni mattina di più. Aprire il balcone ed essere avvolti da un piumino di petali è un’esperienza sensoriale intensa che si ripeterà tra un po’ con le altre piante da frutto che bordano il mio giardino: il susino, il ciliegio, il melo. Il nocciolo, tenuto basso, scuote la chioma facendo tremolare al vento le infiorescenze maschili a grappolo (chiamate amenti) con cui giocava mio figlio da piccolo. Lo portavo a passeggiare in una stradina laterale del Tempio Canoviano – abitavamo a Possagno – dove la vegetazione è tuttora rigogliosa. Realizzo ora che ho trasferito in casa un po’ di quel percorso. Seguire lo scorrere del tempo attraverso il risveglio della natura mi carica e mi consola di inevitabili altre perdite. Ad esempio, ho notato che sotto la siepe sono rispuntate le viole, nonostante l’assenza di pioggia. Però la camelia tiene ben stretti i boccioli che a quest’ora dovrebbero essere fioriti. Per inaffiare uso l’acqua dove porto a cottura gli ortaggi, ma è poca cosa. Secondo le previsioni, in giornata dovrebbe arrivare qualcosa…speriamo! Mi immedesimo in chi coltiva la terra e ne condivido le preoccupazioni. Sono diventata più attenta e ‘risparmiosa’ ma ciò che salvo è come una goccia nell’oceano. Tuttavia mi aggrappo alla frase di Madre Teresa di Calcutta: Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno. Grande, anzi enorme la suorina diventata santa! Mentre scrivo, sento un leggero ticchettio sul tetto e vedo i gatti salire sul davanzale dello studio, come per ripararsi da un evento dimenticato: piove!! Non so per quanto ma è un inizio, un sorso d’acqua alla terra riarsa e disseccata. Voglia il cielo essere generoso!!

Sorellanza letteraria

Premetto che non ho un buon rapporto col volante, peggiorato quando uno sbadato automobilista mi ha tagliato la strada nel 2016, procurandomi la frattura dello sterno. Mi sposto autonomamente per strade familiari, affidandomi alla guida altrui per distanze fuori della mia portata. Tra Combai e Cison di Valmarino (tra i borghi più belli d’Italia) mi sarei persa. Mi affido alla serena guida di Veronica, giovane collega che come me ama scrivere, per raggiungere la biblioteca di Vittorio Veneto dove avviene la premiazione del Concorso Letterario Città di Vittorio Veneto. Marta, la madre si unisce in qualità di simpatizzante e sostenitrice. Elisa, scrittrice coetanea di Veronica, completa il quartetto. Francesca, mia concittadina premiata per il racconto La casa di pietra bianca raggiunge il luogo con il consorte. Rappresento le due concorrenti Valentina e Sara, impossibilitate a presenziare. Giunte sul posto, ho il piacere di rivedere le mie cugine Lucia, Morena e Luisa. Giuliana si candida per la prossima volta. Pubblico numeroso e partecipe. Paola, la simpatica presidente della giuria legge con espressione le poesie vincitrici e la motivazione del premio, che è il dono più importante per uno scrittore. Motivazione esplicitata anche per i testi in prosa, di cui sarebbe stato bello sentire almeno un passaggio. Il cesto di prodotti locali con omaggio floreale e foto-ricordo suggellano il momento clou. Molto spazio è dato a diversi gruppi femminili che operano sul territorio a favore di svariate problematiche, perché la cultura spazia e genera benessere. Noi sei siamo state appellate e premiate come Gruppo Pensieri Poetici Asolano e valuteremo come rendere distintivo il nostro modo di esprimere e comunicare pensieri ed emozioni. Anzi, approfitto di questo spazio per chiedere suggerimenti. Intanto sono lieta di avere realizzato una ‘Sorellanza Letteraria’ che mi inorgoglisce. Grazie a Francesca, Veronica, Elisa, Sara e Valentina! 💐

