Giornata grigia e cronaca nera

Tra le notizie di cronaca nera che leggo o sento, quelle che trovo sconvolgenti sono di ambito familiare: padri che ammazzano i figli, figli che ammazzano i genitori. Senza entrare nel merito del caso di cui si parla da giorni, relativo alla sparizione di una coppia di genitori, si teme per mano del figlio, mi interrogo sul ruolo genitoriale oggi. Posto che educare rimane una delle tre arti più difficili (insieme a sanare e a governare), suppongo che sia stato difficile sempre, però nell’era della famiglia ridotta o addirittura costituita da un solo elemento, ho il sospetto che sia almeno più complesso: nella società dell’immagine pesa mettere in piazza problemi privati, comportamenti patologici o… mele marce che rovinano il contenuto buono del cesto. Se è successo quello che si teme, mi auguro che la madre non si sia resa conto di morire per mano del figlio, e altrettanto per il padre. Viceversa, non riesco a immaginare l’abisso di terrore e di sgomento che può averli annientati. Conosco persone che soffrono per non aver avuto figli, e altre che soffrono a causa dei figli. Forse la nostra cultura occidentale ci impedisce di affrontare con leggerezza il distacco dalla prole, che in natura avviene senza patemi d’animo. Mi interrogo spesso sul ruolo del genitore, come pure su quello di figlio, sperimentati entrambi e ammetto che non è stata una passeggiata, né in un caso né nell’altro… ma almeno uno dei due ruoli è stato una scelta, assunta con coraggio e una punta di presunzione che sarebbe andato tutto bene. Poi la vita scompiglia un po’ le carte e ti sorprende, perché certi atteggiamenti non ti pare di meritarli. Ma il giudizio definitivo sull’operato di un genitore, sarà il tempo a darlo. Peccato che arrivi tardi.

10 pensieri riguardo “Giornata grigia e cronaca nera”

  1. Credo fermamente che i figli non siano “un dono del signore” ….. I figli dovrebbero essere concepiti per ponderata e responsabile scelta di entrambi i genitori ora più che nel passato proprio per la complessità della società attuale. I figli sono persone “altre” rispetto a noi e in quanto tali vanno per primo tanto amate e ascoltate sempre in ogni fase della loro vita in modo che attraverso il dialogo noi possiamo capire loro e loro possano conoscere noi.

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    1. Eccezionale, Antonietta, il tuo esordio: condivido in pieno il tuo coraggio nell’esprimere una convinzione diffusa ma sotterranea. Complimenti! Sono onorata e lieta di offrirti ospitalità nel mio blog. Serena giornata, grazie e… a rileggerti!

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  2. Concordo pienamente con Antonietta. Noi figli siamo persone diverse dai nostri genitori, simili ma pur sempre diversi. A volte i genitori non lo capiscono e con la frase “ben ghe a go fata mi e te ghe a fe anca ti” (motivo per il quale, dal mio punto di vista, molte cose che non vanno bene qua in Italia o nel mondo nessuno di prendea briga di cambiarle) a volte, soprattutto quando sono stanchi, liquidano delle questioni che per loro sono banali ma per noi ragazzi sono scelte importanti o dure: della nostra età. Credo che a volte i genitori dimentichino com’é essere ragazzi o adulti “in erba”. Sarà perché hanno conosciuto problemi ben piú gravi dei nostri o momenti duri. Però credo che ogni tanto anche loro dovrebbero mettersi un po’ nei nostri panni e ripensare realmente a come erano loro alla nostra età, però non facendo solo un paragone nella persona ma guardando anche la situazione del mondo in cui si vive oggi: é ben diverso dal loro di 30 anni fa! Basti solo pensare al lavoro: oggi senza un pezzo di carta non sei nessuno e non puoi fare niente. Ai loro tempi non c’era questo problema generalmente. Non c’era neppure la rete, con tutti i pregi e i difetti che ne conseguono. Non c’erano i cellulari e l’ansia fobica di poter contattare i propri figli ovunque siano e in qualsiasi momento che se per sfiga non rispondono partono le palpitazioni e le successive sfuriate (dopo magari 20 chiamate fatte nell’arco di 5 minuti… Magari pensare che se uno non ha risposto in breve tempo cosí é perché era impegnato e non guardare solo il numero di volte che é partita la segreteria). Di una cosa però sono certo: ai loro tempi c’era piú umanità, piú attenzione ai rapporti tra gli individui e molti meno pericoli infidi. In conclusione non me la sento di dire che é solo colpa loro se non ci capiscono sempre ma anche nostra che a volte ci dovremmo mettere un po’ di piú nei loro panni.