Donne protagoniste

GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA, cioè dei diritti della donna, per sottolinearne le conquiste sociali, economiche e politiche. L’ 8 marzo ricorda l’incendio avvenuto nel 1908 in una camiceria a New York dove morirono centinaia di operaie, per la maggior parte immigrate italiane ed ebree. Perciò improprio chiamarla festa, anche perché ancora oggi molte donne sono oggetto di discriminazioni e violenze fisiche e psicologiche. Un esempio su tutti: le studentesse avvelenate in Iran. Dettaglio: sono oltre 50 le scuole coinvolte…come vorrei fosse una bufala! Per non scoraggiarmi mi sposto su qualcosa di bello, che unisce le donne che amano scrivere. Nel tardo pomeriggio sarò a Vittorio Veneto, per la premiazione di un Concorso letterario, alla seconda edizione, riservato alle donne del Vittoriese e ampliatosi ad altre zone, tra cui l’Asolano rappresentato da me, Francesca, Elisa, Veronica, Sara e Valentina. Sono curiosa di sapere cosa potremmo fare, scambiandoci parole ed emozioni. Se scrivere, sia in prosa che in poesia consente di esprimere un talento, condividerlo è una ricchezza che non ha prezzo. Quando l’argomento è di impegno sociale e/o civile, è un ulteriore valore aggiunto. Da parte mia, oggi invio un tenero pensiero alle donne della mia vita: mia nonna Adelaide, mia mamma Giovanna, le amiche Zulay, Marta e Gianna che non ci sono più, alle parecchie che ci sono e mi fanno buona compagnia: salto l’elenco che sarebbe lungo, ma loro sanno che tessono la mia rete affettiva. È uscito il sole, tra poco esco al bar Mirò e scommetto che sul cappuccino Gabriella decora un Buon 8 marzo a tutte le clienti. Che l’attenzione per il pianeta donna non venga mai meno! 💛🍀🌻

A ognuno la sua palestra

“Il mio motto è: il meglio deve ancora venire”, parole sante di Larissa Iapichino, campionessa ventenne di salto in lungo, argento all’Europeo Indoor di Instambul con un salto di m. 6.97, nuovo record italiano al chiuso, figlia di Fiona Mai, pure lei campionessa mondiale della stessa specialità. Seguo solo di striscio l’atletica, ma mi congratulo con madre e figlia ‘laureate’ nello stesso ambito. Per l’età più vicina alla mia, ho seguito di più i successi della madre, espresso anche in altri ambiti, pubblicità compresa. Riconosco però che il motto succitato della ragazza mi appartiene, perché è alla base del mio pensiero ‘filosofico’. Giorni fa, allegato al settimanale la Repubblica ho acquistato il libro La gioia di vivere, di Vittorino Andreoli, attratta dall’argomento e anche per simpatia nei confronti dell’autore, intervistato varie volte in tivù, dotato di un sorriso rasserenante (anche se scopro che si considera pessimista, anzi un tragico come si definisce nella dedica). Ho letto di corsa la prima parte, rispolverando Epicuro, Cicerone, Seneca, Schopenhauer, Zola, pensatori di cui ricordavo qualcosa e raccogliendo informazioni su La città della gioia di Dominique Lapierre. Mi prendo del tempo per leggere le altre parti dell’opera che apre una collana dedicata alla ricerca interiore. Epicuro, nella Lettera sulla felicità parla di un “tetrafarmaco” per raggiungerla: filosofare, meditare sulla morte, conoscere e soddisfare i propri desideri, abituarsi a una vita semplice. I desideri ‘necessari’ sono alla base della buona felicità e tra questi ci sono la salute del corpo e la tranquillità dell’animo: bingo, vale quanto il “mens sana in corporea sano” dei Latini (locuzione tratta da un capoverso delle Satire di Giovenale). Ora, facendo un collegamento tra gli antichi saggi e l’atleta Larissa, non vi è dubbio che quest’ultima abbia assecondato il desiderio di primeggiare attraverso l’atletica, che le viene assai bene. Io mi alleno con le parole, che sono la mia palestra quotidiana dove mi rimetto in sesto (spero).