    P.S.: Ringraziando la Provvidenza, ho dei genitori buoni e che vogliono un bene dell’anima a mia sorella e a me (si intenda che battibecchi e baruffe ci sono eccome!) e che provo una gran pena per tutti coloro che hanno figli e non ci badano e a coloro che vorrebbero dar a i propri figli tanto amore ma che non arrivano ad averne.

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    1. Grazie, Manuel, la tua testimonianza è preziosa e degna di considerazione: i tuoi familiari possono essere ben degni di te, tua nonna compresa (dove lo trovi un nipote disposto a fare e friggere i crostoli?). Sintetizzo la tua disamina: oggi meno umanità e più pericoli infidi… rispetto al tempo dei genitori. Può essere, magari ti sbagliassi! Però ora viviamo varie emergenze ed è urgente venirne fuori, parlando poco e agendo molto, sia da genitori che da figli. La pandemia ha messo a nudo questioni nevralgiche che, volenti o nolenti, vanno affrontate: scuola, sanità, lavoro, ambiente, valori…è tempo che ognuno si rimbocchi le maniche, salvando il salvabile! Io ci spero e mi auguro di essere in buona compagnia… buon pomeriggio! (ti aspetto coi crostoli)

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  3. Il mestiere del genitore è il ruolo più difficile da che mondo è mondo.Certo che un figlio che ammazza i propri genitori è una cosa aberrante.Ma che colpe avevano? Forse avevano dato troppe cose materiali a questo figlio e poco amore? Certo che se i genitori erano consapevoli e avevano paura di questo figlio ,non oso pensare a come vivevano…..

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    1. Cara Lucia, quand’anche fosse, amare troppo è una colpa? Pare di sì… ma eliminare i genitori è contro natura. Non ho parole, solo tanta pietà per le vittime e disagio profondo per l’autore di tanta brutalità, che ipotecato il resto della vita.

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      1. 7 Gennaio: “Giornata per la vita.”
        Dal 1978 la prima domenica di febbraio la Chiesa italiana celebra la “Giornata per la vita.” Il tema di quest’anno mette in relazione il principio della libertà con il diritto alla vita, libertà che non può mai essere a servizio della morte, essa non può permettere la soppressione di una vita così come accade con l’aborto. Purtroppo in questo nostro tempo il dono della vita non è valorizzato come si dovrebbe e non c’è adeguato rispetto per essa.
        Papa Francesco ci ricorda che dire sì alla vita è il compimento di una libertà che può cambiare la storia; ogni uomo merita di nascere e di esistere e possiede, fin dal concepimento, un potenziale di bontà e di bellezza che va espresso nella sua totalità, un potenziale irrinunciabile.
        Purtroppo oggi sull’argomento della piaga dell’aborto c’è un grande silenzio, è un tema politicamente troppo sensibile, ma è una vicenda vissuta drammaticamente da molte donne che preferiscono addirittura non sentirne parlare.
        Il “Movimento per la vita” con le sue associazioni che operano a livello diocesano e parrocchiale si prodiga per offrire una alternativa alle donne in difficoltà per una maternità non programmata o non accettata, esse vengono affiancate da personale preparato affinché possano superare prima i problemi economici e materiali, ma soprattutto per vincere le paure e le resistenze che le opprimono e possano far nascere il loro bambino in sicurezza e serenità.

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      2. Articolo molto interessante!
        Mi viene da aggiungere che la vita va accolta e protetta non solo al momento dell’accoglienza, ma in tutta la sua durata. Da rammentare agli uomini che si macchiano di femminicidio, fenomeno sempre troppo ricorrente e d’attualità. Diritto alla vita e principio della libertà non confliggono nelle persone sane. Sempre apprezzato il tuo contributo. Buon pomeriggio!

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